lunedì 15 agosto 2016

L’ASSUNZIONE, L’ISLAM E LE CONTRADDIZIONI DELLA CIVILTÀ OCCIDENTALE

Assunzione della Vergine, dipinto a olio su tela (394x222 cm) di Tiziano, databile al 1535, conservato nel duomo di Verona a Verona.


di Don Massimo Lapponi

Uno dei pregiudizi più radicati, e più esiziali, della moderna mentalità occidentale è che la sfera dell’amore tra i sessi sia un ambito di natura strettamente privata, che non ha rilevanza per gli interessi comuni e in cui perciò la pubblica autorità, non solo statale ma anche religiosa, non ha né motivo né diritto di intromettersi. Non si è ripetuto ad usura in questi ultimo tempi: “Ora uno non può neanche amare come gli pare e piace?”

Che questo sia un pregiudizio infondato lo dimostra la più elementare riflessione: forse che non dipende dall’amore tra i sessi e dal mistero della generazione umana tutta la vita del mondo e tutto il suo avvenire? Si può dunque lasciare all’arbitrio individuale la stessa fonte della vita dei popoli?

Uno sguardo un po’ approfondito sulla storia del mondo mostrerebbe che le civiltà e i loro destini si differenziano soprattutto per i costumi relativi all’amore tra i sessi e per la morale sessuale. Così nessuno potrebbe negare che questo è uno dei punti di maggior differenziazione, e di maggiore attrito, tra la nostra civiltà e la civiltà islamica. E trattandosi, nel caso dell’Islam, di una civiltà a carattere fortemente religioso, ci si può chiedere se la questione non andrebbe affrontata, se la si vuole affrontare rettamente, proprio sul piano teologico.

I costume sessuali dell’Islam hanno un fondamento teologico? Probabilmente sì, come lo hanno, almeno in prospettiva storica, i costumi sessuali occidentali.

Vediamo se è possibile dire qualche cosa su questo difficile argomento.

Non sarebbe errato affermare che l’Islam è fondamentalmente un’eresia cristologica, e propriamente l’ultima e la risolutiva eresia cristologica dell’oriente cristiano. Infatti le eresie cristologiche dei primi secoli, dall’antico docetismo all’arianesimo, al nestorianesimo, al monofisismo, al monotelismo, fino all’iconoclastia – che è posteriore all’Islam e sintomaticamente ne subisce l’influenza – non sono l’espressione del più o meno velato rifiuto, da parte dello spirito religioso orientale, del mistero dell’abbassamento della Divinità nell’umiliazione della carne mortale? Ora ecco che questa tendenza del cristianesimo orientale viene infine a trovare la sua esplicita e piena manifestazione in una religione che, se da una parte accoglie in pieno l’idea di una rivelazione particolare di Dio all’uomo, dall’altra rifiuta nella maniera più categorica il mistero dell’Incarnazione.

Ma la sconvolgente dottrina del Dio fatto uomo non è una sottigliezza scolastica riservata al mondo chiuso dei teologi accademici. Se infatti è vero che Dio ha scelto l’umana generazione per manifestare compiutamente se stesso nel tempo e nello spazio creati, ciò vuol dire che fin dall’inizio egli aveva iscritto nell’umana generazione carnale e in tutto ciò che la circonda un significato dalla profondità insondabile, che soltanto attraverso l’evento mirabile dell’Incarnazione doveva apparire in tutta la sua gloria.

Non è certamente senza una formidabile ripercussione sulle idee, sui sentimenti e sui costumi degli uomini in materia di amore tra i sessi che la Rivelazione del disegno di Dio in Cristo, divenuto partecipe della carne umana per mezzo di una donna, ha fatto la sua apparizione nel mondo. E, analogamente, non è certamente rimasto senza una corrispondente formidabile ripercussione sulle idee, sui sentimenti e sui costume dei popoli il rifiuto esplicito, fermo e deciso dell’Incarnazione.

