DOLCÈ. Zefferino Castelletti, la memoria di Ossenigo. Ritrovò
i corpi straziati dei genitori con quelli dei soldati tedeschi «Non voglio
dimenticare»
Incursioni aeree in tutta la Val d´Adige. Bombe su case,
chiese e civili mentre erano in casa, a lavorare o pregare. Abitazioni e stalle
distrutte insieme agli affetti più cari. È tutto nella memoria di Zefferino
Castelletti, di Ossenigo, che oggi (martedì 29 gennaio 2013) compie 101 anni attorniato dall´affetto di
quattro figli, 10 nipoti e 11 pronipoti. Zefferino gode di buona salute e fino a
qualche anno fa andava in campagna tra le amate viti.
Testa e cuore, però, non dimenticano la scia di morte e
rovina provocata, tra l´ottobre e il dicembre 1944, dalle incursioni aeree
degli Alleati per bloccare statale e ferrovia del Brennero, per ostacolare i
tedeschi. La sua è una testimonianza che conta, per gli storici. Se molto si sa
e si è scritto sulla distruzione di Volargne del 21 novembre ´44, altrettanto pare non si possa dire per il
prezzo pagato alla guerra da uomini, donne e bambini di Peri e Ossenigo.
Da anni lo storico Rino Pio Accordini, di Sega di Cavaion,
sta raccogliendo le memorie di chi c´era, e lo può raccontare, «per completare
le ricerche sui fatti e contribuire alla giusta memoria di chi morì».
Castelletti in guerra ci andò per un breve periodo, sul
fronte francese. Rientrò perché aveva una numerosa famiglia di cui occuparsi.
Ma la guerra se la ritrovò in casa. «Gli aerei arrivavano bassi da sud e
s´infilavano nella valle», ricorda. «A quel punto non restava che cercare
riparo e sperare».
Il 6 novembre ´44 sua moglie e i tre figli si salvarono da
un bombardamento che fece una decina di vittime, in località Ceraini, tra cui
il parroco don Luigi Bronzato. «Era ora di pranzo, scapparono là ma fu
inutile», continua.
Nel 1951, con altri compaesani e il nuovo parroco, don
Giocondo Tonin, fece costruire un capitello con una targa in memoria
dell´episodio e delle vittime.
Il 14 ottobre c´era stato un bombardamento su Peri, zona San
Valentino, che secondo Accordini fece almeno una quarantina di morti.
Dopo lo
scampato pericolo, Zefferino e la sua famiglia si rifugiarono a Fosse. Non
altrettanto i suoi genitori, Costantino Castelletti e Libera Piccoli, che non
vollero lasciare paese e campi: morirono il 10 dicembre ´44 sotto le macerie
della loro casa, vicina alla chiesa parrocchiale pure lesionata, nel secondo
rovinoso bombardamento su Ossenigo.
«Erano la 8, non erano riusciti a uscire in tempo».
Cercò
per giorni i corpi dei genitori, li ritrovò insieme a quelli di alcuni soldati
tedeschi. Oltre al dolore, il danno economico: «Morirono quasi tutti gli
animali, non si salvarono le botti: perdemmo tutto quanto». Nella sua lunga
vita, però, Zefferino non si è mai perso d´animo. Ha reso depositari dei suoi
ricordi di guerra figlio e nipote, Costantino (come il nonno morto sotto le
bombe) di 60 anni e Giada di anni 27. Così il filo della memoria non si spezza.
«Furono momenti brutti: mai dimenticare». (C.M.
)
Fonte: Da l’Arena di Verona,
di martedì 29 gennaio 2013 PROVINCIA, pagina 22.
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