giovedì 7 febbraio 2013

RIFLESSIONI SULL’OLOCAUSTO





NORMAN FINKELSTEIN DENUNCIA LA STRUMENTALIZZAZIONE DELL’OLOCAUSTO





Video tratto da una conferenza tenuta dal Professor Norman Finkelstein alla Waterloo Univeristy, in cui si vede il professore, figlio di ebrei rinchiusi nei campi di concentramento, replicare alle faziose accuse di antisemitismo. “Se ci fosse anche solo un po’ di cuore in te adesso piangeresti per i palestinesi” ribatte ad una ragazza che lo accusa.

Il fatto che al giorno d’oggi si commemori il “giorno della memoria” dimenticandosi del dramma dei palestinesi (che avviene adesso sotto gli occhi di tutti) ha qualcosa di demenziale, e può accadere solo grazie ad un controllo mentale sofisticato, ad una vera e propria manipolazione delle coscienze che utilizza la scuola ed i mass media. Ma probabilmente c’è qualcosa di più che induce la gente a non dubitare della realtà artificiale che ci costruiscono intorno.

Norman Finkelstein è uno storico e politologo statunitense, figlio di sopravvissuti ebrei del ghetto di Varsavia e poi del campo di sterminio di Auschwitz, famoso per i suoi scritti relativi ai conflitti arabo-israeliani. Quando vi danno dell’antisemita perché difendete i diritti dei palestinesi ricordatevi che tutta la famiglia di Normal Finkelstein è stata sterminata dai nazisti, eppure egli, proprio perché è fedele ai probi insegnamenti dei suoi genitori, accusa chi vuole utilizzare l’olocausto come un subdolo mezzo per giustificare l’arroganza e la violenza dello stato di Israele contro i Palestinesi.

Purtroppo in questo orribile conflitto medio-orientale le vittime spesso si confondo con gli aguzzini.  I cittadini ebrei dello stato di Israele soffrono anche loro, vivendo in una situazione di perenne incertezza a causa dei continui attentati  (probabilmente organizzati come al solito dai servizi segreti della stessa nazione che li subisce per giustificare la repressione) e delle minacce. Certo non soffrono come i Palestinesi che vivono nella striscia di Gaza e che vengono trattati peggio delle bestie, ma vengono manipolati (tramite l’uso della paura e del “terrorismo mediatico”) dai loro stessi governati.

Ma se gli Israeliani sapessero davvero quale disegno viene ordito alle loro spalle? Se scoprissero quello che succede nel cielo sopra di loro e realizzassero che il loro governo che dice di difenderli dagli arabi li avvelena con le scie chimiche? Se si scoprissero che qualcuno ha indotto i loro padri ad emigrare in Palestina per dei loschi fini? Se scoprissero che qualcuno sta meditando di fare scoppiare un nuovo conflitto internazionale proprio nella loro terra? Le élite criminali che governano questo pianeta sembra che stiano attuando molte delle profezie bibliche e pare che questo porti a considerare un progettato conflitto arabo israeliano allargato ad altre potenze internazionali.
Non dobbiamo indirizzare l’odio contro nessun popolo, ma solo contro i governi che di tale popolo fanno uno schiavo per i propri sporchi fini. Del resto pensate che Hamas o Al Fatah siano mai state delle organizzazioni dalla parte dei Palestinesi? Se lo fossero davvero inviterebbero il loro popolo a denunciare le scie chimiche e a mostrarle ai “nemici” Israeliani. Se si prendesse coscienza in tutto il mondo che il governo occulto ci mette l’uno contro l’altro utilizzandoci come carne da macello da far morire in guerre insensate, in breve tempo scomparirebbero le divisioni, i confini, il razzismo, gli eserciti si porrebbe fine alle sopraffazioni di un popolo sull’altro.

Fonte: Tratto da Scienza Marcia  del 20 maggio 2012




DI ANTONIO CARACCIOLO

Fare Politica in Forza Italia

Il professor Caracciolo, che ci ha gentilmente dato il permesso di ripubblicare il suo testo, ha specificato che esso “Viene da me continuamente rivisto, riletto, integrato. Si tratta di un articolo “open”, ci sono possibili ulteriori e imprevisti sviluppi”. Per eventuali modifiche rimandiamo dunque a http://clubtiberino.blogspot.com/

Tranquillizzo subito chi si infiamma facilmente appena si tocca questo argomento. Sto dalla parte delle vittime, sempre e senza riserve. Ma chi è vittima? Vittima è l’innocente che ignora perfino le ragioni dell’odio e della persecuzione contro di lui. Vittima è il bambino, il vecchio e la donna, la cui debolezza mai potrebbe costituire minaccia e fonte di timore per l’aggressore. Vittima innocente è chi è privo di qualsiasi colpa che possa venirgli imputata per giustificare la ferocia che lo vuole morto per fini che rispondono molte volte ad un calcolo utilitario ma spesso sono anche frutto di follia e accecamento prodotto da ideologia, religione, manipolazioni e menzogne abilmente orchestrate da altri. Vittime sono state gli ebrei nell’ultimo conflitto mondiale, ed a loro va anche la mia solidarietà senza riserve, ma vittime ne esistono tante altre nella storia che meritano un’eguale (non maggiore né minore) solidarietà: lo sterminio ebreo è “unico” come è unico quello “armeno”, “amerindo”, “giapponese (Hiroshima e Nagasaki)”, e così via fino allo sterminio “ignoto”. Tutte queste vittime (non raccomandate) purtroppo restano in buona parte dimenticate e non hanno la stessa solidarietà strumentale riservata oggi agli Ebrei dell’Olocausto.

Ritengo che questa discriminazione e disparità sia un’ingiustizia verso tutti i morti egualmente innocenti. Essa è nella sostanza un’operazione politica del presente che per oltre mezzo secolo è stata l’ideologia fondante di un equilibrio espansivo e di un politica imperiale. Sul tema è bene chiarirsi criticamente le idee. Ben vengano dunque le provocazioni iraniane sul tema. Diventeremo più civili quando la pietà per le vittime innocenti non avrà più confini e preferenze per colore della pelle, per credo religioso, per appartenenza politica, per ceto sociale, per stili di vita. Potremo guardarci nello specchio con buona coscienza quando nessuno penserà di sfruttare la memoria dei morti per suoi loschi fini che non hanno niente a che fare con la pace e la pietà.

David Irving  ha cambiato idea dopo aver sperimentato la prigione austriaca. Gli storici non sono liberi di fare le loro ricerche, che possono anche essere sballate. Ma della loro erroneità possono essere giudici solo altri storici in grado di contrapporre documenti a documenti oppure di fornire diverse interpretazioni e letture degli stessi documenti. Non certo i giudici dei tribunali che di storia poco o nulla sanno. Che i morti dell’Olocausto (termine in sé già discutibile per il suo contenuto ideologico) siano sei milioni, o cinque milioni e mezzo, poco cambia. Ma se gli storici vogliono fare le pulci alle verità ufficiali o ai luoghi comuni, ne hanno pieno il diritto.  Il presidente iraniano Ahmadinejad che riprende gli argomenti degli storici revisionisti non può essere facilmente trascinato in una prigione austriaca per farlo ricredere. La stampa internazionale si trova costretta a riportare le tesi dette aberranti e quindi offre suo malgrado l’occasione per un vasto dibattito su un tema tabù. Per una eterogenesi dei fini in questo campo la liberazione rischia di venire dall’Islam. Qualcosa di simile avvenne in passato quando gli arabi ci restituirono le radici greche dell’occidente che erano state estirpate e sostituite dalle radici cristiane.

Il tema è complesso e non posso esaurirlo in un solo post. Conosco bene le reazioni che immediatamente si suscitano solo ad accennarne e pertanto la mia cautela contro chi è ideologicamente prevenuto non è mai abbastanza. Dico subito per sommi capi che a mio avviso tutta la faccenda dell’Olocausto è stata una politica strumentale con la quale un’intera generazione di politici al governo ha inteso vivere e speculare sul fallimento dei governi precedenti, le cui sedie hanno occupato con eguale cinismo e assenza di scrupoli, facendo pesare sulle generazioni successive ai fatti colpe a loro estranee. Anche questi giovani, che non hanno conosciuto gli orrori e le nefandezze della guerra, ma vengono nondimeno allevati nel culto della memoria e dell’odio verso i loro padri e la loro storia, sono vittime innocenti. Un grande filosofo, già nei primi anni del dopoguerra, si accorgeva di quanto i vincitori andavano orchestrando ed così ammoniva: «vivere della colpa altrui è il modo più basso di vivere a spese degli altri»

Offro in questo post di seguito la rassegna stampa che trovo sull’argomento. Di ogni articolo on line riscrivo il titolo originale, cioè correggo il titolista, e attraverso il titolo così modificato cerco di richiamare l’attenzione su altri aspetti del contenuto. Se del caso, aggiungo in calce un mio commento o contestazione all’articolo stesso. Mi riservo di ritornare in ogni momento sul contenuto di questo post, anche rivedendo radicalmente i giudizi espressi.


- Si accenna al ruolo cinico delle grandi potenze che disegnano con il gesso i confini degli Stati, cancellandone alcuni e facendone sorgere altri dal nulla e secondo le proprie convenienze.  E’ incredibile e strabiliante la leggerezza con la quale venne fatta la famosa dichiarazione Balfour, che doveva costituire il titolo giuridico tanto spesso citato per l’inizio di una vicenda sanguinosa che dura ancora oggi e la cui soluzione ancora non si intravede. Era il compenso per una prestazione fornita dal fondatore del sionismo. Chaim Weizmann definì il processo di fermentazione per la produzione dell’acetone, un intermedio essenziale per la produzione della cordite, un esplosivo a bassa fumosità essenziale nella prima prima mondiale. Weizmann fu dunque lo scopritore di un esplosivo che servì all’Inghilterra per vincere la guerra con la Germania.


