Introduzione
Quando si tratta di
liturgia si intende primariamente la S. Messa.
Ora, la Messa è sempre stata il centro e il vertice del
culto Cristiano. Tutto ruota intorno ad essa perché necessariamente tutto ruota
e deve ruotare intorno alla Persona di Gesù Cristo, il quale ha voluto che la
sua opera di Redenzione fosse perpetuata, facendosi presente in forma mistica
ma reale nell’Eucarestia per accompagnare gli uomini fino al consumarsi dei
tempi. Non c’è niente al mondo di più sacro, di più alto, di più prezioso che
la S. Messa, dove viene rinnovato, in modo incruento, l’unico sacrificio
della Croce; Gesù che diviene vittima ed offerente al Padre in riparazione dei
nostri peccati per la salvezza nostra e del mondo intero. È Gesù stesso infine
che si fa alimento per le nostre anime, quotidianamente; che si fa medico per
guarire le nostre piaghe, che ci da forza per vincere le nostre battaglie
spirituali. Nella Messa c’è tutto il nostro credo, la nostra fede, il nostro
amore e la nostra speranza.
La Messa è tutto
questo: un dono immenso davanti al quale dobbiamo inchinarci, o meglio inginocchiarci
e adorare.
“Per assicurare maggiormente al popolo cristiano
l’abbondante tesoro di grazia che la sacra Liturgia racchiude, la Santa
Madre Chiesa desidera fare un’accurata riforma generale della liturgia.
Questa infatti consta di una parte immutabile, perché di istituzione divina, e
di parti suscettibili di cambiamento, che nel corso dei tempi possono o anche
devono variare, qualora in esse si fossero insinuati elementi meno rispondenti
alla intima natura della stessa Liturgia, o si fossero resi meno opportuni. In
tale riforma l’ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo
che le sante realtà da essi significate, siano espresse più chiaramente, il
popolo cristiano possa capirne più facilmente il senso, e possa parteciparvi con
una celebrazione piena, attiva, comunitaria”. (Concilio Vaticano II:
Sacrosanctum Concilium, cap.I, III – 21).
Questo dunque sarebbe il motivo che ha dato il via alle
riforme; motivo encomiabile, se non fosse per l’atto d’accusa nei riguardi
della Messa Tridentina, di poca chiarezza (causa la lingua latina? O come
esprime i concetti teologici riguardanti il rito?), e il poco riguardo verso il
popolo considerato di poca sensibilità comunitaria.
Non possiamo non chiederci come mai d’improvviso qualcuno ha
deciso che la veneranda Messa, che con l’attuale impianto si celebrava da molti
e molti secoli senza che mai nessuno si fosse sognato di cambiarvi una virgola,
oggi sarebbe insufficiente, e la vita spirituale dei fedeli cattolici
richiederebbe una radicale revisione.
Secondo alcuni essa richiedeva un salto di qualità che
avrebbe consentito un generale avanzamento in estensione e profondità della
vita della Chiesa. Questa era certamente l’idea dei Padri Conciliari i quali
però non avevano messo in conto a chi andava in mano poi il compito di tradurre
in pratica le loro intenzioni.
Una volta messa in moto la macchina, nessuno è stato più in
grado di governarla per il fatto che alla guida si erano installati dei piloti
senza bussola.
Nessuno oltretutto, nemmeno il popolo, sentiva la necessità
di cambiare alcunché nella Liturgia: è stata una operazione di vertice, e
vertice pilotato!
Mi rode il dubbio che costoro avessero veramente a cuore il
bene della Chiesa Cattolica, dal momento che tutte le riforme sono state fatte
al ribasso; verso il lassismo, non verso la severità; verso il meno, non verso
il più; verso la comodità, non verso il sacrificio. Così anche la Messa è
decaduta a livello di banalità e di irriverenza inaudite dopo aver subìto
mutamenti sostanziali che lasciano dubbiosi e interdetti coloro che hanno
ancora il gusto della bellezza e della serietà, e hanno modo di capire le gravi
carenze del nuovo rito. È sotto gli occhi di tutti come sia venuto meno il
senso del sacro nella Messa, e non solo in essa, ma pure in tutte le cerimonie
liturgiche.
