Assunzione della Vergine, dipinto a olio su tela (394x222
cm) di Tiziano, databile al 1535, conservato nel duomo di Verona a Verona.
di Don Massimo Lapponi
Uno dei pregiudizi più radicati, e più esiziali, della
moderna mentalità occidentale è che la sfera dell’amore tra i sessi sia un
ambito di natura strettamente privata, che non ha rilevanza per gli interessi
comuni e in cui perciò la pubblica autorità, non solo statale ma anche
religiosa, non ha né motivo né diritto di intromettersi. Non si è ripetuto ad
usura in questi ultimo tempi: “Ora uno non può neanche amare come gli pare e
piace?”
Che questo sia un pregiudizio infondato lo dimostra la più
elementare riflessione: forse che non dipende dall’amore tra i sessi e dal
mistero della generazione umana tutta la vita del mondo e tutto il suo
avvenire? Si può dunque lasciare all’arbitrio individuale la stessa fonte della
vita dei popoli?
Uno sguardo un po’ approfondito sulla storia del mondo
mostrerebbe che le civiltà e i loro destini si differenziano soprattutto per i
costumi relativi all’amore tra i sessi e per la morale sessuale. Così nessuno
potrebbe negare che questo è uno dei punti di maggior differenziazione, e di
maggiore attrito, tra la nostra civiltà e la civiltà islamica. E trattandosi,
nel caso dell’Islam, di una civiltà a carattere fortemente religioso, ci si può
chiedere se la questione non andrebbe affrontata, se la si vuole affrontare
rettamente, proprio sul piano teologico.
I costume sessuali dell’Islam hanno un fondamento teologico?
Probabilmente sì, come lo hanno, almeno in prospettiva storica, i costumi
sessuali occidentali.
Vediamo se è possibile dire qualche cosa su questo difficile
argomento.
Non sarebbe errato affermare che l’Islam è fondamentalmente
un’eresia cristologica, e propriamente l’ultima e la risolutiva eresia
cristologica dell’oriente cristiano. Infatti le eresie cristologiche dei primi
secoli, dall’antico docetismo all’arianesimo, al nestorianesimo, al
monofisismo, al monotelismo, fino all’iconoclastia – che è posteriore
all’Islam e sintomaticamente ne subisce l’influenza – non sono
l’espressione del più o meno velato rifiuto, da parte dello spirito religioso
orientale, del mistero dell’abbassamento della Divinità nell’umiliazione della
carne mortale? Ora ecco che questa tendenza del cristianesimo orientale viene
infine a trovare la sua esplicita e piena manifestazione in una religione che,
se da una parte accoglie in pieno l’idea di una rivelazione particolare di Dio
all’uomo, dall’altra rifiuta nella maniera più categorica il mistero
dell’Incarnazione.
Ma la sconvolgente dottrina del Dio fatto uomo non è una
sottigliezza scolastica riservata al mondo chiuso dei teologi accademici. Se
infatti è vero che Dio ha scelto l’umana generazione per manifestare
compiutamente se stesso nel tempo e nello spazio creati, ciò vuol dire che fin dall’inizio
egli aveva iscritto nell’umana generazione carnale e in tutto ciò che la
circonda un significato dalla profondità insondabile, che soltanto attraverso
l’evento mirabile dell’Incarnazione doveva apparire in tutta la sua gloria.
Non è certamente senza una formidabile ripercussione sulle
idee, sui sentimenti e sui costumi degli uomini in materia di amore tra i sessi
che la Rivelazione del disegno di Dio in Cristo, divenuto partecipe della carne
umana per mezzo di una donna, ha fatto la sua apparizione nel mondo. E,
analogamente, non è certamente rimasto senza una corrispondente formidabile
ripercussione sulle idee, sui sentimenti e sui costume dei popoli il rifiuto
esplicito, fermo e deciso dell’Incarnazione.