- L’articolo della “Repubblica” riporta ampi stralci del discorso di Ahmadinejad. Non mostra però di prendere sul serio il contenuto del discorso e tralascia ogni approfondimento  e riflessione: non sarebbe di poco conto l’attenta considerazione del ruolo e degli interessi dell’Europa come distinti da quelli degli USA e di Israele, come anche l’accenno ad una nuova ricerca storica libera da timori di rappresaglie, cosa che sarebbe più nell’interesse dell’Europa che non dell’Iran. Non possiamo e non dobbiamo nasconderci che l’interpretazione della storia europea del XX secolo è stata profondamente influenzata, per non dire dettata, dagli equilibri politici stabiliti a Yalta. Ogni voce fuori dal coro viene immediatamente emarginata e di recente l’incauto ed innocente ricercatore che tocca determinati temi rischia perfino il carcere e l’incriminazione penale. Non poteva esserci una più clamorosa sconfessione ai princìpi di libertà, nei quali l’Europa pretende di essere maestra e che vorrebbe perfino esportare in Medio Oriente. Il nazismo, elemento centrale nella storia d’Europa nel XX secolo, andrebbe considerato non nella sua sola veste di responsabile dello sterminio di suoi stessi cittadini, che avevano la sola colpa di essere di religione ebraica, ma nel più ampio contesto della relazioni internazionali europee e mondiali. Paradossalmente, con lo sterminio degli Ebrei il nazismo produsse a se stesso il maggior danno materiale e morale in quanto si trattava in buona parte di propri cittadini, che potevano dare alla Germania grandi apporti in ogni campo della vita sociale, economica, scientifica, politica, culturale. Si assistette ad un’esplosione di follia che dovrebbe interessare la psichiatria e la psicologia sociale prima ancora che non la politica e la storia. Ma appunto si tratta qui di riaprire un franco e libero dibattito al riparo da ogni ritorsione morale e legale.


– La critica che si può fare all’articolo, che copia le agenzie, è di non fornire elementi di riflessione. Riporta le notizie con eccessiva distanza ed in questo modo le svaluta, staccandole da ogni sensato contesto, anzi esclude che vi sia alcunché di sensato nelle posizioni espresse dal presidente iraniano, appunto non un uomo della strada, ma il capo di uno stato potente ed in grado di mettere in pericolo la pace mondiale.  Non esiste fatto separato da una sua interpretazione. Ciò che vediamo della realtà fisica non è mera impressione della luce sulla retina dell’occhio, ma è soprattutto un’interpretazione della mente, che ovviamente può essere “oggettiva” o “faziosa” e di parte. L’uomo è destinato a pensare, lo voglia o meno, e ciò che vede deve avere per lui un significato, magari mutevole nel tempo. Che l’Europa abbia interesse più che non gli Stati Uniti ad avere buona relazioni con i paesi arabi mi sembra cosa ovvia. Che da un peggioramento o da un’esasperazione di queste relazioni abbia molto di più da temere mi sembra altrettanto ovvio. I conti dicono che l’Europa ha interesse ad una politica filoaraba piuttosto che filoisraeliana. In realtà, la politica filoisraeliana dell’Europa è solo una politica filoamericana, imposta dal potente Alleato che in Israele ha un suo avamposto militare. Il limite della politica USA è che non può fare ciò che ha fatto con l’Europa dopo la “Liberazione” dal nazismo e dal fascismo. I paesi arabi non possono essere “liberati” dall’Islam.  L’Iraq testimonia ogni giorno il fallimento della politica americana del presidente Bush. Che l’Iran ci faccia ripensare tutto questo non mi sembra in sé un male. Il presidente iraniano ci ha invitato a pensare meglio sui nostri reali interessi. E mi pare ci sia poco da ridere.


- Quasi tutte le agenzie e gli articoli costruiti su di esse riportano la notizia del gruppo di studio che si terrà all’università di Teheran in dicembre. Il presidente iraniano si preoccupa che quale che siano (!!!) i risultati gli studiosi non debbano essere perseguitati, come avviene puntualmente nel libero Occidente, patria di splendide libertà che i musulmani non sanno darsi. Il caso Irving insegna! Le stesse agenzie riportano le reazioni suscitate in occidente alla tesi secondo cui l’Olocausto sarebbe un mito strumentale.  Ancora le stesse agenzie dicono e tutti i giornali ripetono acriticamente che “si prevede” che una simile riunione di studio sarà all’insegna dell’antisemitismo.  Ma chi è che lo prevede e su quali fondamenta? E perché mai un gruppo di studio e di ricerca per la cui libertà di lavoro ci si preoccupa (vero o meno che sia) dovrebbe già partire orientato con una pregiudiziale antisemita?! Se così sarà, lo vedremo ed ognuno potrà giudicare con la sua testa, che non è già venduta al nemico iraniano ma non vuol neppure farsi gabellare dai nostri governanti apostoli della verità e del nostro bene, anche quando ci trascinano in guerra con la menzogna che scoperta resta impunita (leggi Bush e Blair).  Le agenzie internazionali di notizie “si sa” che sono in buona parte tutte americane! Potrebbe farsi un’interessante silloge di tutte le volte che il governo americano si è servito della menzogna come pratica di governo. Ad esempio, durante la guerra cubana nel 1898, quando gli USA tolsero Cuba alla Spagna; e che dire sulla menzogna circa l’effettivo inizio della guerra con il Vietnam, menzogna denunciata da Chomski ed ora definitivamente smascherata; e di quella recente sui falsi armamenti di Saddam. Se dunque i governi mentono abitualmente, perché bisogna creder loro e non mantenersi invece in un atteggiamento di prudente sospetto? In Platone è teorizzata la possibilità e liceità che i governanti possano ingannare il popolo. Ma nella concezione della Repubblica platonica il popolo non è sovrano ed è inteso come facile preda delle più ignobili passioni. Il governante-filosofo ha invece la diretta visione del bene e quindi il suo inganno non è a fin di male, ma a fin di bene. I nostri odierni governanti non sono però filosofi che hanno la visione del bene supremo. La democrazia odierna è basata su principi meccanici. Una volta che è scattata la determinazione elettorale non vi è più controllo effettivo sull’azione di governo. Per catturare il consenso nessuno si fa scrupolo dei mezzi adoperati. Agiscono poi le lobby dai più disparati interessi.


– E’ ormai imposta per legge una determinata e opinabile interpretazione storica del recente passato. Si badi bene: non si tratta qui di valori giuridici sui quali potrebbe scattare il vecchio principio della lesa maestà. Dire ad esempio che il popolo (che è o dovrebbe essere sovrano) è un reato di lesa maestà. Non è questo un esempio estrapolato a caso. Mi è capitato qualcosa di simile che ho narrato altrove. E’ diverso il caso in cui si tratta di interpretazione di un intero periodo storico come la seconda guerra mondiale, le cui origini sono ancora oggi difficili da individuare per storici specialisti. E’ assurdo che si voglia imporre per legge interpretazioni storiche che possono essere date solo da storici e che per giunta sono mutevoli a seconda dei punti di vista adottati. In Iran si è perciò adottato, per ritorsione, lo stesso principio delle giornate della Memoria delle legislazioni occidentali.  Ma qui la Memoria è quella dell’altro, dell’altra parte. Le cose che apprendiamo, sia pure distorte dalle agenzie, ci preoccupano e ci paiono assurde. Ma tante assurde non sono se appena un poco riusciamo a riflettere.  Ad esempio, che Israele sia destinata a scomparire può avere un senso politico. Posto che Israele è nel Medio Oriente lo zero virgola qualcosa per cento dell’intera popolazione, posto che l’avversione reciproca fra arabi musulmani e israeliani sia destinata ad essere irriducibile, i casi sono due: o scompare Israele (lo zero per cento) o scompare tutto il mondo arabo musulmano del Medio Oriente (il 99,9 per cento della popolazione).  Israele possiede già la bomba atomica per realizzare questo obiettivo tecnicamente possibile. E possiede questa bomba atomica con la benedizione degli USA, dell’ONU, dell’Occidente.  L’Iran ancora non la possiede e gli si contesta il diritto a possederla: o meglio le si contesta la volontà di armarsi. Di diritto qui non ne esiste da nessuna parte. Siamo alla situazione primordiale dello stato di natura hobbesiano della guerra di tutti contro tutti.  E quale è il ruolo dell’Europa? Un ruolo servile e sottomesso ad interessi non suoi. Se si considera l’unità geopolitica del mondo antico, giunta a mirabile armonia con l’Impero romano, se ne scopre l’attualità. L’America ancora non esisteva ed oggi potrebbe essere solo un’appendice periferica. Non l’America a guidare la politica europea, ma l’Europa dovrebbe guidare la colonia (barbara e cattiva, che ha sulla coscienza il genocidio ed il primo uso dell’atomica) americana… Dovremmo essere grati al presidente iraniano per averci aperto gli occhi, che invece vogliamo tener chiusi con fette di prosciutto condite con la coca cola.