LA MESSA NON POTEVA E NON DOVEVA ESSERE
TOCCATA: ERA PERFETTAMENTE INTELLEGIBILE E NON AVEVA BISOGNO DI ALCUN
ADATTAMENTO.
a) La Santa Messa – Sacrificio di Cristo
Il motivo per cui Gesù è venuto sulla terra, è quello di
voler riscattarci dal peccato, e per ottenere ciò ha accettato di morire sulla
croce: “Tu ad liberandum scusepturus hominem, non horruisti Virginis uterum.
Tu devicto mortis aculeo, aperuisti credentibus regna coelorum”
Il fine principale ed essenziale della Santa Messa è il
Sacrificio propiziatorio. Sacrificio, perché è Cristo che
misteriosamente si immola sull’altare, e noi lo crediamo per le Sue parole
“Questo è il mio Corpo – Questo è il mio Sangue, che sarà sparso per voi…Fate
questo in mia memoria”. Sacrificio che sostituisce i sacrifici antichi e che ha
valore universale, unico ed eterno. Espiatorio perché finalizzato in primis
alla espiazione dei peccati degli uomini.
L’uomo cacciato dal paradiso terrestre portò con sé il
fardello del peccato. Gesù con la Sua morte ci riscattò aprendoci le porte
della salvezza. Questo è il sacrificio del Calvario e questa è sostanzialmente
la Santa Messa: Sacrificio, incruento, di adorazione ed espiazione..
“ Nel Nuovo Testamento il Sangue dell’Agnello divino
sostituirà quello di tante vittime, che scorreva dall’origine del mondo, e
questo Sangue non purificherà soltanto l’esterno, ma il fondo dell’anima”.
(cfr Malachia 1,10,11; I Corinti 11,26; Ebrei 9,11-12; 12,18-24). (Dal “Manuale
biblico” di Vigouroux e Bacuez. Vol.III,p.572). Tip. Salesiana, San Pier
d’Arena -1895-
“Sacrificio, è la pubblica offerta a Dio, di una cosa che
si distrugge per riconoscere il supremo dominio di Dio su tutte le cose create.
E’ essenzialmente un’espressione esterna e visibile della suprema adorazione
che è dovuta a Dio.” (cfr A.Carboni “Le grandi verità” Ed. Minerva, 1963
p.461).
Ora, la religione cristiana, essendo perfetta
sotto tutti gli aspetti, deve avere un culto esterno ugualmente
perfetto, cioè il SACRIFICIO, senza il quale non si innalzerebbe neppure
a quella perfezione che la natura razionale richiede nella religione”.
(c.s.)
San Paolo insegna che Gesù Cristo offrì se stesso come
sacrifizio sulla croce, quando, riferendosi allo spargimento del Suo Sangue
dice che ‘Egli offrì se stesso immacolato sacrifizio a Dio’
(Ebrei,9,14). L’Apostolo inoltre, continua dicendo che il sacrifizio di Cristo
ha sostituito i numerosi sacrifizi della vecchia legge, dei quali Dio non prendeva
più alcun compiacimento: e conclude:’ (Cristo) offerta per sempre una sola
ostia per i peccati, siede alla destra di Dio” (Ebr.10,12). (c.s.).
“Dalla natura della morte di Gesù Cristo sulla croce
risulta che essa fu un vero sacrifizio. Poiché Gesù Cristo, come Sommo
Sacerdote, morendo sulla croce per sua propria libera volontà (Giov.10,18)
offerse la vita e il sangue come un dono visibile al Padre. Egli perciò offrì
se stesso, rendendo omaggio alla infinita maestà di Dio, e, nel far ciò, Egli
adempì a tutte le condizioni essenziali per un sacrifizio.” (Angelo
Carboni: Le grandi verità – 1963) (c.s.).
Il Concilio di Trento, che fa testo, definisce così la Santa
Messa:
“Nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito, volle
lasciare alla Chiesa, sua sposa amatissima, un sacrificio visibile, come
richiede la natura umana, in cui fosse rappresentato il sacrificio cruento che
si sarebbe compiuto una sola volta sulla croce, il cui ricordo si sarebbe
perpetuato fino alla fine dei secoli (I Cor.11-23 seg.) e la cui virtù
salutare si sarebbe applicata alla redenzione dei peccati che noi commettiamo
ogni giorno.
