Protocols of the elders of zion
SERGYEI NILUS
L'INTERNAZIONALE EBRAICA
THE PROTOCOLS OF ZION
PROTOCOLLI DEI
"SAVI ANZIANI" DI SION
VERSIONE ITALIANA
ROMA
LA VITA ITALIANA
LA VITA ITALIANA
RASSEGNA MENSILE DI POLITICA
Via dell'Unità, 25
1921
Protocolli dei Savi anziani di Sion
Tratto da www.juliusevola.it. Quanto segue è la copia
esatta digitalizzata del volume del 1921.
Il presente documento è stato elaborato da Fabio Galante
Uomini siate, e
non pecore matte,
Sì che 'l giudeo
tra voi di voi non rida. (Dante: Par. c. V; v. 80, 81)
INTRODUZIONE
Il Times di Londra l'8 maggio 1920 dava un largo
sunto dei "Protocolli dei Savi
Anziani di Sion", annunziando che questi furono pubblicati in Russia a
Tsarkoye Sielo nel 1905 e che la biblioteca del British Museum ne possedeva una
copia col timbro di entrata del 10 agosto 1906, n. 3926 d 17.
L'autorità del giornale richiamava sulla pubblicazione l'attenzione
degli studiosi e degli uomini politici, l'opinione pubblica ne fu commossa e le
edizioni si vennero moltiplicando mentre quelle esistenti si diffondevano
rapidamente. Tra queste le più notevoli sono: quella tedesca di Gottfried Zur
Beek: Die Geheimnisse der Weisen von Zion (I misteri dei saggi di Sion)
edita a Charlottenburg dall'Auf Vorposten (1919, 4°piccolo pp. 256) con una
importante bibliografia sulla quistione ebraica, e due edizioni inglesi, la
prima edita sui primi del 1920 a Boston (Small Majnard and C.), la seconda
edita a Londra (The Britons: 62 Oxford Street) Protocols of the Learned
Elders of Zion. Sono poi seguite numerose edizioni in Francia, Polonia,
ecc.
Una grave quistione si è dibattuta recentemente
sull'autenticità dei Protocolli. Noi non vogliamo dissimularla, sia per
omaggio alla verità, sia perché i poco scrupolosi non ne abusino. Anzi noi
eviteremo di voler risolvere quella quistione nel senso formale, e d'altronde
la discussione è troppo lunga e complessa perché qui possiamo riprodurla,
tanto più che vi sono sempre convinti sostenitori d'ambo le parti. A mo' di
esempio rammenteremo questo punto: il fatto indiscutibile innanzi accennato che
i Protocolli furono pubblicati in Russia nel 1905 (l'anno seguente il British
Museum ne registrava una copia) è citato dagli assertori dell'autenticità
come una prova, giacché nessuno potrà dire che la prodigiosa realizzazione
odierna dei Protocolli sia il volgare trucco di una opera stampata après
coup con una data anteriore. I negatori dell'autenticità citano questo
stesso fatto per la loro tesi, dicendo che quando in Russia comparvero i
Protocolli, e poi furono ripubblicati, essi non furono presi in considerazione
dagli stessi giornali e circoli antisemiti russi che pur avevano tutto
l'interesse di farlo: segno, dicono i negatori della autenticità, che si
sapeva esser quello un prodotto della celebre "Okhrana".
Come vedono i nostri lettori, c'è da continuare per un
pezzo sulla stessa strada. Ebbene noi taglieremo corto con questa semplice
affermazione: il suddetto dibattito verte materialmente sull'autenticità
propriamente detta del documento, cioè se realmente gli "Anziani di
Sion" si siano radunati nel tale anno e luogo, ed abbiano redatto, parola
per parola, quei Protocolli. Ma un'altra quistione, meno formale e più
sostanziale, s'impone: quella della loro veridicità.
Nessuno nega che un programma reso pubblico nel 1905 abbia
oggi il suo pieno, stupefacente, spaventoso adempimento, e non solo in genere
ma in molti punti particolari. O il documento è formalmente autentico, od esso
fu compilato su varii documenti autentici e su informazioni sicure, dando a
queste membra sparse una unità di corpo.
Ora, ogni onesto e intelligente lettore troverà che
nell'uno e nell'altro caso il documento è prezioso. E come tale lo presentiamo
al pubblico italiano.
Quando nel 1905 il professor Sergyei Nilus rivelava, con la
pubblicazione dei Protocolli, il piano di conquista politica del Sionismo
ribelle ed oppresso, era ben lungi dal supporre che - quindici anni dopo - la
sua pubblicazione sarebbe apparsa come la voce profetica alla quale il mondo
ebbe il torto di non dare a suo tempo ascolto.
Oggi una parte del terribile piano è attuata.
PREFAZIONE ALLA TRADUZIONE
INGLESE
Londra, 2 dicembre 1919.
In questo momento in cui tutta l'Europa Occidentale si
occupa dei benefici derivanti dai governi costituzionali e discute da un lato i
meriti e dall'altro le iniquità del Massimalismo (Bolscevismo), ritengo di
poter presentare con profitto al pubblico la traduzione di un libro stampato a
Tsarkoye Sielo in Russia, nell'anno 1905.
Si può vedere una copia del documento originale alla
biblioteca del British Museum, sotto il N. 3926 d 17, che porta il bollo di
entrata: "10 agosto 1906 British Museum". Quante altre copie di
questo libro si trovino per il mondo non sono in grado di dire, giacché
sembra, che poco dopo la sua comparsa, nel 1905, quasi tutte le copie esistenti
siano state comperate simultaneamente ed apparentemente con uno scopo prefisso.
Debbo inoltre prevenire i miei lettori, che non devono portare una copia di
questa traduzione in Russia, giacché chiunque ivi ne fosse trovato in possesso
sarebbe immediatamente fucilato dai Bolscevichi, quale portatore di
"propaganda reazionaria".
Il libro fu presentato al popolo russo dal professore
Sergyei Nilus. Esso consiste di:
1) Un'introduzione al testo principale, scritta dal
Sergyei Nilus nel 1905.
2) Appunti su conferenze fatte a studenti ebrei a parigi nell'anno 1901.
3) Una parte di un epilogo scritto dallo stesso Sergyei Nilus che non ho ritenuto necessario riprodurre totalmente, giacché in gran parte non interesserebbe il pubblico e non riguarda il tema che mi propongo e cioè: il Pericolo Ebraico.
2) Appunti su conferenze fatte a studenti ebrei a parigi nell'anno 1901.
3) Una parte di un epilogo scritto dallo stesso Sergyei Nilus che non ho ritenuto necessario riprodurre totalmente, giacché in gran parte non interesserebbe il pubblico e non riguarda il tema che mi propongo e cioè: il Pericolo Ebraico.
Chiedo ai miei lettori di tener presente, che le
conferenze sopra accennale furono fatte nel 1901, e che l'introduzione di
Nilus, nonché l'epilogo furono scritti nel 1905.
È impossibile leggere qualsiasi parte di questo volume,
oggi, senza esser colpiti dalla nota fortemente profetica che lo domina; non
solo per quanto riguarda la ex Santa Russia, ma anche rispetto a talune
sinistre evoluzioni che si osservano in tutto il mondo nel momento attuale.
Gentili. - In guardia!
INTRODUZIONE DEL PROF. SERGYEI
NILUS (1905)
Mi è stato dato, da un amico personale ora defunto, un
manoscritto il quale, con una precisione e chiarezza straordinaria, descrive il
piano e lo sviluppo di una sinistra congiura mondiale, che ha il preciso scopo
di determinare lo smembramento inevitabile del mondo non rigenerato [Dal punto
di vista ebraico, s'intende. - N. d. t.]. Questo documento venne nelle mie mani
circa quattro anni fa (1901) insieme con l'assoluta garanzia che è la
traduzione verace di documenti (originali), rubati da una donna ad uno dei capi
più potenti, e più altamente iniziati della Massoneria [Massoneria
Orientale]. Il furto fu compiuto alla fine di un'assemblea segreta degli "Iniziati"
in Francia - paese che è il nido della "cospirazione massonica
ebraica".
A coloro che desiderano di vedere e udire oso svelare
questo manoscritto col titolo di "Protocolli degli Anziani di
Sionne".
Chi esamina questi appunti può, a prima vista,
riportarne l'impressione che essi contengano ciò che di solito chiamiamo
assiomi; vale a dire delle verità più o meno conosciute, quantunque espresse
con un'asprezza ed un sentimento d'odio che di solito non accompagnano le
manifestazioni di simili verità. Ribolle fra le righe quell'arrogante e
profondo odio di razza e di religione che per lungo tempo è riuscito a
nascondersi; ora questo odio gorgoglia, si riversa e sembra che trabocchi da un
recipiente colmo di furore e di vendetta, odio pienamente conscio della meta
agognata che si avvicina!
Debbo avvertire che il titolo di questo libro non
corrisponde esattamente al contenuto. Non si tratta precisamente di verbali di
adunanze, ma bensì di un rapporto,
diviso in sezioni non sempre logicamente seguentisi, presentate da un potente
personaggio. Il documento dà l'impressione di essere una parte di un complesso
minaccioso e di maggiore importanza, del quale manca il principio. L'origine,
già menzionata, di questo documento è evidente.
Secondo le profezie dei Santi Padri, le gesta degli
Anti-Cristo devono sempre essere una parodia della vita di Cristo, ed essi pure
debbono avere il loro Giuda. Ma, ben inteso, dal punto di vista terrestre questo
Giuda non raggiungerà il suo scopo; e perciò, - benché di breve durata, -
una vittoria completa di questo "Sovrano del mondo" (l'Anti-Cristo)
è assicurata. Si comprende che questo accenno alle parole di W. Soloviev non
è adoperato qui come prova della loro autorità scientifica. Dal punto di
vista escatologico, non è la scienza che lavora, ma bensì il destino che
eseguisce la propria parte importante. Soloviev ci fornisce il canovaccio,
sarà il manoscritto che eseguirà il ricamo.
Ci si potrà rimproverare la natura apocrifa di questo
documento, ma se fosse possibile di provare l'esistenza di questo complotto
mondiale per mezzo di lettere e di testimonianze, e di smascherare i capi
tenendone i fili sanguinolenti per le mani, i "Misteri dell'iniquità"
sarebbero violati. Secondo la tradizione non devono essere smascherati
completamente sino al giorno della incarnazione del "Figlio della
perdizione" (l'Anticristo). Non possiamo, nell'attuale complicazione di
procedimenti delittuosi, sperar di avere prove dirette, ma dobbiamo contentarci
della certezza acquistata mediante l'insieme delle circostanze, per cui non
rimarrà alcun dubbio nella mente di ogni osservatore cristiano. Ciò che segue
dovrebbe esser prova sufficiente per tutti coloro che hanno "orecchi per
sentire": è lo scopo che ci siamo prefissi, di spingere tutti a
proteggersi a tempo e a tenersi in guardia. La nostra coscienza sarà
soddisfatta se, coll'aiuto di Dio, potremo raggiungere il nostro scopo, senza
tuttavia suscitare ira contro il popolo accecato d'Israele. Confidiamo che i
Gentili non nutriranno sentimenti di odio verso la massa credenzona degli
israeliti, inconsapevole del peccato satanico dei suoi capi - gli Scribi e i
Farisei - i quali hanno di già una volta dato la prova di essere la
distruzione di Israele. Per scansare l'ira di Dio rimane una sola via -
l'unione di tutti i cristiani in Nostro Signore Gesù Cristo, il pentimento
nostro e degli altri - oppure lo sterminio totale. Ma è questo possibile date
le condizioni attuali del mondo non rigenerato? Non è possibile per il mondo,
ma lo è ancora per la Russia credente. La condizione politica degli Stati
Europei Occidentali e dei loro possedimenti o domini in altri continenti, fu
profetizzata dal Principe degli Apostoli. L'umanità che aspira al
perfezionamento della sua vita terrestre va in cerca di una realizzazione
maggiore dell'idea di potenza, che dovrebbe assicurare il benessere di tutti; e
brama un regno di sazietà universale, essendo questo diventato il più alto ideale
della vita umana. Essa ha cambiato l'indirizzo dei suoi ideali, dichiarando
completamente screditata la Fede Cristiana perché essa non ha giustificato le
speranze che si riponevano in essa. L'umanità rovescia i suoi idoli di ieri,
ne crea dei nuovi, innalza nuovi Dei sugli altari, erige loro tempi, più
lussuosi e magnifici gli uni degli altri; poi li depone e li distrugge
nuovamente. Il genere umano ha perduto perfino il concetto del potere dato da
Dio ai suoi Eletti e si avvicina sempre
più allo stato di anarchia. Fra poco il pernio della bilancia repubblicana e
costituzionale sarà consumato; la bilancia crollerà, e crollando trascinerà
tutti i Governi nell'abisso dell'anarchia furente.
L'ultima barricata, l'ultimo rifugio del mondo contro l'uragano
che viene è la Russia. In essa la vera fede vive ancora e l'Imperatore
consacrato rimane il suo protettore sicuro.
Tutti gli sforzi di distruzione dei servi sinistri e
palesi dell'Anticristo, tutti gli sforzi dei suoi lavoratori coscienti e incoscienti,
sono concentrati contro la Russia. Le ragioni di questo sforzo sono conosciute,
l'obiettivo è conosciuto e deve essere conosciuto dalla Russia fedele e
credente. Quanto più è minaccioso il momento che si approssima e più
spaventevoli sono gli avvenimenti che si avvicinano nascosti nelle dense nubi,
tanto più devono battere con coraggio e determinazione sempre maggiore i cuori
russi intrepidi ed audaci. Devono coraggiosamente unirsi intorno allo stendardo
sacro della loro Chiesa ed al Trono del loro Imperatore. Fintanto che vive
l'anima, fintanto che il cuore batte nel petto non deve trovar posto lo spettro
mortale della disperazione; tocca a noi con la nostra fede di ottenere la
misericordia dell'Onnipotente e di ritardare l'ora della caduta della Russia.
PROTOCOLLO I
Parleremo apertamente, discuteremo il significato di ogni
riflessione e, per mezzo di paragoni e deduzioni, arriveremo a dare una
spiegazione completa esponendo così il concetto della nostra politica e di
quella dei Goys (parola ebraica per definire tutti i Gentili). Si deve
anzitutto notare che gl'individui corrotti sono assai più numerosi di coloro
che hanno nobili istinti, perciò nel governare il mondo i migliori risultati
sono ottenuti colla violenza e l'intimidazione, anziché con le discussioni
accademiche. Ogni uomo mira al potere, ognuno vorrebbe essere un dittatore e
sono, in vero, assai rari coloro che non sono pronti a sacrificare il benessere
altrui pur di raggiungere le proprie finalità. Che cosa ha frenato quelle
belve che chiamiamo uomini? Che cosa li ha governati? Nei primordi della
civiltà si sono sottomessi alla forza cieca e brutale, poi alla legge la quale
- in realtà - è la stessa forza, ma mascherata. Da ciò debbo dedurre che,
secondo la legge della natura, il diritto sta nella forza. La libertà politica
non è un fatto, ma una idea.
Si deve sapere come applicare questa idea quando necessita,
allo scopo di servirsene come di un'esca per attirare la forza della plebe al
proprio partito, se detto partito ha deciso di usurpare il potere di un rivale.
Il problema viene semplificato, se questo rivale diventa infetto da idee di
"libertà" - dal cosiddetto liberalismo - e se per questo ideale cede
una parte del suo potere. In queste circostanze trionfa il nostro concetto. Una
nuova mano afferra le abbandonate redini del Governo, secondo vuole la legge
vitale, perché la forza cieca del popolo non può esistere per un solo giorno
senza un Capo che la guidi, ed il nuovo Governo non fa che sostituire il
vecchio indebolito dal suo liberalismo.
Oggi giorno la potenza dell'oro ha sopraffatto i regimi
liberali. Vi fu un tempo in cui la religione governava. Il concetto della
libertà non è realizzabile perché nessuno sa adoperarla con discrezione.
Basta dare l'autonomia di governo ad un popolo, per un periodo brevissimo,
perché esso diventi una ciurmaglia disorganizzata. Da quel momento stesso
cominceranno i dissidi, i quali presto si trasformano in guerre civili,
l'incendio si appicca ovunque e gli Stati cessano virtualmente di esistere. Lo
stato, sia che si esaurisca in convulsioni interne, sia che la guerra civile lo
dia in mano a un nemico esterno - può considerarsi definitivamente e
totalmente distrutto e sarà in nostro potere. Il dispotismo capitalista, che
è interamente nelle nostre mani, gli tenderà un fuscello al quale lo Stato
dovrà inevitabilmente aggrapparsi per evitare di cadere inesorabilmente
nell'abisso.
Se qualcuno per motivo di liberalismo asserisce che simili
discussioni sono immorali farò una domanda: perché non è immorale per uno
Stato che ha due nemici, uno esterno e l'altro interno, il servirsi contro
l'uno di mezzi difensivi diversi da quelli che usa contro l'altro, formando
cioè piani segreti di difesa, e di attacco di notte o con forze superiori?
Dunque, perché dovrebbe essere immorale per lo Stato di servirsi di questi
medesimi mezzi contro ciò che rovina le sue fondamenta ed il benessere della
sua stessa esistenza? Può una mente sana e logica sperare di governare una
massa con successo per mezzo di argomenti e ragionamenti, quando sussiste la
possibilità che essi siano contraddetti da altri i quali, anche se assurdi e
ridicoli, vengano presentati in guisa attraente a quella parte della plebe, che
non è capace di ragionare o di approfondire, guidata come è interamente da
piccole passioni e convenzioni, o da teorie sentimentali?
Il grosso della plebe, non iniziata ed ignorante, assieme a
coloro che sono sorti e saliti da essa, vengono avviluppati in dissensi di
partito, che rendono impossibile qualsiasi accordo anche sulla base di
argomenti sani e convincenti. Ogni decisione della massa dipende da una
maggioranza casuale o predisposta la quale, nella sua totale ignoranza dei
misteri politici, approva risoluzioni assurde, seminando in questo modo i germi
dell'anarchia. La politica non ha niente di comune con la morale; un sovrano
che si lascia guidare dalla morale non è un accorto politico, conseguentemente
non è sicuramente assiso sul trono. Chi vuol regnare deve ricorrere
all'astuzia ed all'ipocrisia. L'onestà e la sincerità, grandi qualità umane,
diventano vizi in politica. Esse fanno perdere il trono più certamente che non
il più acerrimo nemico. Queste qualità devono essere gli attributi delle
nazioni Gentili, ma noi non siamo affatto costretti a lasciarci andare da esse.
Il nostro diritto sta nella forza. La parola "diritto" rappresenta
un'idea astratta senza base alcuna, e significa né più né meno che:
"datemi quello che voglio perché io possa dimostrarvi in conseguenza che
io son più forte di voi".
Dove principia il diritto e dove termina? In uno Stato dove
il potere è male organizzato, ove le leggi e le personalità del regnante sono
resi inefficaci dal continuo liberalismo invadente, io mi servo di una nuova
forma di attacco usando del diritto della forza per distruggere i canoni e i
regolamenti già esistenti, impadronirmi delle leggi, riorganizzare tutte le
istituzioni, e diventare così il dittatore di coloro i quali hanno
spontaneamente rinunciato al loro potere
conferendolo a noi. La nostra forza, nelle attuali traballanti condizioni dell'autorità
civile, sarà maggiore di qualsiasi altra, perché sarà invisibile, sino al
momento che saremo diventati tanto forti da non temere più nessun attacco per
quanto astutamente preparato. Dal male temporaneo, al quale siamo obbligati a
ricorrere, emergerà il benefizio in un regime incrollabile che reintegrerà il
funzionamento dell'esistenza naturale, distrutto dal liberalismo.
Il fine giustifica i mezzi.
Nel formulare i nostri piani, dobbiamo fare attenzione non
tanto a ciò che è buono e morale, quanto a ciò che è necessario e
vantaggioso.
Abbiamo davanti un piano dove è tracciata una linea
strategica dalla quale non dobbiamo deviare, altrimenti distruggeremo il lavoro
di secoli. Per stabilire uno schema d'azione adeguato, dobbiamo tener presente
la meschinità, l'incostanza e la mancanza di equilibrio morale della folla,
nonché l'incapacità sua di comprendere e di rispettare le condizioni stesse
del suo benessere e della sua esistenza. Si deve comprendere, che la forza
della folla è cieca e senza acume; che porge ascolto ora a destra ora a
sinistra. Se il cieco guida il cieco, ambedue cadranno nella fossa.
Conseguentemente quei membri della folla che sono venuti su da essa, non
possono, anche essendo degli uomini d'ingegno, guidare le masse senza rovinare
la Nazione. Solamente chi è stato educato alla sovranità autocratica può
leggere le parole formate con l'alfabeto politico. Il popolo abbandonato a sé
stesso, cioè in balìa di individui saliti su dalla plebe, viene rovinato dai
dissensi di partito che hanno origine dall'avidità di potere e dalla bramosia
di onori, generatrici di agitazioni e disordini.
È forse possibile che le masse possano giungere
tranquillamente ed amministrare senza gelosia gli affari di Stato che non devono
confondere con i loro interessi personali? Possono le masse organizzare la
difesa contro il nemico esterno? Ciò è assolutamente impossibile, perché un
piano suddiviso in tante parti quante sono le menti della massa, perde il suo
valore e quindi diventa inintelligibile ed ineseguibile. Soltanto un autocrate
può concepire piani vasti, assegnando la sua parte a ciascun ente del
meccanismo della macchina statale. Quindi concludiamo essere utile per il
benessere del paese, che il governo del medesimo sia nelle mani di un solo
individuo responsabile. Senza il dispotismo assoluto la civiltà non può
esistere, perché la civiltà può essere promossa solamente sotto la
protezione del regnante, chiunque egli sia, e non dalla massa.
La folla è barbara, ed agisce barbaramente in ogni
occasione. La turba, appena acquista la libertà, rapidamente la trasforma in
anarchia, la quale è per sé stessa la massima delle barbarie. Date uno
sguardo a quei bruti alcoolizzati ridotti all'imbecillità dalle bevande il cui
consumo illimitato è tollerato dalla libertà! Dovremo noi permettere a noi
stessi ed ai nostri simili di fare altrettanto? I popoli della Cristianità
sono fuorviati dall'alcool; la loro gioventù è resa folle dalle orgie
classiche e premature alle quali l'hanno istigata i nostri agenti - e cioè i
precettori, i domestici, le istitutrici, gli impiegati, i commessi e via
dicendo -; dalle nostre donne nei loro luoghi di divertimento; ed a queste
ultime aggiungo anche le cosiddette "Signore della Società" - loro
spontanee seguaci nella corruzione e nella lussuria.
Il nostro motto deve essere: "Qualunque mezzo di forza
ed ipocrisia!".
In politica vince soltanto la forza schietta, specialmente
se essa si nasconde nell'ingegno indispensabile per un uomo di Stato. La
violenza deve essere il principio; l'astuzia e l'ipocrisia debbono essere la
regola di quei governi che non desiderano di deporre la loro corona ai piedi
degli agenti di una potenza nuova. Il male è l'unico mezzo per raggiungere il
bene. Pertanto non dobbiamo arrestarci dinanzi alla corruzione, all'inganno e
al tradimento, se questi mezzi debbono servire al successo della nostra causa.
In politica dobbiamo saper confiscare le proprietà senza
alcuna esitazione, se con ciò possiamo ottenere l'assoggettamento altrui e il
potere per noi. Il nostro Stato, seguendo la via della conquista pacifica, ha
il diritto di sostituire agli orrori della guerra le esecuzioni, meno
appariscenti e più utili, che sono i mezzi necessari per mantenere il terrore,
producendo una sottomissione cieca. La severità giusta ed implacabile è il
fattore principale della potenza dello Stato. Non solo perché è vantaggioso,
ma altresì per dovere e per la vittoria, dobbiamo attenerci al programma della
violenza e dell'ipocrisia. I nostri principi sono altrettanto potenti quanto i
mezzi coi quali li mettiamo in atto. Questo è il motivo per cui non solo con
questi mezzi medesimi ma anche con la severità delle nostre dottrine,
trionferemo ed assoggetteremo tutti i Governi al nostro Super-Governo. Basta
che si sappia che siamo implacabili per prevenire ogni recalcitranza. Anche nel
passato noi fummo i primi a gettare al popolo le parole d'ordine:
"Libertà, uguaglianza, fratellanza". Parole così spesso ripetute,
da quel tempo in poi, da pappagalli ignoranti
accorrenti in folla da ogni dove intorno a quest'insegna. Costoro, ripetendole,
tolsero al mondo la prosperità ed all'individuo la vera libertà personale,
che prima era stata così bene salvaguardata, impedendo alla plebaglia di
soffocarla.
I Gentili sedicenti dotti e gli intelligenti, non
percepirono quanto fossero astratte le parole che pronunciavano e non si
accorsero che queste parole non solo non si accordavano, ma si contraddicevano
addirittura.
Essi non seppero vedere che l'eguaglianza non esiste nella
natura, la quale crea calibri diversi e disuguali di mente, carattere e
capacità. Così è d'uopo assoggettarsi
alle leggi della natura. Questi sapientoni non seppero intuire che la massa è
una potenza cieca e che coloro i quali, emergendo da essa, vengono chiamati al
governo, sono ugualmente ciechi in fatto di politica; che un uomo destinato a
regnare può governare, anche se sia uno sciocco, ma che un uomo il quale non
è stato preparato a tale compito, non comprenderebbe nulla di politica anche
se fosse un genio. I Gentili hanno messo da parte tutto ciò, mentre è su
questa base, che fu fondato il governo dinastico.
