Dal testo di Francesco Zanotto
" ... Eletto che
fu, afferma Andrea Dandolo, essere stato egli posto in trono vestito delle
insegne ducali; ma sembra doversi prestare fede a coloro che dicono, che come
era il costume antico, e come fu sempre, di poi osservato con qualche
variazione però, venisse il nuovo doge recato sugli omeri da alcuni, affinché
fosse da tutti veduto, e quindi portato in giro fino alla chiesa, ove orato a
Dio, e giurato il bene della sua nazione, passò al suo palazzo, spargendo
larghi doni alla moltitudine circostante ... "
ANNO 697
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri
I Veneti delle isole accettano il principio
dell'autorità, di un solo uomo che, pur se coadiuvato dai maggiorenti,
diventa gradualmente una guida militare e poi anche politica. Così la
parola duce, o dux, si trasforma nella lingua parlata in doxe, per
arrivare al famoso "doge" ...
6 - LA SCHEDA STORICA
Con l'assestarsi nella penisola dell'equilibrio tra
Longobardi e Bizantini, anche l'area lagunare, ormai ampiamente popolata, era
alla ricerca di una sua organizzazione politica e sociale. Alla fine del VII secolo la provincia risultava ancora retta da un duca e da un
"magister militum" rispettivamente quale autorità civile e militare
dipendenti dall'esarca bizantino di Ravenna.
Tuttavia la popolazione andava riconoscendo sempre più nel
clero e nel ceto tribunizio locali i nuovi punti di riferimento all'interno di
un processo di ristrutturazione che assumeva sempre più nel tempo i caratteri
di una vera e propria volontà autonomista.
E all'insegna di questa volontà la cronicistica veneziana
individua in Paoluccio o Paoulicio Anafesta, cittadino di Eraclea, il primo
duca, poi dòxe (doge), eletto
autonomamente dai veneziani nel 697. Pur
ritenendo molto più probabile che per quella data l'area fosse ancora invece
politicamente "devota" a Bisanzio e al suo esarca, resta tutto il
fascino di una circostanza e di una figura sospese tra storia e leggenda.
Si narra così che Paoluccio venne eletto quale primo doge
dopo che il Patriarca di Grado Cristoforo riuscì a stento a sedare gli animi
infuocati dei lagunari riuniti nella cattedrale di Eraclea per tentare di trovare
una soluzione pacifica alle feroci discordie che da tempo serpeggiavano fra i
tribuni delle diverse isole. Questa debolezza interna doveva fare poi i conti
anche con le continue incursioni corsare che venivano dal mare e con le
scorrerie dei Longobardi alle foci dei fiumi. Evidentemente la neo-comunità
lagunare stentava in quei primi decenni di vita a trovare un suo stabile
equilibrio politico e sociale.
Il duca unico: garante del bene comune
L'esigenza di arrivare così ad una pace tra le diverse
realtà isolane, avrebbe portato alla fine tutti i rispettivi rappresentanti e
parte degli abitanti a radunarsi nella chiesa di Eraclea. Qui, una volta sedati
gli animi, si sarebbe finalmente eletto un duca quale unico e legittimo
rappresentante dell'intera comunità lagunare.
Il "doge" infatti, pur conservando i poteri che
erano già stati dell'antico funzionario bizantino, sarebbe stato sentito
innanzitutto, infatti, come il garante del comune interesse, il difensore del
"bene comune". Una realtà che al di là della leggendaria circostanza,
è certamente innegabile.
Il popolo, e lo vedremo presto, non esiterà infatti a
cacciare, accecare o uccidere i dogi che governeranno male o dispoticamente,
opponendosi ancora per molti secoli a chiunque tentasse di trasformare la ducea
in un potere dinastico e famigliare. A questo spirito s'informavano anche i
provvedimenti presi per fissare i poteri e le competenze del doge stesso.
Questi poteva convocare l'assemblea generale dei
rappresentanti delle isole ma allo stesso organo doveva rispondere e render
conto del suo operato. Poteva altresì eleggere i tribuni e i giudici; poteva
convocare i concili del clero e conferire allo stesso benefici e poteri
temporali; poteva infine decretare lo stato di guerra previo parere concorde o
meno dell'assemblea.
Malgrado l'istituzione del primo doge, perdurarono ancora
per molto tempo le figure dei tribuni, i veri gestori e rappresentanti della
politica nelle singole isole. Non più indipendenti, questi erano molto più che
dei semplici esecutori di leggi, in virtù di una certa autonomia di cui
godevano ancora le singole isole che infatti non obbedivano direttamente al
doge ma ai suoi rappresentanti, i gastaldi. Prevaleva ancora il carattere
locale e famigliare del governo nelle varie realtà isolane. Questo aspetto
politico sarebbe durato per molti secoli.
Ma torniamo a Paoluccio e alla sua presunta elezione.
Prestato giuramento venne poi fatto sedere su di un trono ed insignito delle
insegne ducali del potere o, secondo altri, portato in trionfo sino alla chiesa
e successivamente al suo palazzo.
Sotto il suo dogato che sarebbe durato fino al 727, la
comunità lagunare avrebbe raggiunto finalmente pace e prosperità grazie anche
ad un'alleanza con il re longobardo Liutprando che procurò ai veneziani una
serie di benefici commerciali. Non è dato sapere, in realtà, come e se
effettivamente la vicenda sull'elezione del primo doge si sia svolta proprio
come le alquanto tarde fonti veneziane ci tramandano.
La realtà storica sembra infatti smentire in pieno
l'asserita autonomia dei veneti delle isole con l'elezione del loro primo doge
Paoluccio. Le alte cariche amministrative infatti, durante il supposto periodo
pauliciano (697-727), furono sempre ricoperte da funzionari bizantini che
rispondevano ancora in toto all'esarca di Ravenna e quindi all'imperatore di
Bisanzio.
Nessuna radicale modifica, poi, nell'organizzazione politica
delle isole per quegli anni sembra essersi realmente verificata. Il referente
politico, militare ed amministrativo per tutta l'area lagunare, continuava
infatti ad essere l'esarca e Venezia, o meglio la futura Venezia, non doveva
ancora costituire un'eccezione.
Di vera e propria autonomia del ducato veneziano, si potrà
infatti parlare solo dopo il 726, quando il destino delle isole realtine
inizierà a seguire una diversa strada rispetto a quella dell'Esarcato
ravennate.
Un fatto resta tuttavia certo. Dal secolo successivo la
presunta elezione di Paoluccio, il dogato veneziano si andrà sempre più
affermando come una realtà autonoma rispetto all'esarca di Bisanzio, per il
quale le cose non volgevano certo al meglio, anche a causa degli stessi
isolani.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco
Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA
VENETA, volume 1, SCRIPTA EDIZIONI