Dichiarando che
era costituito ‘Sacerdote secondo
l’ordine di Melchisedec per l’eternità’ (Sal.110,4), egli offrì a Dio suo
Padre, il Suo Corpo ed il Suo Sangue sotto le specie del pane e del vino e,
sotto i medesimi segni, li distribuì da mangiare ai suoi Apostoli che
costituiva allora sacerdoti del Nuovo Testamento; ad essi e ai loro successori
nel sacerdozio, diede l’ordine di offrirli con queste parole: ‘Fate questo in
memoria di me’ (Lc,22-19), come la Chiesa Cattolica ha sempre compreso ed
insegnato”.
“Perciò in questo divin Sacrificio, che si
compie nella Messa, è contenuto e si immola incruentemente quello stesso Cristo
che si offrì cruentemente una sola volta sull’altare della Croce. Una sola e la
stessa è la vittima; chi ora si offre per mezzo dei sacerdoti è il medesimo che
si offrì allora sulla Croce; diverso solamente è il modo dell’offerta”
(Concilio di Trento, sessione XXII Cap.2)
E’ importante notare che il Concilio di Trento ribadisce che
il suo insegnamento non si scosta da quanto “la Chiesa Cattolica ha sempre
compreso e insegnato”. La sua dottrina, e la Santa Messa, sono quelle
partite dal Cenacolo e dai primi gruppi di cristiani guidati dagli Apostoli. La
dottrina sulla Messa quindi non è cambiata nemmeno nei secoli successivi al
Concilio Tridentino, anzi è stata un baluardo contro Lutero e contro ogni altra
eresia, e nessuno si è preso la licenza di manomettere alcunché.
Traggo da “Orazioni cristiane” di Giovanni Croiset, edito
nel 1744, un mirabile ‘ristretto’ che fa ben capire l’essenza della Santa
Messa:
“Se si avesse una giusta idea
dell’eccellenza, della santità, del valore e del merito del Divino Sacrificio
della Messa non vi sarebbe fedele che non vorrebbe assistervi ogni
giorno; non vi sarebbe chi non credesse aver fatta una gran perdita, col
non aver udita la Santa Messa, avendo potuto ogni giorno ascoltarla.
La Messa è la più grande, la più augusta, e
la più sacra delle cerimonie di nostra religione: Iddio stesso nulla può fare
di più venerabile, di più eccellente, di più divino che il Santo Sacrificio
della Messa.
Istituzione tutta divina, oblazione santa,
vittima di un merito e di un valore infinito; SACRIFICIO DEL CORPO E DEL SANGUE
ADORABILE di un UOMO DIO, pontefice, allo stesso Dio in tutto uguale; si può
immaginarsi cosa alcuna più santa, più sopra le nostre idee più degna del
nostro culto e d’ogni nostra venerazione? Il SACRIFICIO DELLA MESSA non è solo
l’atto di nostra religione più perfetto; è anche il miracolo più eccellente
della stessa religione; e in ristretto, per dir così di tutta la nostra
religione: con qual rispetto, con qual premura, con qual divozione si deve
assistere al DIVIN SACRIFICIO della MESSA!
Tutti quei SACRIFICI sì augusti dell’antica Legge che Iddio aveva istituiti, e
dei quali aveva Egli stesso regolate persino le più piccole cerimonie:
1) SACRIFICIO di OLOCAUSTO per onorare Dio
e per riconoscere la Sua suprema grandezza colla sacrificazione della vittima;
2) SACRIFICIO di PROPIZIAZIONE per
l’espiazione dei peccati;
3)
SACRIFICIO d’IMPETRAZIONE offerto a Dio per ottenere gli aiuti spirituali e
temporali, e tutte le grazie necessarie;
4) SACRIFICIO di RENDIMENTO di GRAZIE, per
ringraziare Dio di tutti i benefici che si hanno ricevuti.
Tutti questi SACRIFICI, dico, dell’antica Legge, per quanto fossero santi, non
erano che ombre molto deboli, e figure molto imperfette dell’eccellenza, della
maestà, della santità del DIVIN SACRIFICIO della nuova. La Messa è il più
grande e il più santo di tutti gli atti di religione; con qual decenza,
con qual divozione, con qual premura, con qual rispetto non si deve udire la
Messa!
