E) IL PATTO
SCELLERATO
“Il patto scellerato tra il Vaticano e il Cremlino”.
Così lo chiama il giornalista-scrittore Antonio Socci in un
articolo-rivelazione pubblicato sul quotidiano “Libero” il 21 gennaio 2007. Le
persone informate già sapevano, ma lui ha scovato ulteriori prove.
Così esordisce: “Ecco dunque la ‘pistola fumante’. La
prova documentata, nero su bianco; sta in un appunto che Paolo VI in
data 5 novembre 1965, fece pervenire a Mons. Felici, segretario generale del
Concilio. In tale ‘annotatio’ Montini invita a rispettare ‘gli impegni del
Concilio’ evitando condanne esplicite del comunismo (…). Paolo VI si riferiva
agli impegni sottoscritti dal Vaticano con il Patriarcato ortodosso di Mosca,
ossia con il Cremlino e il Kgb, per legare le mani al Concilio. I suddetti
impegni si trovano elencati esplicitamente dal Papa stesso nel suo appunto: ‘di
non entrare in temi politici, di non pronunciare anatemi, di non parlare di
comunismo’.
Di temi politici il Concilio parlò
diffusamente: spaziò dal ruolo dei partiti al capitalismo, dal razzismo al
colonialismo, dalla schiavitù alla censura, dallo sciopero all’analfabetismo,
dalle ineguaglianze sociali al terzo mondo, dalla fame alla guerra, dalla
povertà al commercio, dai diritti dell’uomo al disarmo, dal dispotismo
all’economia, dall’emigrazione al latifondo, dal problema operaio al
liberalismo. Solo del comunismo non si occupò, perché c’era il veto di Mosca
accettato da Roncalli in cambio di (si noti bene!) due osservatori ortodossi al
Concilio, ben selezionati dal Kgb. Nelle centinaia di pagine dei documenti
conciliari non si trovano neanche i vocaboli ‘comunismo’ e ‘marxismo’ ( di cui
si erano tanto occupati i Pontefici fino ad allora). Fu una svolta storica.
La nota di Paolo VI richiama la data 1962
perché proprio nell’agosto di quell’anno è l’accordo, stipulato a Metz, fra il
Card. Tisserant (per conto di Giovanni XXIII) e il Metropolita Nicodemo (per
conto del Patriarcato di Mosca – ossia del Cremlino).
Questo appunto di Paolo VI era ‘sepolto’ nel mare immenso
di documenti del Concilio Vaticano II.
Mons. Giorges Roche, per trent’anni
segretario del Card. Tisserant, conferma, in una lettera, gli accordi di Metz
tra Roma e Mosca, precisando che l’iniziativa dei colloqui fu presa
personalmente da Giovanni XXIII dietro suggerimento del Card. Montini (cfr Jota
Unum, pp.66-67).
Nell’ultima sessione del Concilio (dal 4
sett.1965 all’8 dic.1965) si discute della Chiesa nel mondo contemporaneo, la
‘Gaudium et Spes’. Qui doveva porsi il discorso del comunismo.
Prosegue Socci: “Siamo nei primi anni sessanta ed è in
piena consumazione la tragedia del comunismo. E’ in corso il più immane
martirio di cristiani della storia della Chiesa; (centinaia di milioni di
vittime. Tanti preti e vescovi sono nelle carceri comuniste. l’URSS si è
divorata tutta l’Europa dell’Est, ha appena schiacciato la rivolta d’Ungheria e
la bandiera rossa sventola perfino a Cuba. L’immensa Cina è stata
conquistata dai comunisti di Mao, l’Indocina è in fiamme e in Europa
occidentale i partiti comunisti sono fortissimi (in Italia hanno letteralmente
sradicato la fede cristiana da intere zone del Paese). E’ la più feroce e
radicale sfida al cristianesimo che si sia mai vista in duemila anni. Eppure,
sorprendentemente, il testo sull’ateismo distribuito il 14 settembre 1965 non
parla esplicitamente del comunismo.
Il 29 settembre, 26 vescovi chiedono che si
condanni espressamente il comunismo, definito ‘il più grave problema
pastorale del nostro tempo’ e che è necessario affermare ‘con parole chiare la
radicale opposizione tra la religione cristiana e il comunismo (sia come
sistema socio-economico che come ideologia)’.