Il padre soleva istruire il figlio nel significato e nello
svolgimento delle evoluzioni politiche in maniera tale che nessuno, fuorché i
membri della dinastia, potesse averne conoscenza e che pertanto nessuno potesse
svelarne i segreti al popolo governato. Col tempo il significato dei veri
insegnamenti politici, quali erano trasmessi nelle dinastie da una generazione
all'altra, andò perduto, e questa perdita contribuì al successo della nostra
causa. Il nostro appello di: "libertà, uguaglianza, fratellanza",
attirò intiere legioni nelle nostre file dai quattro canti del mondo attraverso
i nostri inconsci agenti, e queste legioni portarono i nostri stendardi
estaticamente. Nel frattempo queste parole rodevano, come altrettanti vermi, il
benessere dei Cristiani e distruggevano la loro pace, la loro costanza, la loro
unione, rovinando così le fondamenta degli Stati. Come vedremo in seguito,
questa azione determinò il nostro trionfo. Esso ci dette, fra l'altro, la
possibilità di giocare l'asso di briscola, vale a dire di ottenere
l'abolizione di privilegi; ossia, in altre parole, l'abolizione
dell'aristocrazia dei Gentili, la quale era l'unica difesa che le Nazioni ed i
paesi possedevano contro di noi. Sopra le rovine di una aristocrazia naturale
ed ereditaria, costruimmo un'aristocrazia nostra a base plutocratica. Fondammo
questa nuova aristocrazia sulla ricchezza, che noi controllavamo, e sulla
scienza promossa dai nostri dotti. Il nostro trionfo fu facilitato dal fatto,
che noi, mediante le nostre relazioni con persone che erano indispensabili,
abbiamo sempre agito sulla parte suscettibile della mente umana; cioè
sfruttando l'avidità di guadagno delle nostre vittime, la loro ingordigia, la
loro instabilità, nonché profittando delle esigenze naturali dell'uomo,
poiché ognuna di queste debolezze, presa da sé, è capace di distruggere l'iniziativa,
ponendo così la potenza volitiva del popolo in balìa di coloro che vorrebbero
privarlo di tutto il suo potere di iniziativa. Il significato astratto della
parola libertà rese possibile di convincere le turbe che il Governo non è
altro che un gerente rappresentante il possessore - vale a dire la Nazione -; e
pertanto può essere messo da parte come un paio di guanti usati. Il fatto che
i rappresentanti della Nazione possono essere destituiti li diede in nostro
potere e fece sì che la loro nomina è praticamente nelle nostre mani.
PROTOCOLLO II
Per il nostro scopo è indispensabile che le guerre non
producano modificazioni territoriali. In tal modo, senza alterazioni
territoriali, la guerra verrebbe trasferita sopra una base economica. Allora le
nazioni dovranno riconoscere la nostra superiorità per l'assistenza che
sapremo dare ad esse, e questo stato di cose metterà entrambe le parti alla
mercè dei nostri intermediarii internazionali dagli occhi di lince, i quali
hanno inoltre mezzi assolutamente illimitati. Allora i nostri diritti
internazionali cancelleranno le leggi del mondo e noi governeremo i paesi nello
stesso modo che i singoli governi governano i loro sudditi.
Sceglieremo fra il pubblico amministratori che abbiano
tendenze servili. Essi non avranno esperienza dell'arte di governare, e perciò
saranno facilmente trasformati in altrettante pedine del nostro giuoco; pedine
che saranno nelle mani dei nostri astuti ed eruditi consiglieri, specialmente
educati fino dall'infanzia nell'arte di governare il mondo. Come già sapete,
questi uomini hanno studiato la scienza del governo dai nostri piani politici,
dall'esperienza dataci dalla storia e dalla osservazione degli avvenimenti che
si susseguono. I Gentili non traggono profitto da costanti osservazioni
storiche, ma seguono una routine teorica senza considerare quali possano
esserne le conseguenze, quindi non occorre prenderli in considerazione.
Lasciamo che si divertano finché l'ora suonerà, oppure lasciamoli vivere
nella speranza di nuovi divertimenti, o nel ricordo di godimenti che furono.
Lasciamoli nella convinzione che le leggi teoriche, che abbiamo ispirato loro,
siano per essi di suprema importanza. Con questa mèta in vista e coll'aiuto
della nostra stampa, aumentiamo continuamente la loro cieca fiducia in queste
leggi. Le classi istruite dei Gentili si vanteranno della propria erudizione e
metteranno in pratica, senza verificarle, le cognizioni ottenute dalla scienza
che i nostri agenti scodellarono loro allo scopo prefisso di educarne le menti
secondo le nostre direttive. Non crediate che le nostre asserzioni siano parole
vane: notate il successo di Darwin, di Marx e di Nietsche, che fu intieramente
preparato da noi. L'azione demoralizzatrice di queste scienze sulle menti dei
Gentili dovrebbe certamente esserci evidente. Per evitare di commettere errori
nella nostra politica e nel nostro lavoro di amministrazione, è per noi
essenziale di studiare e di tener presente l'attuale andamento del pensiero, le
caratteristiche e le tendenze delle nazioni.
Il successo del nostro piano consiste nella sua
adattabilità al temperamento delle nazioni colle quali veniamo a contatto.
Esso non può riuscire se la sua applicazione pratica non è basata
sull'esperienza del passato, integrata con le osservazioni dell'ora presente.
La stampa è una grande forza nelle mani dei presenti Governi, i quali per suo
mezzo controllano le menti popolari. La stampa dimostra le pretese vitali della
popolazione, ne rende note le lagnanze e talvolta crea lo scontento nella
plebe. La realizzazione della libertà di parola nacque nella stampa, ma i
governi non seppero usufruire di questa forza ed essa cadde nelle nostre mani.
Per mezzo della stampa acquistammo influenza pur rimanendo dietro le quinte. In
virtù della stampa accumulammo l'oro: ci costò fiumi di sangue ed il
sacrificio di molta gente nostra, ma ogni sacrificio dal lato nostro, vale
migliaia di Gentili nel cospetto di Dio.
PROTOCOLLO III
Oggi vi posso assicurare che siamo a pochi passi dalla nostra
mèta. Rimane da percorrere ancora una breve distanza e poi il ciclo del
Serpente Simbolico - emblema della nostra gente - sarà completo. Quando questo
ciclo sarà chiuso, tutti gli Stati Europei vi saranno costretti come da catene
infrangibili. La bilancia sociale ora esistente andrà presto in isfacelo,
perché noi ne alteriamo continuamente l'equilibrio, allo scopo di logorarla e
distruggerne l'efficienza al più presto possibile.
I Gentili credettero che tale bilancia fosse forte e
resistente e confidavano di tenerla sempre accuratamente in equilibrio, ma i
suoi sostegni, cioè i capi degli Stati, trovano un impedimento nei loro
servitori i quali non giovano nulla ad essi, perché sono trascinati dalla loro
illimitata forza d'intrigo, causata dai terrori che prevalgono nelle Corti. Il
Sovrano, siccome non ha i mezzi per penetrare nel cuore del suo popolo, non
può difendersi contro gli intriganti avidi di potere. Dacché noi abbiamo
scisso il potere vigile dal potere cieco della popolazione, entrambi hanno
perduto il loro significato, perché una volta divisi, sono spersi l'uno e
l'altro come un cieco al quale manchi il suo bastone. Per indurre gli amanti
del potere a fare cattivo uso dei loro diritti, aizzammo tutte le Potenze, le
une contro le altre, incoraggiandone le tendenze liberali verso l'indipendenza.
Abbiamo fomentato ogni impresa in questo senso, ponendo così delle armi
formidabili nelle mani di tutti i partiti, e abbiamo fatto sì che il potere
fosse la mèta di ogni ambizione. I governi li abbiamo trasformati in arene
dove si combattono le guerre di partito. Fra poco il disordine ed il fallimento
appariranno ovunque. Chiacchieroni irrefrenabili trasformarono le assemblee
parlamentari ed amministrative in riunioni di controversia. Giornalisti audaci,
e sfacciati scrittori di opuscoli, attaccano continuamente i poteri
amministrativi. L'abuso del potere preparerà definitivamente il crollo di
tutte le istituzioni e tutto cadrà sotto i colpi della popolazione inferocita.
Il popolo è assoggettato nella miseria dal sudore della sua fronte in un modo
assai più formidabile che non dalle leggi della schiavitù. Da quest'ultima i
popoli poterono affrancarsi in un modo o in un altro, mentre nulla li potrà
liberare dalla tirannide della completa indigenza. Ponemmo cura di inserire
nelle costituzioni molti diritti che per le masse sono puramente fittizi. Tutti
i cosidetti "diritti del popolo" possono esistere solo in teorie le
quali non sono praticamente applicabili. Qual vantaggio deriva ad un operaio
del proletariato, curvato dalle sue dure fatiche ed oppresso dal destino, dal
fatto che un ciarlone ottiene il diritto di parlare, od un giornalista quello
di stampare qualsiasi sciocchezza? A che giova una costituzione al
proletariato, se da essa non riceve altro benefizio che le briciole che gli
gettiamo dalla nostra tavola quale ricompensa perché dia i suoi voti ai nostri
agenti? I diritti repubblicani sono un'ironia per il povero, perché la dura
necessità del lavoro quotidiano gli impedisce di ricavare qualsiasi beneficio
da diritti di tal genere e non fa che togliergli la garanzia di uno stipendio
fisso e continuo rendendolo schiavo degli scioperi, di chi gli dà lavoro e dei
suoi compagni. Sotto i nostri auspici la plebe ha completamente distrutto
l'aristocrazia, la quale sempre la sovvenne e la custodì per il vantaggio
proprio, che era inseparabile dal benessere della popolazione. Oggi giorno il
popolo, avendo distrutto i privilegi dell'aristocrazia, è caduto sotto il
giogo di furbi sfruttatori e di gente venuta su dal nulla. Noi abbiamo
l'intenzione di assumere l'aspetto di liberatori dell'operaio, venuti per
affrancarlo da ciò che lo opprime, quando gli suggeriremo di unirsi alla fila
dei nostri eserciti di socialisti, anarchici e comunisti. Sosteniamo i
comunisti, fingendo di amarli giusta i principii di fratellanza e
dell'interesse generale dell'umanità, promosso dalla nostra massoneria
socialista. L'aristocrazia, la quale - per diritto - spartiva il guadagno delle
classi operaie, si interessava perché queste classi fossero ben nutrite, sane
e robuste. Il nostro scopo è invece l'opposto, vale a dire che ci interessiamo
alla degenerazione dei Gentili. La nostra forza consiste nel tenere
continuamente l'operaio in uno stato di penuria ed impotenza, perché, così
facendo, lo teniamo assoggettato alla nostra volontà e, nel proprio ambiente,
egli non troverà mai la forza e l'energia di insorgere contro di noi. La fame
conferirà al Capitalismo dei diritti sul lavoratore infinitamente più potenti
di quelli che il legittimo potere del Sovrano potesse conferire alla
aristocrazia.
Noi governiamo le masse mediante i sentimenti di gelosia ed
odio fomentati dall'oppressione e dalla miseria. Ed è facendo uso di questi
sentimenti che togliamo di mezzo tutti coloro che ci ostacolano.
Quando verrà il giorno dell'incoronazione del nostro
Sovrano Mondiale, provvederemo con questi stessi mezzi, e cioè servendoci
della plebe, a distruggere tutto ciò che potrebbe ostacolare il nostro
cammino. I Gentili non sono più capaci di ragionare in materia di scienza,
senza il nostro aiuto. Per questo motivo essi non comprendono la necessità
vitale di certe condizioni, che noi ci facciamo un dovere di tener nascoste
sino al momento in cui giungerà la nostra ora; specialmente, che nelle scuole
si dovrebbe insegnare la sola vera e più importante di tutte le scienze, e
cioè la scienza della vita dell'uomo e delle condizioni sociali, le quali
richiedono entrambe la spartizione del lavoro e conseguentemente la
classificazione degli individui in caste e classi.
È indispensabile che tutti sappiamo che la vera eguaglianza
non può esistere, data la natura diversa delle varie qualità di lavoro; e che
pertanto coloro i quali agiscono a detrimento di tutta una casta incorrono in
una responsabilità ben diversa, davanti alla legge, di quelli che commettono
un delitto nocivo soltanto al loro onore personale.
La vera scienza delle condizioni sociali, ai segreti della
quale non ammettiamo i Gentili, convincerebbe il mondo che il lavoro e gli
impieghi si dovrebbero assegnare a caste ben distinte, allo scopo di evitare
insofferenze umane derivanti da una educazione non corrispondente al lavoro che
gli individui sono chiamati ad eseguire. Se essi studiassero questa scienza, il
popolo si sottometterebbe volontariamente ai poteri governativi e alle caste di
governo classificate da essi.
Date le condizioni attuali della scienza, che segue una
linea tracciata da noi, la plebe, nella sua ignoranza, crede ciecamente nelle
parole stampate e nelle illusioni erronee opportunamente ispirate da noi, ed
odia tutte le classi che crede più elevate della sua. Ciò perché essa non comprende
l'importanza di ogni singola casta. Questo odio diventerà ancora più acuto
quando si tratterrà di crisi economiche, perché allora arresterà i mercati e
la produzione. Determineremo una crisi economica universale con tutti i mezzi
clandestini possibili coll'aiuto dell'oro, che è tutto nelle nostre mani. In
pari tempo getteremo sul lastrico folle enormi di operai, in tutta l'Europa.
Allora queste masse si getteranno con gioia su coloro dei quali, nella loro
ignoranza, sono stati gelosi sin dall'infanzia, ne saccheggeranno gli averi e
ne verseranno il sangue. A noi non recheranno danno, perché il momento
dell'attacco ci sarà ben noto, e prenderemo le misure necessarie per
proteggere i nostri interessi. Siamo riusciti a persuadere i Gentili che il
liberalismo avrebbe dato loro il regno della ragione. Il nostro dispotismo
sarà di questa specie perché avrà il potere di sopprimere le ribellioni e di
sradicare con giusta severità ogni idea liberale dalle istituzioni.
Quando la plebe si avvide che in nome della libertà le
venivano concessi diritti di ogni genere, si immaginò di essere la padrona e
tentò di assumere il potere. Naturalmente s'imbatté come un cieco qualsiasi,
in ostacoli innumerevoli. Allora, non volendo tornare al regime di prima,
depose il suo potere ai nostri piedi.
Ricordatevi della rivoluzione francese, che chiamiamo la
Grande Rivoluzione: ebbene, tutti i segreti della sua preparazione organica ci
sono ben noti, essendo lavoro delle nostre mani. Da allora in poi abbiamo fatto
subire alle nazioni una delusione dopo l'altra, cosicché esse dovranno perfino
rinnegarci, in favore del Re Despota, uscito dal sangue di Sionne, che stiamo
preparando al mondo.
Nel momento attuale noi come forza internazionale siamo
invulnerabili, perché quando siamo assaliti da uno dei governi dei Gentili,
altri ci sostengono. Nella loro immensa bassezza, i popoli Cristiani aiutano la
nostra indipendenza. Ciò fanno quando si prosternano davanti alla forza;
quando sono senza pietà per i deboli; crudeli per le colpe e indulgenti per i
delitti; quando si rifiutano di ammettere le contraddizioni della libertà;
quando sono pazienti fino al martirio nel sopportare la violenza di una
tirannia audace.
Essi tollerano da parte dei loro attuali dittatori,
Presidenti dei Consigli e Ministri, degli abusi per il più piccolo dei quali
avrebbero ucciso cento re. Come si spiega questo stato di cose? Perché le
masse sono tanto illogiche nel farsi un concetto degli avvenimenti? La ragione
è che i despoti persuadono il popolo, per mezzo dei loro agenti, che l'abuso
del potere con evidente danno allo Stato è compiuto per uno scopo elevato,
vale a dire per ottenere la prosperità della popolazione e per l'amore della
fratellanza internazionale, dell'unione e dell'eguaglianza. Si capisce che
questi agenti non dicono al popolo, che tale unificazione può essere ottenuta
soltanto sotto il nostro dominio; di modo che vediamo la popolazione condannare
gl'innocenti ed assolvere i colpevoli, convinta che potrà sempre fare ciò che
le pare e piace. La plebe, data questa sua condizione mentale, distrugge tutto
ciò che è stabile e crea lo scompiglio ovunque. La parola
"libertà" porta la società a lottare contro tutte le potenze,
persino contro le potenze della Natura e di Dio. Questo è il motivo per cui,
quando noi arriveremo al potere, dovremo cancellare la parola
"libertà" dal dizionario umano, essendo essa il simbolo della forza
bestiale che trasforma le popolazioni in belve assetate di sangue. Occorre
però tener presente che queste belve si addormentano appena saziate di sangue
e che in quel momento è facile affascinarle e ridurle in ischiavitù. Se non
si procura ad esse del sangue, non si addormenteranno ma lotteranno fra di
loro.
PROTOCOLLO IV
Ogni Repubblica attraversa varie fasi.
La prima fase è rappresentata dai primi giorni di furia
cieca, quando le turbe annientano e distruggono a destra e a sinistra.
La seconda è il regno del demagogo che promuove l'anarchia
ed impone il potere assoluto. Questo dispotismo non è ufficialmente legale ed
è, pertanto, irresponsabile; esso è nascosto ed invisibile, ma nel medesimo
tempo si fa sentire. Esso è generalmente controllato da una organizzazione
segreta la quale agisce dietro le spalle di qualche agente ed è
conseguentemente tanto più audace e senza scrupoli. A questa forza segreta non
importerà di mutare gli agenti che la mascherano. Questi mutamenti aiuteranno
persino l'organizzazione, la quale con questo mezzo si sbarazzerà dei suoi
vecchi servitori, ai quali avrebbe dovuto dare un forte premio, data la durata
del loro servizio.
Chi o che cosa può detronizzare una potenza segreta? Ebbene
tale è appunto il nostro Governo. La loggia massonica in ogni parte del mondo
agisce inconsciamente da maschera al nostro scopo. Ma l'uso che faremo di
questa potenza nel nostro piano di azione, come i nostri quartieri generali,
restano perpetuamente sconosciuti all'universo.
La libertà potrebbe non essere danno e sussistere nei
governi e nei paesi senza pregiudicare il benessere del popolo, se fosse basata
sulla religione, sul timore di Dio e sulla fratellanza umana, scevra da quei
concetti di uguaglianza che sono in contraddizione diretta con le leggi della
creazione che hanno ordinato la sottomissione. Retto da una fede simile, il
popolo sarebbe governato dalle parrocchie e vivrebbe tranquillamente ed
umilmente sotto la tutela dei suoi pastori spirituali, sottomettendosi
all'ordinamento da Dio stabilito sulla terra. Ed è perciò che dobbiamo
cancellare persino il concetto di Dio dalle menti dei Cristiani, rimpiazzandolo
con calcoli aritmetici e bisogni materiali. Allo scopo di stornare le menti
Cristiane dalla nostra politica è assolutamente necessario di tenerle occupate
nell'industria e nel commercio. Così tutte le nazioni lavoreranno
incessantemente per il loro proprio vantaggio, ed in questa lotta universale
non si accorgeranno del nemico comune. Ma perché la libertà sconnetta e
rovini completamente la vita sociale dei Gentili, dobbiamo mettere il commercio
sopra una base di speculazione. Il risultato di ciò sarà che le ricchezze
della terra, ricavate per mezzo della produzione, non rimarranno nelle mani dei
Gentili, ma passeranno, attraverso la speculazione, nelle nostre casseforti. La
lotta per la supremazia e la speculazione continua nel mondo degli affari,
produrrà una società demoralizzata, egoista e senza cuore. Questa società
diventerà completamente indifferente e persino nemica della religione e
disgustata dalla politica. La bramosia dell'oro sarà l'unica sua guida. E
questa società lotterà per l'oro, facendo un vero culto dei piaceri materiali
che esso può procacciarle. Allora le classi inferiori si uniranno a noi contro
i nostri rivali - cioè contro i Gentili privilegiati - senza neppur fingere di
essere animate da un motivo nobile, e neppure per amore delle ricchezze, ma
unicamente per il loro odio schietto contro le classi più elevate.
PROTOCOLLO V
Che genere di governo si può dare ad una società nella
quale il subornamento e la corruzione sono penetrate ovunque; dove le ricchezze
si possono ottenere solamente di sorpresa o con mezzi fraudolenti; dove il
dissenso prevale in tutto, e la moralità si mantiene unicamente per mezzo del
castigo e di leggi severe, e non in conseguenza di principi volontariamente
accettati; dove il sentimento patriottico e religioso affoga nelle convinzioni
cosmopolitane? Quale altra forma di governo si può dare a simili società,
fuorché quella despotica che vi descriverò ora?
Organizzeremo un governo fortemente centralizzato, in modo
da acquistare le forze sociali per noi. Per mezzo di nuove leggi regoleremo la
vita politica dei nostri sudditi come se fossero tanti pezzi di una macchina.
Tali leggi limiteranno gradatamente tutte le franchigie e le libertà accordate
dai Gentili. In questo modo il nostro regno si svilupperà in un dispotismo
così possente, da essere in grado di schiacciare i Gentili malcontenti o
recalcitranti in qualunque ora ed in qualunque luogo.
Ci diranno che il genere di potere assoluto che suggerisco
non si confà col progresso attuale della civiltà, ma vi dimostrerò, invece,
che è proprio vero il contrario. Allorquando i popoli consideravano i loro
sovrani come l'espressione della volontà di Dio, si sottomettevano
tranquillamente al dispotismo dei loro monarchi. Ma dal giorno in cui
infondemmo nelle popolazioni il concetto dei loro diritti, esse cominciarono a
considerare i Re come semplici mortali. Al cospetto della plebe la Santa
unzione cadde dal capo dei monarchi, e quando ad essa togliemmo anche la
religione, il potere fu gettato sulla via come pubblica proprietà e venne
afferrato da noi. Oltre a ciò, fra le nostre doti amministrative contiamo
quella di saper governare le masse e gl'individui per mezzo di fraseologie
astute, di teorie confezionate furbamente, di regole di vita e di ogni altro
mezzo d'inganno allettante. Tutte queste teorie, che i Gentili non comprendono
affatto, sono basate sull'analisi e sull'osservazione unite ad una così
sapiente argomentazione, che non trova l'uguale fra i nostri rivali, così come
essi non possono competere con noi nella costruzione di piani di solidarietà e
di azione politica. L'unica società da noi conosciuta che sarebbe capace di
farci concorrenza in queste arti potrebbe essere quella dei Gesuiti. Ma siamo
riusciti a screditare i Gesuiti agli occhi della plebe stupida per la ragione
che questa società è un'organizzazione palese, mentre noi ci teniamo dietro
le quinte, mantenendo il segreto della nostra. Al mondo, in fin dei conti,
importerà poco se diventerà suo padrone il capo della Chiesa Cattolica,
oppure un tiranno del sangue di Sionne. Ma per noi "popolo
prediletto" la questione non è indifferente. Per un certo periodo i
Gentili potrebbero forse esser capaci di tenerci testa. Ma a questo riguardo
non abbiamo da temere perché siamo salvaguardati dall'odio profondamente
radicato che nutrono gli uni verso gli altri e che non si può estirpare.
Abbiamo messo in contrasto gli uni con gli altri tutti gli interessi personali
e nazionali dei Gentili, fomentandone tutti i pregiudizi religiosi e nazionali
per quasi venti secoli. A tutto questo lavorìo si deve il fatto, che nessun
governo troverebbe appoggio nei suoi vicini, se si appellasse ad essi per
opporsi a noi, perché ognuno di essi sarebbe convinto che un'azione contro di
noi potrebbe essere disastrosa per la sua esistenza individuale. Noi siamo
troppo potenti; il mondo intero deve fare i conti con noi. I Governi non
possono fare il più piccolo trattato senza il nostro intervento segreto.
"Per me reges regunt" - i sovrani regnano per mezzo mio -.
Leggiamo nella Legge dei Profeti, che siamo prescelti da Dio per governare il
mondo. Dio ci ha dato l'ingegno e la capacità di compiere questo lavoro. Se vi
fosse un genio nel campo nemico, egli potrebbe forse ancora combatterci, ma un
nuovo venuto non potrebbe competere con dei vecchi lottatori come noi, e il
conflitto fra lui e noi assumerebbe un carattere tale, che il mondo non ne
avrebbe ancora visto l'eguale. Oramai è troppo tardi per il loro Genio. Tutte
le ruote del meccanismo statale sono messe in moto da una forza che è nelle
nostre mani: l'oro!
La scienza dell'economia politica studiata dai nostri grandi
sapienti ha già dimostrato che la forza del capitale supera il prestigio della
Corona.
Il capitale per avere il campo libero, deve ottenere
l'assoluto monopolio dell'industria e del commercio. Questo scopo viene già
raggiunto da una mano invisibile in tutte le parti del mondo. Questo privilegio
farà sì che tutta la forza politica sarà nelle mani dei commercianti, i
quali col profitto abusivo opprimeranno la popolazione.