L’odierna celebrazione dell’Assunzione di Maria in cielo,
con il suo proprio corpo glorificato, non è certamente un’appendice devozionale
del cristianesimo popolare. Al contrario, si può ben dire che ci troviamo qui
proprio al centro della Rivelazione cristiana nel suo significato per la storia
del mondo creato. Il corpo muliebre, nella sua funzione materna, con questo
mistero viene glorificato nella stessa eternità beata, in modo da esplicitare
definitivamente il significato spirituale della missione della donna nel mondo
in vista della rigenerazione di tutte le cose in Cristo.
L’amore tra i sessi e la generazione carnale, dunque, lungi
dall’essere un fatto puramente profano, materiale o addirittura demoniaco, ha
in sé qualche cosa di divino, perché adombra il desiderio dell’unione di tutto
il creato con la Divinità nella Persona del Figlio di Dio fatto uomo.
E’ del tutto normale, in questa prospettiva, che la Madre di
Dio, glorificata nel suo stesso corpo, agisca nella storia come fermento di
nobilitazione per ogni donna, alla cui missione l’uomo dovrà necessariamente
collaborare in situazione di parità e di rispettoso amore.
Ed è del tutto normale che, posto il rifiuto
dell’Incarnazione, la funzione della donna venga vista in una prospettiva
solamente materiale e di subordinazione agli interessi “superiori” dell’uomo.
Di fronte alla sfida dell’inquieto mondo mussulmano
l’Occidente dimostra qui tutta la sua ambiguità, da una parte rivendicando la
propria superiore civiltà nel rispetto della donna, dall’altra rifiutando la
radice teologica di questo rispetto e rischiando di recedere così a costumi
che, per quanto riguarda il suddetto rispetto, giustamente meritano il
disprezzo del religioso mondo dell’Islam.
Vi sono stati momenti nella storia in cui una sorta di
ubriacatura generale sembra aver invaso popoli interi. In questi momenti di
delirio collettivo sembra che la ragione non possa farsi valere: agli argomenti
più persuasivi allora si risponde con l’ostinazione, l’arbitrio e la violenza,
non solo verbale. Queste esaltazioni collettive creano per un certo tempo
l’illusione che la società sia finalmente giunta ad una svolta definitiva, dopo
la quale il mondo sarà del tutto trasfigurato. Passato poi, in tempi
relativamente brevi, il momento di esaltazione, ci si accorge che ci si trova
invece al punto di prima, e che, anzi, le distruzioni irragionevoli che sono
state perpetrate nell’ebbrezza generale, hanno reso il panorama generale della
civiltà immensamente più squallido.
Abbiamo visto questo fenomeno nel ’68, e più di una voce ha
sottolineato, già allora, che, nonostante i proclami in contrario, lo stato
d’animo di esasperato rifiuto del confronto ragionevole e rispettoso non era
che una riedizione dei modelli storici del fascismo e del nazismo.
C’è probabilmente il pericolo che stiamo ora attraversando
un periodo di analoga esaltazione collettiva, che questa volta rifiuta
ostinatamente di vedere nel corpo della donna il superiore progetto di Dio e,
dopo averlo ridotto a puro strumento di commercio, vorrebbe ora farne un
“optional”, oggetto di libera scelta, senza alcuna intrinseca finalità, se non
quella attribuitagli dal capriccio individuale. E ovviamente in questa
prospettiva lo stesso mistero dell’umana generazione viene ridotto a funzione
dipendente meramente dal capriccio individuale, senza leggi e senza progetti né
divini né umani.
Appellarsi alla ragione in vista del futuro destino dei
popoli, nell’ubriacatura generale non sembra avere alcuna efficacia, come
avveniva nei movimenti storici sopra ricordati.
Ma proprio la celebrazione della festa di Maria assunta in
cielo nel suo vero corpo muliebre è la più forte riaffermazione della divina
missione della donna e dell’amore tra i sessi e dell’umana generazione, ed è
nello stesso tempo il fondamento più sicuro per un rivendicazione di superiore civiltà
religiosa e umana nei confronti del mondo mussulmano.
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