Il 9 ottobre la petizione che ha raccolto le
adesioni di ben 300 Padri conciliari (secondo altri sarebbero 435) viene
presentata alla Segreteria Generale del Concilio che, in base al regolamento
deve provvedere a pubblicarla e sottoporla ai Padri per essere votata come
emendamento. Ma questo, incredibilmente non accade. Il 13 novembre infatti
viene presentato in aula il nuovo testo sull’ateismo e nella relazione che lo
accompagna non si parla affatto della petizione che chiede la condanna del
comunismo. Viene allora denunciata da Mons. Carli la violazione di molti
articoli del regolamento perché il testo della petizione non è stato presentato
in aula, e l’emendamento non è stato messo in votazione. Mons. Carli è molto
esplicito: “Tale modo di procedere è illegale”. Incredibile il voltafaccia: il
comunismo era stato condannato da tutti i Papi, incominciando da Pio IX fino a
Giovanni XXIII che nel maggio 1961 parlava ancora di “Opposizione fondamentale
tra comunismo e cristianesimo”, mentre un anno dopo siglava il ‘patto
scellerato’ con Mosca!
Così il comunismo ha continuato a fare danni
enormi all’umanità.
Questo rifiuto di condannare il comunismo getta un’ombra
pesante sul Concilio Vaticano II, che dovrà essere dissipata. Qualcuno dovrà
fare chiarezza e rimettere le cose a posto, come sarebbe giusto.
Come si può parlare di pace quando si è
voluto coprire una tirannia che si è estesa a mezzo mondo causando 150 milioni
di morti e ponendo in schiavitù intere nazioni, mentre ancor oggi miete vittime
soprattutto cristiane nei Paesi ove ancora vige questa maledetta dittatura?”
Ad integrazione trascrivo la seguente testimonianza di Mons. Lefebvre:
“il comunismo, l’errore più mostruoso mai uscito dallo
spirito di Satana ha ingresso ufficiale in Vaticano; la sua rivoluzione
mondiale è estremamente facilitata dalla non resistenza ufficiale della Chiesa
e altresì dei numerosi appoggi che vi trova, nonostante i disperati
avvertimenti dei cardinali che hanno subìto la galera nei paesi dell’Est. Il rifiuto di questo concilio pastorale di
condannarlo solennemente, basta da solo a coprirlo di vergogna davanti alla
storia (…). E il Concilio pastorale ha taciuto. Avevamo ottenuto ben
quattrocentocinquanta voti dai vescovi in favore di una dichiarazione contro il
comunismo. Sono stati dimenticati nel cassetto. Quando il relatore della
Gaudium et Spes ha risposto alle nostre domande ci ha detto: ‘Vi sono state due
petizioni per chiedere una condanna del comunismo’. Due? Abbiamo
esclamato: sono state più di quattrocento!-. Toh, io non ne ero al corrente!
Fatte le ricerche vennero ritrovati; ma troppo tardi. Questi episodi io li ho
vissuti. Proprio io avevo portato le firme a Mons. Felici, segretario del
Concilio, insieme a Mons. De Proenca Sigaud, arcivescovo di Diamantina. E debbo
dire che sono accaduti dei fatti, per dirla schiettamente, inammissibili.
Ricordo che il Card. Wyszinsky ci diceva: ‘ma fate uno schema sul comunismo: se
c’è oggi un errore grave e che minaccia il mondo è proprio questo. Se il Papa
Pio XI ha ritenuto di dover fare una enciclica sul comunismo, sarebbe
altrettanto utile che noi, qui riuniti in assemblea plenaria, dedicassimo uno
schema a questo argomento”.
Mons. M.
Lefebvre: “Lettera aperta ai cattolici perplessi” cap.XIV – Ed. Fraternità
s.Pio X – 1987
F) LA CHIESA CATTOLICA “SUSSISTE”?
Cristo ha fondato la Chiesa, la Sua Chiesa: “Ed io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa” (Mat.16,18).
Una sola Chiesa
dunque, la Sua. La prima pietra su cui viene edificata è San Pietro, il
primo Papa. Questa Chiesa cammina sicura poggiando sulle pietre che si
sovrappongono nel tempo: i Papi che seguono ininterrottamente fino a noi.
Questa Chiesa si identifica in modo esclusivo con la Chiesa Cattolica. Questo è
ciò che i cristiani hanno sempre creduto e professato: “Credo la Chiesa Una,
Santa, Cattolica Apostolica”. La nostra
salvezza dipende dall’adesione piena ad essa. Pertanto chi la conosce è tenuto
ad aderirvi; chi non la conosce potrà salvarsi, a certe condizioni, ma sempre
grazie ai meriti di Cristo crocefisso e alla Chiesa Cattolica da Lui istituita.
Quando al Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica
sulla Chiesa si è trattato di definirne l’essenza, è spuntata una parola strana
che ha lasciato, e lascia tutt’ora molto perplessi.