Vi sono molti metodi e molte istruzioni per
udire santamente la Messa: tutte sono maniere eccellenti, ed ognuno deve
scegliere quella nella quale ritrova maggior divozione. L’intenzione della
Chiesa e quella di Gesù Cristo è che noi offriamo il DIVIN SACRIFICIO per i
quattro fini per i quali è istituito: cioè:
1) Per onorare
sommamente Dio, offrendogli il Suo Figliolo Gesù Cristo nel DIVIN
SACRIFICIO;
2) Per
ottenere per i meriti della DIVINA VITTIMA, il perdono di tutti i nostri
peccati: non vi è cosa più efficace per ottenere misericordia;
3) Per
ottenere da Dio gli aiuti e le grazie necessarie;
4) Per
ringraziarlo coll’OBLAZIONE di UNA VITTIMA che gli è infinitamente grata,
ed è d’un merito e di un valore infinito, di tutte le grazie che ci ha fatte, e
di tutti i benefici onde ci ha ricolmati.
Questo modo è eccellente”.
Chiaro anche il catechismo scritto secondo i decreti del
Concilio di Trento:
“E però un istesso SACRIFIZIO confessiamo essere (e così
si dee tenere) il SACRIFIZIO della Messa e quello che fu offerto in
Croce, siccome una medesima Ostia è Cristo Signor Nostro, il quale una
volta sola Sé stesso sacrificò cruento sopra l’altare della Croce; perché
l’Ostia cruenta e l’Ostia incruenta non sono due Ostie, ma una sola”.
Il catechismo di San Pio X sintetizza in modo esemplare
ciò che riguarda la Santa Messa, e quindi val la pena trascriverne qui i punti
principali:
“La Santa Messa è il SACRIFICIO del Corpo e del Sangue di Gesù che, sotto le specie del
pane e del vino, si offre dal sacerdote a Dio sull’altare in memoria e
rinnovazione del SACRIFICIO della
Croce.
Il primo e principale offerente del SACRIFICIO della Santa Messa è Gesù
Cristo stesso, mentre il sacerdote è il ministro che offre all’Eterno Padre lo
stesso SACRIFICIO in nome di Gesù.
Il
SACRIFICIO è la pubblica offerta a Dio d’una cosa che si distrugge per
professare che Egli è il Creatore e Padrone supremo, al quale tutto è
interamente dovuto.
Il SACRIFICIO
della Messa è il SACRIFICIO stesso
della Croce: c’è differenza solo nel modo di compierlo.
Il SACRIFICIO
della Croce è l’unico SACRIFICIO del
Nuovo Testamento, perché con esso il Signore Gesù placò la divina Giustizia, acquistò
tutti i meriti necessari a salvarci e compì da parte sua la nostra
redenzione. Egli però ci applica questi meriti con i mezzi da Lui istituiti
nella Sua Chiesa, tra i quali è il Santo SACRIFICIO
della Messa.
Il
SACRIFICIO della Santa Messa lo istituì Gesù Cristo stesso quando istituì
il Sacramento dell’Eucaristia e stabilì che si facesse in memoria della Sua
Passione.
Tra il
SACRIFICIO della Croce e quello della Messa c’è questa differenza: Gesù
Cristo sulla Croce si sacrificò (dando volontariamente il proprio Sangue) e
meritò ogni grazia per noi; sull’altare invece Egli (senza spargere Sangue) si
sacrifica e si annienta misticamente (per il ministero del suo sacerdote) e ci
applica i meriti del SACRIFICIO della
Croce.
Un’altra relazione del SACRIFICIO della Messa con quello della Croce è che il SACRIFICIO della Messa rappresenta in
modo sensibile lo spargimento del Sangue che fuoruscì (e quindi si separò) dal
Corpo di Cristo sulla Croce, infatti in virtù delle parole della consacrazione
si rende presente sotto la specie del pane il solo Corpo e sotto le
specie del vino il solo Sangue del nostro Salvatore, Corpo e Sangue
separati l’uno dall’altro (come sul Calvario) sebbene per naturale concomitanza
e per l’unione ipostatica sia presente sotto ciascuna delle specie interamente
tutto Gesù Cristo vivo e vero.