Oggi giorno conviene disarmare i popoli piuttosto che
condurli alla guerra. È più importante sapersi servire per la nostra causa
delle passioni ardenti che spegnerle. Incoraggiare le idee altrui e farne uso
pel piano nostro piuttosto che disperderle. Il problema principale per il
nostro governo è questo: come indebolire il cervello pubblico mediante la critica; come fargli perdere la facoltà di
ragionare che è fomite d'opposizione; come distrarre la mentalità del
pubblico per mezzo di fraseologie insensate.
In tutti i tempi le nazioni, al pari degli individui, hanno
preso le parole per fatti, perché si contentano di quello che odono e ben di
rado si curano di verificare se le promesse siano state adempiute, o pur no.
Conseguentemente noi, soltanto per darla ad intendere, organizzeremo delle
istituzioni i cui membri dimostreranno e loderanno, con eloquenti discorsi, le
loro contribuzioni al "progresso".
Prenderemo un atteggiamento liberale per tutti i partiti e
per tutte le tendenze e lo comunicheremo a tutti i nostri oratori, i quali
saranno talmente loquaci, da stancare il pubblico, il quale sarà stufo e
ristucco di qualunque genere d'eloquenza e ne avrà abbastanza.
Per impadronirci della pubblica opinione dovremo anzitutto
confonderla al massimo grado mediante la espressione da tutte le parti delle
opinioni più contraddittorie, affinché i Gentili si smarriscano nel labirinto
delle medesime. Ed allora essi comprenderanno, che la miglior via da seguire è
quella di non avere opinioni in fatto di politica; la politica non essendo cosa
da essere intesa dal pubblico, ma riservata soltanto ai dirigenti gli affari. E
questo è il primo segreto.
Il secondo segreto, necessario al successo completo del
nostro governo, consiste nel moltiplicare ad un punto tale gli errori, i vizi,
le passioni e le leggi convenzionali del paese, che nessuno possa vederci
chiaro in simile caos. Quindi gli uomini cesseranno di comprendersi a vicenda.
Questa politica ci aiuterà pure a seminare la zizzania in tutti i partiti; a
dissolvere tutte le forze collettive, a scoraggiare ogni iniziativa
individuale, la quale potrebbe in qualche modo intralciare i nostri progetti.
Non vi è nulla di più dannoso dell'iniziativa individuale: se è assecondata
dall'intelligenza essa ci può recare maggior danno dei milioni di esseri che
abbiamo aizzato a dilaniarsi vicendevolmente.
Dobbiamo dare all'educazione di tutta la società cristiana
un indirizzo tale, che le cadano le braccia per disperazione in tutti i casi
nei quali un'impresa domandi dell'iniziativa individuale. La tensione prodotta
dalla propria libertà d'azione, perde di forza quando incontra la libertà
d'azione altrui. Ne conseguono le scosse morali, le disillusioni ed i
fallimenti. Con questi mezzi opprimeremo i Cristiani ad un tale punto, che li
obbligheremo a chiederci di governarli internazionalmente. Quando raggiungeremo
una simile posizione, potremo immediatamente assorbire tutti i poteri
governativi del mondo e formare un Super-governo universale; al posto dei
governi ora esistenti, metteremo un colosso che si chiamerà
l'"Amministrazione del Supergoverno". Le sue mani si allungheranno
come immense tanaglie e disporrà di una tale organizzazione, che otterrà
certamente la completa sottomissione di tutti i paesi.
PROTOCOLLO VI
Fra breve principieremo ad organizzare vasti monopoli -
serbatoi di ricchezze colossali - nei quali persino le grandi fortune dei
Gentili saranno coinvolte in modo tale che crolleranno insieme al credito del
loro governo il giorno dopo che avrà avuto luogo la crisi politica [L'intenzione
degli Ebrei di ritirare il loro denaro all'ultimo momento è evidente. (Nota
del T. inglese)].
Coloro fra gli astanti che sono economisti, calcolino
l'importanza di questo progetto.
Dobbiamo adoperare ogni mezzo per sviluppare la popolarità
del nostro supergoverno, presentandolo come il protettore e il rimuneratore di
tutti coloro che volontariamente si sottometteranno a noi.
L'aristocrazia dei Gentili non esiste più quale potenza
politica, di modo non dobbiamo ulteriormente tenerne conto da questo punto di
vista. Però essa, in quanto proprietaria di terreni, costituisce sempre un
pericolo per noi, giacché le sue rendite le assicurano l'indipendenza.
Pertanto è essenziale per noi di privare l'aristocrazia delle sue terre, a
qualunque costo. Per raggiungere questo scopo, il modo migliore è quello di
aumentare continuamente le tasse e le imposte, e con ciò il valore dei terreni
si manterrà al più basso livello possibile.
Gli aristocratici dei Gentili, i quali, date le loro
abitudini ereditarie, sono incapaci di accontentarsi di poco, andranno presto
in rovina.
Nel medesimo tempo dobbiamo dare con ogni impegno la massima
protezione possibile alle industrie ed al commercio e specialmente alla
speculazione, il cui compito principale è di agire come contrappeso alle
industrie. Senza la speculazione, l'industria aumenterebbe il capitale privato
e tenderebbe a sollevare l'agricoltura, liberando le terre dai debiti e dalle
ipoteche per gli anticipi delle banche agricole. E' invece essenziale che
l'industria prosciughi la terra di tutte le sue ricchezze, e che la
speculazione concentri nelle nostre mani tutte le ricchezze del mondo ottenute
con questi mezzi. In questo modo tutti i Gentili verranno ridotti nelle file
del proletariato, ed allora essi si piegheranno davanti a noi per ottenere il
diritto di esistere.
Allo scopo di rovinare le industrie dei Gentili e di aiutare
la speculazione, incoraggeremo l'amore pel lusso sfrenato, che abbiamo già
sviluppato. Aumenteremo i salari, ciò che non porterà beneficio all'operaio,
perché contemporaneamente accresceremo il prezzo delle sostanze più
necessarie, col pretesto dei cattivi risultati dei lavori agricoli. Con astuzia
mineremo le basi della produzione, seminando i germi della anarchia fra gli
operai ed incoraggiandoli nell'abuso degli alcoolici. Nel tempo stesso
adopreremo tutti i mezzi possibili per iscacciare dal paese tutti i Gentili
intelligenti.
Per evitare che i Gentili realizzino prematuramente il vero
stato delle cose, nasconderemo il nostro piano sotto l'apparente desiderio di
aiutare le classi lavoratrici alla soluzione dei grandi problemi economici:
questa nostra propaganda viene aiutata in tutto e per tutto dalle nostre teorie
economiche.
PROTOCOLLO VII
L'intensificazione del servizio militare, nonché l'aumento
della polizia sono pure essenziali alla riuscita dei progetti sovraindicati.
Per noi è essenziale aggiustare le cose in modo, che oltre noi, in tutti i
paesi non siavi altro che un enorme proletariato, cioè altrettanti soldati e
poliziotti fedeli alla nostra causa.
In tutta l'Europa, e con l'aiuto dell'Europa, sugli altri
continenti dobbiamo fomentare sedizioni, dissensi e ostilità reciproche. In
questo havvi un doppio vantaggio: in primo luogo, con tali mezzi otteniamo il
rispetto di tutti i paesi, i quali si rendono ben conto che abbiamo il potere o
di suscitare qualunque rivolta a piacer nostro, oppure di ristabilire l'ordine.
Tutti i paesi hanno l'abitudine di rivolgersi a noi per la necessaria pressione
quando essa occorre. In secondo luogo, a furia di intrighi imbroglieremo i fili
tessuti da noi nei ministeri di tutti i Governi, non solo mediante la nostra
politica, ma altresì con i trattati di commercio e le obbligazioni
finanziarie. Per riuscire in quest'intento, dobbiamo usare molta astuzia e
sottigliezza durante le trattative e gli accordi; ma in quello che chiamasi
"il linguaggio ufficiale", assumeremo la tattica opposta, vale a dire
avremo l'apparenza di essere onestissimi e disposti a sottometterci. Così i
governi dei Gentili, ai quali abbiamo insegnato a vedere solamente la parte
pomposa degli affari, pel modo come glieli presentiamo, ci terranno perfino in
conto di benefattori e di salvatori dell'umanità. Dobbiamo metterci in
condizioni tali da poter rispondere ad ogni opposizione, con una dichiarazione
di guerra da parte del paese confinante a quello Stato che osasse attraversarci
la strada; e qualora tali confinanti alla loro volta decidessero di unirsi
contro noi, dovremo rispondere promuovendo una guerra universale.
Il principale successo in politica consiste nel grado di
segretezza impiegato nel conseguirlo. Le azioni di un diplomatico non devono
corrispondere alle sue parole. Per giovare al nostro piano mondiale, che si
avvicina al termine desiderato, dobbiamo impressionare i governi dei Gentili
mediante la cosidetta pubblica opinione, che in realtà viene dovunque
preparata da noi per mezzo di quel massimo fra i poteri che è la stampa, la
quale - fatte insignificanti eccezioni di cui non è il caso tener conto - è
completamente nelle nostre mani. In breve: per dimostrare che tutti i governi
dei Gentili sono nostri schiavi, faremo vedere il nostro potere ad uno di
essi per mezzo di atti di violenza, vale a dire, con un regno di terrore
[Notate lo stato attuale della Russia (Nota del T. inglese)], e qualora
tutti i governi insorgessero contro di noi, la nostra risposta sarà data dai
cannoni americani, cinesi e giapponesi.
PROTOCOLLO VIII
Dobbiamo impadronirci di tutti i mezzi che i nostri nemici
potrebbero rivolgere contro noi. Ricorreremo alle più intricate e complicate
espressioni del dizionario della legge, allo scopo di scolparci nella
eventualità che fossimo costretti a pronunciare decisioni che potessero
sembrare eccessivamente audaci, oppure ingiuste. Perché sarà sommamente
importante esprimere queste decisioni in guisa così efficace, che si
presentino alle genti come la massima manifestazione di moralità, equità e
giustizia. Il nostro governo deve essere circondato da tutte le forze della
civiltà in mezzo alle quali esso dovrà agire. Attirerà a sé i pubblicisti,
gli avvocati, i praticanti, gli amministratori, i diplomatici ed infine gli
individui preparati nelle nostre scuole avanzate speciali. Questi individui
conosceranno i segreti della vita sociale; saranno padroni di tutte le lingue
messe insieme con le lettere e le parole politiche; avranno una perfetta
conoscenza della parte intima e segreta della natura umana, con tutte le sue
corde più sensibili, che essi dovranno far risuonare e vibrare secondo la loro
volontà. Queste corde costituiscono l'insieme del cervello dei Gentili; delle
loro qualità buone o cattive, delle loro tendenze e dei loro vizi, nonché
delle loro peculiarità di caste e di classi.
S'intende che questi sapienti consiglieri della nostra
potenza non saranno scelti fra i Gentili, che sono abituati a fare il loro
lavoro amministrativo senza tener presenti i risultati che devono conseguire, e
persino senza sapere lo scopo per cui tali risultati sono richiesti. Gli
amministratori dei Gentili formano i documenti senza leggerli e prestano
servizio o per amore o per ambizione.
Circonderemo il nostro governo con un vero esercito di
economisti. Questo è il motivo per cui si insegna principalmente agli Ebrei la
scienza dell'economia. Saremo circondati da migliaia di banchieri, di
commercianti e, cosa ancora più importante, di milionarii, perché, in
realtà, ogni cosa sarà decisa dal danaro. Nel frattempo, fintanto che non
sarà prudente riempire gli incarichi di governo con i nostri fratelli Giudei,
affideremo i posti importanti a individui la cui fama e il cui carattere siano
così cattivi da scavare un abisso fra essi e la Nazione, ed anche a gente di
tal risma, che abbia timore di finire in galera se ci disobbedirà. E tutto
questo allo scopo di obbligare costoro a difendere i nostri interessi finché
abbiano fiato in corpo.
PROTOCOLLO IX
Nell'applicare questi nostri principi dovete badare
specialmente alle caratteristiche della nazione nella quale vi trovate e nella
quale dovete operare. Non dovete aspettarvi di applicare genericamente con
successo i nostri principi, fino a che la nazione di cui si tratta non sarà
stata rieducata secondo le nostre dottrine. Procedendo con cautela
nell'applicazione dei nostri principi, vedrete, prima che siano passati dieci
anni, cambiati i caratteri più ostinati, e noi così avremmo aggiunto un'altra
nazione alle file di quelle che ci sono già sottomesse.
Alle parole liberali della nostra divisa massonica:
"libertà, uguaglianza e fratellanza", sostituiremo, non quelle del
nostro vero motto, ma bensì delle parole esprimenti semplicemente un'idea, e
diremo: "il diritto della libertà, il dovere dell'uguaglianza ed il
concetto della fratellanza" e così prenderemo il toro per le corna. In
realtà noi abbiamo già distrutto tutte le forze di governo fuorché la
nostra, benché esistano ancora in teoria. Al momento attuale, se un Governo
assume un atteggiamento a noi contrario si tratta di una pura formalità; esso
agisce essendo noi pienamente informati del suo operato e col nostro consenso,
accordato perché le dimostrazioni anti- semitiche ci sono utili per mantenere
l'ordine fra i nostri fratelli minori. Non amplierò di più questo argomento,
perché lo abbiamo già discusso molte altre volte.
Il fatto sta ed è, che non incontriamo ostacoli di sorta.
Il nostro Governo occupa una posizione così eccessivamente forte di fronte
alla legge, che quasi possiamo, per designarlo, adoperare la potente parola: dittatura.
Posso onestamente asserire che al momento attuale noi siamo legislatori;
giudichiamo e castighiamo, giustiziamo e perdoniamo; siamo, per così dire, il
comandante in capo di tutti gli eserciti e cavalchiamo alla loro testa.
Governiamo con una forza potentissima, perché abbiamo nelle
mani i frammenti di un partito che una volta fu forte ed è ora soggetto a noi.
Abbiamo un'ambizione senza limiti, un'ingordigia divoratrice, un desiderio
di vendetta spietato ed un odio intenso. Siamo la sorgente di un terrore
che esercita la sua influenza a grande distanza. Abbiamo al nostro servizio
individui di tutte le opinioni e di tutti i partiti: uomini che desiderano
ristabilire le monarchie, socialisti, comunisti, e tutti coloro che aderiscono
ad ogni genere di utopie. Tutti costoro sono aggiogati al nostro carro.
Ciascuno di essi mina, a modo proprio, i residui del potere cercando di
distruggere le leggi tuttora esistenti. Con questi procedimenti tutti i governi
sono tormentati, urlano tranquillità e per amor di pace sono disposti a
qualunque sacrificio. Ma noi negheremo ad essi tranquillità e pace finché non
riconosceranno umilmente il nostro super-governo internazionale.
Le plebi proclamano a gran voce la necessità di risolvere
il problema sociale, mediante l'internazionale. I dissensi fra i partiti li
danno nelle nostre mani, perché, per condurre un'opposizione è essenziale
aver del denaro, e questo lo controlliamo noi.
Temevamo che il potere esperimentato dei sovrani Gentili
facesse alleanza con la potenza cieca della plebe; ma abbiamo preso tutte le
misure preventive necessarie per evitare che ciò avvenisse. Fra queste due
potenze abbiamo edificato una muraglia che consiste nel terrore che ambedue
nutrono l'una verso l'altra. Di modo che il potere cieco della plebe è
diventato il sostegno del nostro partito. Noi soli ne saremo i capi e lo
guideremo verso l'adempimento del nostro scopo. Perché la mano del cieco non
si liberi dalla nostra stretta, dobbiamo tenerci costantemente in contatto
colle masse, se non di persona, per lo meno mediante i fedeli fratelli. Quando
diventeremo una potenza riconosciuta, arringheremo la popolazione di persona, nelle
piazze, e la istruiremo nella politica in quel modo e con quell'indirizzo che
giudicheremo conveniente.
Come potremo verificare ciò che sarà insegnato al popolo
nelle scuole di campagna? In ogni caso le parole pronunciate dall'inviato
governativo o dal sovrano stesso, saranno conosciute certamente dall'intera
nazione, perché le diffonderà la voce stessa del popolo.
Per non distruggere prematuramente le istituzioni dei
Gentili, noi vi abbiamo posto sopra le nostre mani esperte impadronendoci delle
molle motrici dei loro meccanismi. Questi erano, una volta, congegnati con
severità e giustizia; ma noi abbiamo sostituito a tutto ciò amministrazioni
liberali e disordinate.
Abbiamo messo le nostre mani ovunque: nella giurisdizione,
nelle elezioni, nell'amministrazione della stampa, nel promuovere la libertà
individuale, e, cosa ancor più importante, nell'educazione, che costituisce il
sostegno principale della libera esistenza.
Abbiamo corbellato e corrotto la nuova generazione dei
Gentili, insegnandole principii e teorie di cui conoscevamo la falsità
assoluta, pur avendoli inculcati con assidua cura. Pur senza veramente alterare
le leggi in vigore, ma soltanto deformandone il significato ed interpretandole
in senso diverso da quello che avevano in mente coloro che le formularono,
abbiamo ottenuto dei risultati estremamente utili. Si è potuto ciò ottenere
principalmente per il fatto, che l'interpretazione nostra nascose il vero
significato delle leggi, ed in seguito le rese talmente incomprensibili, che
diventò impossibile per i Governi il dipanare un codice di leggi così
confuso. Da ciò ebbe origine la teoria di non badare alla lettera della legge,
ma di giudicare secondo la coscienza.
Ci si contesta, che le nazioni possono insorgere contro di
noi qualora i nostri piani siano scoperti prematuramente; ma noi, anticipando
questo avvenimento, possiamo esser sicuri di mettere in azione una forza
talmente formidabile da far rabbrividire anche gli uomini più coraggiosi.
In quel tempo tutte le città avranno ferrovie metropolitane
e passaggi sotterranei: da questi faremo saltare in aria tutte le città del
mondo, insieme alle loro istituzioni e ai loro documenti [Probabilmente è una
affermazione da intendersi al figurato, con allusione al bolscevismo (Nota del
T. inglese)].
PROTOCOLLO X
Oggi comincerò ripetendo ciò che è stato già detto e vi
prego tutti di tener presente che i governi e le nazioni si contentano, in
politica, del lato appariscente di qualunque cosa.
E, dove troverebbero il tempo di esaminare la parte
recondita degli avvenimenti se i loro rappresentanti non pensano che a
divertirsi?
Per la nostra politica è sommamente importante di tener
presente il particolare sopradetto, perché ci sarà di grande aiuto quando
discuteremo taluni problemi, come ad esempio la distribuzione del potere, la
libertà di parola, di stampa e di religione, il diritto di fondare
associazioni, l'eguaglianze di fronte alla legge, l'inviolabilità della
proprietà e del domicilio, la quistione della tassazione (il concetto della
tassazione segreta) e la forza retroattiva delle leggi. Tutti gli argomenti di
questo genere sono di tale natura, che non è prudente di discuterli
apertamente in cospetto del pubblico. Ma nel caso in cui saremo obbligati di
farne cenno alla folla, gli argomenti non dovranno essere enumerati bensì,
senza entrare in particolari, si dovranno fare al popolo delle dichiarazioni
circa i principii del diritto moderno riconosciuti da noi.
L'importanza della reticenza sta nel fatto, che un principio
il quale non sia stato palesato apertamente, ci lascia una grande libertà
d'azione; mentre il principio stesso, una volta dichiarato, acquista il
carattere di una cosa stabilita.
La Nazione tiene in considerazione speciale la potenza di un
genio politico e tollera tutte le sue prepotenze commentandole in questo modo:
"Che tiro birbone, ma con che abilità lo ha eseguito!". Oppure:
"Che canagliata, ma come ben fatta, e con quanto coraggio!".
Noi speriamo di attirare tutte le nazioni a lavorare per
mettere le fondamenta del nuovo edificio da noi progettato. Per questa ragione,
dobbiamo assicurarci i servizi di agenti audaci e temerarii, capaci di
abbattere qualunque ostacolo al nostro avanzare.
Quando faremo il nostro colpo di Stato, diremo al popolo:
"Tutto andava in malora; tutto avete sofferto, ma ora noi distruggiamo le
cause delle vostre sofferenze; vale a dire le nazionalità, le frontiere, e le
monete nazionali. Certamente sarete liberi di condannarci, ma il vostro
verdetto non può esser giusto se lo pronunciate prima di esperimentare ciò
che possiamo fare per il vostro bene". Allora il popolo, esultante e pieno
di speranza, ci porterà in trionfo. La potenza del voto, al quale abbiamo
addestrato i membri più insignificanti dell'umanità per mezzo di comizi
organizzati e di accordi prestabiliti, adempirà allora il suo ultimo compito.
Questa potenza, che è stato il mezzo con cui "ci siamo messi sul
trono", ci pagherà l'ultimo suo debito nella sua ansia di vedere il
risultato delle nostre proposte, prima di pronunciare il suo giudizio in
proposito. Per raggiungere la maggioranza assoluta dobbiamo indurre tutti a
votare senza distinzione di classe; una maggioranza simile non si potrebbe
ottenere dalle classi educate o da una società divisa in caste.
Dunque, avendo inculcato in ogni uomo il concetto della
propria importanza, distruggeremo la vita familiare dei Gentili e la sua
influenza educatrice. Impediremo agli uomini di cervello di farsi avanti, ed il
popolo, guidato da noi, non solo li terrà sottomessi, ma non permetterà
neppure ad essi di manifestare i loro piani.
La turba è abituata a darci ascolto, perché la paghiamo
per avere l'attenzione e l'obbedienza. Con tutti questi mezzi creeremo una
forza così cieca; che non sarà mai capace di prendere una decisione senza la
guida dei nostri agenti, incaricati di guidarla.
La plebe si sottometterà a questo stato di cose perché
saprà che dal beneplacito di questi capi dipenderanno i suoi salari, i suoi
guadagni e tutti gli altri benefizi.
Questo sistema di governo deve essere il lavoro di una mente
sola, perché sarebbe impossibile di consolidarlo se fosse il lavoro combinato
di molte intelligenze. Questo è il motivo per cui ci è concesso soltanto di
conoscere il piano d'azione, ma non dobbiamo in nessuno modo discuterlo, per
evitare di distruggerne l'efficacia, il funzionamento delle sue singole parti
ed il valore pratico di ogni suo punto.
Tali piani, se fossero posti in discussione e modificati in
seguito a successivi scrutini, essi verrebbero deformati dall'insieme dei
malintesi mentali, derivanti dal fatto che i votanti non ne avrebbero penetrato
profondamente il significato.
Pertanto è necessario che i nostri piani siano decisivi e
logicamente ponderati. Questa è la ragione per cui dobbiamo evitare ad ogni
costo che l'opera grandiosa del nostro duce sia lacerata e fatta in pezzi dalla
plebe, o anche da una camarilla qualsiasi. Per ora questi piani non
sconvolgeranno le istituzioni esistenti; ne altereranno soltanto le teorie
economiche e conseguentemente tutto il corso delle loro procedure, che dovranno
seguire inevitabilmente la via tracciata dai nostri piani.
In ogni paese esistono le stesse istituzioni, quantunque
sotto nomi diversi, e sono le camere dei rappresentanti del popolo, i
ministeri, il senato, una qualunque specie di consiglio privato, nonché tutti
i dipartimenti legislativi e amministrativi.
Non occorre che io vi spieghi il meccanismo connettente
tutte queste differenti istituzioni, perché ne siete perfettamente al
corrente. Notate solamente, che ciascuna delle sopraddette istituzioni
corrisponde a qualche importante funzione del governo. (Adopero la parola
"importante", non in riguardo alle istituzioni stesse, ma
bensì riferendomi alle loro funzioni). Tutte queste istituzioni si sono
ripartite le varie funzioni governative, vale a dire i poteri amministrativi,
legislativi, ed esecutivi. E le loro funzioni sono diventate simili a quelle
dei singoli organi del corpo umano.
Se danneggiamo una qualunque parte del meccanismo
governativo, tutto lo Stato ne soffrirà e ne morirà, come accade per un corpo
umano. Quando inoculammo il veleno del liberalismo nell'organismo dello Stato,
la sua costituzione politica cambiò; gli Stati diventarono infettati da una
malattia mortale: la decomposizione del sangue. Dobbiamo solo attendere la fine
della loro agonia. Il liberalismo fece nascere i governi costituzionali, che
sostituirono l'autocrazia, l'unica forma sana di governo dei Gentili. La forma
costituzionale, come ben sapete, non è altro che una scuola di dissensioni,
disaccordi, contese e inutili agitazioni di partito: in breve, essa è la
scuola di tutto ciò che indebolisce l'efficienza del governo. La tribuna, come
pure la stampa, hanno contribuito a rendere i governanti deboli ed inattivi,
rendendoli in tal modo inutili e superflui; ed. è per questo motivo che in
molti paesi vennero destituiti.
Allora l'istituzione dell'era repubblicana diventò
possibile, ed al posto del Sovrano mettemmo una caricatura del medesimo nella
persona di un presidente, che scegliemmo nella ciurmaglia, fra le nostre
creature e i nostri schiavi.
Così minammo i Gentili, o piuttosto, le nazioni dei
Gentili.