L’odierna celebrazione dell’Assunzione di Maria in cielo, con il suo proprio corpo glorificato, non è certamente un’appendice devozionale del cristianesimo popolare. Al contrario, si può ben dire che ci troviamo qui proprio al centro della Rivelazione cristiana nel suo significato per la storia del mondo creato. Il corpo muliebre, nella sua funzione materna, con questo mistero viene glorificato nella stessa eternità beata, in modo da esplicitare definitivamente il significato spirituale della missione della donna nel mondo in vista della rigenerazione di tutte le cose in Cristo.

L’amore tra i sessi e la generazione carnale, dunque, lungi dall’essere un fatto puramente profano, materiale o addirittura demoniaco, ha in sé qualche cosa di divino, perché adombra il desiderio dell’unione di tutto il creato con la Divinità nella Persona del Figlio di Dio fatto uomo.

E’ del tutto normale, in questa prospettiva, che la Madre di Dio, glorificata nel suo stesso corpo, agisca nella storia come fermento di nobilitazione per ogni donna, alla cui missione l’uomo dovrà necessariamente collaborare in situazione di parità e di rispettoso amore.

Ed è del tutto normale che, posto il rifiuto dell’Incarnazione, la funzione della donna venga vista in una prospettiva solamente materiale e di subordinazione agli interessi “superiori” dell’uomo.

Di fronte alla sfida dell’inquieto mondo mussulmano l’Occidente dimostra qui tutta la sua ambiguità, da una parte rivendicando la propria superiore civiltà nel rispetto della donna, dall’altra rifiutando la radice teologica di questo rispetto e rischiando di recedere così a costumi che, per quanto riguarda il suddetto rispetto, giustamente meritano il disprezzo del religioso mondo dell’Islam.

Vi sono stati momenti nella storia in cui una sorta di ubriacatura generale sembra aver invaso popoli interi. In questi momenti di delirio collettivo sembra che la ragione non possa farsi valere: agli argomenti più persuasivi allora si risponde con l’ostinazione, l’arbitrio e la violenza, non solo verbale. Queste esaltazioni collettive creano per un certo tempo l’illusione che la società sia finalmente giunta ad una svolta definitiva, dopo la quale il mondo sarà del tutto trasfigurato. Passato poi, in tempi relativamente brevi, il momento di esaltazione, ci si accorge che ci si trova invece al punto di prima, e che, anzi, le distruzioni irragionevoli che sono state perpetrate nell’ebbrezza generale, hanno reso il panorama generale della civiltà immensamente più squallido.

Abbiamo visto questo fenomeno nel ’68, e più di una voce ha sottolineato, già allora, che, nonostante i proclami in contrario, lo stato d’animo di esasperato rifiuto del confronto ragionevole e rispettoso non era che una riedizione dei modelli storici del fascismo e del nazismo.

C’è probabilmente il pericolo che stiamo ora attraversando un periodo di analoga esaltazione collettiva, che questa volta rifiuta ostinatamente di vedere nel corpo della donna il superiore progetto di Dio e, dopo averlo ridotto a puro strumento di commercio, vorrebbe ora farne un “optional”, oggetto di libera scelta, senza alcuna intrinseca finalità, se non quella attribuitagli dal capriccio individuale. E ovviamente in questa prospettiva lo stesso mistero dell’umana generazione viene ridotto a funzione dipendente meramente dal capriccio individuale, senza leggi e senza progetti né divini né umani.

Appellarsi alla ragione in vista del futuro destino dei popoli, nell’ubriacatura generale non sembra avere alcuna efficacia, come avveniva nei movimenti storici sopra ricordati.

Ma proprio la celebrazione della festa di Maria assunta in cielo nel suo vero corpo muliebre è la più forte riaffermazione della divina missione della donna e dell’amore tra i sessi e dell’umana generazione, ed è nello stesso tempo il fondamento più sicuro per un rivendicazione di superiore civiltà religiosa e umana nei confronti del mondo mussulmano.




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