– In effetti, sul piano del diritto razionale e astratto, è difficile dare una patente di legittimità all’ONU che come già la vecchia Società delle Nazioni non è altro che un’organizzazione dei vincitori, che in questo modo continuano a patrocinare i loro interessi politici. Le guerre stabiliscono delle situazioni di fatto che diventano poi anche situazioni giuridiche. Ma lo status quo è un principio che non può valere per l’eternità. Se così fosse, noi avremmo ancora la cartina geografica ferma all’epoca delle prime relazioni internazionali fra gli Stati costituiti come tali. Ai tempi dell’antico Egitto? di Roma? del Congresso di Vienna? E’ difficile dirlo.  E’ più facile dire che le relazioni internazionali devono essere improntate alla ricerca costante della pace (prima parte della prima legge di natura in Hobbes: la seconda parte dice che se la pace non è proprio possibile bisogna allora volere la guerra, con tutti i mezzi disponibili ed allo scopo di vincerla per davvero. La politica avventuristica dell’Italietta da Cavour a Mussolini, ma anche fino ai giorni nostri, è tutt’altra cosa). Il discredito dell’ONU pare un fatto assodato, eccetto che per i politici e governanti italiani, che nello loro inconsistenza politica hanno bisogno di fare ogni cosa “sotto l’egida dell’ONU”.


– La controinformazione volta a neutralizzare le dichiarazioni del presidente iraniano sull’Olocausto offre con tempestività la notizia dell’uscita dell’ennesimo documentario sulla Shoa, prodotto dal Centro di Documentazione della Shoa, organo preposto a questo tipo di guerra ideologica. E va bene! D’accordo! Ringrazio pubblicamente l’autore Spielberg per un supplemento ad una informazione già abbondante. Ma mi interesserebbe maggiormente sapere di altro su cui non viene offerta un’eguale informazione. Ad incominciare dalla stessa Russia, dove esisteva un antisemitismo non diverso da quello nazista, ma dove si potrebbe pur documentare il trattamento riservato a qualche milione di tedeschi residenti nelle zone occupate dall’Armata Rossa. L’informazione a senso unico non può che essere sospetta e farci pensare il contrario di quello che vorrebbe. Per non parlare poi del genocidio meglio riuscito, quello degli Indiani d’America. Non solo si tace, ma su quel genocidio i nuovi Amerindi, disgraziati fuggiti dall’Europa che spesso li cacciava, hanno fondato la loro Epopea. Leggo in un’altra notizia sull’argomento che scopo del documentario di Spielberg sarebbe quello di fornire un deterrente, un’arma contro i cosiddetti negazionisti dell’Olocausto.  Ma il problema non mi sembra che sia questo. Nessuno può inventare o negare un fatto così eclatante come lo sterminio di sei milioni di persone, poco importa che siano ebrei o di altre religione.  Il problema consiste invece nell’uso strumentale e politico che di quella tragedia si è voluto fare e si vuol continuare a fare. Nulla togliendo alla spontanea solidarietà per le vittime, è però legittima una reazione ad ogni uso strumentale che si voglia fare dei morti innocenti di ogni epoca e di ogni luogo. In pratica, il regista Steve Spielberg  con il suo documentario vuol fare del terrorismo ideologico (deterrenza) contro chi possa avere qualche legittimo dubbio e nutro il legittimo sospetto che lo si voglia manipolare. Se mai, il noto regista con il suo lavoro dimostra una contro verità. E cioè che proprio attraverso messaggi come il suo, infiniti documentari e fiction, si è potuto creare quella che il presidente iraniano chiama una “leggenda”. Qualcuno ha detto che un’immagine vale mille parole, ma è anche vero che ogni immagine deve essere interpretata con parole. Oggi i cineasti pretendono di sostituire in blocco storici, archivisti, filosofi, politici. Potenza della cosiddetta comunicazione che ogni politico che si rispetti deve saper gestire, non per dire la verità, ma per far passare ed imporre la sua linea politica. Fanno tutto loro, dando un potente contributo all’istupidimento collettivo ed al controllo delle masse che possono essere menate per il naso impunemente e spudoratamente. Era vero ai tempi di Goebbels, lo è ancora ai tempi di Bush e di Blair, che sulla menzogna hanno trascinato i loro paesi in una nuova guerra mondiale, che è ormai iniziata e di cui non si intravede la fine.


– Non posso commentare la notizia se non indicandola come un esempio di insipienza politica, tipico in particolare della sinistra italiana che in tutta questa ideologia è cresciuta ed ha prosperato. Inaccettabili per chi? Per Fassino  che stabilisce lui per decreto quello che è accettabile o non accettabile nella testa di ognuno?  Mah! Leggi e passa!  Caro Fassino, ma se i palestinesi che sono arabi e musulmani non ne vogliono sapere di accettare gli ebrei, come la mettiamo? Per adesso l’atomica ce l’hanno solo gli Israeliani.  Mah! Visto che gli Israeliani hanno in maggioranza un doppio passaporto, statunitense ed europeo, non sarebbe il caso di preparare un piano di rientro nello Stato di provenienza.  Ti pare lecito ed ammissibile che nel 2006 i “coloni” israeliani si partano per colonizzare territori che vergini non sono, quasi fossimo ai tempi dell’Impero romano che davano appezzamenti in Gallia ai vecchi legionari e che stando negli USA si continui la politica della Frontiera? Andate e prendete, ammazzando chi trovate! Ma di quali diritti e di quale legittimità vai parlando, sia pure a nome dei DS, caro Fassino?! Se vuoi puoi appellarsi al principio auctoritas, non veritas facit legem. Ma l’ONU non ha né autorità né verità. Appunto, ho detto (e parlo solo per me stesso, beninteso): insipienza politica, per usare espressioni eufemistiche.

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– Finalmente il dibattito si allarga. Da questa notizia viene fuori la storia di un altro Olocausto, quello degli Armeni. Ma la notizia offre anche informazioni sull’inguaribile malvagità della natura umana. E’ vero che gli armeni furono sterminati dai turchi, ma è anche vero che francesi e russi ci misero la mano, aiutando i turchi a sterminare gli armeni. Nella loro guerra contro i turchi sia i francesi sia i russi pensarono di potersi servire degli armeni e questi poveri disgraziati ne fecero le spese. La storia è più complessa di quello che appare a prima vista. Possiamo dire in una logica hobbesiana che gli Stati vivono fra loro in una logica perpetua di stato di natura e quindi non tralasciano l’uso di ogni mezzo possibile per danneggiare lo Stato confinante o rivale. In Hobbes questo è teoria, ma nel caso citato diventa realtà provata dai fatti.


- Si tratta di un’ampia intervista all’autore del libro, che si occupa prevalentemente della questione armena e che tratta del concetto di genocidio con molti distinguo e tenta una definizione concettuale del termine genocidio. Incidentalmente, ad un certo punto dice testualmente «…Scrivo anche che qualsiasi gruppo etnico è capace di commettere atrocità. Gli Ebrei sono stati vittime dell’ Olocausto, ma il modo in cui Israele tratta i Palestinesi ricorda molto da vicino i Nazisti. Non accuso Israele di commettere genocidio, naturalmente…». Qualcosa di simile è stato pure detto, mi pare, in Italia dall’UCOII, ossia da un’associazione musulmana. Ne è venuto fuori un vespaio in seguito al quale il ministro Amato ha fatto una sua personale riforma della costituzione, pretendendo di far firmare a chi vuole lui una “carta dei valori”, buffa pretesa se si considera la relatività ed indeterminabilità dei valori. E’ trascurato poi un principio elementare del vigente sistema del diritto penale: i reati devono essere certi, tipici, determinati. Il ministro Amato introduce il terrorismo di stato, ponendo ognuno in sospetto di non aver rispettato valori che esistono solo nella testa del ministro Amato, che quando era presidente del Consiglio in una sola notte depredò tutti gli italiani che avevano qualche soldo in banca. In bell’esempio del suo sistema di valori. Mai la frase corrente “governo ladro” fu mai più appropriata.


-Il contesto della notizia riguarda la posizione assunta dalla Radio Maria polacca, distinta dalla nostrana Radio Maria. Il padre polacco Tadeusz Rydzyk  responsabile della radio è stato censurato dal Vaticano, che persegue tutt’altra politica nei confronti di Israele e certamente non potrebbe avallare il padre polacco, il quale diffonde nell’etere testi come il seguente: «“Gruppi ebraici hanno tentato di intascare tangenti da ambienti politici polacchi in cambio del loro appoggio all’ingresso della Polonia nella Nato, gli ebrei vogliono umiliare la Polonia davanti al mondo chiedendole soldi per i beni lasciati nel Paese, gli ebrei sono un racket ed hanno tratto vantaggi economici dall’Olocausto, una vera Olocausto SpA”. » Quindi non è soltanto il presidente iraniano Ahmadinejad ad essere piuttosto scettico sul reale significato dell’Olocausto, ma possono trovarsi giudizi analoghi nei domini del regno cattolico-vaticano. Mi stanno spiegando a voce che in Polonia padre Rydzyk è personaggio alquanto squalificato, benché popolare, dal quale è bene prendere le distanze. Al padre si deve anche il successo dell’attuale governo, che non penalizza la radio, rispettando il principio della pluralità dell’informazione. Io qui ho il solo interesse a dare una rassegna stampa il più completa possibile sul tema del mio post. Non intendo entrare nella politica interna polacca, a me ignota. Il fatto che affermazioni come quelle riportate possono essere pensate e ascoltate in Polonia, ora parte dell’UE, e non solo in Iran, mi sembra un dato oggettivo. Capita a volte che i pazzi dicano delle verità che i savi ben si guardano dal proferire. Se poi il padre polacco ubbidisca a Teheran anziché ottemperare alle censure del Vaticano è cosa su cui non posso io indagare, ma ho i miei dubbi.


