Madonna con bambino sul trono con due devoti; Chiesa di San Giovanni in Valle, Verona
EPOCA II - CAPO XVI
SOMMARIO. - Vescovi
della seconda metà del secolo XI - Incertezze - Brunone - Siginboldo - La
chiesa veronese aderisce allo scisma - Vescovi dei primi due decenni del secolo
XII -Incertezze - Walfredo - Bertoldo - Zufeto - Bemone - Bernardo.
Dalla morte del vescovo Walterio
(1052) al concordato di Worms
(1122), ossia dai primi inizi di reazione contro il servaggio imperiale alla
ricuperata libertà della chiesa, entro lo spazio di appena settant'anni,
secondo il Biancolinì, tra certi ed
incerti si avrebbero quindici o diciotto vescovi.
Tra questi prendiamo dallo Stato personale, come appartenenti alla seconda metà
del secolo XI i seguenti: dopo Walterio,
il cui nome si legge in un'iscrizione posta nella base del campanile di S. Zeno (1); succedono i Vescovi:
630
Ezelone (1052-1057);
640
Teobaldo (1057-1060);
650
Guglielmo (1060-1065);
660
Adalberto 0065-1070);
670
Usguardo (1070-1073);
680
Brunone (1073-1083);
690
Siginboldo (1083-1094);
700
Valbrunone (1094-1100).
Ma presso Biancolini, Maffei, ricorrono pure i nomi: Diabath, Guglielmo di Gosslar, Adelgerio,
Huswart e qualche altro.
Questa moltitudine di vescovi, di nomi strani e quasi tutti
teutonici, parrebbe accennare alla coesistenza simultanea, a scismi avvenuti
nella nostra chiesa durante la lotta dei papi contro Enrico IV ed Enrico V;
cosicchè talvolta contro il vescovo eletto canonicamente si avesse altro
vescovo imposto dall' imperatore. Ora è impossibile determinare quali fossero i
vescovi legittimi: qualche indizio si potrà desumere dai pochi cenni che daremo
secondo le poche memorie che ci restano (a).
Giovanni Aventino
dice che Enrico III nell'anno 1056
diede alla chiesa veronese un vescovo Dietboldo;
un cronista in quest'epoca stessa dice vescovo veronese un certo Diabath; mentre un atto
della chiesa di Santo Stefano
dell'anno 1058 dà per vescovo Teobaldo.
Sono due o tre vescovi, oppure un solo?
Simili ambiguità abbiamo anche su altri vescovi: particolarmente
sul vescovo Adelberto od Adalberone. E' egli
diverso dal vescovo Adelgerio,
come opinava il Peretti (2); o son due nomi del medesimo
vescovo? Sotto il nome di Adelgerio
si ha un trattato ascetico De studio
virtutum ad Horismundam (al.
Nonsuindam) Matrem inclusam:
dal nostro vescovo Luigi Lippomano
questo trattato fu attribuito al vescovo di Verona Adelgerio, e pubblicato in lingua italiana nell'anno 1552(3).
Notizie più certe e poco onorifiche abbiamo sul vescovo Brunone. Dal complesso
dei documenti apparisce che fu nominato vescovo di Verona dal giovane imperatore Enrico
IV, nel 1073: ma non dispiacque al pontefice Gregorio VII, a motivo soprattutto della sua erudizione sulla sacra
scrittura. Appena nominato, scrisse al papa pregandolo che gli concedesse l'onore del pallio: ma il papa con
lettera del 24 settembre 1073 gli rispose che tale onorificenza non si poteva
dare se non al vescovo che si presentasse al pontefice a riceverlo
personalmente (4). Allora si recò a Roma; ed il papa gli concesse il pallio
« cum privilegio et nacho »(5), in vista soprattutto del suo amore
alla cattedra di S. Pietro: forse
voleva anche evitare una collisione con l'imperatore Enrico IV. Sennonchè Brunone
troppo era legato ad Enrico.
