NORMAN FINKELSTEIN
DENUNCIA LA STRUMENTALIZZAZIONE DELL’OLOCAUSTO
Video
tratto da una conferenza tenuta dal Professor Norman Finkelstein alla
Waterloo Univeristy, in cui si vede il professore, figlio di ebrei rinchiusi
nei campi di concentramento, replicare alle faziose accuse di antisemitismo. “Se ci fosse anche solo un po’ di cuore in
te adesso piangeresti per i palestinesi” ribatte ad una ragazza che lo
accusa.
Il fatto che al giorno d’oggi si commemori il “giorno
della memoria” dimenticandosi del dramma dei palestinesi (che avviene
adesso sotto gli occhi di tutti) ha qualcosa di demenziale, e può accadere solo
grazie ad un controllo mentale sofisticato, ad una vera e propria manipolazione
delle coscienze che utilizza la
scuola ed i mass
media. Ma probabilmente c’è
qualcosa di più che induce la gente a non dubitare della realtà
artificiale che ci costruiscono intorno.
Norman Finkelstein è uno storico e politologo statunitense,
figlio di sopravvissuti ebrei del ghetto di Varsavia e poi del campo di
sterminio di Auschwitz, famoso per i suoi scritti relativi ai conflitti
arabo-israeliani. Quando vi danno dell’antisemita perché difendete i diritti
dei palestinesi ricordatevi che tutta la famiglia di Normal Finkelstein è stata
sterminata dai nazisti, eppure egli, proprio perché è fedele ai probi
insegnamenti dei suoi genitori, accusa chi vuole utilizzare l’olocausto come un
subdolo
mezzo per giustificare l’arroganza e la violenza dello stato di Israele
contro i Palestinesi.
Purtroppo in questo orribile conflitto medio-orientale le
vittime spesso si confondo con gli aguzzini. I cittadini ebrei dello stato di Israele
soffrono anche loro, vivendo in una situazione di perenne incertezza a causa
dei continui attentati (probabilmente organizzati come al solito dai
servizi segreti della stessa nazione che li subisce per giustificare la
repressione) e delle minacce. Certo non soffrono come i Palestinesi che vivono
nella striscia di Gaza e che vengono trattati peggio delle bestie, ma vengono
manipolati (tramite l’uso della paura e del “terrorismo mediatico”) dai loro
stessi governati.
Ma se gli Israeliani sapessero davvero quale disegno viene
ordito alle loro spalle? Se scoprissero quello che succede nel cielo sopra di
loro e realizzassero che il loro governo che dice di difenderli dagli arabi li
avvelena con le scie
chimiche? Se si scoprissero che qualcuno ha indotto i loro padri ad
emigrare in Palestina per dei loschi fini? Se scoprissero che qualcuno sta
meditando di fare scoppiare un nuovo conflitto internazionale proprio nella
loro terra? Le élite criminali che governano questo pianeta sembra che stiano
attuando molte delle profezie bibliche e pare che questo porti a
considerare un progettato conflitto arabo israeliano allargato ad altre potenze
internazionali.
Non dobbiamo indirizzare l’odio contro nessun popolo, ma
solo contro i governi che di tale popolo fanno uno schiavo per i propri sporchi
fini. Del resto pensate che Hamas o Al Fatah siano mai state delle
organizzazioni dalla parte dei Palestinesi? Se lo fossero davvero inviterebbero
il loro popolo a denunciare le scie chimiche e a mostrarle ai “nemici”
Israeliani. Se si prendesse coscienza in tutto il mondo che il governo occulto
ci mette l’uno contro l’altro utilizzandoci come carne da macello da far morire
in guerre insensate, in breve tempo scomparirebbero le divisioni, i confini, il
razzismo, gli eserciti si porrebbe fine alle sopraffazioni di un popolo
sull’altro.