-L’agenzia è piuttosto ambigua, attribuendo a Khatami una presa di distanze dall’attuale presidente dell’Iran.  L’ex presidente iraniano non “prende le distanze” dal suo successore, ma dice qualcosa di ancora più pesante. E cioè che Israele infligge oggi ai palestinesi ciò che i nazisti hanno inflitto agli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Per una cosa del genere, detta in Italia dall’UCOII, il ministro Amato ha scatenato il putiferio. La stessa tesi in questa rassegna stampa è pure affiorata dal libro di Michael Mann. L’attuale presidente iraniano Ahmadinejad ha fatto sapere che intende organizzare un convegno di studi, che se deve essere libero, non può anticipare i risultati. Sembra di capire che perfino ad Ahmadinejad è chiara la distinzione fra la negazione di un fatto eclatante (la morte di milioni di persone) e l’uso che di quei morti si intende fare. Ed in effetti si è preteso che su quei morti, ormai morti, si dovesse edificare in Medio Oriente uno stato. Come a dire che Tizio deve pagare i danni che Caio ha fatto a Sempronio. Se la logica ha un senso, il significato dovrebbe essere chiaro e tale da non far gridare allo scandalo.



-Lungi da me il propormi come avvocato o portavoce del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, al quale Roberto Malini,  autore di testi “didattici” sull’Olocausto, invia una lettera aperta che io commento in quanto “aperta” al dibattito. Se nostro scopo comune è di chiarirci una buona volta i termini di una polemica montante, va anche detto che esiste una certa differenza fra la negazione pura e semplice di una fatto e una leggenda che su quel fatto può farsi. La storiella di Romolo e Roma è appunto una leggenda. Non vuol dire che alla sua origine non vi sia un fatto assodato come la fondazione di Roma. Nel caso dell’Olocausto altro è dire che nessun ebreo sia mai stato ammazzato, altro è la spiegazione delle circostanze che hanno condotto al fatto e soprattutto altre sono le conseguenze interpretative che dal fatto compiuto possono originarsi. Altro è dire per esempio che poiché il fatto è avvenuto e poiché il fatto deve essere risarcito e qualcuno deve pagare, se ne deve concludere: a) che uno Stato di Israele doveva sorgere a titolo di risarcimento in Palestina; b) che i tedeschi devono ancora oggi pagare risarcimenti allo stato di Israele, legittimo erede e rappresentante degli ebrei sterminati; c) che legittimo è il possesso dell’atomica per Israele ed illegittimo per l’Iran ed ogni altro Stato arabo, ecc. Mi pare che siano diversi i piani del discorso. Insomma, il negare o provare i dati di fatto, di un qualsiasi fatto, è onere di chi vuol cimentarsi in una ricerca documentaria, archivistica, storica, tecnica, chimica, ecc., ma l’interpretazione dei fatti veri, presunti o falsi è cosa che può essere fatta da ognuno, ossia da un giudice terzo. Infatti, in sede giudiziaria il giudice giudica e forma il suo giudizio sulla base delle prove che le parti gli sottopongono. In tutta questa storia Giudice è l’opinione pubblica occidentale di questa mezzo secolo. Io propendo non per la tesi negazionista (= il fatto non è mai avvenuto), ma per la demistificazione di un chiaro intento strumentale legato a quel fatto, vero o falso che sia. Mi piacerebbe che questa mia Lettera aperta giungesse pure a Roberto Malini. E sarei pure lieto di partecipare anche io al convegno di Teheran per ascoltare le spiegazioni di Malini.


– Mi chiedo quali interessi ci possano essere dietro la tesi che un determinato sterminio di esseri innocenti, o genocidio che dir si voglia, o strage e simili sia una fatto “unico”. Forse in questa maniera si pensa di poter raccogliere un maggior numero di contributi di solidarietà senza aver concorrenti. Trovo contorte le giustificazioni teoriche lette qua e là. Credo che ci sia dietro un interesse pratico e strumentale, non apprezzabile.

15) UCOI E UCEI: FRONTI CONTRAPPOSTI SU SUOLO ITALICO.


– Nella scorso estate vi è stata una forte reazione ad un manifesto a pagamento dell’UCOI pubblicato sui principali giornali italiani. Nel testo si commentavano le vicende della guerra in Libano e si equiparavano le distruzioni materiali e le vittime fatte da Israele a condotte ed episodi simili commessi da nazisti e fascisti. L’analogia non è piaciuta a molti e si è invocato il rigore del diritto penale per proibirla. Il ministro Giuliano Amato si è addirittura inventata una “carta dei valori” alla quale i membri dell’UCOI dovevano soggiacere come se fossero delle forche caudine sotto le quali dovevano passare. Essenza di ogni “valore” è la sua libertà e spontaneità. E’ assurdo concettualmente ed eticamente pensare che si possono imporre a chicchessia valori non sentiti spontaneamente. Al massimo si sarà un notevole apporto all’ipocrisia collettiva, che in Italia ha una lunga tradizione. Ma alle dichiarazioni dell’UCOII  ha prontamente reagito l’UCEI (la lega delle comunità ebraiche) e si è riprodotto lo stesso raggruppamento conflittuale di fascismo e antifascismo che in Italia ha funestato il clima culturale per oltre mezzo secolo e che oggi attraversa una fase di stanca. Il recente libro (non ancora da me letto) di Pansa sulla “Grande bugia” della Resistenza è una manifestazione del fenomeno, che però ha una dimensione più vasta non ancora emersa nella sua interezza. Il dibattito sul Medio Oriente è il riflesso di una problematica interna alla politica culturale europea dal 1945 in poi. In merito alla vicenda estiva del manifesto UCOII che non ho potuto seguire bene perché in vacanza sembra a me sconvolgente non il contenuto stesso del manifesto, che può essere opinabile quanto si vuole, ma la reazione ad esso seguita. Giudico questa reazione del tutto illiberale.  Non mi pare che la collega di FI Isabella Bertolini abbia ben riflettuto sulla natura del liberalismo. Ma forse pensa soltanto di cavalcare una facile emotività sull’argomento. Per il mio modo di pensare ognuno può fare le affermazioni che meglio crede purché non compia reati perseguibili. Non riesco a trovare in rete il testo del manifesto che nello scorso luglio ha suscitato tanto scalpore, ma ne ho trovato un altro dell’aprile 2004, il cui contenuto non mi sembra affatto scandaloso. La manifestazioni di un pensiero, ed è tale anche la formulazione di un’analogia (se ne fanno sempre, anche quella di “governo ladro” è pure un’analogia assai calzante per il ministro Amato quando in una notte mise la mano nei conto correnti degli italiani), non possono costituire reato in una società che si pretende libera e liberale. Il presidente iraniano nella recente polemica si è richiamato alla guerra arabo-libanese e ne ha tratto posizioni di politica internazionale che impegnano lo stato iraniano e di cui l’Italia e l’Europa farebbe bene a tener conto.


- Il principale interessato alla polemica scatenata da Mahmoud Ahmadinejad sarebbe la Germania. Ma quale è stato il suo ruolo? Per chi ha un poco di conoscenza della Germania è noto come ai tedeschi sia stato fatto un lavaggio del cervello dal 1945 in poi. Sono loro i reprobi della terra che hanno il grande torto di continuare ad esistere dopo l’immane ed inaudito Delitto che ha portato allo sterminio del popolo di Israele. E’ scritto nel Vecchio testamento che: «la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione» (Num. 14,18 e altrove).  Si sa che i testi religiosi vengono interpretati in sintonia con i tempi, ma in Germania la tesi della colpa collettiva trova fior di filosofi pronti a sostenerla.  E’ così che tutti i tedeschi sono diventati un caso collettivo di psichiatria sociale. E su questa base sarebbe interessante una contabilità dei risarcimenti versati dalla Germania Federale allo Stato d’Israele. Chiamata in causa dal presidente iraniano il cancelliere tedesco Angela Merkel  non si espone in una vicenda da trauma: «Il cancelliere tedesco, che non aveva deliberatamente risposto il giorno in cui aveva ricevuto la lettera, ha risposto oggi di ritenere “completamente inaccettabili” le critiche nei confronti di Israele contenute nella missiva.  “L’esistenza di Israele appartiene per noi alla ragion di Stato” ha dichiarato Angela Merkel, sottolineando il fatto che venga  “costantemente rimessa in questione”».  Agli inizi delle guerre preventive di Bush una donna tedesca, ministro della giustizia, la coraggiosa Herta Däubler-Gmelin  fu costretta alle dimissioni per aver detto che non vedeva differenza fra Hitler e Bush stando alla comune prassi e teoria delle guerre preventive, ma dopo avere ormai infranto il tabù dell’intoccabilità degli americani, posti al di sopra di ogni sospetto e di ogni critica in stretto abbinamento ad un altro tabù: quello dell’Olocausto.  Con un tedesco è difficile in genere avere una conversazione sul tema “olocausto” e si trae l’impressione di un trauma ancora vivo. In una lettera di stato il capo di stato iraniano dice al capo di stato tedesco che: “Il mito della Shoah è stato creato contro la Germania”,  ma il cancelliere tedesco si defila dal problema.  Sul suolo tedesco ancora oggi è di stanza l’esercito americano, che occupa la Germania fin dal 1945. Nell’immediato dopoguerra non vi era pezzo di carta stampata che potesse sottrarsi all’autorizzazione delle potenze occupanti. Non vi è da stupirsi del successo con cui è avvenuta la rieducazione democratica dei tedeschi. Un simile programma di educazione di massa è nei piani degli USA.


