l rappresentante degli indiani in Italia, Vinod
Sahai, già un anno fa aveva trovato una soluzione per far rientrare in Italia
Latorre e Girone. Ma, essendo egli indiano, il governo di Monti lo bloccò.
I marò sarebbero potuti tonare a casa, ma qualcuno lo impedì.
E, stando a quanto rivelato da Vinod Sahai, il rappresentante
degli indiani in Italia, questo qualcuno fu il governo di Monti.
Sono dichiarazioni scottanti quelle che Sahai rilascia a ilGiornale,
durante un’intervista sul caso dei due fucilieri italiani bloccati in India
dopo aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Rispondendo alle domande
del giornalista, Sahai rivela infatti che la vicenda poteva giungere ad una
volta già “più di un anno fa”.
“Sono andato dal presidente della
Corte suprema, Altamas Kabir, che già era coinvolta nel caso marò”, ha infatti
spiegato Sahai, ricordando quel periodo. “Era stato assistente di mio suocero e
mi disse chiaramente: ‘Non possiamo fare nulla se non ci viene chiesto
con un’istanza‘” ”Per questo motivo”, ha aggiunto, “ho
preparato una petizione a nome degli indiani che vivono in Italia. Spiegavo che
volevamo mantenere gli ottimi rapporti fra i due paesi e garantire gli
interessi della nostra comunità. Si chiedeva che la Corte suprema
autorizzasse il governo indiano a trovare una soluzione extragiudiziale oppure
che rinviasse il caso a un tribunale internazionale”.
“Nel settembre 2012 l’istanza era pronta, ma sono stato convocato a
Roma”, ha proseguito il rappresentante, ricordando che fu il ministro della
Difesa Di Paola a farlo chiamare: questi chiese di “non
presentare la petizione. Gli indiani avevano arrestato i marò e così non
sarebbe stata l’Italia ma un rappresentante della comunità indiana a
sbloccare la situazione. Gli ho detto: ‘Ma a voi dovrebbe solo
interessare che tornino casa’. Non mi ha risposto”.Clicca su MI PIACE per
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Jeda NewsE dire che l’istanza si sarebbe probabilmente
rivelata la soluzione: “L’ho preparata solo dopo aver parlato con il
presidente della Corte suprema e con i vertici dei ministeri interessati in
India”, ha infatti precisato Sahai “Sarebbe stata senz’altro accolta“.
Successivamente, “Ho scritto una lettera al ministro Bonino, spiegando
tutto e dicendomi disponibile a riprendere in mano il caso”, ma, anche in
questo caso, “non ho ricevuto alcuna risposta“.
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