In un prossimo futuro faremo del presidente un agente
responsabile. Allora non avremo più scrupoli a mettere arditamente in
esecuzione i nostri piani, per i quali sarà tenuto responsabile il nostro
"fantoccio". Cosa c'importa se le fila dei cacciatori d'impieghi
s'indeboliscono; se l'impossibilità di trovare un presidente genera delle
confusioni che indeboliranno, in definitiva, il Paese?
Per ottenere questi risultati predisporremo le cose in modo
che siano eletti alla carica presidenziale individui bacati, che abbiano nel
loro passato uno scandalo tipo "Panama", o qualche altra transazione
losca e segreta. Un presidente di tale specie sarà un fedele esecutore dei
nostri piani, perché temerà di essere denunziato, e sarà sotto l'influenza
di questa paura la quale si impadronirà di colui il quale, salito al potere,
è ansioso di conservarsi i privilegi e gli onori inerenti alla sua alta
carica. Il Parlamento eleggerà, proteggerà e metterà al coperto il presidente,
ma noi toglieremo al Parlamento la facoltà di introdurre nuove leggi, nonché
di mutare le esistenti.
Questo potere lo conferiremo ad un presidente responsabile,
il quale sarà una semplice marionetta nelle nostre mani. Così il potere
presidenziale diventerà un bersaglio esposto ad attacchi di vario genere, ma
noi gli daremo dei mezzi di difesa conferendogli il diritto di appellarsi al
popolo direttamente, al disopra dei rappresentanti della nazione, vale a dire,
di appellarsi a quel popolo che è nostro schiavo cieco: alla maggioranza della
plebe.
Inoltre, daremo al presidente la facoltà di proclamare la legge marziale. Spiegheremo
questa prerogativa col fatto, che il presidente, essendo il capo dell'esercito,
deve averlo ai suoi comandi per proteggere la nuova costituzione repubblicana,
essendo questa protezione un dovere per il rappresentante responsabile della
repubblica.
Naturalmente, in simili condizioni, la chiave della
situazione recondita sarà nelle nostre mani, e nessuno all'infuori di noi
controllerà la legislazione. Inoltre, quando introdurremo la nuova
costituzione repubblicana, col pretesto della segretezze di Stato toglieremo al
Parlamento il diritto di discutere l'opportunità delle misure prese dal
governo. Con questa nuova costituzione ridurremo al minimo il numero dei
rappresentanti la nazione, diminuendo così di altrettanto le passioni
politiche, e la passione per la politica. Se malgrado ciò questi
rappresentanti diventassero ricalcitranti, li sostituiremo appellandoci alla
nazione. Il Presidente avrà la facoltà di nominare il presidente ed il vice
presidente della Camera dei deputati e del Senato.
Alle continue sessioni parlamentari sostituiremo sessioni
della durata di pochi mesi. Inoltre il Presidente, quale capo del potere
esecutivo, avrà il diritto di convocare e di sciogliere il Parlamento, e, nel
caso di scioglimento, di rinviare la convocazione del nuovo. Ma perché il
Presidente non possa esser tenuto responsabile delle conseguenze di questi atti
- che, parlando con precisione, sarebbero illegali - prima che i nostri piani
siano maturati, noi persuaderemo i ministri e gli altri alti funzionarii
amministrativi che circondano il presidente, a contravvenire i suoi comandi
emanando istruzioni di loro iniziativa, ed in tal modo li obbligheremo a
sopportarne la responsabilità invece del Presidente. Raccomanderemo.
specialmente che questa funzione venisse assegnata al Senato, al Consiglio di
Stato, oppure al Gabinetto, ma non mai a singoli individui.
Le leggi che possono essere interpretate in diverse maniere
saranno interpretate a modo nostro dal Presidente il quale, inoltre, annullerà
le leggi quando lo riterremo utile, ed avrà anche il diritto di proporne delle
nuove temporanee, e persino di fare modificazioni nel lavoro costituzionale del
Governo, prendendo come pretesto le esigenze del benessere del paese.
Provvedimenti di questa specie ci metteranno in grado di sopprimere a poco a
poco quei diritti e quelle concessione che fossimo stati costretti ad accordare
da principio, nell'assumere il potere. Tali concessioni dovremo introdurre
nella costituzione dei governi per mascherare l'abolizione graduale di tutti i
diritti costituzionali, quando giungerà il momento di cambiare tutti i governi
esistenti sostituendovi la nostra autocrazia. Può darsi che il riconoscimento
del nostro autocrate avvenga prima dell'abolizione delle costituzioni. Vale a
dire che il riconoscimento del nostro regno avrà inizio dal momento stesso che
il popolo, scisso dai dissensi e dolorante per il fallimento dei suoi
governanti (e tutto questo sarà stato preparato da noi), griderà:
"Destituiteli e dateci un autocrate che governi il mondo, che ci possa
unificare distruggendo tutte le cause di dissenso, cioè le frontiere, la
nazionalità, le religioni, i debiti dello Stato ecc., un capo che ci possa
dare la pace ed il riposo che non abbiamo sotto il governo del nostro sovrano e
dei nostri rappresentanti".
Ma voi sapete benissimo, che allo scopo di ottenere che la
moltitudine debba formulare a gran voce una richiesta simile, è tassativamente
necessario disturbare senza posa in tutti i paesi le relazioni esistenti fra
popolo e governo, promuovere ostilità, guerre, odii e persino il martirio,
mediante la fame, la carestia e l'inoculazione di malattie, in tale misura che
i Gentili non vedano altro modo per uscire da tanti guai, che un appello per la
protezione al nostro denaro e alla nostra completa sovranità. Però se diamo
alla nazione il tempo di rifiatare, sarà difficile si ripresenti per noi una
circostanza ugualmente favorevole.
PROTOCOLLO XI
Il Consiglio di Stato accentuerà il potere del regnante.
Nella sua posizione il corpo legislativo ufficiale sarà, in certo qual modo,
un comitato per la promulgazione dei comandi del regnante.
Eccovi dunque un programma della nuova costituzione che
prepariamo al mondo. Faremo le leggi, definiremo i diritti costituzionali, li
amministreremo con questi mezzi: 1) decreti della camera legislativa, suggeriti
dal Presidente; 2) ordini generici, ordini del Senato e del Consiglio di Stato,
e decisioni del Consiglio dei Ministri; 3) quando il momento opportuno sarà
giunto, promoveremo un colpo di Stato.
Ora, avendo abbozzato il nostro piano d'azione, discuteremo
quei particolari che potranno esserci necessari allo scopo di compiere
nell'organismo della macchina statale, la rivoluzione nel senso che ho già
indicato. Colla parola "particolari" voglio indicare la libertà di
stampa, il diritto di formare delle associazioni, la libertà di religione,
l'elezione dei rappresentanti del popolo e moltissimi altri diritti che
dovranno svanire dalla vita quotidiana dell'uomo. Se non spariranno del tutto,
dovranno subire un cambiamento fondamentale dal giorno seguente l'annuncio
della nuova costituzione. Prima di quel momento preciso non sarebbe per noi
utile di annunciare tutti i cambiamenti che faremo e per la seguente ragione:
tutti i cambiamenti percettibili potrebbero riuscire pericolosi in qualunque
altro momento se fossero applicati per forza esigendone severamente ed
indistintamente l'esecuzione, perché ciò potrebbe esasperare il popolo, che
paventerebbe nuovi cambiamenti nelle medesime direzioni. D'altra parte, se i
cambiamenti dovessero implicare delle tolleranze ancora maggiori, il popolo direbbe
che riconosciamo i nostri errori e ciò potrebbe menomare il vanto di
infallibilità del nuovo potere. Il popolo potrebbe anche dire che siamo stati
spaventati e quindi obbligati a cedere; e se così fosse, nessuno ci sarebbe
mai riconoscente perché il popolo ritiene di aver il diritto di ottenere
sempre nuove concessioni. Sarebbe enormemente pericoloso per il prestigio della
nuova costituzione, che l'una o l'altra di queste impressioni si facesse strada
nella mente del pubblico.
Per noi è essenziale, che dal primo momento della nuova
proclamazione il popolo, mentre soffrirà ancora le conseguenze del cambiamento
repentino e sarà in uno stato di terrore e di indecisione, realizzi che siamo
così potenti, così invulnerabili, e così pieni di forza, che in nessun caso
prenderemo in considerazione i suoi interessi. Faremo capire al popolo, che non
solo non ci daremo nessun pensiero delle sue opinioni e dei suoi desiderii, ma
altresì che saremo pronti in qualunque momento ed in qualunque luogo a sopprimere
con una mano forte qualsiasi espressione o accenno di. opposizione. Faremo sì
che il popolo capisca che essendoci impadroniti di tutto quello che
desideravamo non gli permetteremo mai, in nessun modo, di partecipare al nostro
potere. Ed allora esso, preso dallo sgomento, chiuderà gli occhi su tutto ed
aspetterà pazientemente lo svolgersi di ulteriori avvenimenti.
I Gentili sono come un branco di pecore, noi siamo i lupi.
Sapete cosa fanno le pecore quando i lupi entrano nell'ovile? Chiudono gli occhi.
A questo saranno costretti anche i Gentili, perché prometteremo loro la
restituzione di tutte le loro libertà dopo che avremo soggiogato i nemici del
mondo e costretti tutti i partiti a sottomettersi. Non occorre che vi dica
quanto tempo dovranno aspettare per riavere queste loro libertà!
Per qual motivo fummo indotti a inventare la nostra politica
e instillarla nelle menti dei Gentili? Noi instillammo in essi questa politica
senza permetter loro di comprenderne l'intimo significato.
Che cosa ci spinse ad adottare questa linea di condotta?
Questo: che noi, razza dispersa, non potevamo, come tale, conseguire il nostro
scopo con mezzi diretti, ma soltanto con mezzi indiretti, subdoli e
fraudolenti. Questa fu la vera causa ed origine della nostra organizzazione
massonica, che questi porci di Gentili non riescono a scandagliare e di cui non
sospettano neppure le mire. Noi li prendiamo come lo zimbello delle nostre
numerose logge, le quali hanno l'apparenza di essere puramente massoniche, allo
scopo di gettare la polvere negli occhi dei loro camerati.
Per grazia di Dio il suo Popolo prediletto fu sparpagliato,
ma questa dispersione, che sembrò al mondo la nostra debolezza, dimostrò di
essere la nostra forza, che ci ha ora condotto al limitare della Sovranità
Universale.
Ci rimane da costruire ancora poco su queste fondamenta, per
raggiungere la nostra mèta. –
PROTOCOLLO XII
La parola libertà, suscettibile di diverse interpretazioni,
sarà da noi definita nel modo seguente: "La libertà è il diritto di
fare ciò che la legge permette". Tale definizione ci servirà in questo
senso, che sarà in nostro arbitrio di dire dove potrà esserci libertà e dove
no, per la semplice ragione che la legge permetterà solamente quello che a noi
piacerà.
Il nostro atteggiamento verso la stampa sarà il seguente:
Che cosa fa la stampa attualmente? Essa serve a suscitare nel popolo passioni
furenti, oppure, talvolta, dissensi egoistici di partito; cause entrambe che
possono essere necessarie al nostro scopo. La stampa è spesse volte vana,
ingiusta e mendace, e la maggior parte della gente non ne capisce affatto le
sue vere intenzioni. Noi la barderemo e ne terremo fermamente in pugno le
redini. Inoltre dovremo acquistare il controllo di tutte le altre ditte
editrici. Non ci servirebbe a nulla il solo controllo dei giornali se
restassimo esposti ad attacchi con opuscoli e libri. L'attuale costosa
produzione libraria la trasformeremo in una risorsa vantaggiosa per il nostro
governo mediante una speciale tassa di bollo ed obbligando gli editori ed i
tipografi a versarci un deposito cauzionale, allo scopo di garantire il nostro
governo da qualunque forma di attacco da parte della stampa. E qualora questo
si produca, imporremo multe a destra ed a sinistra. Da questi mezzi: bolli,
cauzioni e multe, il governo ricaverà una larga sorgente di lucro.
Naturalmente, i giornali di partito non si daranno pensiero di pagare delle
multe forti, ma noi li sopprimeremo senz'altro dopo un secondo loro serio
attacco. Nessuno potrà impunemente attentare al prestigio della nostra
infallibilità politica. Per sopprimere qualunque pubblicazione prenderemo un
pretesto: diremo, per esempio, che eccita l'opinione pubblica senza ragione e
senza fondamento. Ma vi prego di tener presente, che fra le pubblicazioni
aggressive ve ne saranno anche talune istituite da noi apposta con tale
intento. Ma esse attaccheranno solo quei punti della nostra politica, che
abbiamo l'intenzione di cambiare. Nessuna informazione giungerà al pubblico
senza essere stata prima controllata da noi. Stiamo già raggiungendo questo
scopo anche attualmente, per il fatto che tutte le notizie sono ricevute da
poche agenzie, nelle quali sono centralizzate da tutte le parti del mondo.
Quando giungeremo al potere, queste agenzie ci apparterranno completamente e
pubblicheranno solo quelle notizie che noi permetteremo.
Se, date le condizioni attuali, siamo riusciti a controllare
la società dei Gentili ad un punto tale che essa vede gli affari mondiali
attraverso le lenti colorate con le quali le copriamo gli occhi; se anche ora
nulla ci impedisce di conoscere i segreti di Stato, come stupidamente li
chiamano i Gentili; quale sarà la nostra posizione, quando saremo
ufficialmente riconosciuti come governatori del mondo nella persona del nostro
Imperatore Universale?
Ritorniamo all'avvenire della stampa. Chiunque desidererà
diventare editore, libraio o tipografo, dovrà ottenere un certificato ed una
licenza, che perderanno in caso di disubbedienza. I canali attraverso i quali
il pensiero umano trova la sua espressione, saranno con questi mezzi posti
nelle mani del nostro governo, che li userà come organi educativi, e così
impedirà che il pubblico sia messo sulla falsa strada mediante
l'idealizzazione del "progresso", o con il liberalismo. Chi fra noi
non sa, che questo fantastico beneficio conduce direttamente all'utopia, da cui
nacquero l'anarchia e l'odio verso l'autorità? E ciò per la semplice ragione
che il "progresso", o piuttosto l'idea d'un progresso liberale, diede
al popolo differenti concetti della emancipazione, senza mettervi alcun limite.
Tutti i cosiddetti liberali sono degli anarchici, se non per le loro azioni,
certamente per le loro idee.
Ognuno di essi corre dietro il fantasma della libertà,
credendo di poter fare quello che vuole, vale a dire, cadendo in uno stato di
anarchia per l'opposizione che fa, unicamente per il gusto di farla.
Discutiamo ora la stampa editrice di libri ecc. Noi la
tasseremo nello stesso modo della stampa giornalistica, vale a dire per mezzo
di bolli e cauzioni. Ma sopra i libri con meno di 300 pagine metteremo una
tassa doppia, li classificheremo fra gli opuscoli per far diminuire la
pubblicazione dei periodici, che costituiscono la forma più virulenta del
veleno stampato. Queste misure obbligheranno altresì gli scrittori a
pubblicare delle opere così lunghe, che avranno pochi lettori e principalmente
a causa del loro prezzo alto. Noi stessi pubblicheremo delle opere a buon
mercato per educare la mente del pubblico e avviarla nella direzione da noi
desiderata. La tassazione determinerà una riduzione della letteratura
dilettevole e senza scopo, e la responsabilità che incontreranno di fronte
alla legge darà tutti gli autori nelle nostre mani. Nessuno che desideri
attaccarci colla sua penna troverebbe un editore.
Prima di stampare qualsiasi genere di lavoro, l'editore o il
tipografo dovrà chiedere alle autorità un permesso speciale per pubblicare il
detto lavoro. In questo modo conosceremo anticipatamente qualsiasi congiura
contro di noi, e potremo colpirla prevenendola e pubblicando una confutazione.
La letteratura e il giornalismo sono le due più importanti
forze educative, e per questo motivo il nostro governo si accaparrerà il
maggior numero di periodici. Con questo sistema neutralizzeremo la cattiva
influenza della stampa privata ed otterremo un'influenza enorme sulla mente
umana. Se dovessimo permettere la pubblicazione di dieci periodici privati, noi
stessi dovremmo pubblicarne trenta e così via.
Ma il pubblico non deve avere il minimo sospetto di queste
precauzioni; perciò tutti i periodici pubblicati da noi, avranno
apparentemente vedute ed opinioni contraddittorie, ispirando così la fiducia e
presentando un'apparenza attraente ai nostri non sospettosi nemici, che
cadranno nella nostra trappola e saranno disarmati.
In prima fila metteremo la stampa ufficiale. Essa sarà
sempre in guardia per difendere i nostri interessi, e perciò la sua influenza
sul pubblico sarà relativamente insignificante. In seconda fila metteremo la
stampa semi-ufficiale, la quale dovrà attirare i tiepidi e gli indifferenti.
In terza fila metteremo quella stampa che farà finta di essere all'opposizione
e che, in una delle sue pubblicazioni, figurerà come nostra avversaria. I
nostri veri nemici confideranno in questa opposizione e ci mostreranno le loro
carte. Tutti i nostri giornali sosterranno partiti diversi: l'aristocratico, il
repubblicano, il rivoluzionario e persino l'anarchico. Ma, naturalmente, questo
sarà solamente fino a quando dureranno le costituzioni. Questi giornali, come
il dio indiano Vishnu, avranno centinaia di mani, ognuna delle quali tasterà il
polso della variabile opinione pubblica.
Quando il polso batterà più forte, queste mani faranno
inclinare l'opinione pubblica verso la nostra causa, perché un soggetto
nervoso è facile ad essere guidato e facilmente cade sotto un'influenza
qualsiasi. I chiacchieroni che crederanno di ripetere l'opinione del giornale
del loro partito, in realtà non faranno altro che ripetere la nostra opinione,
oppure quella che desideriamo far prevalere; nella convinzione di seguire
l'organo del loro partito, costoro seguiranno in realtà la bandiera che faremo
sventolare d'innanzi ai loro occhi.
Perché il nostro esercito giornalista estrinsechi il
concetto intimo di questo programma, avendo l'apparenza di appoggiare i diversi
partiti, dovremo organizzare la nostra stampa con la massima cura. Col titolo
di "Commissione Centrale della Stampa", organizzeremo delle riunioni
letterarie, alle quali i nostri agenti, senza farsene accorgere, daranno il
segno di riconoscimento e la parola d'ordine. I nostri organi discutendo e
contrastando la nostra politica, sempre superficialmente, s'intende, e senza
toccarne i lati importati, faranno finta di polemizzare con i giornali
ufficiali, allo scopo di fornirci il pretesto di definire i nostri piani con
maggior accuratezza di quanto avremo potuto fare coi nostri programmi
preliminari. Si capisce, però, che tutto questo sarà fatto quando sia
vantaggioso per noi. Questa opposizione da parte della stampa, servirà anche a
far credere al popolo che la libertà di parola esiste sempre. Essa darà ai
nostri agenti l'opportunità di dimostrare che i nostri avversarii ci muovono accuse insensate,
nell'impossibilità da parte loro di trovare un terreno solido sul quale
combattere la nostra politica.
Queste misure, che sfuggiranno all'attenzione pubblica,
saranno i mezzi più proficui per guidare l'opinione pubblica ed inspirare
fiducia nel nostro governo.
Grazie a queste misure potremo eccitare o calmare l'opinione
pubblica circa le quistioni politiche quando ci occorrerà di farlo. Potremo
persuaderla o confonderla stampando notizie vere o false, fatti o
contraddizioni, secondo quello che servirà al nostro scopo. Le informazioni
che pubblicheremo dipenderanno dal modo con cui il pubblico sarà in quel tempo
propenso ad accettare quel dato genere di notizie; e staremo sempre molto
attenti, scandagliando il terreno prima di camminarci sopra.
Le restrizioni che, come ho già detto, imporremo alle
pubblicazioni private ci daranno la certezza di sconfiggere i nostri nemici,
perché essi non avranno a loro disposizione organi della stampa mediante i
quali dare veramente libero e pieno corso alle loro opinioni. Non ci occorrerà
neppure di contraddire ufficialmente le loro affermazioni. Se sarà necessario,
le confuteremo semi ufficialmente con dei "ballons d'essai", che
faremo lanciare dalla nostra stampa di terza fila.
Esiste già nel giornalismo francese tutto un sistema di
intese massoniche per darsi il contrassegno. Tutti gli organi della stampa sono
legati da segreti professionali reciproci, a modo degli antichi oracoli.
Nessuno dei suoi membri rivelerà mai di essere a conoscenza di un segreto
qualora non abbia ricevuto l'ordine di renderlo pubblico. Nessun singolo
editore avrà il coraggio di tradire un segreto confidatogli, per la ragione
che nessuno è ammesso nel mondo letterario, il quale non abbia preso parte a
qualche losco affare nella sua vita passata. Pertanto, se qualcuno desse il
minimo segno di disubbidienza, il triste episodio del suo passato verrebbe
palesato immediatamente. Finché il passato losco di questi individui è
conosciuto da pochi, il prestigio di ogni giornalista attira l'opinione
pubblica di tutto il paese. Il popolo lo segue e lo ammira.
I nostri piani si debbono estendere principalmente alle
provincie. È per noi essenziale di creare certe idee e di infondere tali
opinioni nelle provincie, perché in qualunque momento possiamo servircene
lanciandole nella capitale come opinioni neutrali delle provincie.
Naturalmente, la fonte e l'origine delle idee non saranno alterate, ma le idee
saranno nostre. Per noi è assolutamente necessario, prima di assumere il
potere, che le città siano qualche volta dominate dalle opinioni delle
provincie; vale a dire, che le città sappiano l'opinione della maggioranza,
quale sarà stata preparata da noi. È per noi necessario che le capitali,
giunto il momento critico psicologico, non abbiano il tempo materiale di
discutere un fatto compiuto, ma siano obbligate ad accettarlo perché è stato
approvato da una maggioranza nelle provincie.
Quando poi arriveremo al periodo del nuovo regime - cioè
durante il periodo transitorio che precederà la nostra sovranità - non
permetteremo alla stampa di pubblicare qualsiasi resoconto di delitti, essendo
essenziale che il popolo creda il nuovo regime talmente superiore, d'aver
soppresso perfino la delinquenza. I delitti che avverranno saranno conosciuti
soltanto dalla loro vittima e da gli eventuali testimoni oculari e da nessun
altro.
PROTOCOLLO XIII
La necessità del pane quotidiano obbligherà i Gentili a
tacere ed a rimanere nostri umili servitori.
Quei Gentili che potremo impiegare nella nostra stampa,
discuteranno, dietro i nostri ordini, quei fatti che non sarebbe conveniente
per noi di pubblicare nella nostra gazzetta ufficiale. E mentre avranno luogo
così discussioni e dispute d'ogni genere, noi promulgheremo le leggi che ci
occorrono e le presenteremo al pubblico quali fatti compiuti. Nessuno oserà
chiedere che queste leggi vengano revocate, specialmente perché faremo credere
che il nostro scopo sia quello di promuovere il progresso. Poi la stampa
svierà l'attenzione del pubblico per mezzo di nuove proposte (sapete bene che
abbiamo sempre abituato le popolazioni a ricercare nuove emozioni).
Avventurieri politici senza cervello si affretteranno a discutere i nuovi
problemi: la stessa razza di gente che non comprende neppure ora nulla di
quello di cui parla. I problemi politici non sono fatti per essere compresi,
dalla gente comune, ma solamente (come ho già detto) da quella classe di
governanti, che da secoli dirigono gli affari. Da tutto questo insieme di fatti
potete concludere, che quando useremo una certa deferenza all'opinione
pubblica, di tanto in tanto, avremo lo scopo di facilitare il funzionamento del
nostro meccanismo. Vi accorgerete anche che cerchiamo di far approvare le varie
quistioni soltanto a furia di parole e non di fatti. Affermiamo continuamente,
che tutte le misure prese da noi sono ispirate dalla speranza e dalla certezza
di aiutare il benessere comune.
Allo scopo di distogliere la gente troppo irrequieta dalla
discussione delle quistioni politiche, la provvederemo di problemi nuovi;
quelli cioè dell'industria e del commercio. Su questi problemi potranno
eccitarsi fin che vorranno. Le masse acconsentono di astenersi e di desistere
da ciò che credono sia l'attività politica, solamente se possiamo dar loro
qualche nuovo svago; come, ad esempio, il commercio. E tenteremo di dar da
intendere ad esse, che anche il commercio è un problema politico. Noi stessi
inducemmo le masse a prender parte alla politica per assicurarci il loro
appoggio nella nostra campagna contro i governi Gentili.
Per impedire che il popolo scopra da sé una qualsiasi nuova
linea d'azione politica, lo terremo distratto con varie forme di divertimenti:
ludi ginnici, passatempi, passioni di vario genere, osterie e via discorrendo.
Fra poco principieremo a mettere degli avvisi nei giornali
invitando il popolo a competere in ogni genere di nuove imprese, come ad
esempio alle gare artistiche, di sport, ecc.