- L’intervista è del 29 maggio 2006 ed è stata rilasciata a Teheran ai giornalisti Gerhard Sporl, Stefan Aust e Dieler Bednarz; sulla stampa italiana la stessa ha avuto una scarsissima eco. Francesco Coppellotti ne ha fatto una traduzione per il giornale on-line EFFEDIEFFE.co, diretto da Maurizio Blondet.  L’intervista ha il pregio di far parlare direttamente il presidente Mahmoud Ahmadinejad senza l’intermediazione giornalistica che tende a screditare la notizia stessa mentre la comunica a chi può avere interesse a prenderne conoscenza.  E’ una tecnica di controllo e manipolazione della cosiddetta opinione pubblica. Rispetto ai regimi detti totalitari non cambia molto. Chi riceve le notizie deve avere sufficiente spirito critico per difendersi o meno dalla mediazione giornalistica. Anche per questo motivo mi auguro che venga abolito l’ordine (creato dal fascismo) dei giornalisti e liberalizzata ad ognuno l’accesso alla professione.
– Dal testo dell’intervista che sto leggendo ora riga dopo riga sembra di capire ad un certo punto che il presidente Mahmoud Ahmadinejad sia un negazionista.  Ho già detto che io non sono un suo avvocato difensore o un suo portavoce. Per me diventa una buona occasione il fatto che un capo di stato (non un cittadino qualunque che può essere tranquillamente ignorato e silenziato) costringa a riaprire una discussione, sulla quale assurdamente è intervenuto perfino il giudice penale. Per quanto riguarda la posizione negazionista la mia personale posizione è abbastanza semplice: io sono nato dopo i fatti accaduti e per giunta lontano dai luoghi i cui i fatti sono avvenuti. Ma se mi si para davanti una persona che mi dice di essere sopravvissuto ai campi di sterminio, di aver avuto genitori e parenti uccisi nei campi di concentramento e mi fornisce ogni genere di testimonianza su un fatto realmente accaduto, io non posso obiettare nulla e dare per vero e certo il fatto. Se poi si presentano altri persone che contestano su base documentale gli stessi fatti nasce una disputa, di cui io in posizione terza aspetto la conclusione. Personalmente propendo a credere che il fatto storico della morte fisica delle persone rinchiuse nei campi di concentramento sia un fatto accertato. Costruire una montatura mi sembrerebbe cosa troppo onerosa. Ma di ciò io non sono preoccupato. Non è il fatto in sé che mette in crisi la mia disponibilità a credervi o meno. Ciò a me interessa è l’interpretazione del fatto presentato come accertato ed indiscutibile. Mi interessano altresì le conseguenze morali e politiche che da quel fatto si pretendono di trarre. Questo mi sembra la sostanza del problema e del dibattito che ora può riaprirsi sulla spinta delle clamorose dichiarazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Se poi vi siano storici che intendano dedicare il tempo delle loro ricerche alla verifica e discussione critica della documentazione sull’Olocausto, ne hanno bene il diritto e contro di loro non dovrebbe essere emanata nessuna legge penale. A rimetterci non sono loro, ma la libertà di ricerca e di manifestazione del pensiero. A me sembra cosa ovvia, ma evidentemente qualcosa deve essere successo in Europa se ciò che è ovvio per gli uni non lo è anche per gli altri.
L’Intervistatore è a sua volta criticabile, quando introduce la nozione di “colpa”: i “tedeschi” (non già i nazisti, ma addirittura i “tedeschi”, anche quelli che ancora non erano nati all’epoca dei fatti!) avrebbero avuto la colpa per la morte dei sei milioni di ebrei. Il concetto di colpa in sé applicato al caso specifico si presta a molte contestazioni. Altra cosa è la responsabilità materiale della concatenazione di eventi che hanno portato alla morte fisica di moltissime persone innocenti, alle quale va senza riserve la mia e la nostra solidarietà. Parlare di “colpa” significa però accettare già una determinata interpretazione del fatto. Ed è qui che è bene riaprire la discussione!


- L’articolo parla del solito libro scritto dal solito giornalista con i soliti promotori. In questo modo si fa opinione, si forma opinione, si crea la cosiddetta opinione pubblica. A chi scrive solo per il fatto di scrivere è attribuita la capacità di pensare. Guai a chi non sa scrivere e non sa parlare.  Nel testo dell’articolo qui passato in rassegna una sola cosa attrae la mia attenzione. La proposta di fare entrare Israele nell’Unione Europea mi sembra autentica follia. Resto del parere che lo Stato d’Israele sia una creazione artificiale voluta dagli USA e dai vincitori della seconda guerra mondiale per avere una testa di ponte nel Medio Oriente, dove ai ripetuti e puntuali massacri israeliani segue altrettanto puntuale la copertura americana e la solita solfa dell’Olocausto che conferirebbe ai sedicenti eredi di quelle lontane vittime il diritto di fare altre vittime. Ai paesi arabi si vorrebbero riservare a forza le delizie del nostro modo di vivere, o meglio si ritiene di avere il diritto divino di interferire nell’autonomo sviluppo dei popoli, che possono passare da uno stadio ritenuto poco ammirevole ad altro di tutto rispetto. Io ritengo che la guerra non porti mai niente di buono e che il peggio che un popolo possa sperimentare è la disfatta militare sul piano esterno e la guerra civile su quello interno. A costo di attirarmi un florilegio di insulti io ritengo che per l’Europa sarebbe stato molto meglio non aver subito la disfatta militare, augurandosi poi un’evoluzione endogena riguardo a quei problemi interni che a noi paiono il regno del demonio. Ciò è avvenuto per paesi come la Spagna e la stessa Russia e qualcosa di simile si può dire per gli USA che non sono mai stati incriminati per genocidio. Eppure i nazisti rispetto a loro sono degli scolaretti mal riusciti. Diffido di ogni genere di Liberatori, di quelli che ci hanno liberato e di quegli stessi che oggi vorrebbero liberare i paesi arabi facendo piovere bombe dal cielo, imponendo embarghi, amministrando bugie che vengono passati alle docili penne dei giornalisti.  E’ di qualche giorno la notizia dell’ennesima prodezza israeliana che allontana di qualche secolo ogni speranza di pace. Se l’inimicizia arabo-israeliana o più limitatamente palestinese-israeliana è irriducibile, volersi imbarcare nell’UE Israele significare fare una dichiarazione di guerra all’intero mondo arabo. Per quello che conto e posso io sto con gli arabi e contro Israele. Arrivano dei momenti in cui ognuno deve assumersi le sue responsabilità e fare le sue scelte di campo. La faccenda dell’Olocausto, quale che sia, non può essere assunto oggi come un pretesto per stare dalla parte di Israele. E ben fa il “pazzo criminale” dell’Iran ad infrangere i tabù che noi ci siamo costruiti e di cui non sappiamo liberarci.