La Messa si offre a Dio per renderGli il culto supremo di
latria o adorazione, per ringraziarlo dei suoi benefici, per placarlo e darGli
soddisfazione dei nostri peccati e per ottenere grazie a vantaggio dei fedeli
vivi e defunti” (s.Pio X: Catechismo medio).
Pio XII in quella meravigliosa enciclica che è la “Mediator Dei” emanata il 20 novembre
1947, non fa che ribadire la sentenza del Concilio di Trento:
“L’augusto
SACRIFICIO dell’altare non è dunque, una pura e semplice
commemorazione della Passione e Morte di Gesù Cristo, ma è un VERO E PROPRIO SACRIFICIO, nel quale,
immolandosi incruentemente, il Sommo Sacerdote fa ciò che fece una volta sulla
Croce offrendo al Padre tutto Sé stesso, vittima graditissima, ‘Una…e identica
è la vittima; quello stesso che adesso offre per ministero dei sacerdoti, si
offrì allora sulla Croce; è diverso soltanto il modo di fare l’offerta”
(cit .Concilio di Trento, Sess.XXII c.2)’.
E’ quantomeno sorprendente, alla luce del poi, che il
Concilio Vaticano II nella Costituzione “Sacrosanctum
Concilium” trattando della Santa Messa, questa la faccia precedere sempre
dalla parola SACRIFICIO. Veramente
la sorpresa non viene dal Concilio, bensì da chi in seguito avrebbe forse
distortamente interpretato e attuato le indicazioni dello stesso. Il capitolo
II di detta Costituzione inizia con la definizione della Messa:
“Il nostro Salvatore nell’ultima cena, la notte in cui fu
tradito, istituì il SACRIFICIO
Eucaristico del Suo Corpo e del Suo Sangue, onde perpetuare nei secoli, fino al
Suo ritorno, il SACRIFICIO della
Croce, e per affidare così alla Sua diletta sposa, la Chiesa, il memoriale
della Sua Morte e della Sua Resurrezione: Sacramento di pietà, vincolo di
carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolma di
grazia e ci è dato il pegno della gloria futura”.
E ancora più chiaramente al capitolo I n °32 viene detto:
“Ogni volta che il SACRIFICIO
della Croce col quale Cristo nostro Agnello pasquale è stato immolato, viene
celebrato sull’altare, si rinnova l’opera della nostra redenzione”.
Sembra dunque che i Padri conciliari abbiano voluto rimanere
nel solco della tradizione. Il compendio del catechismo della Chiesa Cattolica
emanato nel 2005, sintetizza così:
“Il SACRIFICIO
della Croce e il SACRIFICIO dell’Eucaristia
sono un’unico SACRIFICIO. Identici
sono la vittima e l’offerente, diverso è soltanto il modo di offrirsi: cruento
sulla Croce, incruento nell’Eucaristia” (C.C.C.280).
Mentre il catechismo di s.Pio X formula le domande usando
costantemente le parole “Santo
sacrificio della Messa oppure “ Santo
sacrificio della Croce”, il catechismo recente usa solo la
parola “Eucaristia” o “Sacramento dell’Eucaristia.
Che sia il Sacramento dell’Eucaristia è fuori dubbio, come è
pure Cena del Signore, o Frazione del pane, come lo chiamavano i primi
cristiani. Si nota però che l’aspetto sacrificale espiatorio sostenuto dal
Concilio di Trento (Concilio De Fide), oggi ha perso la sua importanza primaria
se al n° 281 il Catechismo attuale dice: “L’Eucaristia viene ANCHE
offerta per tutti i fedeli vivi e defunti in riparazione dei peccati di
tutti gli uomini (…)”. Quell’ANCHE toglie peso al Sacrificio di Cristo, che
è morto proprio per riscattarci tutti dal peccato, quindi al valore espiatorio
del rito. Queste ambiguità sono comuni nella nuova liturgia, specie nella nuova
Messa.