Questi nuovi interessi distoglieranno definitivamente
l'attenzione del pubblico dalle quistioni che potrebbero metterci in conflitto
con la popolazione. Il popolo, siccome perderà a poco a poco la facoltà di
pensare con la sua testa, griderà compatto insieme a noi, per l'unica ragione
che saremo i soli membri della società in grado di promuovere nuove linee di
pensiero. Questi nuovi concetti noi li metteremo avanti per mezzo di agenti che
il popolo non sospetterà siano alleati nostri. La funzione degli idealisti
liberali cesserà repentinamente il giorno in cui il nostro governo sarà
riconosciuto. Fino allora essi ci renderanno dei buoni servizii. Per questa
ragione cercheremo di indirizzare l'opinione pubblica verso ogni specie di
teoria fantastica che possa sembrare progressiva, o liberale. Fummo noi che,
col più completo successo, facemmo girare le teste scervellate dei Gentili,
colle nostre teorie di progresso, verso il socialismo. Non si trova fra i
Gentili una mente capace di intuire che in ogni occasione, dietro la parola
"progresso" è nascosta una deviazione della verità, eccezione fatta
dei casi in cui la parola libertà si riferisce alla materia delle scoperte
scientifiche. Giacché esiste soltanto una vera dottrina ed in essa non vi è
posto per il "progresso". Il progresso, come qualunque altro falso
concetto, serve a nascondere la verità, affinché essa non sia palese ad altri
che a noi, popolo prediletto da Dio, che Egli ha eletto a custode della
verità. Quando saremo al potere, i nostri oratori discuteranno i grandi
problemi che hanno agitato l'umanità, allo scopo finale e prefisso di condurre
il genere umano sotto il nostro governo benedetto.
Chi vorrà, quindi, sospettare che tutti questi problemi
furono sollevati da noi, secondo un piano politico prestabilito che nessun uomo
ha compreso in tanti secoli?
PROTOCOLLO XIV
Quando ci stabiliremo come Signori della Terra, non
ammetteremo altra religione che la nostra; cioè una religione che riconosce il
Dio solo, a Cui il nostro destino è collegato dall'averci Egli eletto, e da
Cui il destino del mondo è determinato.
Per questa ragione dobbiamo distruggere tutte le professioni
di fede. Se il risultato temporaneo di questa distruzione sarà di produrre
degli Atei, ciò si frapporrà al nostro scopo, ma servirà come esempio alle
generazioni future, che ascolteranno i nostri insegnamenti sulla religione di
Mosè, la quale, con le sue dottrine risolute e ponderate, ci impose come un
dovere il mettere tutte le nazioni sotto i nostri piedi.
Inoltre insisteremo molto sulle verità mistiche degli
insegnamenti Mosaici, sui quali, diremo, è basata tutta la loro forza
educativa.
Di poi, ad ogni momento pubblicheremo articoli paragonando
il nostro governo benefico a quello del passato. Lo stato di beatitudine e di
pace che esisterà allora, servirà anche ad illustrare il benefico effetto del
nostro governo, sebbene sia stato ottenuto mediante disturbi secolari.
Dimostreremo con colori intensi gli errori amministrativi commessi dai Gentili.
Provocheremo con tutto ciò un tale sentimento di avversione per il regime
precedente, che le nazioni preferiranno uno stato di pace in condizioni di
schiavitù, ai diritti della tanta lodata "libertà", che le ha così
crudelmente torturate, esaurendone perfino le fonti dell'esistenza umana, ed
alla quale furono trascinate da una folla di avventurieri che non sapevano quel
che facevano. I cambiamenti inutili di
governo che abbiamo sempre suggerito ai Gentili, e che sono stati il mezzo col
quale abbiamo minato il loro edificio di Stato, avranno in allora talmente
stancato le nazioni, che esse preferiranno sopportare qualunque cosa da noi, piuttosto
che ritornare ai tumulti ed alle disgrazie attraversate. Attireremo
specialmente l'attenzione su gli errori storici con i quali i governi dei
Gentili tormentarono l'umanità per tanti secoli, nella loro mancanza di
comprensione per tutto ciò che riguarda il vero benessere della vita umana, e
nella loro ricerca di piani fantastici per la prosperità sociale. Giacché i
Gentili non si sono resi conto che i loro piani, invece di migliorare le
relazioni fra uomo e uomo, non hanno fatto altro che farle andare di male in
peggio. E queste relazioni sono la vera base dell'esistenza umana. Tutta la
forza dei nostri principi e delle nostre misure consisterà nel fatto, che
saranno spiegati da noi quale un luminoso contrasto con le condizioni sociali
esistenti sotto l'antico regime da noi infranto.
I nostri filosofi dimostreranno tutti gli svantaggi delle
religioni cristiane, ma nessuno potrà mai giudicare la nostra religione nel
suo vero significato, perché nessuno ne avrà mai una completa cognizione fuorché
i nostri che non si arrischieranno mai a svelarne i misteri.
Nei cosiddetti paesi dirigenti abbiamo fatto circolare una
letteratura squilibrata, sudicia e ripugnante. Per un breve periodo dopo il
riconoscimento del nostro regno, continueremo a incoraggiare questa
letteratura, acciocché essa dimostri, più esplicitamente che mai, il suo
contrasto con le dottrine che metteremo in circolazione dal nostro seggio
elevato. I nostri sapienti, educati allo scopo di guidare i Gentili, faranno
conferenze, concreteranno piani, scriveranno appunti e articoli, per mezzo dei
quali influiremo sugli spiriti degli uomini, piegandoli verso quella scienza e
quelle idee che ci converranno.
PROTOCOLLO XV
Quando, infine, avremo ottenuto il potere per mezzo di
numerosi colpi di Stato, che saranno da noi preparati in modo che abbiano luogo
simultaneamente in tutti i paesi; e quando i governi di questi saranno stati
dichiarati ufficialmente incapaci di reggere la pubblica cosa (potrà
trascorrere un periodo di tempo considerevole prima che tutto ciò avvenga:
magari un secolo): faremo ogni sforzo per impedire che siano fatte delle
congiure contro di noi. Per raggiungere questo intento applicheremo la pena capitale,
senza pietà, per coloro che prendessero le armi per impedire lo stabilimento
del nostro potere.
Sarà passibile della pena capitale la fondazione di
qualunque nuova società segreta; scioglieremo, mandandone i membri in esilio
nelle parti più remote del mondo, le società segrete tuttora esistenti, che
ci sono ben conosciute e che servono ed hanno servito al nostro scopo. L'esilio
sarà la sorte di quei frammassoni Gentili che per avventura sapessero più di
quello che a noi convenga. E quei massoni che, per una ragione o per un'altra
potremo perdonare, li terremo sempre nel continuo timore d'essere esiliati.
Decreteremo una legge per condannare tutti i preesistenti membri delle società
segrete all'esilio fuori di Europa perché quivi noi avremo il centro del
nostro governo.
Le decisioni del nostro governo saranno definitive e nessuno
avrà il diritto d'appellarsi. Per mettere al dovere le società dei Gentili
nelle quali abbiamo profondamente inculcato i dissidi ed i dogmi della
religione protestante, prenderemo provvedimenti spietati i quali dimostreranno
alle nazioni che il nostro potere non può essere violato. Non dobbiamo
preoccuparci delle numerose vittime che saranno sacrificate per ottenere una
prosperità futura. Un governo il quale è convinto che la propria esistenza
dipende non solo dai privilegi di cui gode, ma anche dall'adempimento del suo
dovere, ha l'obbligo di conseguire la prosperità anche a costo di molti
sacrifici. La condizione principale della sua stabilità consiste nel rafforzamento
del prestigio del suo potere, e questo prestigio si ottiene soltanto per mezzo
di una maestosa ed incrollabile potenza, che deve mostrarsi inviolabile,
nonché circondata da un potere mistico. Ad esempio, dimostrare che sussiste
per mandato divino. Questi sono i requisiti goduti finora dall'Autocrazia
russa, l'unica nostra nemica pericolosa, se non teniamo conto della Santa Sede.
Ricordate che l'Italia. quando grondava sangue, non toccò un capello di Silla:
eppure egli era l'uomo che l'aveva dissanguata. Per la sua forza di carattere,
Silla diventò un Dio agli occhi della popolazione, ed il suo ritorno intrepido
in Italia lo rese inviolabile. La plebe non nuocerà mai all'uomo che la
ipnotizza col suo coraggio e con la sua superiorità mentale.
Fino a quando non avremo conseguito il potere, cercheremo di
fondare e moltiplicare le logge massoniche in tutte le parti del mondo.
Alletteremo a farne parte coloro che possono diventare, o sono di già, animati
da amore per il pubblico bene. Queste logge saranno la fonte principale ove
attingeremo le nostre informazioni; saranno pure i nostri centri di propaganda.
Centralizzeremo tutte queste logge sotto una direzione unica, conosciuta a noi
soli e costituita dai nostri uomini più sapienti. Queste logge avranno anche i
loro rappresentanti, per mascherarne la vera direzione. Questa soltanto avrà
diritto di decidere a chi spetti di parlare e di preparare l'ordine del giorno.
In queste logge annoderemo tutte le classi socialiste e rivoluzionarie della società.
I piani politici più segreti. ci saranno subito noti appena formulati e ne
guideremo l'esecuzione. Quasi tutti gli agenti della polizia internazionale
segreta faranno parte delle nostre logge. È per noi sommamente importante di
assicurarci i servizi della polizia, perché essi possono mascherare le nostre
imprese, inventare ragioni plausibili per spiegare il malcontento delle masse,
come pure colpire coloro che rifiutano di sottomettersi a noi.
La maggior parte degli individui che entrano nelle società
segrete sono avventurieri, i quali desiderano di farsi strada in un modo o in
un altro e non hanno serie intenzioni. Con gente simile, ci sarà facile
perseguire il nostro scopo: essi metteranno in moto il nostro meccanismo. Se il
turbamento diventerà mondiale, ciò significherà soltanto che era necessario
per noi di produrre questa agitazione, allo scopo di distruggere la troppo
grande solidità del mondo. Se nasceranno congiure nel suo seno, significherà
che uno dei nostri agenti più fedeli è il capo di questa cospirazione. E'
naturale che noi dobbiamo essere gli unici a dirigere le imprese massoniche.
Noi soltanto sappiamo dirigerle. Noi conosciamo lo scopo finale di ogni azione,
mentre i Gentili ignorano la massima parte di ciò che riguarda la massoneria:
essi non sono neppur capaci di vedere i risultati immediati di quello che
fanno. Generalmente essi considerano soltanto i vantaggi immediati; si
contentano se il loro orgoglio personale è soddisfatto per l'adempiersi del
loro intento; non si accorgono che l'idea originale era nostra e non loro.
I Gentili frequentano le Logge Massoniche per pura
curiosità, o nella speranza di ricevere la loro parte delle spoglie; alcuni di
essi vi entrano pure per poter discutere le loro stupide idee davanti ad un
pubblico qualunque. I Gentili vanno alla ricerca delle emozioni procurate dal
successo e dagli applausi; noi glie ne diamo fin che ne vogliono. Questo è il
motivo per cui permettiamo ad essi di avere successi; cioè allo scopo di
volgere a nostro vantaggio gli uomini che credono orgogliosamente di valer
qualche cosa, e che senza accorgersene s'imbevono delle nostre idee, fiduciosi
di essere infallibili e convinti di non andar soggetti alle influenze altrui.
Non avete idea di quanto sia facile ridurre anche il più intelligente dei
Gentili in una condizione ridicola di ingenuità agendo sulla sua
presunzione, e quanto, d'altra parte, sia fucile scoraggiarlo mediante il più
piccolo insuccesso, od anche semplicemente cessando di applaudirlo; oppure anche
di ridurlo in uno stato di servile sottomissione, allettandolo con la promessa
di qualche nuovo successo. Per quanto il nostro popolo disprezza il successo,
bramando soltanto la realizzazione dei suoi piani, altrettanto i Gentili amano
il successo e sono disposti a sacrificare tutti i loro piani per raggiungerlo.
Questo lato del carattere dei Gentili rende facile di fare d'essi quello che ci
piace. Quelli che sembrano tigri, sono invece stupidi come pecore, ed hanno la
testa assolutamente vuota.
Lasceremo che cavalchino in sogno il corsiero delle vane
speranze di poter distruggere l'individualità umana mediante idee simboliche
di collettivismo. Essi non hanno ancora compreso, e non comprenderanno mai, che
questo sogno fantastico è contrario alla principale legge della natura, la
quale, fin dall'inizio del mondo, creò ogni essere, diverso da tutti gli
altri, perché ciascuno avesse un'individualità. Il fatto che fummo capaci di
far concepire un'idea così errata ai Gentili, è la prova lampante del
meschino concetto che essi hanno della vita umana, paragonato a quello che ne
abbiamo noi. In questo consiste la maggiore speranza del nostro successo.
Quanto furono previdenti i nostri sapienti d'un tempo quando ci dissero che,
pur di raggiungere uno scopo veramente grandioso, dovevamo ricorrere a
qualunque mezzo senza fermarci a contare le che si dovessero sacrificare al
successo della causa! E noi non abbiamo mai contato le vittime uscite dal seme
di quei bruti di Gentili, e pur avendo sacrificato molta gente nostra, abbiamo
dato al nostro popolo una posizione tale nel mondo, che esso non si sarebbe mai
sognato di raggiungere. Un numero relativamente piccolo di vittime da parte
nostra ha salvato la nostra nazione dalla distruzione. Ogni uomo deve inevitabilmente
morire. E' preferibile affrettare la morte di coloro che ostacolano la nostra
causa, che di quelli che la promuovono. Noi facciamo morire i frammassoni in
maniera tale che nessuno, fuorché gli adepti, può averne il minimo sospetto.
Neppure le stesse vittime ne sospettano prima del tempo. Muoiono tutti, quando
è necessario, di morte apparentemente naturale. E neppure gli iniziati,
conoscendo questi fatti, osano protestare! Con questi mezzi abbiamo tagliato
fino alle radici ogni velleità di protesta contro i nostri ordini almeno per
quanto riguarda i frammassoni. Predichiamo il liberalismo ai Gentili, ma
d'altra parte teniamo la nostra propria nazione in assoluta sottomissione. Per
effetto della nostra influenza, le leggi dei Gentili vengono osservate il meno
possibile. Il prestigio delle loro leggi è stato minato dalle idee liberali
che vi abbiamo introdotto. Le più importanti quistioni, sia politiche, sia
morali, vengono decise dai Tribunali nel modo stabilito da noi. Il Gentile
amministratore di giustizia, esamina le cause in quel modo che a noi pare e
piace. Questo risultato lo abbiamo ottenuto mediante i nostri agenti e persone
colle quali apparentemente non siamo in relazione, e per mezzo di opinioni
propagate con la stampa e con altri mezzi. Persino i senatori ed altri
funzionari elevati seguono ciecamente i nostri consigli. La mentalità dei
Gentili essendo di natura puramente bestiale, è incapace di osservare e di
analizzare checchessia e più ancora di prevedere le conseguenze alle quali
può condurre una causa se presentata sotto una certa luce. Ed è precisamente
in questa differenza di mentalità tra noi e i Gentili, che possiamo facilmente
riconoscere di essere gli eletti di Dio nonché la nostra natura sovrumana, in
paragone con la mentalità istintiva e bestiale dei Gentili. Costoro non vedono
che i fatti, ma non li prevedono e sono incapaci di inventare qualsiasi cosa,
eccetto le materiali.
Da tutto questo risulta nettamente, che la natura stessa ci
ha destinato a guidare ed a governare il mondo. Quando verrà per noi l'ora di
governare apertamente, sarà giunto il momento di dimostrare la bontà del
nostro governo. Allora miglioreremo tutte le leggi.
Le nostre leggi saranno brevi, chiare, e concise: non
avranno bisogno di interpretazioni; sicché tutti potranno conoscerle da cima a
fondo, dentro e fuori.
La caratteristica predominante di queste leggi sarà
l'obbedienza dovuta all'autorità; e questo rispetto all'autorità sarà spinto
al massimo grado. Allora cesserà ogni genere di abuso di potere, perché
ognuno sarà responsabile di fronte all'unico potere supremo, cioè a quello
del sovrano. L'abuso di potere da parte di chiunque, che non sia il sovrano,
sarà così severamente punito, che tutti perderanno la voglia di provare la
loro forza in tale direzione.
Sorveglieremo molto da vicino ogni atto del nostro corpo
amministrativo, da cui dipenderà il funzionamento della macchina statale,
perché se l'amministrazione diventa fiacca, il disordine sorge dovunque. Non
un singolo atto illegale, od abuso di potere rimarrà impunito. Tutti gli atti
di simulazione, o di volontaria trascuratezza da parte degli impiegati
amministrativi, cesseranno dopo che costoro avranno veduto i primi esempi di
punizione.
La grandezza della nostra potenza esigerà che siano
inflitte punizioni adeguate ad essa. Ciò vuol dire che esse saranno durissime,
anche nel caso del più piccolo tentativo di violare il prestigio della nostra
autorità allo scopo di lucro personale. L'uomo che soffrirà per le sue colpe,
anche se troppo severamente, sarà come un soldato che muore sul campo
battaglia dell'amministrazione per la causa del potere, dei principî e della
legge, che non ammette alcuna deviazione dal sentiero pubblico per un vantaggio
personale, neanche per coloro che guidano il carro dello stato. Per esempio, i
nostri giudici sapranno che, cercando di essere indulgenti, violeranno la legge
della giustizia, la quale è fatta per infliggere punizioni esemplari agli
uomini per le colpe che hanno commesso, e non per dare ad un giudice
l'occasione di mostrare la sua clemenza. Questa buona qualità della clemenza
dovrebbe essere esibita soltanto nella vita privata, e non nella qualità
ufficiale di giudice, che influisce su tutta la base dell'educazione del genere
umano.
I membri della magistratura non serviranno più nei
tribunali dopo i cinquantacinque anni di età, per le seguenti ragioni:
1°Perché i vecchi sono più tenacemente attaccati alle idee
preconcette e meno capaci di ubbidire ai nuovi ordini.
2°Perché una tale misura ci metterà in grado di fare dei
cambiamenti frequenti nel corpo della magistratura, che conseguentemente sarà
soggetta a qualunque pressione da parte nostra.
Chiunque desideri mantenere il suo posto dovrà, per
assicurarselo, ubbidirci ciecamente. Generalmente sceglieremo i nostri giudici
fra uomini i quali capiscano che il loro dovere è di punire e di fare
rispettare le leggi, e non di permettersi il lusso di sognare il liberalismo,
che potrebbe recar danno al piano educativo del nostro governo, come succede
ora con i giudici Gentili. Il nostro progetto di mutare spesso i giudici, ci
gioverà anche per impedire la formazione di qualsiasi associazione fra essi;
quindi lavoreranno soltanto nell'interesse del governo, ben sapendo che da ciò
dipende il loro avvenire. La futura generazione di giudici sarà educata in tal
modo, che preverranno istintivamente qualsiasi azione atta a danneggiare le
relazioni reciproche esistenti fra i nostri sudditi. Attualmente i giudici dei
Gentili sono indulgenti verso tutti i delinquenti, perché non hanno il giusto
concetto del loro dovere, ed anche per il semplice fatto, che i governanti,
quando nominano i giudici, non imprimono in essi il concetto del dovere, come
sarebbe necessario.
I governanti dei Gentili, quando nominano i loro sudditi a
cariche importanti, non si danno la pena di spiegar loro l'importanza delle
medesime, né per quale ragione dette cariche sono state istituite; essi
agiscono come le bestie quando mandano la loro prole in cerca dì preda. In
questo modo i governi dei Gentili vanno in pezzi per opera dei loro stessi
amministratori. Dai risultati del sistema adottato dai Gentili ricaveremo
ancora un insegnamento morale e ce ne serviremo per migliorare il nostro governo.
Gradiremo le tendenze liberali di ciascuna delle importanti istituzioni di
propaganda nel nostro governo, dalle quali possa dipendere l'educazione di
coloro che diventeranno i nostri sudditi. Questi posti importanti saranno
riservati esclusivamente a coloro che furono da noi educati allo scopo prefisso
per l'amministrazione.
Qualora si osservasse, che il mettere in ritiro troppo
presto i nostri impiegati ci costerebbe troppo caro, risponderei, che anzi
tutto cercheremo di trovare una occupazione privata a questi pensionati, per
compensarli della perdita del loro posto governativo, ed in secondo luogo che
il nostro governo possiederà in ogni caso tutto il denaro del mondo, e perciò
la spesa non va presa in considerazione.
La nostra autocrazia sarà coerente in tutte le sue azioni,
quindi il nostro alto comando sarà sempre considerato con la massima deferenza
e obbedito senza riserva, qualunque sia la decisione che gli piacerà di
prendere. Ignoreremo qualunque espressione di rammarico o di malcontento e
puniremo così severamente chiunque mostrasse di non essere soddisfatto, che
gli altri, vedendo questo esempio, si cheteranno. Aboliremo il diritto di
appello, riservandolo per noi stessi; e ciò per la ragione che non dobbiamo
permettere al popolo di credere che i nostri giudici possano sbagliare nelle
loro decisioni. E, nell'eventualità di un giudizio che richiede la revisione,
destituiremo immediatamente il giudice che lo avrà emesso, castigandolo
pubblicamente, affinché un errore simile non abbia a ripetersi.
Ripeto quello che ho già detto, cioè che uno dei nostri
principî fondamentali sarà l'attenta sorveglianza dei nostri impiegati
amministrativi: e questo si farà principalmente per soddisfare la nazione, la
quale ha pieno diritto di insistere che un buon governo abbia buoni impiegati
amministrativi.
Il nostro governo avrà l'aspetto di una fede patriarcale
nella persona del suo sovrano. La nostra Nazione ed i nostri sudditi
considereranno il sovrano come un padre, il quale si cura di tutti i loro
bisogni, si occupa delle loro azioni, sistema le relazioni reciproche dei suoi
sudditi, nonché quelle di essi verso il governo. Così che il sentimento di
venerazione per il regnante si radicherà tanto profondamente nella nazione,
che questa non potrà esistere senza le sue cure e la sua guida. Il popolo non
potrà vivere in pace senza il sovrano e finalmente lo riconoscerà come
autocrate. Il popolo nutrirà per il sovrano un sentimento di venerazione
talmente profondo da avvicinarsi alla adorazione, specialmente quando si
convincerà che i suoi dipendenti seguono i suoi ordini ciecamente e che egli
solo regna su di essi. Il popolo si rallegrerà vedendoci regolare la nostra
esistenza come se fossimo genitori desiderosi di educare la propria prole in un
sentimento profondo del dovere e dell'ubbidienza.
Per quanto poi riguarda la nostra politica segreta, tutte le
nazioni sono in uno stato d'infanzia ed i loro governi pure. Come potete vedere
da voi stessi, io baso il nostro dispotismo sul Diritto e sul Dovere. Il
diritto del governo di pretendere che la gente faccia il suo dovere è in sé
stesso un obbligo di chi regna, perché egli è il padre dei suoi sudditi. Il
diritto della forza gli viene concesso perché conduca l'umanità nella direzione
stabilita dalle leggi naturali, vale a dire verso l'ubbidienza.
Ogni creatura in questo mondo è in suggezione se non di un
uomo, di qualche circostanza, oppure della sua stessa natura: insomma di
qualche cosa che è più forte di lei. Quindi noi dobbiamo essere la forza
assoggettatrice, pel bene della causa comune. Dobbiamo sacrificare senza
esitazione quegli individui che possono violare la legge esistente, perché la
soluzione del grande problema educativo sta nella punizione esemplare.
Il Re di Israele, nel giorno che porrà sul suo capo
consacrato la corona che gli verrà presentata da tutta l'Europa, diventerà il
Patriarca Mondiale.
Il numero delle vittime che il nostro Re dovrà sacrificare,
non sorpasserà mai quello delle vittime che i sovrani Gentili hanno
sacrificato nella loro ricerca di grandezza e per le loro rivalità reciproche.
Il nostro sovrano sarà costantemente in contatto col
popolo, al quale parlerà dall'alto delle tribune. I suoi discorsi saranno
immediatamente messi in circolazione in tutto il mondo.
PROTOCOLLO XVI
Allo scopo di distruggere qualunque specie di impresa
collettiva che non sia la nostra, annienteremo sul loro nascere le opere
collettive; vale a dire, che trasformeremo le università e le riedificheremo
secondo i nostri piani.
I rettori delle università, nonché i professori di esse,
saranno preparati in modo speciale per mezzo di elaborati e segreti programmi
d'azione, nei quali saranno istruiti e dai quali non potranno deviare
impunemente. La massima cura sarà posta nella loro scelta, e dipenderanno
interamente dal governo. Escluderemo dal nostro sillabo ogni insegnamento di
diritto civile, nonché qualunque altra materia politica. Queste scienze
saranno insegnate soltanto a pochi uomini iniziati, scelti per le loro abilità
cospicue. Le università non potranno più lanciare nel mondo dei giovani
inesperti, imbevuti di idee circa nuove forme costituzionali, come se queste
fossero commedie o tragedie; oppure dediti ad occuparsi di questioni politiche
che neppure i loro padri comprendevano. Quando la massa del popolo ha delle
idee politiche sbagliate, si volge a concezioni utopistiche con il risultato di
diventare un insieme di pessimi sudditi. Ciò potete giudicare da voi vedendo
il sistema educativo dei Gentili; abbiamo dovuto introdurre tutti questi
principi nel sistema educativo allo scopo di distruggere la loro struttura
sociale: cosa che abbiamo fatto con pieno successo; ma quando saremo al potere,
toglieremo dai programmi educativi tutte le materie che potrebbero turbare lo
spirito dei giovani, e li ridurremo ad essere dei bimbi obbedienti, i quali
ameranno il loro sovrano ed in lui riconosceranno il sostegno principale della
pace e del benessere pubblico.