Giustamente il Papa si è posto il problema di chiarire la
questione poiché i cattolici più attenti si chiedevano come mai i Padri
conciliari hanno usato la parola “sussiste” (Lumen Gentium,8) per
indicare la Chiesa Cattolica come quella vera e unica voluta e fondata da
Cristo. Non sarebbe stato più opportuno e più semplice usare una affermazione
più limpida e di chiara intellegibilità, come sarebbe il verbo E’, che
avrebbe evitato qualsiasi equivoco, e avrebbe risparmiato al Card. Ratzinger la fatica di produrre
il documento “Dominus Jesus” che si perita affannosamente di chiarire
che in realtà con questa locuzione si vuole affermare la piena identità della
Chiesa di Cristo con la Chiesa Cattolica?
Con questo stratagemma, passato per decenni sotto silenzio,
l’ala progressista (modernista) ha avuto tempo e modo di manovrare indisturbata
su diversi fronti: teologico, ecumenico, liturgico, ecc. Una volta passato
l’assunto che la Chiesa Cattolica non è la sola Chiesa voluta da Cristo, ma che
sussisterebbe al pari di altre chiese, si sarebbe aperto l’immenso ventaglio
riformista che avrebbe portato allo snaturamento della Chiesa Cattolica.
“I fedeli sono tenuti a professare che esiste una
continuità storica radicata nella successione apostolica (LG.20) tra la
Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa Cattolica: E’ questa l’unica Chiesa di
Cristo (…) che il Salvatore nostro, dopo la risurrezione (cfr.Gv. 21,17), diede
da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la
guida (cfr Mt. 28,18 segg.): Egli l’ha eretta per sempre come colonna e
fondamento della verità (cfr.1 Tm.1, 3,15)”.
(Dominus Jesus, 16).
Quanto sopra è certamente la dottrina cattolica da sempre
creduta e insegnata dalla Chiesa. Sennonché il versetto successivo vi getta
sopra un’ombra inquietante: “Questa Chiesa, costituita e organizzata
in questo mondo come società, sussiste (Subsistit in) nella Chiesa
Cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con
lui”, “Ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi
di santificazione e di verità, che, quali doni propri della Chiesa di Cristo,
spingono verso l’unità cattolica”(LG 4,8).
Dunque, prima si dice che questa, cioè la Cattolica E’
l’unica Chiesa di Cristo, poi si dice che questa stessa Chiesa sussiste, e poi
si giustifica quest’ultima locuzione affermando che anche al di fuori di questa
Chiesa Cattolica si trovano (sussistono) elementi di santificazione e di
verità. Anche senza la ‘Dominus Jesus’ si capisce bene dove volevano
parare i Padri conciliari. Dire che anche le altre sedicenti chiese posseggono
elementi di santificazione e di verità è come dire che anch’esse posseggono i
mezzi per portare le anime alla salvezza. Detto in altri termini: non c’è
bisogno di essere cattolici per salvarsi l’anima!
Volendo cambiare la parola, si voleva cambiare il
significato del discorso, altrimenti il verbo E’ era ciò che esprimeva
nel modo più chiaro e senza equivoci l’esclusività salvifica e autentica della
Chiesa Cattolica. Non è stato un adattamento al modo di esprimersi e al sentire
di oggi, perché sussiste rimanda ad una pluralità di oggetti; in riferimento
alla Chiesa Cattolica (l’oggetto) altro o tutto sussiste, cioè esiste.
Dichiarazione “Dominus Jesus” – (16):
“Con
l’espressione “subsistit in”, il Concilio Vaticano II volle armonizzare due
affermazioni dottrinali: da un lato che la Chiesa di Cristo malgrado le
divisioni dei cristiani, continua ad esistere pienamente soltanto nella Chiesa
Cattolica, e dall’altro lato l’esistenza di numerosi elementi di santificazione
e di verità al di fuori della sua compagine, (Lumen Gentium, 8), ovvero nelle
chiese e comunità ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la
Chiesa Cattolica”.
Ci si chiede: com’è possibile armonizzare, come pretende la
‘Dominus Jesus’ sulle tracce del Vaticano II, la Chiesa Cattolica come
‘unica Chiesa di Cristo’, con la sussistenza di altre chiese che seppur in
misura minore possiederebbero numerosi elementi “di santificazione e
di verità”? Chiese che “non sono
ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica”?
Questo è un parlare nuovo, mai sentito nei documenti della
Chiesa Cattolica, e funzionale all’ecumenismo sfrenato del postconcilio teso al
recupero dei fuorusciti, riconoscendo in loro ciò che vi è rimasto di positivo,
ma guardandosi bene dal ricordargli i loro gravi traviamenti, e pertanto
invitarli alla conversione, come ci ha insegnato Gesù. Inoltre quel modo di
esprimersi “Non sono ancora in piena comunione con la Chiesa
Cattolica” lascia intendere che sarebbero in marcia e starebbero
per raggiungerci, ma ciò non è vero; casomai è vero il contrario: in marcia ci
sono i cattolici verso di loro e con risultati, per noi, alquanto deludenti.