Ma ben più solida è la Messa cattolica, frutto del riordino
effettuato in conformità alle disposizioni del Concilio di Trento (sec.XVI)
proprio per elevare un baluardo contro chi, come Lutero, aveva alterato
se non distrutto quella Messa che aveva ed avrebbe alimentato la
spiritualità di generazioni e generazioni di martiri e di santi fino ai nostri
padri e fino a noi che sentiamo ancora vivo il ricordo di quell’azione mistica
e sublime. Su questa Messa il grande e santo Papa Pio V ha voluto porre il
sigillo definitivo e perpetuo in modo che nessuno più in avvenire si azzardasse
a toccarla, comminando l’anatema a chi avesse tanto ardire:
DALLA BOLLA “QUO PRIMUM TEMPORE” di PAPA PIO V del 14 luglio
1570 –
VI – (…), mentre CON LA PRESENTE NOSTRA COSTITUZIONE, DA
VALERE IN PERPETUO, priviamo tutte le summenzionate chiese dell’uso dei loro
messali, che ripudiamo in modo totale e assoluto, stabiliamo e comandiamo,
sotto la pena della nostra indignazione, CHE A QUESTO NOSTRO MESSALE,
RECENTEMENTE PUBBLICATO, NULLA MAI POSSA VENIRE AGGIUNTO, DETRATTO, CAMBIATO.
(…) Pertanto NON ABBIANO L’AUDACIA DI AGGIUNGERE ALTRE CERIMONIE O RECITARE
ALTRE PREGHIERE CHE QUELLE CONTENUTE IN QUESTO MESSALE.
VII – Anzi, in virtù dell’Autorità Apostolica, noi
concediamo a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l’indulto perpetuo di
poter seguire, in modo generale, in qualunque chiesa, senza scrupolo veruno di
coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo
stesso messale, di cui avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e
lecitamente, così che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli
altri sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i regolari a qualunque
Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente
da quella che Noi abbiamo prescritta, né d’altra parte, possano venir costretti
e spinti da alcuno a cambiare questo messale.
VIII – Similmente DECRETIAMO E DICHIARIAMO CHE LE PRESENTI
LETTERE IN NESSUN TEMPO POTRANNO VENIR REVOCATE O DIMINUITE, MA STABILI SEMPRE
E VALIDE DOVRANNO PERSEVERARE NEL LORO VIGORE.
XI – NESSUNO DUNQUE, E IN NESSUN MODO, SI PERMETTA CON
TEMERARIO ARDIMENTO DI VIOLARE E TRASGREDIRE QUESTO NOSTRO DOCUMENTO: FACOLTA’,
STATUTO, ORDINAMENTO, MANDATO, PRECETTO, CONCESSIONE, INDULTO, DICHIARAZIONE,
VOLONTA’, DECRETO E INIBIZIONE. CHE SE QUALCUNO AVRA’ L’AUDACIA DI
ATTENTARVI, SAPPIA CHE INCORRERA’ NELL’INDIGNAZIONE DI DIO ONNIPOTENTE E DEI
SUOI BEATI APOSTOLI PIETRO E PAOLO.
……
Per meglio capire la serietà con cui il Concilio di Trento
ha trattato la Santa Messa, e la severità che ha usato verso chi si sarebbe
preso licenza di alterare alcunché di ciò che era stato stabilito, ripropongo
di seguito alcuni canoni scritti in forma di condanna della dottrina contraria
a quella sempre creduta dalla Chiesa:
CANONE 1 - “Se
qualcuno dirà che nella Messa non si offre a Dio un vero e proprio
SACRIFICIO, e che essere offerto significa semplicemente che Cristo ci
viene dato in CIBO: sia anatema”.
CANONE 3 – “Se
qualcuno dirà che il SACRIFICIO della Messa è solo un sacrificio di lode
e di ringraziamento, o una semplice commemorazione del sacrificio
offerto sulla Croce, e non un SACRIFICIO PROPIZIATORIO; o che giova solo
a chi la riceve; e che non deve essere offerto per i vivi e per i morti,
per i peccati, le pene, le soddisfazioni e altre necessità: sia anatema”.
CANONE 6 – “Se
qualcuno dirà che il canone della Messa contiene degli errori, e che
quindi bisogna abolirli: sia anatema”.
CANONE 9 – “Se
qualcuno dirà che il rito della Chiesa Romana, secondo il quale parte
del canone e le parole della consacrazione si profferiscono a bassa voce è da
condannarsi; o che nell’offrire il calice, l’acqua non deve essere mischiata
col vino, perché ciò sarebbe contro l’istituzione di Cristo: sia anatema”.
