Renato Farina non è l’agente Betulla, non è mai stato pagato dal
Sismi, non ha mai svolto alcun servizio di intelligence. Ecco cosa ha detto il
generale a capo del Sismi alla Camera dei deputati
Le carte dicono: Renato
Farina non è l’agente o la fonte
Betulla, non è mai stato pagato dal Sismi né da alcun servizio di intelligence;
su richiesta delle autorità di governo ha svolto compiti umanitari per liberare
ostaggi in Iraq essendo determinante in alcuni casi; non ha copiato o confezionato
dossier con notizie atte alla disinformazione.
Presentiamo qui la testimonianza
scritta del generale Nicolò
Pollari, resa impegnando il proprio
onore di uomo e di militare alla Commissione d’indagine della Camera dei
deputati richiesta dallo stesso Farina (giurì d’onore) nel 2010, e oggi
disponibile dopo che è stata depositata al Consiglio regionale lombardo dell’Ordine
dei giornalisti, lo scorso 3 settembre, in concomitanza con l’udienza dove si è
deciso all’unanimità di restituire la tessera di giornalista professionista
all’ex vicedirettore di “Libero”.
Sono passati più di 8 anni
dall’5 luglio 2006, quando esplose il caso Abu Omar.
Per quella vicenda Farina fu incriminato per favoreggiamento
personale e sospeso dall’Ordine dei giornalisti per un anno, quindi patteggiò 6
mesi di reclusione immediatamente convertiti in una multa di 6500 euro e si
dimise dall’Albo. Poi fu radiato, pur non essendo più iscritto, e per evidente
illegittimità questa sentenza fu cassata dalla Cassazione nel 2011.
Farina
sostiene di aver deciso di patteggiare e di dimettersi non potendo chiamare a
sua difesa chi conosceva perfettamente l’origine e i termini del suo
coinvolgimento nella vicenda, essendo vincolato dal segreto di Stato. In
particolare il direttore del Sismi, servizio segreto militare, generale Nicolò
Pollari, poté esprimersi sotto segreto solo con il Copaco, l’organismo
parlamentare di controllo dei servizi segreti. Richiesto di una testimonianza
al Giurì d’onore, Pollari – senza uscire dai perimetri consentiti dalla legge –
ha dunque depositato risposte precise a domande precise.
Le sue parole, finalmente attingibili, acquistano valore morale e
storico dirimente sul caso Farina dopo che il 14 gennaio 2014 la
Corte costituzionale ha accolto il ricorso del Governo Italiano
sul Segreto di Stato, riconoscendo che in ogni caso Pollari e il Sismi
hanno agito per l’esclusivo interesse del popolo italiano, avendo salvaguardato
la “salus rei publicae”.
All’Onorevole Professor Rocco Buttiglione,
Presidente della
Commissione d’indagine
richiesta dal deputato Renato Farina
Onorevole Presidente, mi pregio presentare all’autorevole
Commissione da lei guidata le risposte alle domande postemi dall’onorevole
Renato Farina, in merito a vicende di cui ho avuto ed ho contezza per diretta
esperienza. Esse saranno necessariamente laconiche essendo molti di questi temi
coperti dal segreto di Stato. Mi esprimerò, dunque, nei limiti in cui
l’Autorità di Governo mi ha sempre autorizzato a riferire. Reputo, peraltro,
che quanto comunicherò qui sia sufficiente a rappresentare la realtà dei fatti
con una testimonianza sulla quale impegno il mio onore.
Domanda. Signor Generale! Lei è stato direttore del SISMI, può
raccontare, nei limiti impostile dal rispetto del segreto di Stato, quale
sia stato il rapporto tra l’organo da lei diretto e Renato Farina a quel
tempo vice direttore di “Libero”?
Risposta. Il dottor Renato Farina su invito dell’Autorità politica
competente, dinanzi a problematiche drammatiche in cui erano coinvolti
cittadini italiani sequestrati in scenari di guerra, ha accettato di fornire un
contributo utile alla soluzione di questi casi, mettendosi disinteressatamente
a disposizione di quell’Autorità ed esponendosi anche a gravi rischi. Non mi
risultano motivazioni diverse da pure ragioni umanitarie. Ripeto: il
coinvolgimento del dottor Farina nasce da una richiesta precisa delle Autorità
perché mettesse a disposizione le sue conoscenze. Non mi risulta che in alcun
modo ciò abbia potuto indurre alcun coinvolgimento né alcuna equivoca
concezione della professione giornalistica. Soggiungo che il dottor Farina non
è mai stato collaboratore del SISMI. Egli ha “fiancheggiato” talune iniziative
per conto dell’Autorità di Governo.