- Posso considerare almeno un successo l’aver destato un certo interesse con il mio post sull’Olocausto che secondo un mio commentatore non è abbastanza “approfondito”.  Ciò può essere vero in senso relativo ed accolgo l’invito a sempre maggiori approfondimento. Intanto lo ringrazio per avermi avvertito della fossa dove sono stato messo. Dopo aver letto il contesto in cui il mio post è stato messo con un link chiaramente rivolto a veicolare insulti e diffamazioni oltre che delazione devo rimandare l’invito a questi felici lettori della “corretta informazione” di regime: approfondiscano loro, se ne sono capaci, cosa significa libertà di pensiero e libera manifestazione del pensiero.  Cosa significa il rispetto per l’altrui opinione. Dismettano i panni del delatore e si studino per bene l’art. 49 della costituzione che prescrive ciò che i partiti in Italia (nata dalla Resistenza) non sono mai stati: strutture democratiche.  La mia tessera a Forza Italia risale al 2002: lo dico per i lettori di “informazione corretta”, vitalmente interessati a questo dettaglio della mia biografia o almeno per il Cucco che dirige la “corretta” informazione.  La tessera ad un partito costituzionale (FI, ma poteva essere qualunque altro) che ho preso per dovere civico non mi è stata mai ritirata e viene da me puntualmente rinnovata: benché faccia chiasso in tutti i modo non mi è mai giunta nessuna censura, ma qualcosa di peggio sì: il silenzio. Da quando mi sono iscritto ho cercato tutti i momenti possibili di dibattito e di confronto: si svegliano solo al tempo delle elezioni per chiedere il voto e per trasformare gli iscritti in tanti galoppini cercatori di voti, ma a discutere e dibattere non se ne parla! Basta che dicano sciocchezze alla televisione i  leaders e gli altri (300.000 tesserati e 10 milioni di elettori possono solo applaudire ed abbassare la testa).  Ma io non intendo che sia questa la politica, cioè il carnevale elettorale ed i salotti televisivi, dove si alleva un popolo di idioti pronto a recepire la “corretta informazione” e a lasciarsi aizzare contro il negro, contro l’ebreo mutatis mutandis.  Non sono stati prima mai iscritto ad un partito: mi disgustavano tutti, ma non sono stato mai un terrorista o un violento, un extraparlamentare sì.  Tranquillizzo i miei detrattori di «Informazione “corretta” (!!!)»: se riuscite con la vostra delazione ai superiori organi di partito a far sì che qualcuno in Forza Italia si accorga di me e decidano di espellermi, mi avrete fatto un immenso piacere! Non cambierò parrocchia, ma me ne tornerò » lealmente « a vita privata, avendo salvato la mia coscienza nel rispetto di un falso e mai attuato articolo della costituzione del 1948, nata dalla guerra civile e dalla Resistenza: l’art. 49 che parla di partiti che nella realtà non sono diversi da quelli totalitari.  Quanto poi a mettere in dubbio ciò che affermo e che posso dimostrare, e cioè di essere presidente di un Club da me fondato (e approvato da chi di competenza) e coordinatore provinciale (regolarmente agli atti), osservo che potrebbero esserci aspetti penali per i quali potrei querelare i “corretti” informatori. Li tranquillizzo dicendo che non mi attrae questo sport e che ritengo sano principio di un cittadino “dabbene”  lo stare lontano dalle aule di giustizia, soprattutto quando è sicuro di aver ragione.  Concludo dicendo ai “corretti” informatori che se avessero letto con intelligenza ed attenzione il mio lungo ed “approfondito” post le mie posizioni non sono quelle che mi vengono attribuite, ma per capirlo bisogno avere un’intelligenza ed un’attenzione che i corretti “informatori” sono lungi dal possedere! Rispondo da casa mia (dal mio Blog) e non dal sito nel quale vengo ignobilmente diffamato.  Ancora più insensata la messa in dubbio della mia qualifica universitaria,  da me sempre onorata nel più scrupoloso rispetto della deontologia didattica e scientifica.  Esco infatti dai ristretti spazi delle aule universitarie per rendere un prezioso servizio alla società, educando all’esercizio critico del pensiero e contrastando la massificazione mediatica e manipolatoria del “corretti”  Informatori,  ai quali do io stesso una mano riportando il testo appena inviato alla Direzione Nazionale del mio partito:
«Per le opinioni da me espresse in questo post è apparsa una pubblica delazione. Il fatto e la mia risposta si trova al n. 19 del testo.  Sono a disposizione per rendere conto ovvero aspetto una qualche risposta MAI giunta. Antonio Caracciolo
Presidente di Club, Coordinatore provinciale di Clubs».  Se in questo modo sarò riuscito a scuotere un partito detto di “plastica”, sarà stato un successo politico. Ringrazio i miei delatori se in qualche modo con le loro infamie riescono ad attirare su di me l’attenzione dei vertici del mio partito: eterogenesi dei fini.
Post Scriptum. – Sul merito non posso ripetere quello che ho già diffusamente scritto nè anticipare quello che ancora più diffusamente scriverò. Apprendo che Vincenzo Cucco è il nome del direttore di “informazione corretta”, dove vengo diffamato e deferito ai Superiori Organi. Se non erro, in dialetto calabrese cucco significa gufo, un uccello infausto e sinistro.  Meglio sarebbe se avesse intitolato la sua testata “disinformazione”: corrisponderebbe meglio alla realtà, almeno per quello che mi riguarda, non avendo letto altri articoli ed essendomi prima la testata del tutto sconosciuta. Vedo che si tratta di una testata specializzata nel passare in rassegna quanto esce sul Medio Oriente. Poiché questo Post intende fare la stessa cosa, siamo evidentemente dei concorrenti. Informo il gentile Direttore Cucco che questo assaggio della sua “corretta” informazione mi è sufficiente: non andrò a leggere altro ed attingo le mie notizie liberamente dal motore di ricerca Google. Non credo che a costituzione vigente né Cucco né altri possa costringermi ad assumere altro punto di vista che il mio, con il quale non intendo vincolare nessuno e meno che mai i miei compagni di partito, con i quali sarei ben felice di poter accendere un dibattito sulla politica estera italiana in Medio oriente. Quanto alle mie tesi, se le si vuol discutere e controbattere, io son qua! Ho potuto leggere finora solo contumelie, denigrazione e diffamazione: appunto l’eredità dell’Olocausto, il cui uso strumentale (“il dominio del mondo” bla bla, non sono parole mie. Leggi bene Cucco!) è confermato da una informazione “politicamente corretta”. L’apologetica di cui vengo imputato c’entra come il cavolo a merenda. Vedo tanta idiozia disarmante. Non ci sono i presupposti per una proficua discussione. Ognuno si compri il pane che mangia nella bottega che preferisce!


- In Italia si è scatenato un putiferio appena l’UCOII si è permessa di paragonare al nazismo la ferocia delle rappresaglie israeliane contro inermi civili, imprese derubricate e tollerate come banali errori, che si verificano troppo spesso per non essere sistematici ed apparire come deliberati. Addirittura il ministro Amato ha inteso riformare di suo pugno commissariale la costituzione italiana imponendo opinabili dichiarazioni su arbitrarie ed amatesche “carte dei valori”.  Nell’articolo sopra riportato si legge come un ministro israeliano  paragona il presidente iraniano a Hitler, ossia reca quella stessa offesa che respinge se rivolta a lui.  Si tratta del resto di un “insulto” che in modo del tutto appropriato un ministro tedesco subito dimissionato – la coraggiosa Däubler-Gmelin, non per nulla ministro della giustizia – aveva già rivolto allo stesso Bush.  Due pesi e due misure dove nessuno grida allo scandalo. Si erge a difensore dell’Olocausto vilipeso perché negato o ridimensionato, ma conferma implicitamente la nostra tesi del significato strumentale assunto dall’Olocausto nell’odierna politica degli Stati usciti con limitazioni di sovranità dalle macerie della seconda guerra mondiale. In nome dell’Olocausto vilipeso gli Israeliani si preparano a farne un’altra di ben maggiori proporzioni e ferocia, disponendo essi di quell’atomica  che si vuol negare all’Iran e nel cui nome si è già fatta la guerra all’Iraq,  che di bomba atomica non ne possedeva affatto e mentre non riusciva ad impedirne la costruzione alla Corea che ora ne possiede una e può costringere i potenti USA a scendere a patti.  Ne dobbiamo concludere che nella strategia imperiale americana l’Estremo Oriente interessa per ora meno del Medio Oriente, contiguo alla pacificata Europa post 1945.  Si è usato spudoratamente la menzogna e su quella menzogna si è prodotto un nuovo olocausto. Nessun tribunale interna-zionale viene proposto per giudicare chi ha mentito. Niente ci impedisce di pensare che l’attuale guerra civile che dilania l’Iraq sia stato un disegno deliberato USA-israeliano. Hobbes insegnava che è buona politica fare tutto il possibile per indebolire uno stato confinante. Cosa di meglio dal fomentare una guerra civile al suo interno? E se mai un giorno assai lontano si uscirà in Iraq dalla guerra civile il governo fantoccio neo iracheno nel frattempo imposto sarà un governo mansueto e docile ai voleri USA e israeliani. Tolto di mezzo l’Iraq si possono poi meglio fare i conti con l’Iran. Ed ecco che il mastino Israele, fornito addirittura di un arsenale atomico di cui non dispone neppure la Gran Bretagna, scalda i suoi muscoli e si prepara all’Olocausto iraniano, dopo l’olocausto palestinese e dopo quello libanese e non essendo ancora in corso l’olocausto iracheno. Il ministro degli esteri italiano, che non è un fesso e nessuno pensa di tacciare di antisemitismo, deve esserci accorto di qualcosa se dopo il recente ennesimo efferato massacro israeliano di civili ha proposto di fare pressioni sul potente Bush perché tenga a freno i fidi israeliani: è fin troppo chiaro che senza gli USA che armano la loro mano e la proteggono ogni volta che produce stragi lo Stato di Israele non ha sua propria consistenza in un’area dove rappresentano lo 0,2 per cento dell’intero che è tutto arabo e musulmano per il restante 98,8 per cento: calcoli di quel mattacchione di Marco Pannella.  Vorrei che i miei detratti della “corretta informazione” ben riflettessero su queste cose prima di partire lancia in resta contro chi come il sottoscritto dispone della sola arma della ragione e che ha la sola colpa di non amare gli odierni israeliani, che per lui non hanno nulla a che fare con gli ebrei che sono morti nei campi di concentramento e sui quali gli odierni israeliani vivono di rendita. Alla canaglie italiane della « corretta» informazione voglio dire che non sono un filoiraniano o un emulo italiano del presidente Islamacazzo o come diavolo si chiama, ma sono in filoitaliano che vuol camminare tranquillo per le piazze e le strade d’Italia, messe in pericolo dai fin troppo disinvolti errori israeliani nell’eccidio di donne e bambine, della cui morte il nostro sensibile cuore cattolico troppo presto si dimentica pur facendo per legge un culto della Memoria di cose passate di quando la maggior parte degli italiani non erano neppure nati.  Se si vuole per davvero la pace, questa deve essere voluta con il 98,8 per cento del mondo arabo e non deve essere messa in pericolo per coprire la follia omicida dello 0,2 per cento di intoccabili e non criticabili, al di sopra di ogni possibile critica e di ogni appunto, che invece è lecito fare a tutta la restante umanità!  Così vuol scrivere nella sua e solo sua «carta dei valori condivisi» l’eccellente ministro Amato, specializzato nel togliere soldi dai conto correnti degli italiani facendo in un istante solo un colpo mai riuscito a tutti i ladri messi insieme. Almeno avesse lui rispettato il comandamento «Non rubare!».