L’Osservatore Romano’ del 6 settembre 2000, chiarisce
con una nota, come segue: “E’ perciò contraria al significato autentico del
testo conciliare l’interpretazione di coloro che dalla formula ‘subsistit
in’ ricavano la tesi secondo la quale l’unica Chiesa di Cristo
potrebbe pure sussistere in chiese e comunità ecclesiali non cattoliche.
Il Concilio aveva invece scelto la parola ‘subsistit’ proprio per
chiarire che esiste una sola ‘sussistenza’ della vera Chiesa, mentre
fuori della sua compagine visibile esistono solo ‘elementa Ecclesiae’, che –
essendo elementi della stessa Chiesa – tendono e conducono verso la Chiesa
Cattolica” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Notificazione sul
volume “Chiesa: carisma e potere” del Padre Leonardo Boff: AAS 71
<1985>-759). 1985>
Giovanni Paolo II scrive nel suo libro “Varcare la soglia
della speranza” (cap.21): “La Chiesa Cattolica si rallegra quando le altre
comunità cristiane annunciano con lei il Vangelo, pur sapendo che la
pienezza dei mezzi di salvezza è a lei affidata. In questo contesto deve essere
inteso il subsistit dell’insegnamento conciliare”.
La Chiesa Cattolica possiede dunque la pienezza dei
mezzi di salvezza, ma non l’esclusiva. In secondo luogo, le altre chiese
cristiane li possiedono anch’esse sia pur non pienamente. Ne consegue che la
Chiesa di Cristo sussisterebbe, sia pur non pienamente anche nelle chiese non
di osservanza cattolica.
Il tambureggiamento di quella parola “pienezza”
riferito alla Chiesa Cattolica, indica palesemente una deficienza nelle Chiese
acattoliche, le quali non vengono sconfessate per le loro deficienze, ma
incoerentemente definite “Chiese sorelle”.
La commissione teologica preparatoria pre-concilio, ordinata
da Giovanni XXIII, nello schema 7, quel verbo E’ lo aveva scritto,
convinta che fosse assolutamente appropriato. Sennonché la discussione in aula
conciliare è avvenuta su un testo diverso da quello preparato dalla suddetta
commissione, testo che sostituiva appunto l’affermazione E’ con il sussiste.
E’ chiaro che è stato un colpo di mano
ed è altrettanto chiaro che quel ‘sussiste’ non risponde ad una affermazione
categorica ed assoluta; nel profondo vi era la ragione ecumenica.
Infatti nel decreto sull’Ecumenismo del Vaticano II “unitati
redintegratio” al n°3 si dice: “Perciò le stesse chiese e
comunità separate, quantunque crediamo che hanno delle carenze, nel mistero
della salute non sono affatto spoglie di significato e di peso. Poiché lo
Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza
il cui valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità che è
stata affidata alla Chiesa Cattolica.”. Come dire che i fratelli separati hanno
pure loro i mezzi per salvarsi, dei quali si fa garante la Chiesa
Cattolica”.
Ecco perché non ci stava quell’indicativo presente “La
vera Chiesa E’ la Chiesa Cattolica”. Quel E’ chiudeva
ai fratelli separati e non è credibile che ‘sussiste’ abbia lo stesso valore, la stessa forza e lo stesso
significato.
“Esiste quindi un’unica Chiesa di Cristo che
‘sussiste’ nella Chiesa Cattolica governata dal successore di Pietro e dai
vescovi in comunione con lui. Le chiese che, pur non essendo in perfetta
comunione con la Chiesa Cattolica, restano unite ad essa per mezzo di
strettissimi vincoli, (…) sono vere chiese particolari. Perciò anche in
queste chiese è presente e operante la Chiesa di Cristo sebbene manchi la piena
comunione con la Chiesa Cattolica” (Dominus Jesus,17).
Bisticcio di parole:
queste chiese scismatiche non sono più ribelli, ma semplicemente in non
perfetta comunione; sembrano quasi rientrate nell’ovile. Qui il Papa vuole
conciliare l’unicità della Chiesa Cattolica con la pluralità delle Chiese
scismatiche. Ma la dottrina cattolica tradizionale era un’altra: “Unico
ovile di Cristo E’ la Chiesa fondata su Pietro, Principe degli
Apostoli”; fuori di quest’unico ovile vi possono essere solo “Pecore
randagie, ignare del pastore, membri non inseriti in un corpo vivificante, ma
separati, disseccati, rimasti aridi di succo spirituale”. (Pio XII ‘Sommamente
gradita’ – 20 sett.1942)
La domanda è: Perché
sussiste?
La risposta è: per valorizzare e recuperare gli elementi di
santificazione e verità che si trovano nelle ‘compagini’ fuori della Chiesa
Cattolica.
In che modo?: illudendoli
che bastano questi elementi per salvarsi l’anima.
