Nel 1937 il principe Mattei la regalò a Mussolini: il reliquario ora è nella chiesa di Sant'Antonio. Probabile un'indagine sull'arrossamento
PREDAPPIO - Nella chiesa di piazza Sant’Antonio da 72 anni si conserva in silenzio quella che pare essere una originale spina della corona di Gesù Cristo. Con le “sacre” e necessarie cautele, si potrebbe sostenere che all’interno della chiesa fondata nel 1937 dai francescani, è custodito uno dei più importanti reperti, esistenti al mondo, della Passione di Cristo. Nel terzo mistero del dolore, infatti, si contempla l’incoronazione di spine di Gesù. Per chi ha fede è un patrimonio soprannaturale, per altri è un patrimonio storico.
Tutti temono comunque si gridi al miracolo, tanto che fino a poco tempo fa, i documenti che comprovavano il dono del reliquiario da parte del principe Antici Mattei al capo dello Stato dell’epoca Benito Mussolini a conseguenza del Concordato del 1929, sono rimasti nascosti all’interno del magazzino dei frati francescani. Da pochi anni la preziosa pergamena è comunque esposta nel muro laterale della navata della chiesa che ospita il reliquiario con la spina di Gesù. Davanti al reliquiario in oro, argento e gemme, posto ben oltre l’altezza uomo, si sprigiona tutto il fascino del terzo mistero del dolore e della contemplazione di spine.
E la domanda davanti a così tanta bellezza e mistero, sorge spontanea: perché tenere per tanti anni un bene così sacro, così importante, nascosto al grande popolo dei fedeli? Ognuno, dal vescovo, al sacerdote, dal sindaco fino agli studiosi locali, ha una risposta diversa. Per essere riconosciuta dalla Chiesa, la spina deve passare al vaglio di complicati e lunghissimi “esami”. L’esistenza del fenomeno soprannaturale deve infatti essere constatata e comprovata da specialisti, come è già accaduto in altre città dove esiste lo stesso tipo di reliquia e dove c’è un culto già molto importante, un vero patrimonio. Parliamo della Sacra Spina di Andria (Bari) e di San Giovanni Bono (Bergamo). In queste due chiese, nel giorno del Venerdì Santo, è avvenuto il miracolo dell’arrossamento della Sacra Spina. Tutto corredato dal verbale di constatazione dei medici e dalla documentazione fotografica relativa al piccolo rigonfiamento di colore rosso della spina. Nulla comunque esclude che la stessa cosa possa verificarsi anche a Predappio, alla luce del fatto che nessuno fino ad oggi ha cercato di studiare attentamente il fenomeno.
La corona di Spine di Gesù venne ritrovata insieme alle altre reliquie della Passione dall’imperatrice Elena. Rimase per lunghi secoli nella cappella Palatina. Per donazione alcune spine emigrarono nei paesi dei diversi popoli cristiani, fino ai tempi dell’imperatore Baldovino. Questi, sollecitato dalle preghiere del re di Francia, gliela concesse in dono. Poi il grande tesoro di spine fu portato a Parigi e altre spine emigrarono nelle diverse città della Francia e d’Europa. Nei secoli che seguirono alcune Sacre Spine giunsero in possesso della famiglia Gonzaga di Mantova. Nel 1595 Costanza Gonzaga di Novellara partì dal castello per andar sposa ad Asdrubale Mattei Marchese di Giove e portò con se un dono impareggiabile, una delle Sacre Spine. Per oltre tre secoli rimase chiusa in quella cappella, poi nacque una sorta di gara tra nobili per dotare di sacri arredi la nuova chiesa di Sant’Antonio da Padova a Predappio. Il principe Antici Mattei ed il fratello, donarono la reliquia a Benito Mussolini affinchè venisse venerata nella chiesa di Predappio, mentre la sorella Donna Clotilde dei Principi Antici Mattei, moglie del marchese don Giacomo Serlupi Crescenzi, cavallerizzo maggiore di Sua Santità, donava per la Sacra Spina un ricchissimo reliquiario d’argento con oro e gemme, tutt’oggi custodito nella chiesa di Predappio.
La Sacra Reliquia è quindi da tempo segno di una profonda devozione popolare, eppure i predappiesi ci convivono senza alcun stupore. “A dire il vero - spiega il sindaco Frassineti - qui a Predappio tutti sanno della spina. Perché non se parla? Ma forse perché qualche malintenzionato potrebbe rubarla”. Il vescovo di Forlì Lino Pizzi precisa. “Le reliquie sono sempre relative, bisogna credere prima di tutto nel vangelo. Non escludo comunque, in futuro, un’eventuale apertura d’indagine. Ma bisogna vedere se ne vale la pena. Sono ricerche complesse. Per ora la spina resta così”. Don Urbano Tedaldi è cauto: “Certo, potrebbe essere una spina di Gesù, ma per poterlo affermare ci vuole un’indagine che costa denaro e soprattutto parecchi anni di accertamenti. Fino a poco tempo fa, non c’era una documentazione che comprovasse i passaggi della reliquia fino alla chiesa di Predappio. Poi è stata ritrovata la pergamena che in qualche modo ne comprova la provenienza. Non mi risulta che fino ad oggi, nel giorno del Venerdì Santo, sia stato mai messa sotto osservazione la spina per valutare un eventuale arrossamento. Ma lo faremo in occasione della prossimo Venerdì Santo”.
Fonte: srs di Simona Pletto; da romagnanoi.it del 12 dicembre 2009
Link: http://www.romagnanoi.it/Cultura/Forli/Mostre/articoli/105492/A-Predappio-una-spina-di-Ges.asp
(VR 12 gennaio 2010)
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