Quando Gregorio VII
espressamente condannò e proibì le investiture, il nostro vescovo, unico tra i
vescovi italiani, intervenne alla dieta
di Worrns (24 gennaio 1076), nella quale dai vescovi imperiali veniva
inaugurato lo scisma. In quella assemblea di vescovi era il celebre Ugo, detto Candido, privato poc'anzi da Gregorio
VII della dignità cardinalizia. Esso declamò la troppo celebre Invectiva contro Gregorio VII: i vescovi la acclamarono
« quasi divinitus destinatam », ed
in base ad essa sentenziarono non poter esser papa un uomo reo di tanti e sì
enormi delitti (6).
Inutili furono le forti rimostranze fatte dai vescovi di Wirzburg e di Metz: sotto le intimidazioni di Guglielmo vescovo di Utrecht scrissero la famosa lettera « Ildebrando fratri », con la quale
ardivano imporre a Gregorio la
rinunzia alla sede pontificia.
Quella porta in testa l'iscrizione: « Sigefridus Mogontinus archiepiscopus, Udo Trevirensis, Wilhelmus
Ultrajectensis» (poi altri ventidue tutti tedeschi), ultimo « Bruno veronensis Hildebrando fratri »(7).
In seguito alcuni vescovi chiesero perdono al Papa: ma tra
questi non comparisce il nostro Brunone;
neppure verso il 29 giugno, che il papa avea posto come ultimo limite, oltre il
quale' i vescovi contumaci sarebbero incorsi nella scomunica. Dice il nostro Biancolini che Brunone perì infelicemente, ammazzato da un suo cappellano (8): altro caso da aggiungere a quelli,
che in altra opera abbiamo accennati tra gli effetti della scomunica (9).
Con un atto del 17 agosto 1075 aveva confermato al monastero di S. Nazaro la donazione di Coriliano con decime ecc. fatta dal
vescovo Giovanni: e ciò, dice
Brunone. «pro remedio animae meae et
domini mei Henrici regis; eo scilicet ordine ut... detur fratribus ibidem Deo
servientibus in victum et vestitum; et ut per obitum domini mei regis Henrici
in anniversario suo quindecim pauperes pascantur et missae duodecim pro anima
sua celebrentur, et unam de his missis fratres communiter celebrent et
offerant, ut eadem die fratres ad mensam uno ferculo bono plus solito habeant:
idem per omnia statua in meo anniversario »(10).
Osserva il Biancolini
che « i monaci nel duodecimo giorno di
ottobre fan ciò pel vescovo Giovanni, e non per Brunone, forse perché morì
questi fautore dell'antipapa Guiberto contro Gregorio VII». Probabilmente i
veronesi non riconobbero Brunone più
come vescovo dopo il marzo dell'anno 1080; lo riconobbero ancora l'imperatore e
gli imperialisti sino all'epoca della sua morte, che dovette essere verso
l'anno 1083.
Intanto Gregorio VII
nel concilio tenuto a Roma il 7 marzo 1080 aveva nuovamente tolto ai principi
secolari ogni diritto di nomina e di investitura; restituendo così al clero,
massime a quello della cattedrale, il diritto di nominare il vescovo.
I nostri cronisti e storici generalmente convengono che il
successore di Brunone sia stato
eletto dal capitolo della cattedrale; ma assegnano tale elezione all'anno 1083
o 1084; mentre dovette essere tra il marzo ed il giugno dell'anno 1080; il
vescovo eletto fu Siginboldo.
Così il Panvinio:
« Brunoni defunto, primus a canonico rum
collegio creatus episcopus, electione (imperatoris) non exspectata, ei et
improvisus successit hoc anno (1080) Siginboldus ex Gregorii praescripto »(11). Egli fu eletto dai sacerdoti
veronesi, « ad quos de jure et antiqua
et approbata consuetudine et praescriptione spectat convocatio cleri pro
electione veronensis episcopi facienda »(12).