Fonte: Tratto da Scienza
Marcia del 20 maggio 2012
DI ANTONIO CARACCIOLO
Fare Politica in Forza Italia
Il professor Caracciolo, che ci ha gentilmente dato il
permesso di ripubblicare il suo testo, ha specificato che esso “Viene da me
continuamente rivisto, riletto, integrato. Si tratta di un articolo “open”, ci
sono possibili ulteriori e imprevisti sviluppi”. Per eventuali modifiche
rimandiamo dunque a http://clubtiberino.blogspot.com/
Tranquillizzo subito chi si infiamma facilmente appena si
tocca questo argomento. Sto dalla parte delle vittime, sempre e senza riserve.
Ma chi è vittima? Vittima è l’innocente che ignora perfino le ragioni dell’odio
e della persecuzione contro di lui. Vittima è il bambino, il vecchio e la
donna, la cui debolezza mai potrebbe costituire minaccia e fonte di timore per
l’aggressore. Vittima innocente è chi è privo di qualsiasi colpa che possa
venirgli imputata per giustificare la ferocia che lo vuole morto per fini che
rispondono molte volte ad un calcolo utilitario ma spesso sono anche frutto di
follia e accecamento prodotto da ideologia, religione, manipolazioni e menzogne
abilmente orchestrate da altri. Vittime sono state gli ebrei nell’ultimo
conflitto mondiale, ed a loro va anche la mia solidarietà senza riserve, ma
vittime ne esistono tante altre nella storia che meritano un’eguale (non
maggiore né minore) solidarietà: lo sterminio ebreo è “unico” come è unico
quello “armeno”, “amerindo”, “giapponese (Hiroshima e Nagasaki)”, e così via
fino allo sterminio “ignoto”. Tutte queste vittime (non raccomandate) purtroppo
restano in buona parte dimenticate e non hanno la stessa solidarietà
strumentale riservata oggi agli Ebrei dell’Olocausto.
Ritengo che questa discriminazione e disparità sia
un’ingiustizia verso tutti i morti egualmente innocenti. Essa è nella sostanza
un’operazione politica del presente che per oltre mezzo secolo è stata
l’ideologia fondante di un equilibrio espansivo e di un politica imperiale. Sul
tema è bene chiarirsi criticamente le idee. Ben vengano dunque le provocazioni
iraniane sul tema. Diventeremo più civili quando la pietà per le vittime
innocenti non avrà più confini e preferenze per colore della pelle, per credo
religioso, per appartenenza politica, per ceto sociale, per stili di vita.
Potremo guardarci nello specchio con buona coscienza quando nessuno penserà di
sfruttare la memoria dei morti per suoi loschi fini che non hanno niente a che
fare con la pace e la pietà.
David Irving ha cambiato idea dopo aver sperimentato
la prigione austriaca. Gli storici non sono liberi di fare le loro ricerche,
che possono anche essere sballate. Ma della loro erroneità possono essere
giudici solo altri storici in grado di contrapporre documenti a documenti
oppure di fornire diverse interpretazioni e letture degli stessi documenti. Non
certo i giudici dei tribunali che di storia poco o nulla sanno. Che i morti
dell’Olocausto (termine in sé già discutibile per il suo contenuto ideologico)
siano sei milioni, o cinque milioni e mezzo, poco cambia. Ma se gli storici
vogliono fare le pulci alle verità ufficiali o ai luoghi comuni, ne hanno pieno
il diritto. Il presidente iraniano Ahmadinejad che riprende gli argomenti
degli storici revisionisti non può essere facilmente trascinato in una prigione
austriaca per farlo ricredere. La stampa internazionale si trova costretta a
riportare le tesi dette aberranti e quindi offre suo malgrado l’occasione per
un vasto dibattito su un tema tabù. Per una eterogenesi dei fini in questo
campo la liberazione rischia di venire dall’Islam. Qualcosa di simile avvenne
in passato quando gli arabi ci restituirono le radici
greche dell’occidente che erano state estirpate e sostituite dalle radici
cristiane.
Il tema è complesso e non posso esaurirlo in un solo post.