- Apprendo per puro caso la corrispondenza che mi riguarda e di cui al link. Intanto ritrovo un vecchio nome con il quale avevo chiuso una polemica, un tal Dr. Iannuzzi, che per decreto avrebbe il compito di “formarmi”, essendo nella redazione di Ragionpolitica.it Avevo avuto con lui una discussione a proposito di Augusto del Noce, del quale insieme con Buttiglione (che era già assistente volontario) era stato studente immatricolato nell’anno accademico academico 1970-71 ed anche in anni successivi.  Non mi dichiaro allievo fedele di Del Noce, nelle cui posizioni filosofiche non mi sono mai riconosciuto pur essendo stato io il più diligente e fedele degli allievi che Del Noce ebbe negli ultimi anni del suo insegnamento.  Tra questi allievi non ricordo di aver mai visto o saputo di un tal Jannuzzi, ma devo ammettere che finita all’università non seguivo le orme private del Maestro e quindi non so cosa combinasse o facesse fuori dall’università, anche se mi giungeva qualche voce poco edificante. Lascio comunque immaginare come poteva indispettirmi la saccenza di un Iannuzzi che proprio a me parlava Del Noce! Avendo comunque capito che “Ragionpolitica.it” non era un organo di espressione delle varie posizioni esistenti in Forza Italia, decido di non continuare una polemica improduttiva e mi procuro miei propri organi di espressione, da cui il “Fare politica in Forza Italia”, che già nel nome dovrebbe far comprendere l’elemento della proposta, del chiamare alla discussione ed al dibattito, da cui poi in ultimo – si spera – dovrebbe poi sorgere una posizione comune, “condivisa”, come si suol dire. Non è nel mio stile o nei miei propositi “imporre” mie opinioni del momento che nascono sull’onda delle notizie del giorno, ma che richiedono una pronta interpretazione. Per formarmi le mie opinioni non aspetto che si pronunci il Papa, il Segretario del Partito o anche soltanto Jannuzzi. E mi spavento se trovo qualcuno che condivide le mie opinioni. Mi piace se vengono discusse e contestate con buoni argomenti, che sono poi per me occasioni di ulteriori approfondimenti.
– Ragionpolitica.it è un organo di cui auspico la soppressione non già in quanto esprime le mere opinioni dei suoi redattori, ma in quanto è un organo precluso agli Iscritti a FI, come ho potuto constatare. Si tratta di una delle tante iniziative anarchiche all’interno del partito. Qualcuno ha messo dei soldi e qualcun altro vi ha messo sopra il cappello, quei soldi che in parte vengono dalla mia tessera. Una costante della dirigenza nazionale del partito è di non rispondere ai problemi posti dai quadri intermedi e dalla base. Ancora non ho capito se per deliberata e meditata intenzione, o per semplice inettitudine ed insipienza politica. Fatto sta che molti proprio per questa ragione hanno lasciato Forza Italia e che proprio a partire dalla Calabria, dove ho iniziato la mia militanza, Forza Italia ha perso quelle elezioni (20.000 voti) a cui tiene tanto e su cui vivono tanti portaborse. Per essere più convincente cito il nome di Pietro Fuda, presidente della provincia di Reggio Calabria ed ora parlamentare con l’Unione! E’ bastato lo spostamento dei suoi voti per determinare la sconfitta. Forza Italia è un partito “nuovo” sorto dalla dissoluzione seguita a Mani Pulite. Attratto dalla sua “novità” e vincendo il disgusto indifferenziato che provavo per tutti i partiti, ma anche volendo evitare la via della contestazione violenta del sistema, ho preso sul serio il dettato della nostra magnifica costituzione, la quale nel suo articolo 49 costituzionalizza il sistema dei partiti. Ai miei delatori che tentano di farmi “cacciare” da Forza Italia ricordo che nel nostro sistema l’iscrizione ad un partito è un diritto del cittadino, con quel che consegue e che ora non sto ad illustrare. Mi aspettavo in effetti reazioni come quelle che ci sono state e non ho difficoltà o timore ad affrontarle. Quello che non mi aspettavo che i delatori della informazione politicamente corretta avrebbe interpellato proprio il tale Dr. Iannuzzi alle cui opinioni non mi sento minimante vincolato come non pretendo che lui debba essere vincolato alle mie. Lo avverto però che se alle prossime tornate elettorali con legge elettorale vigente dovessi trovare il suo nome in lista, questa volta non rispondere all’appello di Berlusconi. Alle ultime elezioni ho votato turandomi il naso. Alle prossime non lo farò più.
• Mi fa sorridere e mi diverte il tentativo di incrinare la mia posizione in Forza Italia. Signori, non sono un deputato e non guadagno neppure una lira con Forza Italia. Giusta una settimana fa ho incontrato e conosciuto il nuovo coordinatore regionale del Lazio di FI, Giro, e gli ho scherzosamente annunciato a fronte della transumanza generale da partito a partito io resterò fedelmente in Forza Italia fino a quando qualcuno non si prenderà la briga di “cacciarmi”, non per avere io rubato, ammazzato o fatto cose simili, ma soltanto per avere manifestato le mie libere opinioni. Nessuno però di quelli che interpello manifesta intenzione di “cacciarmi”. Anzi giudicano assurdo e ridicolo il solo pensarlo. Che poi un Jannuzzi conti più di me (se davvero conta più di me), è cosa che mi turba assai poco. Forza Italia è un partito dove non si discute, dove si trovano persone come il tal Jannuzzi che pretendono di imporre il Jannuzzi pensiero attraverso un foglio parrocchiale come Ragionpolitica.it, non a caso diretto nominalmente da un prete, l’ottimo Baget Bozzo, da cui ho ricevuto solo un abbraccio in un raro momento di casuale incontro. Insomma, tutto ciò è buffo ed assurdo e forse sbaglio io a non ignorarlo del tutto. Cercando infine di venire alla sostanza del problema, raffreddando gli spiriti bollenti, riporto l’attenzione sul fatto che un partito, e soprattutto un partito che si dice e vuol essere liberale, è innanzitutto un luogo di discussione. Per chi ha voglia di letture (che non siano le pagine di Del Noce) consiglio quanto al riguardo scrive Carl Schmitt (mio vero maestro), trovando la crisi del liberalismo proprio nel venir meno dell’elemento della “discussione”.  La discussione non ha limiti nella sua libertà. L’unico limite è quello costituito dal codice penale e riguarda i reati rubricati come tali. Ma la libertà di pensiero e la sua libera manifestazione è il più importante fra quelli sanciti nella nostra costituzione, che è liberale forse per sbaglio o per retorica. Solo degli autentici idioti possono pensare di abolire la libertà di discussione sottraendosi alla discussione.  Circa l’intrinseca validità delle mie argomentazioni sono quelle che possono emergere dalla loro confutazione, cosa di cui ben si guardano quelli della informazione politicamente corretta, perché loro hanno già in tasca la Verità. Se non hanno interesse o meglio non sono capaci di un confronto critico, meno che mai ho io interesse a perdere del tempo con degli idioti. Spendo ora il tempo strettamente necessario a respingere una diffamazione in atto, che trova una sponda proprio nel tal Jannuzzi, che se fosse stato appena un poco corretto avrebbe per prima cosa dovuto rivolgersi al sottoscritto, informandosi presso di me dello stato della polemica.
• E non credo di dover altro aggiungere, per adesso. Sono qui e aspetto i fulmini e le scomuniche, ma non quelle di Jannuzzi che non saprei neppure dove mettere. “Aberrante” è per me la posizione di chi non ritiene di affrontare la discussione, perché lui ritiene già di aver ragione: la sua è una posizione “politicamente corretta”, alla quale gli altri devono semplicemente inchinarsi. Oggi tutti si scoprono e si dichiarano maestri di liberalismo ed alla fine non si sa più cosa è questo liberalismo. Si vanifica e diventa privo di senso. Ma comunque in tutte le accezioni possibili di liberalismo non credo se ne possa trovare una che rifiuti in linea di principio la “discussione”. Inaudito, assurdo, ridicolo! Si paventa il fascismo ed il nazismo in quanto antitetici al liberalismo ma si pratica un fascismo che neppure i fascisti doc hanno mai praticato, sapendo essere ben più liberali (Gentile, ad esempio) degli odierni suoi detrattori.  Trovo assai divertente lo sconcerto dei pensatori “politicamente corretti”, non sapendo essi se inquadrarmi all’estrema destra o all’estrema sinistra. Infatti, come ragiona un pensatore “politicamente corretto”? Ascolta la sera per televisione innanzitutto il Papa (e tra questi ascoltatori annovero il Jannuzzi), poi i vari leaders dei partiti che ad imitazione del Papa amministrano la corretta interpretazione dei fatti del giorno. Se poi qualcuno non ne vuol sapere né del Papa in senso proprio né dei suoi imitatori (all’infimo grado perfino un Jannuzzi dalle pagine telematiche di Ragionpolitica.it) e tenta di pensare con testa propria ecco lo sconcerto fino allo spasimo dei “corretti informatori” del “corretto” pensiero politico. La politica però ha anche degli aspetti divertenti. Et de hoc satis. Spero, almeno.
Antonio Caracciolo