Benchè eletto dal clero, Singiboldo detto anche Segebono o Segeboldo,
seguì le norme del suo predecessore Brunone,
ed intervenne al conciliabolo di Brixen
tenuto il 25 giugno 1080. Trenta vescovi, quasi tutti tedeschi, dietro
l'intimazione di Enrico IV si
radunarono a Brixen per trattare « super truculenta vesania cuiusdam
Hildebrandi pseudomonachi »: udite le incredibili accuse dell' ex cardinale Ugo, sentenziarono ad
unanimità Gregorio non essere più
papa: lo deposero ed in luogo di lui elessero Guiberto arcivescovo di Ravenna
col nome di Clemente III: agli Atti
di quel conciliabolo sottoscrisse tra gli altri « Segebono episcopus veronensis »(13).
Insieme col vescovo pare che anche i veronesi fossero o si
dimostrassero devoti ad Enrico IV.
Trovandosi questi a Verona nel giugno del 1084, gli si presentò insieme col
vescovo l'abate del monastero di S.
Zeno, Werinerio, per ottener favori e privilegi al suo monastero (14): a lui si rivolsero anche i
canonici della cattedrale per aver la conferma dei loro privilegi; come s'erano
rivolti anche all'antipapa Clemente III(15).
Finalmente è prova dell'adesione dei
veronesi alla causa scismatica il fatto che e l'imperatore e l'antipapa
dimoravano assai di sovente a Verona: a Verona celebrò Enrico la Pasqua dell'anno 1081; ed a Verona vi celebrò pure
insieme con l'antipapa il Natale del 1093 (b).
Siginboldo è
nominato in un atto di vendita di alcune terre presso Bagnolo, redatto il 5 luglio dell'anno 1085(16).
Dopo la morte di Siginboldo,
che dovette essere verso l'anno 1094 o 1095, comincia una nuova serie di
vescovi incerta e confusa, sino all'anno 1122.
Secondo lo Stato personale, dopo Valbrunone
sarebbero:
710 Walfredo
(1100-1102);
720 Bertaldo
o Bertoldo (1102- 1109);
730
Zufeto (1109-1111);
740
Siginfredo (1111-1118);
750
Uberto (1118-1122).
Ma secondo alcuni scrittori nostri, dopo Bertoldo si avrebbe
Arnolfo; dopo Zufeto Bernone, dopo Siginfredo Brimone, e
forse altri. Tra tutti questi vescovi non abbiamo qualche notizia, se non di
soli tre o quattro.
Walfredo
con un atto del 1100 a Canone
vescovo di Mantova, probabilmente
scismatico, concesse che consacrasse il 22 novembre la chiesa edificata dal suo
vicedomino Adelgerio ad onore di Maria Vergine presso Marcellise; alla qual chiesa egli diede
pure esenzioni e privilegi ed il diritto di aver chierici propri non dipendenti
dal vescovo di Verona (17).
Di Bertoldo o Bertaldo
abbiamo un atto scritto a Roverchiara
il 1 dicembre 1107; col quale, temendo « ne
gradus altior esset mihi casus inferior », dichiara di voler inaugurare il
suo episcopato e di impetrare su di sè i divini conforti con una beneficenza
verso la chiesa assai povera di San
Nazaro, confermandole la donazione di beni, che le avea lasciato il vescovo
Giovanni in Coriano: nello stesso
atto prescrive che sieno fatti suffragi per l'anima sua e per quella del suo
signore il re Enrico (18).