Conosco bene le reazioni che immediatamente si suscitano solo ad accennarne e
pertanto la mia cautela contro chi è ideologicamente prevenuto non è mai
abbastanza. Dico subito per sommi capi che a mio avviso tutta la faccenda
dell’Olocausto è stata una politica strumentale con la quale un’intera
generazione di politici al governo ha inteso vivere e speculare sul fallimento
dei governi precedenti, le cui sedie hanno occupato con eguale cinismo e
assenza di scrupoli, facendo pesare sulle generazioni successive ai fatti colpe
a loro estranee. Anche questi giovani, che non hanno conosciuto gli orrori e le
nefandezze della guerra, ma vengono nondimeno allevati nel culto della memoria
e dell’odio verso i loro padri e la loro storia, sono vittime innocenti. Un
grande filosofo, già nei primi anni del dopoguerra, si accorgeva di quanto i
vincitori andavano orchestrando ed così ammoniva: «vivere della colpa altrui è
il modo più basso di vivere a spese degli altri»
Offro in questo post di seguito la rassegna stampa che trovo
sull’argomento. Di ogni articolo on line riscrivo il titolo originale, cioè
correggo il titolista, e attraverso il titolo così modificato cerco di
richiamare l’attenzione su altri aspetti del contenuto. Se del caso, aggiungo in
calce un mio commento o contestazione all’articolo stesso. Mi riservo di
ritornare in ogni momento sul contenuto di questo post, anche rivedendo
radicalmente i giudizi espressi.
- Si accenna al ruolo cinico delle grandi potenze che
disegnano con il gesso i confini degli Stati, cancellandone alcuni e facendone
sorgere altri dal nulla e secondo le proprie convenienze. E’ incredibile
e strabiliante la leggerezza
con la quale venne fatta la famosa dichiarazione Balfour, che doveva costituire
il titolo giuridico
tanto spesso citato per l’inizio di una vicenda sanguinosa che dura ancora oggi
e la cui soluzione ancora non si intravede. Era il compenso per una prestazione
fornita dal fondatore del sionismo. Chaim Weizmann definì il processo di
fermentazione per la produzione dell’acetone, un intermedio essenziale per la
produzione della cordite, un esplosivo a bassa fumosità essenziale nella prima
prima mondiale. Weizmann fu dunque lo scopritore di un esplosivo che servì
all’Inghilterra per vincere la guerra con la Germania.
- L’articolo della “Repubblica” riporta ampi stralci del
discorso di Ahmadinejad. Non mostra però di prendere sul serio il contenuto del
discorso e tralascia ogni approfondimento e riflessione: non sarebbe di poco conto
l’attenta considerazione del ruolo e degli interessi dell’Europa come distinti
da quelli degli USA e di Israele, come anche l’accenno ad una nuova ricerca
storica libera da timori di rappresaglie, cosa che sarebbe più nell’interesse
dell’Europa che non dell’Iran. Non possiamo e non dobbiamo nasconderci che
l’interpretazione della storia europea del XX secolo è stata profondamente
influenzata, per non dire dettata, dagli equilibri politici stabiliti a Yalta.
Ogni voce fuori dal coro viene immediatamente emarginata e di recente l’incauto
ed innocente ricercatore che tocca determinati temi rischia perfino il carcere
e l’incriminazione penale. Non poteva esserci una più clamorosa sconfessione ai
princìpi di libertà, nei quali l’Europa pretende di essere maestra e che
vorrebbe perfino esportare in Medio Oriente. Il nazismo, elemento centrale
nella storia d’Europa nel XX secolo, andrebbe considerato non nella sua sola
veste di responsabile dello sterminio di suoi stessi cittadini, che avevano la
sola colpa di essere di religione ebraica, ma nel più ampio contesto della
relazioni internazionali europee e mondiali. Paradossalmente, con lo sterminio
degli Ebrei il nazismo produsse a se stesso il maggior danno materiale e morale
in quanto si trattava in buona parte di propri cittadini, che potevano dare
alla Germania grandi apporti in ogni campo della vita sociale, economica,
scientifica, politica, culturale. Si assistette ad un’esplosione di follia che
dovrebbe interessare la psichiatria e la psicologia sociale prima ancora che
non la politica e la storia. Ma appunto si tratta qui di riaprire un franco e
libero dibattito al riparo da ogni ritorsione morale e legale.