- La storia ogni tanto ci regala dei paradossi davvero sorprendenti. Chi avrebbe mai pensato che la Germania di Norimberga si sarebbe ritrovata, solo una sessantina di anni dopo, a difendere a spada tratta una “verità storica” che fino quel momento avrebbe tanto volentieri evitato di riconoscere?
Eppure ieri quella di Angela Merkel è stata una delle voci che maggiormente si è fatta sentire nell’esprimere la propria “indignazione” per le affermazioni sull’olocausto fatte dal presidente iraniano Ahmadinejad.  Ma anche Blair non si è fatto pregare, definendo l’episodio “incredibilmente scioccante”, mentre il nostro Massimo D’Alema ha preferito il grigio neutro di “una cosa inqualificabile”. Grandiosa poi la Santa Sede, che ci ha fatto sapere che l’olocausto “è stata una immane tragedia, dinanzi la quale non si può restare indifferenti”.
Ma in realtà questa ridicola sceneggiata che si sta svolgendo sul palcoscenico internazionale è costituita da tre grandi menzogne, che stanno perfettamente incastrate una nell’altra.
La prima menzogna sta nel modo in cui i media occidentali hanno riportato la notizia, mettendo l’accento soltanto sull’aspetto estremista e provocatorio del discorso di Ahmadinejad. Rileggendo le sue parole notiamo infatti …
… che Ahmadinejahd ha detto (BBC): “Just as the USSR disappeared, soon the Zionist regime will disappear,” “esattamente come l’Unione Sovietica è scomparsa, presto scomparirà il regime sionista”.  Ne ha fatto cioè un discorso di cicli storici, e non di popolo, e non si fatica certo a concordare con lui che il sionismo abbia fatto il suo tempo. Vedere un Ariel Sharon, costretto a far rientrare a viva forza gli stessi coloni che lui aveva mandato in avanscoperta oltre trent’anni fa, è stato un esempio che dovrebbe bastare per tutti.
Ahmadinejad qundi non ha fatto un discorso “antisemita”,  tanto è vero che in Iran vivono più di 25 mila ebrei, che lo stesso Ayatollah Komehini dichiarò a suo tempo una minoranza religiosa da proteggere e rispettare. Gli ebrei in Iran vivono tranquillamente mescolati alla popolazione di maggioranza musulmana, frequentano le loro sinagoghe, e uno di loro è addirittura stato eletto al parlamento. E alla stessa conferenza “revisionista” sull’olocausto hanno partecipato 67 storici ebrei dalla testa ai piedi.
La seconda grande menzogna sta, appunto, nella reazione da gran teatro dei nostri governanti europei, che grazie al solito copione stracollaudato hanno accuratamente evitato di affrontare il vero problema posto da Ahmadinejad (BBC): “Whether the Holocaust occurred or did not or whether it had vast dimensions or not, it has become a pretext to create a base for aggression and threats for the countries of the region.”  “Che l’olocausto ci sia stato meno, o che sia stato o meno di vaste dimensioni, è diventato un pretesto sul quale basare l’aggressione e le minacce contro i paesi di questa regione”.
Alzi la mano chi sostiene che questo, almeno in parte, non è vero.
Ma la terza menzogna, la più grande di tutte, sta nel fatto che l’olocausto è esistito eccome, ma sono per primi i sionisti a non potersi dire del tutto innocenti per quello che è accaduto.
L’odio verso gli ebrei è stato coltivato da 2 mila anni di cultura antisemita che trova il proprio seme nello stesso vangelo cristiano – a proposito di “santa” sede, appunto – e una volta che questo odio, giunto al suo culmine, ha dato origine al nazismo, sono stati gli stessi sionisti a collaborare con i tedeschi affinché l’olocausto venisse a prendere le massime dimensioni possibili.
Cerchiamo quindi di non cadere anche noi nel giochino “ebrei buoni” o “ebrei cattivi”, che fa tanto comodo a chi ha tutto l’interesse di occultare i veri problemi: qui non si tratta di stabilire se i morti nei campi di concentramento siano stati due milioni, quattro oppure sei, ma chi quei milioni li ha inizialmente voluti, e chi poi ha fatto di tutto perché quella cifra risultasse la più alta possibile.
Finché “Israel”, il popolo ebraico nel suo insieme, non avrà il coraggio di aprire i libri di storia – quelli veri, non quelli che mette sui loro banchi di scuola il Ministero dell’Istruzione di Tel Aviv – e di fare pulizia al proprio interno, i problemi per loro, e quelli da loro creati, non finiranno mai.
Massimo Mancuzzo
Fonte: da Luogo comune.net,  del 13 dicembre 2012



OLOCAUSTO AUTO-ASSISTITO

Di Friedrich Paul Berg (1997)


[1]Sul canale The Learning Channel della televisione americana, alcuni programmi recenti hanno descritto in dettaglio l’orribile esecuzione di un prigioniero, David Lawson, che aveva rifiutato di collaborare con i suoi esecutori.  Lawson venne giustiziato il 15 Giugno del 1994, a Raleigh, Carolina del Nord. In quella che fu una delle ultime condanne a morte eseguite tramite gas, Lawson trattenne ripetutamente il respiro il più a lungo possibile prendendo solo qualche breve boccata negli intervalli. Secondo alcuni resoconti il prigioniero era anche debole di mente. Forse è per questa ragione che fece qualcos’altro fuori dell’ordinario; egli si appellò ai suoi giustizieri e ai testimoni durante l’esecuzione. Ripetutamente, mentre prendeva le sue brevi boccate, egli gridò: “Sono umano!”. All’inizio il suo grido era chiaramente percepibile ma con il passare dei minuti divenne sempre meno comprensibile fino a quando, più di dieci minuti dopo l’inizio dell’esecuzione, era rimasto solo un brontolio. Egli morì solo dopo diciotto minuti. I testimoni erano inorriditi. Il direttore della prigione che aveva anche supervisionato l’esecuzione era così scosso che si dimise. A causa di questo fiasco, le esecuzioni con gas tossico sono state generalmente abbandonate negli Stati Uniti e rimpiazzate con iniezioni letali. E’ chiaro adesso agli esperti, e specialmente a coloro che stanno aspettando nei bracci della morte, che un’esecuzione veloce e indolore per mezzo di gas richiede la cooperazione della vittima designata.  I prigionieri che stavano per essere gasati venivano solitamente incoraggiati ad inalare profondamente non appena il cianuro veniva sprigionato per facilitare la propria morte. Tuttavia, se una vittima designata non era cooperante, l’esecuzione sarebbe diventata facilmente un fiasco. L’agonia – anche nelle condizioni più favorevoli – poteva durare più di diciotto minuti semplicemente rifiutando di fare i respiri profondi necessari ad ingerire rapidamente una dose letale di cianuro. Una procedura di esecuzione che utilizzava la tecnologia più moderna, con una concentrazione di gas mortale che avrebbe dovuto uccidere in pochi secondi, è stata ostacolata da almeno una vittima designata semplicemente trattenendo il respiro. Una procedura di esecuzione che avrebbe dovuto essere indolore e rapida si è dimostrata tanto poco pratica che è ora generalmente accantonata. Una procedura di esecuzione che ha sprigionato una concentrazione di cianuro estremamente letale in pochi secondi, ha impiegato nonostante tutto diciotto minuti per uccidere una singola vittima debole di mente. A questo punto dovrebbe essere ovvio che le dicerie dell’Olocausto Ebraico su gasazioni di massa con Zyklon B e CO [monossido di carbonio] sono spazzatura. Gli spezzoni di prova approssimativi e zeppi di errori di queste dicerie mostrano che i metodi di gasazione nazisti possono essere definiti perlomeno primitivi. Invece di sprigionare una concentrazione mortale in pochi secondi, questi metodi potevano sprigionare concentrazioni mortali solo a stento dopo molti minuti.
La maggior parte delle esecuzioni dell’Olocausto, più di tre milioni, vennero presuntamente inflitte con esalazioni Diesel. Se i motori diesel fossero stati azionati al minimo, o addirittura quasi al minimo, le esalazioni non sarebbero state mortali nel modo più assoluto a prescindere dai tempi di esposizione; le esalazioni avrebbero contenuto meno dello 0.1% di CO e circa il 18% di ossigeno. Ma, anche con i motori operanti con carichi pesanti, la qualcosa è possibile solo con il collegamento di un’ ingombrante attrezzatura ai detti motori, le esalazioni sarebbero state mortali solo a stento: avrebbero infatti contenuto meno dello 0.4% di CO e più del 6% di ossigeno.
Per le presunte gasazioni con cianuro avvenute ad Auschwitz ed eventualmente a Majdanek, ma in nessun altro posto secondo la storia dell’Olocausto, il cianuro si sprigionava presuntamente da granuli di Zyklon B gettati sia sopra la testa che in mezzo ai piedi delle vittime designate, o dentro colonne perforate. In ognuno di questi scenari, il cianuro si sarebbe sprigionato lentamente; questo è dopotutto il vero scopo dello Zyklon B: sprigionare una quantità limitata di cianuro lentamente. In condizioni normali uno strato di Zyklon spesso fino a un centimetro avrebbe richiesto mezz’ora per sprigionare metà del suo veleno.  La presenza di una folla di vittime designate strettamente stipate e urlanti avrebbe ritardato il processo anche di più. Sebbene molti sarebbero potuti morire nei tempi descritti [dai testimoni] molti altri sarebbero sopravvissuti: e questo sarebbe stato un fiasco.  Cosa avrebbero fatto gli esecutori con i sopravvissuti? Li avrebbero riportati alle baracche dove avrebbero potuto descrivere quello che era successo o li avrebbero sottoposti a un’altra gasazione? Dopo aver separato le vittime chiaramente sopravvissute dai morti, come avrebbero identificato ed eliminato quelli semplicemente storditi o svenuti o che fingevano di essere morti? La risposta è che ogni progetto di gasazione di massa davvero realistico avrebbe dovuto prevedere l’uccisione di tutte le vittime. Altrimenti, avrebbe avuto lo stesso fardello emotivo per gli esecutori che presuntamente erano stati incaricati delle gasazioni di massa come alternativa [meno traumatica] alle fucilazioni.
L’esperienza americana con semplici esecuzioni con il gas in condizioni ideali prova che le gasazioni di massa degli ebrei sarebbero state possibili solo se le vittime ebree – non solo alcuni ebrei, ma tutti – avessero cooperato alla loro esecuzione; tutto ciò è troppo incredibile. La storia dell’Olocausto auto-assistito è davvero una menzogna.
[1] Traduzione di Andrea Carancini.
Il testo originale può essere consultato in rete all’indirizzo seguente: http://www.codoh.com/gcgv/gcgvself.html
Fonte: da Andrea Carancini del 13 febbreio 2008



FONTE: da STAMPA LIBERA del 28 gennaio 2013


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