Domanda. Da quali intenti Renato Farina ritiene sia stato mosso,
considerando i colloqui avuti con lui e i suoi comportamenti in relazione ai
fatti per i quali è stato richiesto il suo coinvolgimento?
Risposta. Mi sono convinto, per i contegni tenuti in quelle
contingenze, che lo spirito che lo ha animato – non sono in grado di entrare
ovviamente nella sua mente – sia legato ai suoi intimi convincimenti e al suo
modo di pensare in conformità all’articolo 52 della Costituzione dove si
afferma che “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.
Domanda. E’ corretto che Farina sia stato definito “meglio noto
come agente Betulla”?
Risposta. No, Farina non è l’agente Betulla, e non è mai stato una
fonte del SISMI. L’appellativo Betulla riguarda situazioni e soggetti diversi.
Betulla dunque non è mai stato il dottor Farina. Ho già chiarito dinanzi al
Parlamento sin dall’agosto del 2006 questi fatti (audizione COPACO), e le
circostanze che hanno indotto a questa deformazione dei fatti. Sono pervenuto
al convincimento che le dichiarazioni rilasciate dal dottor Farina in sede
processuale siano state alimentate da una duplice esigenza. Innanzitutto e
prioritariamente quella di non compromettere dal punto di vista etico e morale
un’attività segreta, benemerita e nota ai competenti organi governativi, volta
a conseguire obiettivi di sostegno e di solidarietà a cittadini italiani e non
italiani in circostanze drammatiche. Per altro verso queste dichiarazioni
dipendenti invece da una volontà contingente di attenuare conseguenze
processuali assai verosimilmente probabili in un momento in cui l’alta
suggestione mediatico-giudiziaria avrebbe potuto arrecare nel breve-medio
periodo esiti non coerenti con la realtà dei fatti. Riferisco tale opinione
considerando anche i successivi sviluppi giudiziari che lo hanno visto
patteggiare accettando una pena per favoreggiamento esauritasi in una
erogazione pecuniaria. Sono dell’avviso che solo la sua situazione famigliare,
e il conseguente computo dei costi-benefici, lo abbiano indotto a risolvere il
suo contenzioso con la giustizia nei termini noti.
Domanda. Farina può essere qualificato come “informatore dei
servizi segreti da giornalista”?
Risposta. Come già detto, no, nel modo più assoluto. Non può essere
definito così né nella forma né nella sostanza.
Domanda. Le risulta che il dottor Farina abbia “costruito e
pubblicato dossier falsi”?
Risposta. Per quanto è a mia conoscenza posso sicuramente riferire
di no – rigorosamente di no! Non ha né costruito né ha propalato dossier falsi.
Domanda. A Lei risulta che il coinvolgimento di Renato Farina
abbia avuto per motivo e/o si sia risolto in un “attentato alle istituzioni
democratiche”?
Risposta. Per quanto a mia conoscenza, rigorosamente no. È
esattamente vero il contrario. Sia nelle vicende dei sequestri in Iraq sia successivamente,
l’intento è stato quello di salvaguardare vite umane e tutelare istituzioni
democratiche.
Domanda. Corrisponde al vero che Farina sia stato “a libro paga”
del SISMI o comunque abbia ricevuto compensi dalla struttura da Lei diretta?
Risposta. Il dottor Farina non ha mai ricevuto compensi in denaro.
Le evidenze documentali che gli sono state contestate non riflettono erogazioni
a lui dirette.
Domanda. La collaborazione di Farina ha contribuito alla
liberazione di sequestrati in scenari di guerra?
Risposta. Sicuramente, anche sulla base di prove documentali, devo
rispondere di sì. Ciò è perfettamente noto anche alle competenti Autorità di
Governo.
Domanda. Questa attività lo ha esposto e lo espone tuttora a
rischi per l’incolumità sua e della sua famiglia?
Risposta. In piena coscienza sono convinto di sì.
In fede
Generale Professor Nicolò Pollari
Magistrato del Consiglio
di Stato
Roma, 17 febbraio 2010
Fonte: visto su TEMPI di sabato 16 settembre 2014
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