La trasformazione
della Lega Nord di Matteo Salvini da movimento federalista, autonomista
e secessionista a formazione “ costituisce una metamorfosi politica?
Formiche.net ha rivolto l’interrogativo a Gilberto
Oneto, architetto e scrittore supporter dell’indipendentismo della regione
padano-alpina oltre che amico personale e collaboratore di Gianfranco Miglio,
fondatore di MiglioVerde, oltre che editorialista in un recente passato del Giornale
e di Libero.
Come giudica le evoluzioni del
Carroccio?
Rientrano in un sostanziale tatticismo coerente con una
tradizione di “cambiamenti” che non hanno fatto il bene del partito. Ma gli
hanno permesso di sopravvivere in presenza di una leadership come quella di
Umberto Bossi, che non accettava schemi né programmatici né ideologici in grado
di limitare il suo strapotere personale. La principale preoccupazione del nuovo
segretario delle “camicie verdi”, cui hanno lasciato in mano un cerino che si
stava spegnendo, è stata di salvare la Lega Nord dall’estinzione. Lo ha fatto
con coraggio e con qualche comprensibile compromesso ideologico.
Vi è un punto particolarmente fragile nel programma
di Salvini?
La scomparsa quasi totale, come ha già evidenziato Giancarlo
Pagliarini, dei temi federalisti e autonomisti. Il Carroccio è un
movimento federalista, autonomista e indipendentista. Il primo articolo del suo
statuto parla di indipendenza della Padania. Una grossa fetta dei suoi quadri e
la totalità dei suoi militanti è indipendentista. Il miracolo che le ha
permesso di superare ogni ostacolo e sciagura è questa sua differenza rispetto
a tutte le altre forze politiche. Dietro c’è un’idea magari rudimentale ma
fortissima.
Quale?
La voglia di libertà, di indipendenza, di differenza.
L’aspirazione a staccarsi da uno Stato ladro e sempre più estraneo. Fattori che
conferiscono alla Lega una energia sconosciuta a ogni altro partito in tempi di
completa evaporazione ideologica. Matteo Salvini, cresciuto in tale clima, lo
sa benissimo e non può rischiare di distruggere un patrimonio del genere.
Il fallimento
delle promesse autonomiste del Carroccio ha trovato sbocco in
un rapporto privilegiato con le destre populiste e nazionaliste
radicate soprattutto nelle regioni centro-meridionali?
Tutto ciò è anche il risultato dello sciagurato
comportamento delle sinistre italiane che, caso quasi unico al mondo, sono
nazionaliste e centraliste. Nella gran parte del pianeta i movimenti
indipendentisti hanno matrice progressista. In Italia la sinistra è stata per
lungo tempo autonomista. Ma oggi ha dimenticato un secolo di esperienze. Lo
sciagurato connubio della Lega con la destra risale al 1994. Per mancanza di
alternative, e per carenze proprie, ci è ricascata nel 2001.
Non pensa che un’alleanza del genere rappresenti un atto
di realismo politico?
È un matrimonio contro natura che si poteva leggere anche in
termini fisici nella manifestazione
promossa a Piazza del Popolo la scorsa settimana. Da una parte quelli
che Alexander Solgenitsin chiamava “i mille colori delle libertà”,
dall’altra il tricolore su fondo nero.
Nel conflitto tra
Matteo Salvini e Flavio Tosi chi è il vero leghista?
Le scelte del leader del Carroccio possono essere giudicate
incoerenti. Ma il primo cittadino di Verona cosa c’entra con la Lega? Non so
come finirà la vicenda, ma il divorzio da Tosi non potrà che far del bene al
partito. Porterà chiarezza e contribuirà a risolvere l’ambiguità di certe
paturnie nazionaliste e italianiste.
Ma con le proposte di Salvini è possibile costruire
un centro-destra unitario e competitivo?
Il segretario del Carroccio ha sempre affermato che sarebbe
stato disposto a tornare ad allearsi con la destra se questa avesse accettato
il suo programma. Oggi il senior partner è lui, perché ha i numeri e le idee.
Purtroppo dal suo programma ha espunto il federalismo e la vera riforma dello
Stato, che avrebbero costretto le destre a una scelta di campo più chiara. Far
finta di stare assieme per risolvere i problemi dell’Italia presenta
un’ambiguità di fondo: il problema è l’Italia.
E cosa cambia? Che differenza c’è fra questa sinistra
democristiana, illiberale, statalista, tassatrice e mondialista rispetto alla
destra democristiana, illiberale, statalista, tassatrice e mondialista? Renzi,
Alfano, Monti, Berlusconi, Tremonti, Napolitano, Prodi e tutti gli altri sono
espressione della stessa oppressione.
La sola speranza di salvezza generale è lo smantellamento
dello Stato italiano. Poco importa chi lo governa.
Fonte: da
Miglioverde (2015)
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