Sia la “Lumen gentium” che la “Unitati
Redintegratio” ed infine la “Dominus Jesus” si richiamano a questi elementi
positivi (che ovviamente sono parte della verità posseduta interamente
dalla Chiesa Cattolica), ma non dicono se questi bastano per la salvezza
eterna. Dal momento che si parla di ‘strumenti di salvezza’ è lecito pensare
che siano salvifici.
In quale modo? Sono il viatico per il Cielo oppure sono il
prodromo per la conversione al Cattolicesimo? Questo non si dice. Ciononostante
nella nota suddetta dell’Osservatore Romano si dice che questi ‘elementa
ecclesiae’ essendo elementi della stessa Chiesa, tendono e conducono verso
la Chiesa Cattolica. In che modo? Inconsapevolmente?
In questi documenti si disquisisce di Chiesa e chiese, di
unità, ecc. ma non si parla della cosa più importante: se volendo artatamente
incorporare le ‘chiese particolari’ nell’unica Chiesa di Cristo, quelle anime
otterranno la salvezza, la quale si concretizza solo con l’unità, mèta da
perseguire con determinazione ma nel modo giusto, e se, come sembra, questo
della salvezza delle anime è un problema che non esiste significa che staremo
tutti tranquilli, tanto si salvano in ogni modo; in tal caso non importa fare
sforzi per l’unità delle chiese cristiane.
“Oggi si diffonde sempre di più anche presso
i cattolici una falsa concezione della cristianità e della Chiesa di Cristo,
che consiste in ciò: esiste un’unica Chiesa invisibile, della quale partecipano
tutte le comunità cristiane. La cristianità è divisa in più Chiese. Ognuna di
esse possiede parti della verità. Tutte insieme formano la Chiesa di Cristo.
L’unità della Chiesa non deve allora essere ristabilita; essa già esiste. Non
esistendo nell’ambito della Chiesa visibile alcuna unità nella dottrina,
nel culto, nell’insegnamento, l’unità effettiva, reale, può essere solo
invisibile.” (Georg May: la trappola dell’ecumenismo).
Come si vede, è penetrata nel mondo cattolico la visione
protestante della Chiesa. Molti cattolici iperecumenisti si
avvicinano a queste false concezioni e giungono al punto di distinguere tra
Chiesa del Papa e Chiesa di Cristo. Nella prima si trovano solo i cattolici,
nell’altra tutti i battezzati. Con ciò la Chiesa Cattolica viene svilita a
Chiesa particolare.
La Curia può spiegare quanto vuole il significato autentico
del subsistit, gli iperecumenisti tirano dritto per la loro strada.
Continuano imperterriti a sostenere il (legittimo) coesistere di più chiese,
che costituiscono tutte insieme la ‘Chiesa di Cristo’.
Un professore di Tubinga dichiara spesso che “Una forma
di realizzazione (della Chiesa) si trova anche in altre chiese
(non cattoliche). Anche Walter Kasper vede una differenza tra la
Chiesa Cattolica e la Chiesa di Gesù Cristo. Un concetto del genere è
inaccettabile per un cattolico che abbia la fede. La Chiesa Cattolica non può
essere posta sullo stesso livello di altre comunità religiose. E’ impossibile
voler unificare la Chiesa Cattolica e le altre confessioni cristiane come
parti di una sorta di Superchiesa”.
Il gioco consiste nel voler allargare artatamente i confini
della Chiesa, in ossequio alla preghiera di Gesù: “Ut unum sint”
(Gv.17,21) e per ottenerlo si è voluto giocare su una parola dal significato
ambiguo. Mentre EST rivendica a sé l’esclusiva della verità, SUBSISTIT
(Che si può tradurre anche in ESISTE) ammette che anche altri ne fruiscano se
pur parzialmente.
Ma queste sette che hanno distrutto l’unità con le loro
eresie e i loro scismi, come possono accreditarsi come mezzi di salvezza?
Osservazione: La ‘Dominus Jesus’
dipana il discorso sulla Verità. Nondimeno evita di dire che la Chiesa
Cattolica è la sola VERA Chiesa di Cristo, e nello sforzo di
lanciare una ciambella di salvataggio agli acattolici si concede la cognizione
della parzialità. Ciò rivela un teorema prestabilito onde arrivare ad un
risultato precostituito. Non possono sussistere mezze verità. La verità è
una sola. (Il contrario è la menzogna). La Verità non può
coesistere con la menzogna; perciò la Chiesa Cattolica non ha la ‘pienezza’
della verità, ma semplicemente ha la verità, punto e basta.