Ciò che in questa materia ha stabilito il
Concilio di Trento, non è passibile né di modifica né di sostituzione.
Ciononostante si è osato, incorrendo nell’anatema, metter mano alla Messa,
privandola di elementi molto importanti che da sempre la caratterizzavano.
a) S. MESSA, IL CONCETTO
PREVALENTE: LA CENA.
Chi di una certa età, abbia praticato e amato la Santa Messa
tradizionale, ha percepito chiaramente che nella liturgia vi è stata una svolta
radicale. Molti con riluttanza hanno dovuto accettare ciò che passava il
convento; altri hanno accolto quel nuovo modo gioioso di celebrare, con
entusiasmo, felici che il prete sia sceso tra il popolo e che finalmente si
preghi con un linguaggio comprensibile, anche se qualcuno rimpiange il latino,
nobile lingua usata sempre dalla Chiesa, e la fastosità del cerimoniale. La
massa dei fedeli ha accolto le novità forse con stupore, ma certamente in buona
fede, ossequienti a ciò che la Chiesa ha proposto. Pochi, ma veramente molto
pochi hanno capito che in un certo qual modo sono stati costretti a passare un
valico che doveva invece essere un confine. Qualcuno si rende conto che è
cambiata la Messa perché è cambiata la dottrina, e che la rivoluzione
liturgica è la conseguenza della rivoluzione dottrinale e teologica sorta
durante e dopo il Concilio Vaticano II.
Nel giro di pochi anni ci hanno fatto ingoiare una Messa
quasi irriconoscibile, un rito lontano dalle nostre tradizioni e dal nostro
modo di sentire. Lo dico per me e per i delusi e impotenti. Ci hanno vietato il
culto dei nostri padri: uno scippo.
Quanto ci è mancata la nostra Messa, che ci era entrata
nelle viscere e nel cuore in modo indelebile formandoci, plasmandoci,
irrobustendoci, giorno dopo giorno. A (quella) Messa io devo tutto; il Cristo
nascosto in quel disco bianco mi ha accompagnato per tutta la vita ed ora per
quel che mi rimane cerco di rimanervi aggrappato fino all’ultimo respiro.
Perché dunque ce l’hanno sottratta? Dicono che è sempre
Cristo che scende sull’altare (o sulla tavola), che c’è una continuità
essenziale, che è sempre il rito romano, se pur allietato dalle chitarre. Ma
allora, se è sempre la stessa Messa perché non avete lasciata quella che già
c’era e che andava egregiamente, tant’è vero che nessuno del ‘popolo di Dio’ aveva
chiesto modifiche o aggiornamenti. Nessuno aveva chiesto di cambiare le
preghiere, di togliere il latino, e nessuno si era mai lamentato perché il
prete gli voltava le spalle oppure che ci si comunicava prendendo l’Ostia sulla
lingua. Io ricordo ancora l’emozione che provavo man mano che scoprivo dalla
traduzione, la bellezza delle preghiere. Poi, certe frasi, certe parole che si
ripetevano anche in latino, restavano impresse per tutta la vita ed erano come
fari posti lungo la strada.
Nostalgia, voi dite, cosa che non ha nulla a che vedere con
la fede. Nostalgia, si, di cose preziose perdute, tristezza di aver perso un
tesoro. Perché dunque avete sfigurato la Messa?
Ve lo chiede un povero cristiano che un tempo, disorientato
e amareggiato si poneva domande senza trovare risposte, perché il rullo
compressore della riforma avanzava inesorabile distruggendo e pure irridendo.
Mentre tutti erano presi dalla frenesia di distruzione del vecchio per
promuovere il nuovo (identificando il vecchio per cattivo e il nuovo per
buono), nessuno ha avuto una parola, un’attenzione per noi che ci siamo sentiti
defraudati e abbandonati.
Ma cosa ha portato il nuovo?
Quella speranza di una ventata di primavera, vaticinata da
qualche zucchetto rosso come si è risolta?
Credo che chiunque non sia in malafede e abbia gli occhi
aperti sappia dare una risposta.
Fonte: da Radio Spada
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