– La critica che si può fare all’articolo, che copia le
agenzie, è di non fornire elementi di riflessione. Riporta le notizie con
eccessiva distanza ed in questo modo le svaluta, staccandole da ogni sensato
contesto, anzi esclude che vi sia alcunché di sensato nelle posizioni espresse
dal presidente iraniano, appunto non un uomo della strada, ma il capo di uno
stato potente ed in grado di mettere in pericolo la pace mondiale. Non
esiste fatto separato da una sua interpretazione. Ciò che vediamo della realtà
fisica non è mera impressione della luce sulla retina dell’occhio, ma è
soprattutto un’interpretazione della mente, che ovviamente può essere
“oggettiva” o “faziosa” e di parte. L’uomo è destinato a pensare, lo voglia o
meno, e ciò che vede deve avere per lui un significato, magari mutevole nel
tempo. Che l’Europa abbia interesse più che non gli Stati Uniti ad avere buona
relazioni con i paesi arabi mi sembra cosa ovvia. Che da un peggioramento o da un’esasperazione
di queste relazioni abbia molto di più da temere mi sembra altrettanto ovvio. I
conti dicono che l’Europa ha interesse ad una politica filoaraba piuttosto che
filoisraeliana. In realtà, la politica filoisraeliana dell’Europa è solo una politica
filoamericana, imposta dal potente Alleato che in Israele ha un suo avamposto
militare. Il limite della politica USA è che non può fare ciò che ha fatto con
l’Europa dopo la “Liberazione” dal nazismo e dal fascismo. I paesi arabi non
possono essere “liberati” dall’Islam. L’Iraq testimonia ogni giorno il fallimento
della politica americana del presidente Bush. Che l’Iran ci faccia ripensare
tutto questo non mi sembra in sé un male. Il presidente iraniano ci ha invitato
a pensare meglio sui nostri reali interessi. E mi pare ci sia poco da ridere.
- Quasi tutte le agenzie e gli articoli costruiti su di esse
riportano la notizia del gruppo
di studio che si terrà all’università di Teheran in dicembre. Il presidente
iraniano si preoccupa che quale che siano (!!!) i risultati gli studiosi non
debbano essere perseguitati, come avviene puntualmente nel libero Occidente,
patria di splendide libertà che i musulmani non sanno darsi. Il caso Irving
insegna! Le stesse agenzie riportano le reazioni suscitate in occidente alla
tesi secondo cui l’Olocausto sarebbe un mito strumentale. Ancora le
stesse agenzie dicono e tutti i giornali ripetono acriticamente che “si
prevede” che una simile riunione di studio sarà all’insegna dell’antisemitismo.
Ma chi è che lo prevede e su quali
fondamenta? E perché mai un gruppo di studio e di ricerca per la cui libertà di
lavoro ci si preoccupa (vero o meno che sia) dovrebbe già partire orientato con
una pregiudiziale antisemita?! Se così sarà, lo vedremo ed ognuno potrà
giudicare con la sua testa, che non è già venduta al nemico iraniano ma non
vuol neppure farsi gabellare dai nostri governanti apostoli della verità e del
nostro bene, anche quando ci trascinano in guerra con la menzogna che scoperta
resta impunita (leggi Bush e Blair). Le agenzie internazionali di notizie
“si sa” che sono in buona parte tutte americane! Potrebbe farsi un’interessante
silloge di tutte le volte che il governo americano si è servito della menzogna
come pratica di governo. Ad esempio, durante la guerra cubana nel 1898, quando
gli USA tolsero Cuba
alla Spagna; e che dire sulla menzogna circa l’effettivo
inizio della guerra con il Vietnam, menzogna denunciata da Chomski ed ora
definitivamente smascherata; e di quella recente sui falsi armamenti di Saddam.