Ho letto più volte quel concetto della nuova teologia
secondo cui noi (cioè i cattolici) dobbiamo procedere congiuntamente ai seguaci
delle altre fedi cristiane verso la conoscenza piena della Verità. Applicazione
rigorosa del subsistit. Ma travisamento delle parole di Gesù il quale
non ha fatto sconti, poiché oltre ad affermare che Lui stesso è la Verità, ci
assicura che ciò che ha detto e fatto, basta e ne avanza per la nostra salvezza;
o prendere o lasciare! Questo vale per noi cattolici ma anche per i tanto
ossequiati ortodossi e più ancora stimati protestanti di tutte le razze.
Inoltre, cercare la Verità unitamente a chi con ostinazione rifiuta i dogmi
della Chiesa (dogma = verità da credere obbligatoriamente) significa attestare
che la Chiesa Cattolica non possiede la Verità tutta intera esattamente come le
altre confessioni cristiane.
La “Dominus Jesus” afferma categoricamente che “Deve
essere, infatti, fermamente creduta l’affermazione che nel Mistero di Gesù
Cristo, Figlio di Dio incarnato, il quale è ‘La via, la verità e la vita’
(Gv.14,6), si dà la rivelazione della pienezza della Verità divina (D.J.,5),
e, ancora la D.J..,5: “La Verità su Dio non viene abolita o ridotta perché è
detta in linguaggio umano. Essa invece resta unica, piena e completa
perché chi parla e agisce è il Figlio di Dio incarnato” (D.J.,6).
Purtroppo con quel “possiede la pienezza della Verità” non si intende
che la Chiesa Cattolica ne abbia l’esclusiva.
Infatti un presule ebbe ad affermare che “Dobbiamo
guardare ad una mèta più grande per la Chiesa: maturare la
consapevolezza di non possedere la Verità, ma di essere in cammino verso di
essa insieme ad altri”; ergo, tutti sullo stesso piano di ricerca
perché la Verità deve ancora venire. Cosa direbbe N.S. Gesù Cristo? Che
confusione!!
Concludendo, la Dichiarazione ‘Dominus Jesus’ (6) afferma
che “Lo Spirito Santo (…) insegnerà agli Apostoli e, tramite essi,
all’intera Chiesa di tutti i tempi, questa verità tutta intera”
(Gv.16,13). Cosa intendeva San Giovanni? Che la Verità sarebbe stata rivelata
per intero al Papa e ai cristiani; ma la rivelazione non è terminata con
l’Apocalisse, ultimo libro della Bibbia? – oppure che ogni religione avrebbe
portato la sua verità, come rivoli d’acqua nel grande fiume cattolico?
Se la pienezza della Verità è assimilabile a ‘La Verità
tutta intera’ nulla da eccepire sulla parola ‘sussiste’. Sta di fatto però
che, sia il Concilio (Unitatis Redintegratio, 3) che la “Dominus Jesus”,
dopo aver affermato “L’unicità della Chiesa” (D.J.16) si contraddicono
dicendo che “Le Chiese, pur non essendo in perfetta comunione con la
Chiesa Cattolica, restano unite ad essa per mezzo di strettissimi
vincoli, quali la successione apostolica e la valida Eucaristia, sono
vere Chiese particolari”. Questo per quanto riguarda gli ortodossi. Per i
protestanti invece si dice che “Non sono Chiese in senso proprio;
tuttavia i battezzati, in quanto comunità, sono dal battesimo incorporati a
Cristo e, perciò, sono in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la
Chiesa (Cattolica)”. (D.J.17) Perché allora recitiamo: Credo la Chiesa
una?
Inutile girarci attorno; il problema è di quella parola: “SUSSISTE” che i teologi ecumenisti la
stiracchiano a piacimento. Ma legato a quella parola c’è il problema di fondo:
i fedeli delle cosiddette ‘Chiese sorelle’ si salvano l’anima rimanendo fedeli
al loro mutilo credo? Questo né il Concilio, né la Dominus Jesus, né qualsiasi
altro documento postconciliare lo dice esplicitamente!
La dottrina cristiana insegna che per essere cattolici e
quindi per salvarsi l’anima, necessita la fede integra, per cui è
indispensabile e vincolante credere a tutte le verità rivelate. Rifiutare o
anche solo dubitare di una verità è come negare tutta la fede e ci si pone
fatalmente fuori dell’ortodossia, fuori della Chiesa di Cristo (malgrado le
scoperte conciliari degli elementi di santificazione e di verità che
sussisterebbero anche in queste chiese).