Invece di far studiare i classici e la storia antica, che
contengono più esempi cattivi che buoni, faremo studiare i problemi del
futuro. Dalla memoria degli uomini cancelleremo il ricordo dei secoli passati,
che potrebbe essere sgradevole per noi, ad eccezione di quei fatti che mostrano
a colori vivaci gli errori dei governi Gentili. La base fondamentale del nostro
programma educativo sarà l'insegnamento di ciò che si riferisce alla vita
pratica, alla organizzazione sociale, alle relazioni fra uomo e uomo; faremo
pure conferenze contro i cattivi esempi egoistici, che sono contagiosi e causa
di mali; come anche su altre questioni simili relative all'istinto. Questi
programmi saranno tracciati in modo differente per le differenti classi e
caste, perché l'educazione di esse dovrà essere ben distinta. Importa
moltissimo di insistere su questo punto, che ogni classe, o casta, dovrà
essere educata separatamente, secondo la sua speciale condizione ed il suo
lavoro. Eventualmente, un uomo di genio ha sempre saputo e saprà sempre
penetrare in una casta più elevata della sua; ma per amore di un caso affatto
eccezionale, non conviene mescolare l'educazione delle varie caste e ammettere
gli uomini di basso ceto nelle classi più elevate, soltanto perché occupino i
posti di coloro che son chiamati dalla nascita ad occuparli. Sapete da voi che
i Gentili, quando cedettero all'idea assurda di non ammettere differenza fra le
diverse classi sociali, andarono incontro al disastro.
Affinché il sovrano abbia un posto sicuro nel cuore dei
suoi sudditi, è necessario che, durante il suo regno, siano insegnate nelle
pubbliche scuole e nei pubblici ritrovi, l'importanza della sua attività e la
buona intenzione delle sue imprese. Aboliremo ogni specie di educazione
privata. Nei giorni di vacanza gli scolari ed i loro genitori avranno il
diritto di intervenire nei loro collegi, come se questi fossero dei
"clubs", a riunioni nelle quali alcuni professori faranno delle
conferenze, apparentemente libere, parlando sulle quistioni dei rapporti
reciproci fra gli uomini, delle leggi, dei malintesi che generalmente sono la
conseguenza di una concezione erronea intorno la posizione sociale degli
uomini. Infine essi faranno delle lezioni sulle nuove teorie filosofiche, che
non sono ancora state rivelate al mondo. Noi faremo di queste dottrine degli
articoli di fede, servendocene come di gradini per l'ascendere della Fede
nostra.
Quando avrò finito di mettervi completamente al corrente
del nostro programma, e quando avremo finito di discutere i nostri piani per il
presente e l'avvenire, vi leggerò lo schema di tale nuova teoria filosofica.
L'esperienza di molti secoli ci insegna che gli uomini vivono per le idee e ne
sono guidati e che la gente viene ispirata da tali idee soltanto per mezzo
dell'educazione, che può essere impartita con i medesimi risultati agli uomini
di tutti i secoli, ma naturalmente con mezzi diversi. Con una metodica
educazione sapremo eliminare i residui di quella indipendenza di pensiero della
quale ci siamo serviti per i nostri fini da molto tempo. Abbiamo già istituito
il sistema di soggiogare la mente degli uomini col così detto metodo di
educazione dimostrativa (l'insegnamento oculare), il quale rende i Gentili
incapaci di pensare indipendentemente, e così essi - come animali ubbidienti -
attenderanno la dimostrazione di un idea prima di afferrarla. Uno dei nostri
migliori agenti in Francia è il Bouroy; egli vi ha già introdotto il nuovo
metodo d'insegnamento dimostrativo.
PROTOCOLLO XVII
La professione il giureconsulto rende coloro che la
esercitano freddi, crudeli ed ostinati, li priva di tutti i principi e li
obbliga a formarsi un concetto della vita che non è umano ma puramente legale.
Si abituano anche a vedere le circostanze soltanto dal punto di vista di quanto
si può guadagnare facendo una difesa, senza badare alle conseguenze che essa
può avere sul bene pubblico.
Un avvocato non si rifiuta mai di difendere una causa. Egli
farà di tutto per ottenere l'assoluzione a qualunque costo, attaccandosi ai
più meschini cavilli della giurisprudenza, e con questi mezzi egli demoralizza
il tribunale.
Perciò noi limiteremo la sfera d'azione di questa
professione e metteremo gli avvocati sulla stessa base dei funzionari
esecutivi. Tanto gli avvocati patrocinatori, quanto i giudici, non avranno il
diritto di intervistare i loro clienti e riceveranno il loro mandato difensivo
a seconda dell'assegnazione che ne farà il tribunale [Vale a dire che i
difensori saranno nominati d'ufficio e non scelti dagli accusati. (N. d. T.
inglese)]. Essi studieranno la causa esclusivamente attraverso i documenti ed i
rapporti, e difenderanno i loro clienti dopo che questi saranno stati
interrogati in tribunale dal pubblico ministero, basando la difesa di essi sui
risultati di questo interrogatorio. Il loro onorario sarà fisso senza tener
conto se la difesa sia, o pur no, riuscita. Essi diventeranno dei semplici
relatori in favore della giustizia, agendo in senso opposto al pubblico
ministero, il quale sarà un relatore in favore dell'accusa. In questo modo la
procedura legale sarà considerevolmente abbreviata. Inoltre, con questi mezzi
otterremo una difesa onesta ed imparziale, la quale non sarà promossa dagli
interessi materiali, ma bensì dalla convinzione personale dell'avvocato. Si
avrà inoltre il grande vantaggio di metter fine a qualunque forma di
subornamento e di corruzione, che all'epoca attuale può aver luogo nei
tribunali di alcuni paesi.
Abbiamo messo molto impegno nello screditare il clero dei
Gentili agli occhi del popolo, e siamo così riusciti a nuocere alla sua
missione che avrebbe potuto ostacolare molto il nostro cammino. L'Influenza del
clero sul popolo diminuisce di giorno in giorno.
Attualmente la libertà di religione prevale ovunque, e
l'epoca che il Cristianesimo cadrà in frantumi non è oramai troppo distante.
Sarà ancora più facile per noi di distruggere le altre religioni. Ma è
prematuro per ora di discutere questo argomento.
Noi ridurremo il clero e le sue dottrine a tener così poco
posto nella vita, e renderemo la loro influenza così antipatica alla
popolazione, che i loro insegnamenti avranno risultati opposti a quelli che
avevano una volta. Quando sarà arrivata l'ora di annientare la Corte papale,
una mano ignota, additando il Vaticano, darà il segnale dell'assalto.
Allorquando il popolo, nella sua ira si scaglierà sul Vaticano, noi ci
atteggeremo a suoi protettori per evitare lo spargimento di sangue. Con questo
atto penetreremo fino al cuore di tale Corte, e nessuno potrà più
scacciarcene finché non avremo distrutto la potenza papale. Il Re di Israele
diventerà il vero Papa dell'universo: il Patriarca della Chiesa
Internazionale.
Ma finché non avremo compiuto la rieducazione della
gioventù per mezzo di nuove religioni temporanee, per condurla alla nostra,
non attaccheremo apertamente le Chiese esistenti, ma le combatteremo con la
critica, la quale ha già suscitato e continuerà a suscitare dissensi fra
esse.
Genericamente parlando, la nostra stampa denuncierà i
governi e le istituzioni dei Gentili, sia religiose che d'altro genere,
mediante articoli d'ogni specie spogli di qualunque scrupolo, allo scopo di
screditarli al massimo grado così come noi soli sappiamo fare.
Il nostro governo somiglierà al dio centimane Vichnu degli
Indiani. Ognuna delle sue cento mani terrà una delle molle della macchina
sociale dello Stato.
Sapremo tutto senza l'aiuto della polizia ufficiale, che è
stata così insidiosamente corrotta da noi, da non servire ad altro che
impedire ai governi dei Gentili di venire alla conoscenza dei fatti veri. Il
nostro programma persuaderà una terza parte della popolazione a sorvegliare il
resto, per un alto senso di dovere ed in base al principio del servizio
governativo volontario. Allora non sarà più considerato come un disonore, ma
anzi come cosa lodevole il fare la spia. D'altra parte, chi porterà notizie
false sarà veramente punito, per evitare che l'alto privilegio del rapporto
diventi un abuso. I nostri agenti verranno scelti tanto fra le classi alte
quanto fra le basse. Li prenderemo fra gli amministratori, editori, stampatori, librai,
impiegati, operai, cocchieri, lacchè ecc. Questa forza poliziesca, non avrà
nessun potere indipendente di azione e nessun diritto di prendere qualsiasi
misura di sua iniziativa; quindi il dovere di questa polizia impotente
consisterà semplicemente nel fare dei rapporti e delle testimonianze. La
verifica dei suoi rapporti, e gli arresti, dipenderanno da un gruppo di
ispettori di polizia responsabili. Gli arresti saranno fatti da gendarmi e da
guardie di città. Qualunque persona, che avendone l'incarico, ometta di far
rapporto d'una mancanza qualsiasi, anche piccola, in fatto di politica, sarà
punita per delittuoso nascondimento di delitto, se potrà provarsi che ne è
colpevole. Analogamente devono agire ora i nostri fratelli, devono cioè di
loro iniziativa denunziare alle autorità competenti tutti gli apostati,
nonché tutte le azioni che potrebbero essere contrarie alla nostra legge. Nel
nostro Governo Universale, tutti i nostri sudditi avranno il dovere di servire
il nostro sovrano agendo nel modo suddetto.
Un'organizzazione come la nostra sradicherà ogni abuso di
potere nonché le varie forme di subornamento e di corruzione. Insomma, essa
distruggerà tutte le idee con le quali abbiamo contaminato la vita dei Gentili
mediante le nostre teorie sopra i diritti sovrumani.
Come avremmo potuto riuscire al nostro intento di creare il
disordine nelle istituzioni amministrative dei Gentili, se non con mezzi
simili? Fra i più importanti mezzi per corrompere le loro istituzioni, vi è
l'uso di quegli agenti che sono in grado - per la loro attività distruttiva
individuale - di contaminare gli altri, svelando e sviluppando le loro tendenze
corrotte, quali l'abuso del potere e l'uso sfacciato della corruzione.
PROTOCOLLO XVIII
Quando verrà per noi il momento di prendere delle misure
speciali di polizia imponendo l'attuale sistema russo dell'"Okhrana"
(il più pericoloso veleno per il prestigio dello Stato) susciteremo dei
tumulti fittizi fra la popolazione, oppure la indurremo a mostrare una
irrequietezza prolungata, al che riusciremo con l'aiuto di buoni oratori i
quali troveranno molti simpatizzanti, ciò che ci fornirà la scusa di
perquisire le abitazioni, nonché di sottoporre le persone a restrizioni
speciali, servendoci dei nostri dipendenti che contiamo nella polizia dei
Gentili.
Siccome la più gran parte dei cospiratori sono spinti dalla
passione che hanno sia per la congiura, sia per le chiacchiere, non li
toccheremo fin tanto che non li vedremo sul punto di mettersi ad agire contro
di noi, e ci limiteremo ad introdurre fra essi un - per così dire - elemento
delatore. Dobbiamo ricordarci che un potere perde di prestigio ogni qual volta
scopre una congiura pubblica diretta contro di esso. In simile rivelazione è
implicita la presunzione della sua debolezza, nonché, cosa ancora più
dannosa, l'ammissione dei suoi errori. Dovete sapere che abbiamo distrutto il
prestigio dei Gentili regnanti, mediante numerosi assassini privati, compiuti
dai nostri agenti, pecore cieche del nostro gregge, che possono facilmente
essere indotte a commettere un delitto purché sia di carattere politico.
Obbligheremo i governanti a riconoscere la propria debolezza
coll'introdurre apertamente delle misure speciali di polizia, tipo
"Okhrana", e così scuoteremo il prestigio del loro potere.
Il nostro sovrano sarà protetto da una guardia
segretissima, giacché non permetteremo mai che si possa credere possibile una
congiura contro il nostro sovrano, che egli non sia in grado di sventarla personalmente,
o dalla quale egli sia costretto a nascondersi. Se permettessimo che prevalesse
un'idea simile, come prevale fra i Gentili, firmeremmo la condanna a morte del
nostro sovrano, e se non di lui personalmente, della sua dinastia.
Il nostro sovrano, osservando scrupolosamente le apparenze
userà del suo potere soltanto per il beneficio della nazione, e giammai per il
suo bene personale, o della sua dinastia.
Con questo severo mantenimento del suo decoro, otterrà il
risultato che la sua potenza sarà onorata e protetta dai suoi stessi sudditi.
Essi adoreranno la potenza del sovrano, ben sapendo che ad esso è collegato il
benessere dello Stato perché da esso dipende l'ordine pubblico. Far la guardia
al Re apertamente, equivale ad ammettere la debolezza del suo potere.
Il nostro sovrano sarà sempre in mezzo al suo popolo ed
avrà l'apparenza di essere circondato da una folla indiscreta di uomini e di
donne, che per puro caso, in apparenza, occuperà sempre le file più prossime
a lui, tenendo così indietro il resto della gente, soltanto per conservare
l'ordine. Questo esempio insegnerà agli altri la padronanza di sé stessi. Nel
caso che un supplicante fra il popolo, volendo presentargli una domanda, arrivi
a farsi strada attraverso alla folla, coloro che sono nelle prime file
prenderanno la sua petizione e la consegneranno al sovrano alla presenza del
supplicante stesso, acciocché ognuno sappia che tutte le petizioni giungono al
Sovrano e che egli stesso controlla tutti gli affari. Il prestigio del potere
deve, per sussistere, occupare una posizione tale che il popolo possa dire:
"Se il Re solamente potesse sapere!" oppure: "Quando il Re lo
saprà!".
Il misticismo che circonda la persona del sovrano svanisce
appena lo si vede attorniato da una guardia di polizia. Quando viene fatto uso
di una simile guardia, qualunque assassino con una certa audacia, può
considerarsi più forte della guardia e quindi, realizzando la sua forza, basta
che egli attenda il momento propizio e potrà assalire il re. Non predichiamo
questa dottrina ai Gentili; potete constatare da voi stessi il risultato che ha
avuto il sistema di circondare di guardie visibili i sovrani dei Gentili. Il
nostro Governo arresterà tutti gli individui che più o meno giustamente sospetterà
di essere delinquenti politici. Non è prudente che, per il timore di giudicare
erroneamente qualcuno, si dia l'opportunità di fuggire alle persone sospette
di tali delitti verso di esse saremo spietati. Si potrà forse, in casi
eccezionali, prendere in considerazione alcune circostanze attenuanti a favore
di delinquenti comuni, ma non vi possono essere attenuanti per un delitto
politico; vale a dire che non esiste giustificazione per un uomo che si lasci
trascinare ad occuparsi di politica, cosa che nessuno, fuorché il regnante, ha
il diritto di comprendere. Ed invero neppure tutti i governanti sono capaci di
comprendere la vera politica.
PROTOCOLLO XIX
Sarà proibito a tutti di lasciarsi coinvolgere in faccende
politiche; ma d'altra parte incoraggeremo ogni genere di rapporti e di
petizioni sottoponenti all'approvazione del Governo proposte relative a
miglioramenti della vita sociale e nazionale. Con questi mezzi conosceremo gli
errori del nostro governo e le aspirazioni dei nostri sudditi. Risponderemo a
questi suggerimenti accettandoli, oppure, se non saranno accettabili,
confutandoli con validi argomenti per dimostrare che la loro realizzazione è
impossibile e basata sopra una concezione miope degli affari.
La sedizione non ha più importanza dell'abbaiare di un cane
contro un elefante. In un governo bene organizzato dal punto di vista sociale,
ma non dal punto di vista della sua polizia, il cane abbaia contro l'elefante
senza comprenderne la forza, ma basta che l'elefante glie la dimostri dandogli
una buona lezione, perché tutti i cani smettano di abbaiare.
Per togliere al colpevole politico la sua corona di eroismo,
lo metteremo al livello degli altri delinquenti, alla pari con i ladri, gli
assassini ed i più ripugnanti malfattori. Abbiamo fatto il possibile per
impedire ai Gentili di adottare questo sistema. Per raggiungere lo scopo ci
siamo serviti della stampa, di discorsi in pubblico e di libri scolastici di
storia ingegnosamente compilati; abbiamo così fatto nascere l'idea che ogni
assassino politico sia un martire, morto per l'ideale del benessere umano. Una
"reclame" così estesa ha moltiplicato il numero dei liberali e ha
ingrossato le file dei nostri agenti di migliaia di Gentili.
PROTOCOLLO XX
Oggi mi occuperò del nostro programma finanziario, che ho
riservato per la fine della mia relazione, in quanto è il problema più
difficile ed anche perché costituisce la clausola finale dei nostri piani.
Prima di discuterlo, vorrei rammentarvi ciò che vi ho già accennato, e cioè
che tutta la nostra politica si riduce ad una quistione di cifre.
Quando assumeremo il potere, il nostro governo autocratico
eviterà, per il suo interesse personale, di imporre al popolo delle tasse
pesanti e terrà sempre presente la parte che deve rappresentare; quella cioè,
di un padre, di un protettore. Ma siccome l'organizzazione del governo
assorbirà vaste somme di denaro, sarà tanto più necessario di procacciare i
mezzi necessari per mantenerla. Quindi dovremo studiare e risolvere questo
problema con la massima cura, procurando che il peso delle imposte sia
distribuito equamente.
Per mezzo di una finzione legale il nostro sovrano sarà
proprietario di tutti i possedimenti dello Stato (ciò si mette in pratica
colla massima facilità). Egli potrà prelevare quelle somme di denaro che
saranno necessarie per regolare la circolazione monetaria del Paese. Quindi il
metodo più adatto per soddisfare le spese governative sarà la tassazione
progressiva della proprietà. Così le imposte saranno pagate senza
l'oppressione e la rovina del popolo, e l'ammontare relativo dipenderà dal
valore di ciascuna proprietà individuale. I ricchi dovranno comprendere che
hanno il dovere di dare una parte della loro soverchia ricchezza al governo,
perché questo garantisce loro il possesso sicuro del rimanente, ed inoltre dà
loro di diritto di guadagnare del denaro onestamente. Dico onestamente, perché
il controllo della società impedirà i furti sul terreno legale.
Questa riforma sociale deve essere la prima e più
importante del nostro programma, essendo la garanzia principale della pace.
Essa non ammette indugi di sorta.
La tassazione dei poveri è l'origine di tutte le
rivoluzioni e produce sempre un grave danno al governo, perché questo,
sforzandosi di estorcere denaro dal popolo, perde l'occasione di ottenerlo dai
ricchi. La tassazione del capitale farà diminuire le ricchezze dei privati,
nelle cui mani le abbiamo lasciate accumulare sino ad ora appositamente,
perché i plutocrati agissero da contrappeso ai governi dei Gentili e alle loro
finanze. La tassazione progressiva applicata proporzionalmente alle fortune
individuali, produrrà assai più del sistema attuale di tassare tutti
egualmente. Questo sistema è, al momento attuale (1901) essenziale per noi,
perché genera il malcontento fra i Gentili [ Si noti che questa conferenza
fu tenuta nel 1901. (Nota del T. inglese) ]. Il potere del nostro sovrano
si baserà principalmente sul fatto, che egli sarà garante dell'equilibrio del
potere e della pace perpetua del mondo. Quindi, per ottenere questa pace, i
capitalisti dovranno rinunciare ad una parte delle loro ricchezze,
salvaguardando così l'azione del governo. Le spese dello Stato devono essere
pagate da coloro che sono meglio in grado di sostenerle e col denaro che si
potrà togliere ad essi. Tale misura farà cessare l'odio delle classi popolari
per i ricchi, perché esse vedranno in costoro i necessari sostegni finanziari
del governo, riconosceranno in essi, inoltre, i sostenitori della pace e del
benessere pubblico. Le classi povere comprenderanno che i ricchi forniscono i
mezzi per i benefizi sociali.
Per evitare che le classi intelligenti, vale a dire i
contribuenti, si lagnino soverchiamente del nuovo sistema di tassazione, daremo
ad esse dei resoconti particolareggiati, esponendo chiaramente il modo come il
loro denaro viene speso; eccettuato, si capisce, quella parte che sarà
impiegata per i bisogni privati del Sovrano e per le esigenze
dell'amministrazione.
Il Sovrano non avrà alcuna proprietà privata, perché
tutto ciò che è nello Stato gli apparterà. Se al Sovrano fosse concesso di
possedere privatamente, sembrerebbe che non è di sua proprietà tutto ciò che
è nello Stato.
I congiunti del Sovrano, eccettuato il Suo erede, il quale
sarà anche mantenuto a spese del governo, dovranno servire come funzionari
governativi, oppure lavorare, allo scopo di conservare il diritto di possedere:
il privilegio di essere di sangue reale non concederà loro il diritto di
vivere alle spalle dello Stato.
Vi sarà una tassa di bollo progressiva su tutte le vendite
e compere, nonché tasse di successione. Qualunque contratto senza il bollo
necessario sarà considerato illegale, ed il proprietario antecedente sarà
obbligato a pagare al Governo una percentuale sulla tassa dal giorno della
vendita. Ogni documento di garanzia del trasferimento di un diritto di una
proprietà, ecc., da una persona ad un'altra, dovrà essere portato ogni
settimana all'ispettore locale delle
tasse, unendovi una dichiarazione con nome e cognome del possessore attuale e
del precedente, nonché l'indirizzo permanente di ambedue.
Simile procedura sarà necessaria per i trasferimenti
sorpassanti un certo valore; eccedenti cioè l'ammontare della spesa media
giornaliera. La vendita delle cose più necessarie sarà soggetta soltanto ad
una marca da bollo di valore stabilito.
Calcolate quante volte il valore di una simile tassazione
sorpasserà la rendita dei governi Gentili.
Lo Stato dovrà tenere in riserva una certa quota di
capitale, e nel caso che la rendita proveniente della tassazione venisse a
sorpassare questa somma specificata, la somma risultante in più dovrà essere
rimessa in circolazione. Queste somme in eccesso saranno spese organizzando
ogni sorta di lavori pubblici.
La direzione di questi lavori dipenderà da un dipartimento
governativo, e quindi gli interessi delle classi operaie saranno strettamente
collegati a quelli del governo e del loro Sovrano. Una parte di questo denaro
soverchio sarà destinato a premiare le invenzioni e le produzioni.
È di prima importanza d'impedire che la moneta rimanga
inattiva nelle banche dello Stato, al disopra di una somma specificata che
possa essere destinata a qualche scopo speciale; perché il denaro è fatto per
circolare, e qualunque congestione di denaro ha sempre un effetto disastroso
sul corso degli affari dello Stato, giacché la moneta agisce quale lubricante
del meccanismo statale, e se il lubricante si condensa, il funzionamento della
macchina si arresta in conseguenza. Il fatto che le cartelle di rendita hanno
sostituito la moneta in gran parte, ha creato una congestione simile a quella
ora descritta. Le conseguenze di questo fatto sono abbastanza evidenti.
Istituiremo pure un dipartimento per la revisione dei conti,
sicché il Sovrano possa a qualunque momento ricevere un rendiconto completo
delle spese del governo e delle sue rendite. Ogni rendiconto sarà tenuto
rigorosamente al corrente, fuorché quelli del mese in corso e del precedente.
L'unica persona che non avrebbe alcun interesse a derubare la banca dello Stato
è il suo proprietario - il Sovrano -. Per questa ragione il suo controllo
impedirà qualunque possibilità di perdite o di spese non necessarie.
Saranno aboliti i ricevimenti di etichetta, che sciupano il
tempo prezioso del Sovrano, e ciò per dargli maggiori opportunità di attendere
agli affari dello Stato. Sotto il nostro governo il Sovrano non sarà
circondato da cortigiani, i quali generalmente si pavoneggiano intorno alla sua
persona soltanto per vanità, e si preoccupano esclusivamente dei propri
interessi, trascurando, come fanno, il benessere dello Stato.
Tutte le crisi economiche da noi combinate con tanta astuzia
nei paesi dei Gentili, sono state determinate ritirando il denaro dalla
circolazione. Lo Stato si è trovato nella necessità per i suoi prestiti di
fare appello alle grandi fortune che sono congestionate pel fatto che la moneta
è stata ritirata dal governo. Questi prestiti hanno imposto dei pesanti
carichi sui governi, obbligandoli a pagare interessi, e così sono legati mani
e piedi.
La concentrazione della produzione nelle mani del capitalismo
ha prosciugato tutta la forza produttrice del popolo insieme alle ricchezze
dello Stato. La moneta, al momento attuale, non può soddisfare i bisogni della
classe operaia, perché non è sufficiente per tutti.
L'emissione della moneta deve corrispondere all'aumento
della popolazione, e bisogna considerare i bambini come consumatori di moneta
fino dal giorno della loro nascita. Una verifica della moneta di tanto in tanto
è una quistione vitale per il mondo intero.
Sapete, io credo, che la moneta aurea è stata la
distruzione di tutti gli Stati che l'hanno adottata, perché non poteva
soddisfare ai bisogni della popolazione; tanto più che noi abbiamo fatto del
nostro meglio, perché fosse congestionata e tolta dalla circolazione.
Il nostro governo avrà una moneta basata sul valore della
potenza di lavoro del paese; essa sarà di carta, e magari anche di legno.
