Chiesa di San Zulian
Era prevedibile, e bisognava impedirlo. Perché è assolutamente intollerabile. A Venezia c'è una bella chiesa, tra Rialto e San Marco, la chiesa di San Zulian, davanti alla quale passa una fiumana di gente, turisti italiani, europei, immigrati islamici. Molti entrano a visitarla. Gli islamici sono curiosi, ma di una curiosità irriguardosa. Perché ridacchiano, sghignazzano, si indicano uno con l'altro il crocifisso che sta proprio di fronte all'entrata, gli fanno le corna, gli si piazzano davanti per farsi fotografie. Per riderne anche dopo, a casa loro, o nel loro gruppo, vien da pensare.
Era prevedibile, e bisognava impedirlo. Perché è assolutamente intollerabile. A Venezia c'è una bella chiesa, tra Rialto e San Marco, la chiesa di San Zulian, davanti alla quale passa una fiumana di gente, turisti italiani, europei, immigrati islamici. Molti entrano a visitarla. Gli islamici sono curiosi, ma di una curiosità irriguardosa. Perché ridacchiano, sghignazzano, si indicano uno con l'altro il crocifisso che sta proprio di fronte all'entrata, gli fanno le corna, gli si piazzano davanti per farsi fotografie. Per riderne anche dopo, a casa loro, o nel loro gruppo, vien da pensare.
Il parroco non sa come liberarsene. Vorrebbe non
accoglierli, ma c'è una raccomandazione del Papa ad accogliere tutti coloro che
vogliono entrare. La raccomandazione aggiunge esplicitamente: «Anche i
musulmani».
Entrano, dunque, i musulmani, manifestando fastidio per
quello che vedono, e una gran voglia di disturbare i riti che vi si svolgono.
Vedono la comunione, che è il momento più alto della messa cattolica, quando i
fedeli si mettono in fila per ricevere la particola. Anche gli islamici si
mettono in fila.
Il parroco è imbarazzato, non sa cosa fare, poi spezza una
particola e ne dà un frammento a un islamico. Quello si ritira fra i suoi, che
ridacchiano. I fedeli cristiani gli chiedono spiegazione di quelle risatine, e
poi gli chiedono di restituire l'ostia.
Quello la sputa per terra. Costernazione tra i cristiani.
Che si chinano, raccolgono il frammento di particola, lo depongono in un
bicchiere per conservarlo.
A questo punto il parroco chiede aiuto. Dice che non ce la
fa più a reggere questi continui oltraggi, queste profanazioni. Lui vorrebbe
che un gruppetto di carabinieri in pensione lo aiutasse a tener lontani i
disturbatori. Ne ha pienamente diritto. Tuttavia non basta. Il provvedimento
dovrebbe essere molto più drastico: è chiaro che questi islamici non sono
preparati a uscire dai territori della loro civiltà e a girare per il mondo.
Ormai sono qui, ma per un nostro errore, di noi che non
riusciamo a bloccare coloro che entrano con la disposizione a insultare la
nostra civiltà, la nostra storia, la nostra comunità. Hanno bisogno di aiuto e
rispetto, certo. Ma solo se entrando in casa nostra sono pronti a offrire, per
primi, il rispetto che si deve all'ospitante. Altrimenti non meritano di
restare. I carabinieri in pensione dovrebbero identificarli, e i carabinieri in
servizio dovrebbero rimpatriarli. Subito.
FERDINANDO CAMON
Fonte: da il Giornale di Vicenza del 11 agosto 2016
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