Riguardo alla Verità rivelata, si dà il caso che, come già
detto, il contrario della verità sia la menzogna. Le mezze verità non sono
verità, ma menzogne. La verità non si può frazionare: chi non la possiede per
intero non la possiede affatto. La nuova teologia conciliare sembra suggerire
che sarà ammesso alla salvezza eterna anche chi aderisce parzialmente alla
verità; altrimenti non avrebbe senso quell’insistente richiamo ai numerosi
elementi di salvezza contenuti nelle chiese separate. Siccome tutti riconoscono
e si identificano in una qualche parte di verità, tutti si salverebbero, pur
conoscendo ma non aderendo alla Chiesa Cattolica depositaria di tutta intera la
Verità ma che, a quanto pare, la tiene gelosamente per se stessa poiché nessuno
sembra tenuto ad aderirvi stando che ci si può salvare anche col proprio
scampolo di verità. Ciò contraddicendo lo stesso Concilio Vaticano II che
afferma: “Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non
ignorando che la Chiesa Cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo
fondata come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare”
(Lumen Gentium,14). Esattamente quanto afferma da sempre la dottrina cattolica
con il dogma “Extra Ecclesiam nulla salus ”, fuori dalla Chiesa
(Cattolica) non c’è salvezza.
I fratelli separati, possedendo soltanto parzialmente la
verità, ed essendone coscienti, dovrebbero per onestà intellettuale e scrupolo
di coscienza, smaniare nella ricerca della totale verità ed accoglierla, una
volta ritrovata; Ma purtroppo sono convinti di goderla già in toto, loro, non
la Chiesa Cattolica. E’ il Concilio che si è inventato la storia della parziale
verità, cosa che a loro poco interessa e forse per loro è un affronto, e non ci
credono. E’ grave perché così li illudono di potersi salvare. E’
incredibile che la Chiesa Cattolica metta in discussione la sua stessa tipicità
di unica depositaria della verità affidatale da Gesù Cristo, e si presti
ad un relativismo e ad una fatua ricerca del nulla, poiché chi deve ricercare
la verità sono soltanto coloro che un tempo le hanno voltato le spalle; e se
vogliono, in qualsiasi momento, ce l’hanno a portata di mano!
Ritorniamo ancora alla “Unitati Redintegratio”: “Tra gli
elementi o beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e
vivificata, alcuni, anzi parecchi ed eccellenti, possono trovarsi fuori dei
confini visibili della Chiesa Cattolica” (…) “Tutte queste cose,
le quali provengono da Cristo e a Lui conducono, appartengono di buon diritto
all’unica Chiesa di Cristo”.
E’ sulla base di questa affermazione che ‘Lumen Gentium’,
afferma che la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa
Cattolica.
“Dove gli schemi preparativi definivano che la Chiesa di
Cristo E’ la chiesa cattolica, il Concilio concede soltanto che la
Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica adottando la teoria che
anche nelle altre chiese cristiane sussiste la Chiesa di Cristo e che tutte
devono prender coscienza di tale comune sussistenza nel Cristo. Le chiese
separate, come scrive in ‘Osservatore Romano’ 14 ottobre, un cattedratico della
‘Gregoriana’, sono riconosciute dal Concilio come ‘strumenti di cui lo Spirito
Santo si serve per operare la salvezza dei loro aderenti’. Il cattolicismo, in
questa veduta paritaria di tutte le chiese, non ha più nessun carattere di preminenza
e di esclusività” ( Romano Amerio – Jota Unum Cap.XXXV,246 )
Il Card. Ratzinger commenta in una conferenza del 27
febbraio 2000: “Con questa espressione, il Concilio si differenzia dalla
formula di Pio XII il quale aveva affermato nella sua enciclica ‘Mistici
Corporis’: ‘La Chiesa Cattolica E’ l’unico Corpo Mistico di Cristo’
(…) La differenza tra subsistit ed E’ racchiude il dramma
della divisione ecclesiale. Nonostante la Chiesa sia solamente una e sussista
in un unico soggetto, esistono delle realtà ecclesiali al di fuori di questo
soggetto: delle vere Chiese locali e delle comunità ecclesiali”.
Non importa scomodare i teologi per affrontare l’esegesi di
questa materia. Senza difficoltà si possono rilevare alcune osservazioni:
1) Anche il
Card. Ratzinger ammette la difformità d’insegnamento tra Pio XII (cioè la
tradizione) e il Concilio Vaticano II.
2) Lo stesso
Ratzinger ammette che questa parola ha creato divisione nella Chiesa.
3) Non si
capisce se solamente queste cose buone contenute ‘fuori dai confini visibili
della Chiesa (cattolica) e che provengono da Cristo’, appartengano all’unica
Chiesa di Cristo (cioè la cattolica) o se grazie a queste cose, le cosiddette
‘chiese separate’ nel loro insieme (quindi anche con le loro manchevolezze)
sarebbero incorporate alla Chiesa Cattolica.
4) Per
quanto ci si sforzi non si riesce ad appianare questa che a tutti gli effetti
sembra, e forse è, una contraddizione.
5) Com’è
possibile che un singolo individuo accolga una verità e nel contempo ne rifiuta
altre e, ciononostante sarebbero ‘realtà ecclesiali’.