Intorno a Zufeto
erano discordi gli scrittori veronesi; dei quali parecchi negavano
l'esistenza di lui, volendo che « suffectus
» fosse un participio aggiunto al nome del vescovo Arnolfo. Questa opinione prevalse tra gli scrittori nostri dalla
metà del secolo XVIII sin verso la fine del XIX; più che per gli argomenti, per
l'autorità del canonico Dionisi (19). Per buona ventura i lavori
eseguiti nella chiesa di S. Lorenzo per cura e con eroici sacrifici del vicario
prof. Pietro Scapini nell' anno 1894
fecero apparire un loculo, ed in esso una lamina plumbea con la scritta:
† IN
NOIE DNI NRI IHV CHRI AM
HIC LOCATV E CORPVS
BEATI I
POLITI MR A ZVFETO EPO I PACE
Dunque il vescovo
Zufeto riconobbe giuridicamente le reliquie di Sant'Ippolito martire, che già doveano essere nella chiesa di S. Lorenzo prima della fine
del secolo VIII, e, come documento di tale ricognizione vi pose quella lamina
con inciso il suo nome (29).
Il vescovo Zufeto
è pur ricordato due volte in un placito tenuto « in sala venerabilis episcopi Tebaldi sanctae veronensis ecclesiae »
il giorno 2 gennaio dell'anno 1146. In esso il vescovo Tebaldo propugnando i
diritti del vescovo di Verona contro
i canonici sopra il castello di Cerea,
disse che il vescovo Zufeto ne avea
investito la contessa Matilde di Canossa:
«Et quod Zufetus sanctae veronensis
ecclesiae epus olim investivi t per feudum Comitissam MatiIdam de ipso loco qui
dicitur Cereta »(21).
E' bensì vero che Tebaldo
non potè dimostrare la verità di quella investitura; ma in pari tempo è
evidente che egli, e con lui i suoi avversari in quella lite, ed erano i
canonici, e tutti i presenti giudici e testi, sapevano esservi stato un vescovo
di Verona di nome Zufeto, il quale avrebbe retto la
chiesa veronese solo una trentina di anni prima di Tebaldo. Dunque è ben certo l'episcopato di Zufeto; ed avrebbe
avuto luogo tra gli anni 1109- 1115 all'incirca; forse Zufeto fu contemporaneo a Bernone
ed Otberto nominati dall'imperatore Enrico V (22). Perciò giustamente iI suo nome dall'anno 1902 in poi fu
inserito nella lista dei vescovi nello Stato
personale del clero della diocesi di Verona.
Di Bernone,
se pur fu vescovo di Verona, si dice che sia stato decorato del pallio dal
pontefice Pasquale II. Unica prova di tale decorazione sarebbe il
sigillo da lui usato in un privilegio all'abate dei monaci di San Fermo; sul quale sigillo si vede
l'effigie di un vescovo con pallio e la scritta: «Berna Dei gratia Episcopus Veronae »(23). Dovrebbe esser morto, o deposto, verso l'anno 1122.
Intanto la causa della libertà della chiesa guadagnava
terreno ogni giorno: la lotta intrapresa
da Gregorio VII contro la prepotenza
laica, dopo le effimere incertezze di Pasquale
II, riusciva a trionfare completamente mediante il concordato di Worms conchiuso tra il pontefice Callisto II e l'imperatore Enrico
V il dì 23 settembre dell'anno 1122.
Nel medesimo anno o poco dopo a vescovo
di Verona veniva eletto Bernardo,
uomo di grande pietà e prudenza, con il quale ha principio una serie di
vescovi insigni ed un'epoca veramente gloriosa per la chiesa veronese.
Con l'episcopato di Bernardo
inaugureremo l'epoca terza di questi nostri Cenni storici (c).
NOTE
1 - SIMEONI, La
Basilica di S. Zeno, pag. 12. L'iscrizione dell'anno 1045, come anno
nono «domini Walterii Pontificis ».
2 - PERETTI, Historia
delle sante vergini ... Serie dei tempi, pag. 63, seg. 3 Si trova
nell'originale latino presso MIGNE, Patr. lat., Tom. CXXXIV.
4 - JAFFÈ, Monum.
Gregor., Reg. I, Epist. 24.
5 - Nachus dal
greco significa pelle di ariete, gualdrappa. MACRI, Hierolexicon; DUCANGE,
Glosasrium alla v. Nactum.