Se dunque i governi mentono abitualmente, perché bisogna creder loro e non
mantenersi invece in un atteggiamento di prudente sospetto? In Platone
è teorizzata la possibilità e liceità che i governanti possano ingannare il
popolo. Ma nella concezione della Repubblica platonica il popolo non è sovrano
ed è inteso come facile preda delle più ignobili passioni. Il
governante-filosofo ha invece la diretta visione del bene e quindi il suo
inganno non è a fin di male, ma a fin di bene. I nostri odierni governanti non
sono però filosofi che hanno la visione del bene supremo. La democrazia odierna
è basata su principi meccanici. Una volta che è scattata la determinazione elettorale
non vi è più controllo effettivo sull’azione di governo. Per catturare il
consenso nessuno si fa scrupolo dei mezzi adoperati. Agiscono poi le lobby dai
più disparati interessi.
– E’ ormai imposta per legge una determinata e opinabile
interpretazione storica del recente passato. Si badi bene: non si tratta qui di
valori giuridici sui quali potrebbe scattare il vecchio principio della lesa
maestà. Dire ad esempio che il popolo (che è o dovrebbe essere sovrano) è un
reato di lesa maestà. Non è questo un esempio estrapolato a caso. Mi è capitato
qualcosa di simile che ho narrato altrove. E’ diverso il caso in cui si tratta
di interpretazione di un intero periodo storico come la seconda guerra
mondiale, le cui origini sono ancora oggi difficili da individuare per storici
specialisti. E’ assurdo che si voglia imporre per legge interpretazioni
storiche che possono essere date solo da storici e che per giunta sono mutevoli
a seconda dei punti di vista adottati. In Iran si è perciò adottato, per
ritorsione, lo stesso principio delle giornate della Memoria
delle legislazioni occidentali. Ma qui
la Memoria è quella dell’altro, dell’altra parte. Le cose che apprendiamo, sia
pure distorte dalle agenzie, ci preoccupano e ci paiono assurde. Ma tante
assurde non sono se appena un poco riusciamo a riflettere. Ad esempio, che Israele sia destinata a
scomparire può avere un senso politico. Posto che Israele è nel Medio Oriente
lo zero virgola qualcosa per cento dell’intera popolazione, posto che
l’avversione reciproca fra arabi musulmani e israeliani sia destinata ad essere
irriducibile, i casi sono due: o scompare Israele (lo zero per cento) o
scompare tutto il mondo arabo musulmano del Medio Oriente (il 99,9 per cento
della popolazione). Israele possiede già
la bomba atomica per realizzare questo obiettivo tecnicamente possibile. E
possiede questa bomba atomica con la benedizione degli USA, dell’ONU,
dell’Occidente. L’Iran ancora non la
possiede e gli si contesta il diritto a possederla: o meglio le si contesta la volontà
di armarsi. Di diritto qui non ne esiste da nessuna parte. Siamo alla
situazione primordiale dello stato di natura hobbesiano della guerra di tutti
contro tutti. E quale è il ruolo
dell’Europa? Un ruolo servile e sottomesso ad interessi non suoi. Se si
considera l’unità geopolitica del mondo antico, giunta a mirabile armonia con
l’Impero romano, se ne scopre l’attualità. L’America ancora non esisteva ed
oggi potrebbe essere solo un’appendice periferica. Non l’America a guidare la
politica europea, ma l’Europa dovrebbe guidare la colonia (barbara e cattiva,
che ha sulla coscienza il genocidio ed il primo uso dell’atomica) americana…
Dovremmo essere grati al presidente iraniano per averci aperto gli occhi, che
invece vogliamo tener chiusi con fette di prosciutto condite con la coca cola.