6) C’è da
chiedersi se chi usufruisce di queste ‘parziali verità’ in realtà esistenti
fuori della Chiesa Cattolica farebbe parte del Corpo Mistico di Cristo. Mi
sembra vi sia molto da dubitare, considerando la parabola della vite e dei
tralci: “Io sono la vera vite…Rimanete in me ed io in voi. Come il
tralcio non può da sé dare frutti se non rimane unito alla vite, così
nemmeno voi se non rimarrete in me. Io sono la vite, voi i tralci: se uno
rimane in me ed io in lui, questo porta molto frutto…Chi non rimane in me…sarà
gettato a bruciare nel fuoco” (Gv.XV,1-6).
“Certuni non si ritengono legati alla dottrina che noi
abbiamo esposto in una nostra enciclica (Mistici Corporis ndr) e che è fondata
sulle fonti della Rivelazione, secondo cui il Corpo Mistico di Cristo e la
Chiesa Cattolica Romana sono una sola identica cosa” (Pio XII “Humani
Generis,17).
Il Corpo Mistico è la Chiesa e il suo capo è Cristo stesso.
Ora non sappiamo più con esattezza come stiano le cose; se queste “realtà”
(meglio sarebbe qualificarle come ‘sette’) sono per metà fedeli alla verità e
per metà ne rifiutano altre professate dalla Chiesa Cattolica, l’unica e la
vera e la sola fondata da Cristo, come possono far parte del Corpo Mistico di
Cristo?
L’assunto, come si diceva, per cui rifiutando anche un solo
dogma si è fuori dalla Chiesa, consente di riconoscersi nel Corpo Mistico? E
quindi degni di salvezza? I rami dei protestanti e degli ortodossi sono secchi
o rigogliosi? O sono un po’ questo e un po’ quello? Gesù taglia netto, non
ammette mezze misure!
Tutti questi problemi non sussisterebbero se al posto di
quella parola “sussiste” fosse
rimasto E’.
Questa del ‘sussiste’ è una questione spinosa che si
trascinerà ancora per molto tempo. Non illudiamoci che sia conclusa con
l’ultimo documento della Congregazione della dottrina della fede
(“Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla
Chiesa”. 29 giugno 2007) che da se stesso indica la problematica sorta intorno
alla suddetta parola. Ormai sappiamo che dietro ad essa c’è la corsa ecumenica
verso i cosiddetti ‘fratelli separati’. A senso unico! Noi cattolici intorbidiamo i nostri principi per renderglieli accetti,
mentre loro non si muovono di un passo; solo parole e sorrisi.
Arrampicarsi sugli specchi, poi, per dimostrare che nulla è
cambiato della dottrina tradizionale e che “soltanto ciò che era semplicemente
vissuto, ora è espresso; ciò che era incerto, è chiarito, ciò che era
meditato, discusso, e in parte controverso, ora giunge a serena
formulazione” (Paolo VI allocuzione del 29 settembre 1963) è puro esercizio
speculativo. Mai sono state dette queste cose, e mai pensate dalla Chiesa
Cattolica, dagli albori fino al Concilio Vaticano II. La dottrina era diversa
e, con buona pace di Paolo VI, tutt’altro che incerta e controversa!
E’ incredibile a quali conseguenze porta una sola parola,
forse posta lì senza dovuta ponderazione da una parte, ma con maliziosa
preveggenza dall’altra. Si può a ragione dire che quella parola ha portato la
rivoluzione nella nostra Chiesa. Ora il Papa, con affanno, tenta di riportare
il discorso nel giusto alveo, ma inutilmente perché non si può dare a quella
parola un significato che non ha.
Ovvio inoltre che Joseph Ratzinger, uno dei teologi più
influenti del Concilio Vaticano II, non possa smentire se stesso, dichiarando,
come ha fatto il suo collega Küng, che oggi la Chiesa Cattolica “non si
identifica più semplicemente con la Chiesa di Cristo” essendoci stata su
questo punto, da parte del Concilio “una espressa revisione” (cfr
Chiesa viva n°400 p.7), oppure come esplicitamente dichiara il cardinale
Murphey O’Connor, arcivescovo di Londra, che in un recente discorso ha
sanzionato: “Benché i cattolici credano che la Chiesa di Cristo
sussista nella Chiesa Cattolica, proprio questa formula (sussiste.ndr)
implica che la Chiesa Cattolica Romana, non sia totalmente autosufficiente
e che le ricchezze e i doni di altre chiese cristiane sono elementi che
contribuirebbero alla sua pienezza”.
(dal Catholic Herald, 13 febbraio 2009, riportato da “Una
Voce” gennaio-aprile 2009 p.11).
Fonte: da RADIO SPADA
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