Emetteremo una quantità di moneta sufficiente per ogni suddito, aumentandone
la quantità alla nascita di ogni bambino e diminuendola per la morte di ogni
individuo. I conti governativi saranno tenuti da governi locali separati e da
uffici provinciali. Per evitare ritardi nei pagamenti delle spese governative,
il Sovrano in persona emetterà ordini
regolanti i termini di pagamento di dette somme, mettendo così fine ai
favoritismi usati qualche volta dai ministri delle finanze ad alcuni
dipartimenti.
I resoconti degli introiti e delle spese dello Stato saranno
tenuti insieme, perché si possa sempre confrontarli.
I piani che faremo per la riforma delle istituzioni di
finanza dei Gentili saranno applicati in maniera tale che essi non se ne
accorgeranno mai. Metteremo in evidenza la necessità di riforme, come se siano
dovute allo Stato disordinato raggiunto dalle finanze dei Gentili. Dimostreremo
che la prima ragione di questa cattiva condizione finanziaria, sta nel fatto
che essi principiano il loro anno finanziario facendo un calcolo approssimativo
pel bilancio annuo governativo, l'ammontare del quale aumenta di anno in anno,
e per la ragione seguente: si riesce a stento a far durare le somme assegnate
al bilancio governativo annuale sino alla metà dell'anno; quindi si presenta
un nuovo bilancio governativo riveduto, e la somma relativa viene spesa generalmente
in tre mesi. Dopo questo viene votato un bilancio supplementare, e alla fine
dell'anno i conti sono sistemati mediante un bilancio di liquidazione.
Il bilancio di un anno è basato sulla spesa totale
dell'anno precedente, quindi in ogni anno avviene una deviazione di circa il 50
per cento sulla somma nominale, ed il bilancio annuo alla fine di un decennio
è triplicato. Grazie a simile procedura, tollerata dai Gentili negligenti, le
loro riserve sono state prosciugate. Quindi, quando giunse il periodo dei
prestiti, questo periodo vuotò le banche statali, portandole sull'orlo del
fallimento.
Potete facilmente comprendere, che un'amministrazione delle
finanze di questo genere, che abbiamo indotto i Gentili a seguire, non può
essere adottato dal nostro governo. Ogni prestito dimostra la debolezza del
governo e la sua incapacità a comprendere i suoi diritti. Ogni prestito, come
la spada di Damocle, pende sulla testa dei governanti, che invece di prelevare
certe somme direttamente dalla nazione per mezzo di una tassazione temporanea,
vanno dai nostri banchieri col cappello in mano.
I prestiti all'estero sono come sanguisughe che non si
possono distaccare dal corpo del governo, finché non cascano da sé, o finché
il governo non riesce a sbarazzarsene. Ma i governi dei Gentili non desiderano
di togliersi di dosso queste sanguisughe; al contrario ne aumentano il numero,
ed è perciò che il loro Stato è destinato a morire dissanguato e per colpa
loro. Perché, cosa è un prestito all'estero se non un sanguisugo? Un prestito
è una emissione di carta governativa che implica l'impegno di pagare un
interesse ammontante ad una certa percentuale della somma totale di denaro
preso in prestito. Se un prestito è al cinque per cento, in venti anni il
governo avrà inutilmente pagato una somma equivalente a quella del prestito
per coprirne la percentuale. In 40 anni avrà pagato due volte ed in 60 anni
tre volte la somma iniziale, ma il prestito resterà sempre un debito non
pagato.
Da questo calcolo è evidente che simili prestiti, dato
l'attuale sistema di tassazione (1901), toglieranno fino l'ultimo centesimo al
povero contribuente per pagare gl'interessi ai capitalisti stranieri, dai quali
lo Stato ha preso in prestito il denaro invece di raccogliere dalla nazione,
per mezzo di tasse, la somma necessaria libera di interessi.
Fin tanto che i prestiti erano interni, i Gentili non
facevano che trasferire il denaro dalle tasche dei poveri in quelle dei ricchi;
ma da quando riuscimmo, corrompendo chi di ragione, a far sostituire prestiti
all'estero a quelli all'interno, tutte le ricchezze degli Stati affluirono
nelle nostre casseforti, e tutti i Gentili principiarono a pagarci ciò che si
può chiamare tributo.
A causa della loro trascuratezza nella scienza del governo,
o a causa della corruzione dei loro ministri, o della loro ignoranza in fatto
di finanza, i sovrani Gentili hanno reso i loro paesi debitori delle nostre
banche ad un punto tale, che non potranno mai redimere le loro ipoteche. Dovete
comprendere quante fatiche e quante pene abbiamo sopportato per riuscire a
produrre un simile stato di affari.
Nel nostro governo avremo grande cura che non succeda una
congestione di danaro e quindi non avremo prestiti di Stato, eccezione fatta di
buoni del Tesoro all'uno per cento, per impedire che il pagamento della
percentuale esponga il paese ad essere succhiato dalle mignatte.
Il diritto di emettere obbligazioni sarà concesso
esclusivamente alle ditte commerciali, le quali non avranno alcuna difficoltà
a pagare le percentuali con i loro profitti, perché prendono in prestito il
denaro per imprese commerciali. Ma il governo non può trarre profitto da
denaro preso in prestito, perché si rende debitore unicamente per spendere
ciò che si è fatto imprestare.
Il nostro governo compererà anche azioni commerciali,
diventando così un creditore invece di esser come ora un debitore e pagatore
di tributi. Questa misura metterà fine all'indolenza e alla negligenza, che ci
furono utili fintanto che i Gentili furono indipendenti, ma sarebbero dannose
al nostro governo. La vacuità del cervello puramente animale dei Gentili è
dimostrata dal fatto, che quando prendevano denaro ad imprestito da noi con
interessi essi non riuscirono a capire, che ogni somma così ottenuta avrebbero
dovuto in ultima analisi farla uscir fuori dalle risorse del loro paese,
insieme coi relativi interessi. Sarebbe stato assai più semplice di prelevare
senz'altro tale danaro dal popolo, senza doverne pagare gli interessi ad altri.
Questo dimostra il nostro genio ed il fatto che il nostro è il popolo eletto
da Dio. Siamo riusciti a presentare ai Gentili il problema dei prestiti sotto
una buona luce così favorevole, che essi hanno persino creduto di ricavarne
profitto.
I nostri conti presuntivi, che produrremo al momento
opportuno, che sono stati elaborati coll'esperienza dei secoli, e che
ponderavamo mentre i Gentili governavano, differiscono da quelli di costoro per
la loro straordinaria lucidità, dimostreranno quanto siano benefici i nostri
piani. Questi metteranno fine ad abusi come quelli per mezzo dei quali siamo
diventati i padroni dei Gentili e che non possono essere permessi nel nostro
regno. Il nostro bilancio governativo sarà sistemato in modo tale che nessuno,
dal regnante in persona all'impiegato più insignificante, potrà stornarne la
più piccola somma e servirsene per qualsiasi altro uso diverso da quello primieramente
prestabilito, senza essere scoperto. È impossibile governare con successo
senza un piano definitivamente prestabilito. Persino i cavalieri e gli eroi
muoiono, quando prendono una strada senza sapere dove conduca e quando partono
per un viaggio senza essere bene equipaggiati.
I sovrani dei Gentili, che furono, anche col nostro aiuto,
indotti a trascurare l'adempimento dei loro doveri governativi per mezzo di
rappresentazioni, divertimenti, pompe ed altri svaghi, non furono altro che dei
paraventi per nascondere i nostri intrighi.
Le relazioni dei nostri seguaci, che venivano mandati a
rappresentare il Governo nei suoi doveri pubblici, furono compilate dai nostri
agenti. In ogni occasione queste relazioni riuscirono gradite alle menti poco
accorte dei Sovrani, perché erano sempre accompagnate dai vari suggerimenti
per future economie. Essi avrebbero potuto domandarsi come fosse possibile far
economie mettendo nuove tasse; ma essi non chiesero nulla.
Voi sapete in quali condizioni di caos finanziario si sono
ridotti per colpa loro, con la loro negligenza. Essi hanno finito per fallire
malgrado le ardue fatiche dei loro sudditi.
PROTOCOLLO XXI
Aggiungerò ora qualche parola a ciò che vi dissi alla
nostra ultima assemblea, e vi farò una spiegazione dettagliata dei prestiti
all'interno. Ma non discuterò ulteriormente i prestiti all'estero, perché
essi hanno riempito i nostri forzieri di denaro tolto ai Gentili ed anche
perché il nostro governo universale non avrà vicini esteri dai quali esso possa
prendere a prestito.
Ci siamo serviti della corruzione degli amministratori e
della negligenza dei sovrani Gentili per raddoppiare e triplicare il denaro
imprestato da noi ai loro governi e del quale in realtà non abbisognavano. Chi
potrebbe fare altrettanto a noi? Quindi mi occuperò soltanto dei prestiti
all'interno.
Quando il governo annunzia un prestito di questo genere,
apre una sottoscrizione per i certificati relativi. Questi, perché siano alla
portata di tutte le borse, saranno di tagli piccolissimi. I primi
sottoscrittori possono comprare sotto alla pari. Il giorno seguente il prezzo
dei titoli viene alzato, per dare l'impressione che tutti desiderano comprarli.
Nel corso di pochi giorni le casseforti dell'erario sono
colme con tutto denaro che è stato sottoscritto in più. (Perché continuare
ad accettare denaro per un prestito già soverchiamente sottoscritto?). La
sottoscrizione ha evidentemente sorpassato di molto la somma richiesta; in
questo consiste tutto il risultato; evidentemente il pubblico ha fiducia nel
governo.
Ma quando la commedia è finita, rimane il fatto che vi è
un grosso debito, e che per pagarne gli interessi il governo deve ricorrere ad
un nuovo prestito, il quale alla sua volta non annulla il debito dello Stato;
ma anzi lo aumenta. Quando la capacità governativa di prendere in prestito è
esaurita, gli interessi dei nuovi prestiti debbono essere pagati con nuove
tasse; le quali non sono altro che nuovi debiti contratti per coprirne altri.
Allora viene il periodo di conversione dei prestiti; ma
dette conversioni non fanno che diminuire la quantità dell'interesse da
pagare, senza cancellare il debito. Inoltre si possono fare solamente col
consenso dei creditori. I Governi quando danno l'avviso di queste conversioni,
accordano ai creditori il diritto di accettarle, o di essere rimborsati dei
loro denari se non desiderano di accettarle; ma se ognuno reclamasse il proprio
denaro, i Governi sarebbero presi nella propria rete e non potrebbero
rimborsare tutto il denaro. Fortunatamente i sudditi dei governi Gentili non si
intendono molto di finanza, ed hanno sempre preferito di subire un ribasso nel
valore dei loro titoli ed una diminuzione di interessi, piuttosto che rischiare
un nuovo investimento. Così hanno spesse volte dato la possibilità ai loro
governi di sbarazzarsi di un debito, che probabilmente ammontava a parecchi
milioni.
I Gentili non oserebbero fare una cosa simile con i prestiti
all'estero, ben sapendo che in tal caso noi tutti richiederemo il rimborso del
nostro denaro.
Con un'azione simile il governo dichiarerebbe apertamente il
suo fallimento, e ciò dimostrerebbe chiaramente al popolo che i suoi interessi
non hanno nulla di comune con quelli del suo governo.
Desidero di fermare la vostra attenzione in modo speciale su
quanto ho detto, ed anche sul seguente fatto, che attualmente tutti i prestiti
all'interno sono consolidati dai cosidetti prestiti temporanei; vale a dire, da
debiti a breve scadenza, formati dal denaro depositato nelle Banche dello Stato
e nelle Casse di Risparmio. Questo denaro, essendo a disposizione del Governo
per un periodo di tempo considerevole, serve a pagare gli interessi dei
prestiti all'estero, ed il Governo deposita nelle Banche, invece di esso, dei
titoli di Stato, i quali coprono tutti i deficit nelle casseforti statali dei
Gentili.
Quando il nostro sovrano sarà sul suo trono mondiale, tutte
queste scaltre operazioni finanziarie svaniranno. Distruggeremo il mercato dei
valori pubblici, perché non permetteremo che il nostro prestigio sia scosso
dal rialzo e ribasso dei nostri titoli, il cui valore sarà stabilito per legge
alla pari, senza possibilità alcuna di qualsiasi variazione di prezzo. Il
rialzo origina il ribasso, ed è per mezzo dei rialzi che abbiamo cominciato a
discreditare i titoli pubblici dei Gentili.
Alle Borse sostituiremo enormi organizzazioni governative,
che avranno il dovere di tassare le imprese commerciali in quel modo che il
governo crederà opportuno. Queste istituzioni saranno in grado di gettare sul
mercato milioni e milioni di azioni
commerciali, o di comperarle in un sol giorno. Quindi tutte le imprese
commerciali dipenderanno da noi, e vi potete immaginare quale forza sarà la
nostra.
PROTOCOLLO XXII
Con tutto quello che ho detto sino ad ora, ho cercato di
farvi un quadro dal vero del mistero degli avvenimenti attuali nonché dei
passati, i quali scorrono tutti nel fiume del destino, e se ne vedranno le
conseguenze nel futuro prossimo. Vi ho mostrato i nostri piani segreti, per
mezzo dei quali agiamo sui Gentili, nonché la nostra politica finanziaria:
devo aggiungere ancora solo poche parole.
Nelle nostre mani è concentrata la più grande potenza del
momento attuale, vale a dire la potenza dell'oro. In due soli giorni possiamo
estrarre qualsiasi somma dai depositi segreti dei nostri tesori.
È ancora necessario per noi di provare che il nostro regno
è voluto da Dio? È possibile che, possedendo così vaste ricchezze, non
riusciamo a dimostrare che tutto l'oro da noi ammassato in tanti secoli, non
aiuterà la nostra vera causa per il bene, cioè per il ripristinamento
dell'ordine sotto il nostro regime? Forse bisognerà ricorrere in certa misura
alla violenza; ma tale ordine sarà certamente ristabilito. Dimostreremo di
essere i benefattori che hanno restituito la libertà e la pace al mondo torturato.
Offriremo al mondo questa possibilità di pace e di libertà, ma certamente ad
una condizione sola, e cioè che il mondo aderisca strettamente alle nostre
leggi. Inoltre faremo chiaramente comprendere a tutti, che la libertà non
consiste nella dissolutezza, né nel diritto di fare ciò che si vuole.
Dimostreremo pure che né la posizione, né il potere, dànno ad un uomo il
diritto di propugnare principi perniciosi, come ad esempio la libertà di
religione, l'uguaglianza, o idee simili. Renderemo inoltre ben chiaro, che la
libertà individuale non dà il diritto a chicchessia di eccitarsi o di
eccitare altri facendo dei discorsi ridicoli alle masse turbolenti. Insegneremo
al mondo che la vera libertà consiste unicamente nell'inviolabilità di persona,
di domicilio e di proprietà per chiunque aderisce onestamente a tutte le leggi
della vita sociale. Insegneremo che la posizione di un uomo sarà in relazione
al concetto che egli ha dei diritti altrui, e che la sua dignità personale
deve vietargli fantasticherie circa sé stesso.
La nostra potenza sarà gloriosa, perché sarà immensa e
regnerà e guiderà e certamente non darà ascolto ai caporioni popolari, o a
qualunque altro oratore vociferante parole insensate alle quali si attribuisce
l'altosonante titolo di "principii elevati", mentre non sono altro
che utopie. La nostra potenza sarà l'organizzatrice dell'ordine in cui
consiste la felicità dei popoli. Il prestigio di questa potenza sarà tale,
che avrà l'adorazione mistica, nonché la soggezione di tutte le nazioni. Una
potenza vera non si piega ad alcun diritto, neanche a quello di Dio. Nessuno
oserà avvicinarsi ad essa allo scopo di toglierle sia pure un briciolo della
sua forza.
PROTOCOLLO XXIII
Perché il popolo si abitui all'ubbidienza, deve essere
educato alla modestia e alla moderazione; quindi diminuiremo la produzione
degli oggetti di lusso. Con questi mezzi introdurremo per forza la moralità,
che ora viene corrotta dalla continua rivalità nel campo del lusso.
Patrocineremo le industrie casalinghe, per danneggiare le fabbriche private. La
necessità di tali riforme è anche nel fatto che i padroni di grandi fabbriche
private spesse volte incitano, forse anche inconsciamente, i loro operai contro
il governo.
La popolazione impiegata nelle industrie locali non conosce
il significato delle parole: "senzalavoro" ; e questo fa sì che essa
è attaccata al regime esistente e la invoglia ad appoggiare il governo. La
disoccupazione è il più grande pericolo per il Governo; essa avrà servito al
nostro scopo appena, per mezzo suo, saremo giunti al potere.
L'ubriachezza sarà pure proibita e considerata un delitto
contro l'umanità e come tale punita, perché sotto l'influenza dell'alcool
l'uomo somiglia alla bestia.
Le nazioni si sottomettono ciecamente soltanto ad una
potenza forte che sia totalmente indipendente da esse e nelle cui mani esse
vedano scintillare una spada che serva come arma di difesa contro tutte le
insurrezioni sociali. Perché dovrebbero desiderare che il loro sovrano abbia
l'anima di un angelo? Anzi, esse devono vedere in lui la personificazione della
forza e della potenza. Deve sorgere un regnante che sostituisca i governi
esistenti, viventi sopra una folla che abbiamo demoralizzato colle fiamme della
anarchia. Questo regnante dovrà anzitutto spegnere queste fiamme, che senza
tregua sprizzano da ogni lato. Per raggiungere questo scopo, egli dovrà
distruggere tutte le società che possono dar origine a queste fiamme, anche a
costo di versare il suo proprio sangue. Egli dovrà costituire un esercito bene
organizzato, che lotterà energicamente contro l'infezione anarchica che può
avvelenare il corpo del governo.
Il nostro Sovrano sarà prescelto da Dio e consacrato
dall'alto allo scopo di distruggere tutte le idee influenzate dall'istinto e
non dalla ragione, da principî brutali e non dall'umanità. Al momento attuale
questi concetti prevalgono con grande successo, e le conseguenze sono i furti e
la violenza compiuti sotto lo stendardo del diritto e della libertà.
Queste idee hanno distrutto tutte le organizzazioni sociali,
conducendo così al regno del Re di Israele. Ma la loro azione nefasta sarà
finita appena il regno del nostro Sovrano comincerà. Allora le spazzeremo via
tutte, perché sulla strada del nostro Sovrano non possa esservi del fango.
Allora potremo dire alla nazione: "Pregate Iddio e
prosternatevi a Colui che porta il segno della predestinazione del mondo, di
Cui Iddio in persona ha guidato la stella affinché nessuno fuorché Lui
potesse liberare l'umanità da ogni peccato".
PROTOCOLLO XXIV
Ora parlerò del mezzo di cui ci serviremo per rafforzare la
dinastia del Re Davide, affinché essa possa durare fino al giorno del giudizio
finale.
Il nostro modo di render sicura la dinastia consisterà, in
massima, nell'applicazione dei medesimi principii che hanno posto il maneggio
degli affari del mondo nelle mani dei nostri savi; cioè la direzione e
l'educazione dell'intera razza umana. Diversi membri del seme di David
prepareranno i Re ed i loro Successori, i quali saranno eletti non per diritto
ereditario, ma per la loro capacità individuale. Questi successori saranno
iniziati ai nostri misteri segreti politici ed ai nostri piani di governo
avendo massima cura perché nessun altro possa averne conoscenza.
Queste misure saranno necessarie perché tutti sappiano che
sono degni di regnare solamente gli iniziati ai misteri dell'alta politica.
Solo a tali uomini sarà insegnata l'applicazione pratica dei nostri piani,
servendosi dell'esperienza di molti secoli. Saranno iniziati alle conclusioni
dedotte dalle osservazioni sul nostro sistema politico ed economico, nonché a
tutte le scienze sociali. Insomma, apprenderanno il vero spirito delle leggi
che sono state stabilite dalla natura stessa per governare l'umanità.
I successori diretti del Sovrano saranno scartati, se
durante la loro educazione daranno prova di essere frivoli o di cuore mite,
oppure qualora mostrino qualche altra tendenza che potrebbe essere deleteria al
loro potere, che potrebbe renderli incapaci di governare, o anche essere
pericolosa al prestigio della corona.
Solamente agli uomini capaci di governare con fermezza,
benché forse con crudeltà, saranno affidate le redini del governo dai nostri
anziani.
In caso di malattia, o di perdita di energia, il nostro
Sovrano sarà costretto a cedere le redini del governo a quelli della sua
famiglia che avranno dimostrato di essere più capaci di lui. I progetti
immediati del Re, e tanto più quelli per il futuro, non saranno conosciuti
neanche dai suoi più intimi Consiglieri. Solamente il nostro Sovrano ed i Tre
che lo avranno iniziato, conosceranno il futuro. Nella persona del Sovrano, che
regnerà con una volontà incrollabile, controllando sé stesso come
l'umanità, il popolo vedrà - per così dire - il destino personificato e le
sue vie umane. Nessuno conoscerà i fini dei Sovrano quando emetterà i suoi
ordini, quindi nessuno oserà ostacolare il suo misterioso cammino.
S'intende che il Sovrano dovrà essere capace di eseguire i
nostri piani. Quindi non salirà al trono fino a che la sua intelligenza non
sia stata accertata dai nostri savi.
Perché tutti i sudditi amino e venerino il loro Sovrano,
egli dovrà spesso parlare in pubblico. Questo farà armonizzare le due
potenze, vale a dire, quella della popolazione e quella del regnante, che abbiamo
scisso nei paesi gentili, facendo sì che si temessero vicendevolmente questo
noi facemmo perché queste due potenze, una volta scisse, cadessero sotto la
nostra influenza.
Il Re di Israele non deve essere sotto l'influenza delle sue
passioni e specialmente di quelle dei sensi. Egli non deve permettere agli
istinti animali di avere il sopravvento sullo spirito. La sensualità, più di
qualunque altra passione, distrugge sicuramente tutte le forze mentali e di
preveggenza; essa distrae il pensiero degli uomini verso il lato peggiore della
natura umana.
Il Sostegno dell'Universo nella persona del Regnante
Mondiale, germogliato dal Seme Santo di Davide, deve rinunciare a tutte le
passioni personali per il bene del suo popolo.
Il nostro Sovrano deve essere irreprensibile.
Firmato dai rappresentanti di Sion del 33°grado
EPILOGO DI SERGYEI NILUS
Questi appunti furono tolti clandestinamente da un grande
libro di appunti per conferenze. Il mio amico li trovò nella cassaforte del
quartiere generale della società di Sionne che attualmente è in Francia.
La Francia obbligò la Turchia a concedere vari privilegi
alle scuole ed alle istituzioni religiose di tutte le denominazioni, che
saranno sotto il protettorato del corpo diplomatico francese in Asia Minore.
Naturalmente non sono comprese in queste le scuole e le istituzioni cattoliche,
che furono espulse dalla Francia dai governi passati. Questo fatto dimostra
semplicemente che la diplomazia della scuola di Dreyfus si preoccupa solamente
di proteggere gli interessi di Sionne e lavora per la colonizzazione dell'Asia
Minore per mezzo di Ebrei francesi. Gli Ebrei hanno sempre saputo raggiungere
l'intento per mezzo di coloro che il Talmud chiama i loro "bruti
lavoratori": parole che indicano i Gentili in genere.
Secondo gli archivi del Sionismo ebraico segreto, Salomone
ed altri dotti Ebrei, già sin dal 929 avanti Cristo studiarono in teoria un
progetto per la conquista pacifica dell'intero universo da parte di Sionne.
Mentre la storia si svolgeva, questo progetto fu studiato in tutti i suoi
particolari e completato da uomini che erano successivamente iniziati a questo
problema. Questi sapienti decisero di conquistare il mondo per Sionne
adoperando mezzi pacifici, e cioè coll'astuzia del serpente simbolico, la cui
testa doveva rappresentare gli iniziati ai piani dell'Amministrazione Giudaica,
ed il corpo il popolo ebraico. L'amministrazione fu sempre tenuta segreta,
persino alla stessa nazione ebraica.
Questo serpente, penetrando a mano a mano nel cuore delle
nazioni che incontrava, scalzò e divorò tutto il potere non Ebraico di questi
Stati. È predetto che il serpente deve continuare il suo lavoro seguendo
strettamente il piano prestabilito, fino a che il cammino che deve percorrere
non sia chiuso col ritorno del suo capo a Sionne, finché, con questo mezzo, il
serpente non abbia completato il suo anello intorno all'Europa, e - dopo aver
incatenato l'Europa - non abbia accerchiato il mondo intero. Questo compito
deve condurre a termine sforzandosi di soggiogare gli altri paesi con la
conquista economica. Il ritorno della testa del serpente a Sionne può aver
luogo solennemente quando il potere di tutti i Sovrani dell'Europa sia stato
abbattuto; vale a dire quando, per mezzo di crisi economiche e di distruzioni
in massa, effettuate ovunque, sarà avvenuta la demoralizzazione spirituale e
la corruzione morale, principalmente coll'aiuto di donne ebree, truccate da
francesi, italiane, spagnuole. Queste sono le più sicure spargitrici di
libertinaggio nella vita degli uomini più in vista ed alla testa delle
nazioni.