6 - LAMBERTUS
schfn., Annales a. 1076, presso PEREZ, Monum. Germ. Script., V,242.
7 - Presso
Weiland, Constit. et Acta Imper. et Regum, Num. 58, T orn. I, pag. 106.
8 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona, I, pag. 189.
9 -
Instit. Hist. eccles. - Periodus secunda, VoI. II, pag, 401 (Ed.
alt.).
10 - Presso
BIANCOLINI, Chiese di Verona, I, pag. 265.
11 - PANVINIUS, Antiqu.
Veron., Liber VIII.
12 - Cosi da un
documento presso gli Umiliati di S. Maria della Chiara riporta DALLA CORTE, Dell'Istoria
di Verona, II, pag. 78.
13 - PERTZ, Monum.
Germ. Leg., II, P. L pag. 50; JAFFE,
Monum Bamberg., pag. 134; WEILAND, Op. cit., pag. 118-120.
Quest'ultimo in nota osserva che vescovo di Verona era allora Brunone.
14 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona, VoI., V, P. I, pag. 89 Docum.
XXVIII.
15 - Presso
UGHELLI, Italia sacra, Tom. V, col. 769, 770.
16 - Presso
BIANCOLINI, Dissert. sui vescovi, Docum. X, pag. 134.
17 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona, III, pag. 295. - Quella chiesa passò ben presto ai monaci di S.
Nazaro.
18 - BIANCOLINI, Chiessee
di Verona, VoI. V, P. II, pag. 70.
19 - Cronologia
serie dei Vescovi ... da S. Annone fino a' dì nostri. E'
certamente opera del can. Dionisi pubblicata senza nome dell'autore, presso
FLORIO, Nuova difesa ... Appendice, Num. V. - In seguito a questa
pubblicazione, BIANCOLINI, Dissert., pag. 43, soppresse il vescovo
Zufeto, che egli avea ammesso otto anni prima. Chiese I, 190. Così poi lo soppressero il vescovo LIRXTI, Serie
cronol. rei vescovi; indi VENTURI, Storia ... di Verona; GAMS, Series
Episcoporum; CAPPELLETTI, Chiese d'Italia; BELVIGLIERI, Verona e
sua Provincia.
20 - SGULMERO, Zufeto vescovo di Verona, pag. 16, con
fac-simile (Verona 1894).
21 - SGULMRO, Op. cit., pag. 21-25.
22 - BIANCOLINI, Chiese di Verona, I, pag. 191.
23 -CANOBIO, Annali Veron., presso BIANCOLINI,
Chiese di Verona, I. c.
ANNOTAZIONI AGGIUNTE
AL CAP. XVI (a cura di A. Orlandi)
(a) Pag. 284. -
Le difficoltà circa l'identificazione e la cronotassi dei vescovi di
quest'epoca finora non sono state chiarite, e forse non lo saranno a meno che
qualche eccezionale documento finora inesplorato non ci chiarisca i punti
oscuri.
(b) Pag. 286. - A
noi possono far meraviglia gli atteggiamenti dei cristiani di quei tempi, da
una parte ribelli al Papa e dall'altra fedeli alle celebrazioni liturgiche e
forse anche convintamente devoti: bisogna tener conto della difficoltà di
informazione esatta di quei tempi ed anche della confusione fra fede e politica
che vigeva, a causa di un legame di fatto fra le due sfere. Pare giusto leggere
queste vicende con atteggiamento di comprensione delle difficoltà di quei tempi
più che con la pretesa di pronunciar sentenze.
(c) Pag. 289. -
Il vescovo Bernardo secondo documenti riferiti dal Simeoni risulta eletto già
dal 1119. Cfr. L. SIMEONI, Documenti e note sull'età precomunale e comunale
di Verona, in Studi Storici Veronesi L. Simeoni. voI. VIII-IX, pag.
76.
Fonte: srs di
Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume I
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