Le donne che sono al servizio di Sionne servono da
attrattiva a coloro che, grazie ad esse, hanno sempre bisogno di denaro, e
quindi sono sempre pronti a vendersi per denaro, che in realtà è solo
imprestato dagli ebrei, perché ritorna, attraverso le stesse donne, nelle mani
dei giudaismo corruttore. Ma mediante queste transazioni, esso acquista schiavi
per la sua causa.
È naturale che per la riuscita di un'impresa simile né i
funzionarii pubblici, né gli individui privati, debbano sospettare la parte
rappresentata dalle donne impiegate dal Ghetto. Perché i direttori della causa
di Sionne formarono una specie di casta religiosa, costituita da ardenti
seguaci della legge mosaica e degli statuti del Talmud. Tutto il mondo credette
che la maschera della legge di Mosè fosse la vera regola di vita degli Ebrei.
Nessuno pensò di indagare gli effetti di questa regola di vita, specialmente
perché tutti gli occhi erano rivolti all'oro che la casta poteva provvedere e
che le dava la più assoluta libertà per intrigare economicamente e
politicamente.
Un abbozzo del percorso del serpente simbolico è il
seguente:
La sua prima tappa in Europa avvenne nel 429 avanti Cristo,
in Grecia, dove, all'epoca di Pericle, il serpente cominciò a divorare la
potenza di quel paese.
La seconda fu a Roma, al tempo di Augusto, circa l'anno 69
a. C.
La terza a Madrid, al tempo di Carlo quinto, nel 1552.
La quarta a Parigi, nel 1700 circa, al tempo di Luigi XIV.
La quinta a Londra dal 1814 in poi (dopo la caduta di
Napoleone).
La sesta a Berlino, nel 1871, dopo la guerra Franco
Prussiana.
La settima a Pietroburgo, su cui è disegnata la testa del
serpente con la data 1881.
Tutti questi Stati che il serpente ha attraversato, sono
stati scossi nelle fondamenta delle loro costituzioni, non eccettuato la
Germania, malgrado la sua apparente potenza. Le condizioni economiche
dell'Inghilterra e della Germania sono state risparmiate, ma solo fino a quando
il serpente non sarà riuscito a conquistare la Russia, contro la quale tutti i
suoi sforzi sono concentrati attualmente (1905). La corsa futura del serpente
non è segnata su questa carta, ma delle freccie ci indicano il suo prossimo
movimento verso Mosca, Kieff e Odessa.
Sappiamo ora perfettamente che queste ultime città
costituiscono i centri della razza Ebraica militante.
Su questa carta Costantinopoli è segnata come l'ultima
tappa del corso del serpente, prima che esso raggiunga Gerusalemme [ Notate
che questa carta fu disegnata molti anni prima della Rivoluzione in Turchia.
(Nota del T. inglese) ].
Il serpente deve percorrere ancora un breve cammino per
completare il suo corso, unendo la sua testa alla sua coda.
Per facilitare il corso del serpente, Sionne prese le
seguenti misure, allo scopo di rimodellare la società e di convertire le
classi operaie. Anzitutto la razza Ebraica fu organizzata in maniera tale, che
nessuno vi potesse entrare e quindi svelarne i segreti. Viene presupposto che
Iddio stesso abbia detto agli Ebrei che essi sono destinati a governare su
tutta la terra in forma di un Regno indivisibile di Sionne. È stato insegnato
agli Ebrei, che essi sono la sola razza meritevole di essere chiamata umana,
tutte le altre essendo destinate a rimanere "bestie da lavoro" e
schiavi degli Ebrei e che lo scopo ebraico deve essere la conquista del mondo e
l'erezione del Trono di Sionne sull'universo (Cfr. Sanh. 91, 21, 1051).
A gli Ebrei venne insegnato che sono dei Super uomini e che
si devono mantenere distinti dalle altre nazioni. Queste teorie ispirò ad essi
il concetto dell'autoglorificazione perché, per diritto, sono i figli di Dio.
(Cfr. Jihal, 67, I; Sanh. 58, 2).
La razza ebraica, vivendo separata dalle altre, aderisce
strettamente al sistema del "Kaghal", il quale fa obbligo ad ogni
Ebreo di aiutare i suoi consanguinei indipendentemente dall'assistenza che
costoro ricevono dalle amministrazioni locali di Sion che portano diversi nomi:
Kaghal, Concistori, Commissioni d'affari ebraici, Uffici per esazioni di tasse
ecc. Tutte queste amministrazioni servono a mascherare il governo di Sionne
agli occhi dei governi di quegli Stati Gentili, che alla loro volta difendono
sempre vigorosamente il diritto degli Ebrei di governarsi da sé, perché li
considerano erroneamente come una comunità puramente religiosa. Le suddette
idee instillate negli Ebrei, ne hanno anche considerevolmente influenzato la
vita materiale.
Quando leggiamo delle opere come il "Gobayon" 14,
pag. 1; "Eben Gaizar", 44, pag. 81; "XXXVI Ebamot", 98;
"XXV Ketubat" 36; "XXXIV Sanudrip" 746; "XXX
Kadushin", 68 A - che furono tutte scritte coll'intento di glorificare la
razza ebraica vediamo che esse trattano realmente tutti i Gentili come se
fossero delle bestie, create unicamente per servire gli Ebrei. Costoro credono
che i popoli, le proprietà di essi e persino le loro vite, appartengono agli
Ebrei e che Iddio permette alla sua razza prediletta di farne l'uso che vuole.
Secondo le leggi ebraiche, tutti i maltrattamenti fatti
subire ai Gentili son perdonati nel giorno del Capodanno ebraico, nel quale gli
Ebrei ricevono anche il permesso di peccare nello stesso modo durante l'anno
entrante.
Per eccitare l'odio dei loro contro tutti i Gentili, i capi
degli Ebrei agiscono da "agenti provocatori" durante le agitazioni
antisemitiche, permettendo ai Gentili di scoprire alcuni dei segreti del
Talmud. Le manifestazioni antisemitiche furono anche molto utili ai caporioni
Ebrei, perché destarono compassione nel cuore di alcuni Gentili verso un
popolo il quale, apparentemente, veniva maltrattato. Ciò servì ad accaparrare
conseguentemente molte simpatie tra i Gentili per la causa di Sionne.
L'antisemitismo, che si manifestò con la persecuzione degli
Ebrei di basso ceto, ne aiutò i capi a controllarli e tenerli in soggezione.
Essi potevano permettere queste persecuzioni, perché al momento opportuno
intervenivano e salvavano i loro correligionari. Notate che i capi Ebrei non
soffrirono mai, né nei loro progressi, né nelle loro posizioni ufficiali di
amministratori, durante le agitazioni antisemitiche. Questo fatto non deve far meraviglia,
perché furono questi stessi capi che aizzarono i "mastini cristiani"
contro gli Ebrei più umili. I mastini mantenevano l'ordine nelle loro greggi e
perciò aiutavano a rafforzare la stabilità di Sionne.
Secondo la loro opinione, gli Ebrei hanno già raggiunto la
posizione di Super-governo mondiale ed ora si tolgono la maschera.
Naturalmente, la maggior forza di conquista degli Ebrei era costituita dal loro
oro; pertanto essi non dovevano far altro che lavorare per dargli un valore.
L'alto valore dell'oro dipende specialmente dal fatto che la moneta d'oro
regola tutti gli scambi. La sua accumulazione nelle mani degli Ebrei dipende
dal fatto che essi hanno saputo
approfittare di qualunque crisi internazionale per monopolizzarlo. Di questo si
ha la prova nella storia della famiglia Rothschild, pubblicata a Parigi dalla
"Libre Parole".
Per mezzo di queste crisi, fu stabilita la potenza del
capitalismo sotto lo stendardo del liberalismo, proteggendolo con teorie
economiche e sociali astutamente congegnate. Gli Anziani di Sion ottennero un
successo straordinario dando un'apparenza scientifica a queste teorie.
Il sistema degli scrutinii di voto conferisce sempre agli
Ebrei la possibilità di introdurre, per mezzo della corruzione, quelle leggi
che possono essere utili allo scopo loro. La forma di governo dei Gentili che
più corrisponde ai desideri degli Ebrei è la repubblicana, perché dove essa
vige, riescono con più facilità a comperarsi una maggioranza. Inoltre il
sistema repubblicano conferisce una libertà sconfinata ai loro agenti ed
all'esercito di anarchici che hanno al loro soldo. Questo è il motivo per cui
gli Ebrei sono così ardenti sostenitori del liberalismo; ed i Gentili
sciocchi, che essi abbindolano, ignorano il fatto, già così evidente, che
sotto una repubblica non vi è maggiore libertà che sotto un'autocrazia, anzi
si verifica il contrario, perché avviene che i pochi sono oppressi dalla plebe
la quale è sempre istigata dagli agenti degli Ebrei.
Secondo il testamento di Montefiore, Sionne non risparmia,
né denaro, né mezzi, per riuscire a questi intenti. Ogni giorno i governi di
tutto il mondo, incoscientemente, o scientemente, sono soggetti ai comandi di
quel grande Super-governo che è Sionne, perché tutte le loro cartelle di
rendita sono nelle mani degli Ebrei e tutti i paesi sono talmente in debito con
essi, da non potersene mai liberare. Tutto il commercio, l'industria, come pure
la diplomazia, sono in mano degli Ebrei. Per mezzo dei suoi capitali il Ghetto
ha rese schiave tutte le nazioni dei Gentili. A forza di un'educazione
materialistica intensiva, gli Ebrei misero delle pesanti catene a tutti i
Gentili e con queste li legarono al loro Supergoverno.
La fine delle libertà nazionali è prossima, e quindi anche
la libertà individuale cesserà, perché la vera libertà non può esistere
dove la leva del denaro rende possibile al Ghetto di governare la plebe e di
regnare sulla parte più degna e più responsabile della comunità.
"Coloro che
hanno orecchi ascoltino"!
Fra poco saranno quattro anni che i "Protocolli degli
Anziani di Sion" sono in mio possesso. Dio solo sa quanto sono stati
numerosi gli sforzi che ho fatto per portarli alla luce, ed anche per mettere
in guardia coloro che sono al potere rivelando loro le cause della tempesta che
si addensa sulla Russia apatica, la quale, disgraziatamente, sembra che abbia
perso la conoscenza di ciò che le sta succedendo intorno.
Solamente ora, e temo che sia troppo tardi, sono riuscito a
pubblicare il mio lavoro, nella speranza che potrò mettere sull'avviso coloro
che ancora hanno orecchi per sentire ed occhi per vedere.
Non vi può essere alcun dubbio. Con tutta la potenza ed il
terrore di Satana, il regno del Re trionfatore di Israel si avvicina al nostro
mondo non rigenerato; il Re nato dal sangue di Sionne, l'Anti Cristo, si
avvicina al trono della potenza universale.
Gli eventi nel mondo precipitano con vertiginosa velocità,
i dissensi, le guerre, i rumori, le carestie, l'epidemie, gli sconquassi, tutto
ciò che fino a ieri era impossibile, oggi è compiuto. I giorni volano, per
così dire, a vantaggio del popolo prescelto. Non ho il tempo di esaminare
minuziosamente la storia dell'umanità dal punto di vista dei "misteri di
iniquità" che sono già stati messi a nudo, per dimostrare storicamente
l'influenza nefasta che gli "Anziani di Israele" hanno avuto sulle
disgrazie dell'umanità; mi manca anche il tempo di predire il prossimo destino
del genere umano e di svelare l'atto finale della tragedia mondiale.
La luce di Cristo solamente, e quella della Sua Santa Chiesa
Universale, possono penetrare negli abissi Satanici e svelarne tutta
l'estensione malvagia.
Nel mio cuore sento che l'ora è suonata per convocare
l'ottavo Consiglio Ecumenico, nel quale, dimentichi delle contese che li hanno
divisi per tanti secoli, si raccoglieranno i pastori e i rappresentanti
dell'intero Cristianesimo per affrontare la venuta dell'Anticristo.
FINE
Tratto da www.juliusevola.it
PROTOCOLLI DEI SAVI ANZIANI DI
SION
Falsificazione propagandistica antisemita, redatta
probabilmente da un agente della polizia segreta russa, apparsa in forma
abbreviata nel 1903, e integralmente nel 1905, ma diffusasi soprattutto negli
anni successivi alla Prima
guerra mondiale.
Consisteva nel presunto resoconto di alcune sedute segrete
tenute a Basilea al tempo del congresso sionista del 1897, nelle quali sarebbe
stato elaborato un piano di dominio mondiale degli Ebrei attraverso l’alta
finanza e l’agitazione terrorista. In realtà l’opera, come dimostrato già nel
1921, era in gran parte un riadattamento in chiave antisemita di un libello
contro Napoleone III del 1864. Nonostante la comprovata falsità, i P. sono
stati più volte ripubblicati e hanno continuato a costituire uno strumento di
propaganda antisemita.
Fonte: trecani.it
I PROTOCOLLI DEI SAVI ANZIANI DI SION
La strategia ebraica per la conquista del mondo
di Andrea Laruffa
Nei primi anni del Novecento iniziò a circolare in Europa un
misterioso e controverso libro dal titolo “I Protocolli dei Savi Anziani di
Sion”. Al suo interno veniva descritto con precisione il piano di conquista
del mondo da parte della comunità ebraica, che si sarebbe dovuto realizzare
attraverso il controllo dei punti nevralgici delle moderne società occidentali,
quali la finanza, la stampa, l’economia, gli eserciti militari, la morale e la
cultura.
“Infiltrati come
quinta colonna gigantesca nelle società cristiane gli ebrei lavorano a
corromperne la fibra morale, pervertirne le tradizioni, distruggerne l’economia
e sovvertirne le istituzioni. Banchieri, intellettuali, artisti,
giornalisti, politici obbediscono a uno stesso disegno e si preparano a
raccogliere il frutto del complotto”. Le parole di Sergio Romano spiegano in
maniera molto chiara quelli che erano gli obiettivi di questa di società
segreta e i mezzi tramite i quali si sarebbero dovuti realizzare.
Il libro è stato ripreso per giustificare molte delle
azioni antisemitiche messe in atto nel corso del nostro secolo. Dai pogrom
russi ai lager nazisti, fino alle più recenti manifestazioni di odio nei paesi
mediorientali, i Protocolli sono stati spesso impugnati dagli antisemiti
per fomentare il disprezzo nei confronti del popolo ebraico. Tanto per
intenderci, Hitler nel suo “Mein Kampf”, fa ricorso a questo documento
per legittimare l’eliminazione, anche fisica, degli ebrei.
Nel 1921, un giornalista del Times pubblicò un
articolo nel quale dimostrava che i “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”
costituivano in realtà un falso, redatto dalla ‘Okhrana’, la polizia segreta
zarista, che si era servita, cambiandone il contesto, di un libello satirico
dal titolo “Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu”
(“Dialoghi all’inferno tra Machiavelli e Montesquieu”), scritto dal francese
Maurice Joly per attaccare le mire espansionistiche di Napoleone II. Tutto ciò
non fece che accrescere l’interesse attorno al documento che, nonostante
l’articolo apparso sul quotidiano inglese, è stato, ed è tuttora, usato per
screditare il popolo ebraico dinanzi all’opinione pubblica mondiale. Sono in
molti, infatti, coloro che ancora oggi sostengono che il documento sia ‘vero’.
Questo rappresenta indubbiamente un fatto su cui riflettere, soprattutto alla
luce degli ultimi avvenimenti internazionali.
Il dibattito attorno ai Protocolli dunque oggi
non verte tanto sull’autenticità del documento (che effettivamente è esistito,
tanto da essere tradotto in quasi tutte le lingue del mondo), quanto sulla sua
veridicità, sul fatto cioè che il suo contenuto sia realmente il piano di
conquista del mondo ideato e redatto da parte di una società segreta capeggiata
da rabbini in tale anno e in tale luogo. Nonostante la maggior parte degli
esperti è unanime oggi nel definire i Protocolli un ‘falso’, c’è ancora
chi sostiene che in realtà non solo il documento sia veritiero, ma che proprio
in questi anni esso stia trovando l’apice della sua applicazione concreta. La
questione è quindi molto delicata.
Da una parte si è scoperto che i Protocolli hanno
sicuramente attinto gran parte del suo contenuto da un precedente libello
satirico, oltre che da altri documenti antisemiti; dall’altra c’è la sconcertante
constatazione che alcuni punti preconizzati nei Protocolli siano
oggigiorno talmente vicini alla realtà da far sorgere in alcuni almeno il
dubbio che qualcosa di ‘vero’ al suo interno ci sia. Ma cerchiamo di capire
meglio cosa sono e da dove provengono i Protocolli dei Savi Anziani di Sion.
La fonte originale dei Protocolli è, come già
detto, un pamphlet satirico francese di Maurice Joly del 1864 (“Dialoghi
all’Inferno tra Machiavelli e Montesquieu”, che traeva ispirazione da un
precedente romanzo di Eugene Sue, “I Misteri del Popolo”, nel quale si
parlava di un immaginario complotto per sovvertire l’ordine mondiale. Tuttavia
in nessuno di questi due testi vengono menzionati gli ebrei. Il libro di Joly
fu proibito in Francia e ripubblicato qualche tempo dopo in Belgio.
Nel 1868 Hermann Goedsche, antisemita tedesco e spia per
conto della polizia segreta di Prussia, incluse alcune parti del libello di
Joly nel suo “Biarritz”, scritto sotto lo pseudonimo di “Sir John
Retcliffe”. Nel capitolo “Il cimitero ebraico a Praga e il Consiglio dei
Rappresentanti delle Dodici Tribù di Israele”, inventò una un’assemblea di
rabbini che si riunisce una volta ogni cent’anni per pianificare una sovversiva
cospirazione ebraica. Il libro fu tradotto anche in russo, e proprio in Russia
trovò la sua massima diffusione.
La polizia segreta imperiale dello zar, l’ “Ochrama”,
in seguito all’assassinio di Alessandro II, sfruttò infatti il libro di
Goedsche per screditare quei riformatori liberali e quei rivoluzionari che stavano
rapidamente guadagnandosi il sostegno popolare, in particolare tra le minoranze
oppresse come gli Ebrei russi. Il testo fu impugnato dai reazionari e dalle
forze zariste capeggiate da Nicola II che, spaventati come detto dal crescente
emergere del movimento rivoluzionario e progressista, diedero vita alla prima
versione dei Protocolli, che furono pubblicati a puntate, nel 1903, sul
quotidiano di San Pietroburgo La Bandiera.
Il contenuto dei documenti costituiva il pretesto ideale per
mettere a segno quella serie di violenze e sopraffazioni conosciute con il nome
di “pogrom”, e accreditare contemporaneamente la colpa del crescente
malcontento ad una immaginaria cospirazione ebraica. Ma il testo era destinato
ad assumere contorni ancora più ampi, che giungono fino ai giorno nostri.
Nel 1905, infatti, Sergej Nilus, un prete mistico
antisemita, pubblicò i Protocolli, nella loro versione integrale, come
appendice ad un suo libro dal titolo “Il Grande nel Piccolo: la venuta
dell'Anticristo ed il Regno di Satana sulla Terra”, nel quale sosteneva che
il documento era il risultato degli incontri dei “savi anziani di Sion”
avvenuti fra il 1902 e il 1903. Contemporaneamente emersero i primi dubbi circa
la veridicità di quanto sosteneva Nilius, dal momento che quest’ultimo disse di
essere entrato in possesso dei documenti nel 1901.
Dalle parole di Nilus: “Nel 1901, tramite un mio
conoscente riuscii a procurarmi un manoscritto che rivelava con insolita
perfezione e chiarezza il corso e lo sviluppo del complotto segreto
giudeo-massonico che avrebbe dovuto condurre questo mondo malvagio alla sua
fine inevitabile. La persona che mi consegnò questo manoscritto mi aveva
garantito che si trattava di una traduzione fedele dei documenti originali
rubati da una donna ad uno dei più importanti ed influenti leader massonici
durante un incontro segreto in Francia – il beneamato nido del complotto
massonico”. Ciò non poteva essere possibile dal momento che Nilus sosteneva
di essere entrato in possesso dei resoconti delle riunioni prima che le
riunioni stesse, a detta dell’ autore, erano avvenute.
Fu istituita da parte del neo-eletto presidente del Consiglio
dei Ministri russo Pyotor Stolypin un’indagine per verificare se
effettivamente il documento di Nilus corrispondeva o meno alla realtà dei
fatti. L’indagine tuttavia fece emergere l’inganno ( il fatto che i Protocolli
erano stati abilmente redatti dai servizi segreti), e indusse lo Zar Nicola II
a ordinare il ritiro immediato del libro dalla circolazione, in quanto “una
buona causa non può essere difesa con mezzi sporchi”. Nonostante il
divieto, come spesso accade per i testi ‘proibiti’, le ristampe dei Protocolli
iniziarono a diffondersi a macchia d’olio, non solo in Russia ma in tutta
l’Europa e successivamente anche negli Stati Uniti.
In un anno, nel 1920 esattamente, solo in Inghilterra
andarono esaurite cinque edizioni del libro, mentre dall’altra parte
dell’Atlantico il magnate Henry Ford ne finanziò la pubblicazione per 500.000
copie, citando spesso il testo come una prova di un’ipotetica minaccia ebraica
(“L'unica affermazione che mi interessa fare a proposito dei Protocolli è
che essi si accordano perfettamente con ciò che sta succedendo nel mondo. Hanno
sedici anni di vita e spiegano perfettamente gli avvenimenti accaduti fino ad
ora”).
Nel 1921, l’intera storia dei Protocolli fu
ricostruita da Lucien Wolf e ripresa dal quotidiano inglese Times, che
definiva il testo un “falso letterario” (“A literary forgery”). Nello
stesso anno, un libro che documentava per intero il broglio fu pubblicato negli
Stati Uniti da Hermann Bernstein. Ma nonostante le prove della falsificazione e
la dettagliata demolizione di tutto il contenuto del libello, i Protocolli dei
Savi Anziani di Sion continuarono ad essere considerati dagli antisemiti
di tutto il mondo come una prova importante e attendibile della volontà di un
ribaltamento dell’ordine mondiale da parte del popolo ebraico.
Siamo tutti a conoscenza di ciò che la Storia ci ha
insegnato riguardo le persecuzioni a cui sono stati sottoposti gli ebrei in
questo secolo. E’ inutile stare a ricordare i lager nazisti, i pogrom russi e
le leggi antisemitiche promulgate durante la dittatura fascista. Ciò che in
questo contesto è utile tuttavia sottolineare è come questo documento, definito
dai più come un ‘falso’, sia tutt’oggi ritenuto veritiero e attendibile da
molte persone, e proprio per questo utilizzato impropriamente per giustificare
odio e violenza nei confronti del popolo ebraico.
E’ importante ricordare che il padiglione iraniano della
Fiera del Libro di Francoforte del 2005 (e questa ancora non è Storia) aveva in
esposizione una copia dei Protocolli, così come è importante ricordare
che in Arabia Saudita, i testi scolastici ancora oggi trattano questo documento
come un “fatto storico”, o ancora che Hamas (da poco alla guida della
Palestina) fa riferimento esplicito nel suo Statuto ai Protocolli, considerandoli
autentici (“Il piano sionista è senza limiti. Dopo la Palestina, i sionisti
aspirano ad espandersi dal Nilo all'Eufrate. Quando avranno sistemato la
regione, essi ripartiranno, aspireranno a ulteriori espansioni e così via. Il
loro piano è contenuto nei Protocolli dei savi di Sion e la loro attuale
condotta è la miglior prova di ciò che diciamo”).
Per lo stesso motivo, è importante sottolineare che
l’Autorità Nazionale Palestinese (l’ANP) ha frequentemente usato i Protocolli
nei media e nelle scuole sotto il suo controllo e alcuni accademici palestinesi
hanno presentato il falso documento come un complotto sul quale è basato il
Sionismo, o che il 25 gennaio del 2001 il quotidiano ufficiale dell'ANP, Al-Hayat
al-Jadida, ha citato i Protocolli nella sua pagina dedicata alla “Educazione
politica nazionale” per spiegare la politica odierna di Israele.
Evidentemente la realtà non è uguale per tutti. C’è
sempre chi chiude un occhio su ciò che non vuole vedere. Come ho detto ad
inizio articolo, oggi non si dibatte più sul fatto dell’autenticità dei Protocolli
dei Savi Anziani di Sion, un documento che per quanto ‘falso’ è tuttavia
esistito, quanto sulla ‘veridicità’ delle sue affermazioni. Ciò è di estrema
importanza, anche se, in un periodo di tensione ideologico-religiosa come è il
nostro attuale, preoccupa, più che i dibattiti sulla sua veridicità, il fatto
che questo testo stia conoscendo in molte parti del mondo una “seconda
giovinezza”.
Fonte: da
Instoria .it
Nota di Gio’
Il Protocollo è scritto da menti intelligentissime, sarà
considerato pure un falso ma è
sicuramente un “falso d’autore”, sempre coerente con un sconcertante riscontro che i punti vaticinati nei Protocolli
siano oggigiorno troppo vicini alla realtà da far sorgere il sacrosanto dubbio
che qualcosa di ‘vero’ al suo interno ci sia stato e ci sia.
Come scriveva Agatha Christie: un indizio è un indizio, due indizi sono una
coincidenza, ma tre indizi fanno una prova.
Nessun commento:
Posta un commento