– In effetti, sul piano del diritto razionale e astratto, è
difficile dare una patente di legittimità all’ONU che come già la vecchia
Società delle Nazioni non è altro che un’organizzazione dei vincitori, che in
questo modo continuano a patrocinare i loro interessi politici. Le guerre
stabiliscono delle situazioni di fatto che diventano poi anche situazioni
giuridiche. Ma lo status quo è un principio che non può valere per l’eternità.
Se così fosse, noi avremmo ancora la cartina geografica ferma all’epoca delle
prime relazioni internazionali fra gli Stati costituiti come tali. Ai tempi
dell’antico Egitto? di Roma? del Congresso di Vienna? E’ difficile dirlo. E’ più facile dire che le relazioni
internazionali devono essere improntate alla ricerca costante della pace (prima
parte della prima legge di natura in Hobbes: la seconda parte dice che se la
pace non è proprio possibile bisogna allora volere la guerra, con tutti i mezzi
disponibili ed allo scopo di vincerla per davvero. La politica avventuristica
dell’Italietta da Cavour a Mussolini, ma anche fino ai giorni nostri, è tutt’altra
cosa). Il discredito dell’ONU pare un fatto assodato, eccetto che per i
politici e governanti italiani, che nello loro inconsistenza politica hanno
bisogno di fare ogni cosa “sotto l’egida dell’ONU”.
– La controinformazione volta a neutralizzare le
dichiarazioni del presidente iraniano sull’Olocausto offre con tempestività la
notizia dell’uscita dell’ennesimo documentario sulla Shoa, prodotto dal Centro
di Documentazione della Shoa, organo preposto a questo tipo di guerra
ideologica. E va bene! D’accordo! Ringrazio pubblicamente l’autore Spielberg
per un supplemento ad una informazione già abbondante. Ma mi interesserebbe
maggiormente sapere di altro su cui non viene offerta un’eguale informazione.
Ad incominciare dalla stessa Russia, dove esisteva un antisemitismo non diverso
da quello nazista, ma dove si potrebbe pur documentare il trattamento riservato
a qualche milione di tedeschi residenti nelle zone occupate dall’Armata Rossa.
L’informazione a senso unico non può che essere sospetta e farci pensare il
contrario di quello che vorrebbe. Per non parlare poi del genocidio meglio
riuscito, quello degli Indiani d’America. Non solo si tace, ma su quel
genocidio i nuovi Amerindi, disgraziati fuggiti dall’Europa che spesso li
cacciava, hanno fondato la loro Epopea. Leggo in un’altra notizia
sull’argomento che scopo del documentario di Spielberg sarebbe quello di
fornire un deterrente,
un’arma contro i cosiddetti negazionisti dell’Olocausto. Ma il problema non mi sembra che sia questo.
Nessuno può inventare o negare un fatto così eclatante come lo sterminio di sei
milioni di persone, poco importa che siano ebrei o di altre religione. Il problema consiste invece nell’uso
strumentale e politico che di quella tragedia si è voluto fare e si vuol
continuare a fare. Nulla togliendo alla spontanea solidarietà per le vittime, è
però legittima una reazione ad ogni uso strumentale che si voglia fare dei
morti innocenti di ogni epoca e di ogni luogo. In pratica, il regista Steve
Spielberg con il suo documentario vuol fare del terrorismo ideologico
(deterrenza) contro chi possa avere qualche legittimo dubbio e nutro il
legittimo sospetto che lo si voglia manipolare. Se mai, il noto regista con il
suo lavoro dimostra una contro verità. E cioè che proprio attraverso messaggi
come il suo, infiniti documentari e fiction, si è potuto creare quella che il
presidente iraniano chiama una “leggenda”. Qualcuno ha detto che un’immagine
vale mille parole, ma è anche vero che ogni immagine deve essere interpretata
con parole. Oggi i cineasti pretendono di sostituire in blocco storici,
archivisti, filosofi, politici. Potenza della cosiddetta comunicazione che ogni
politico che si rispetti deve saper gestire, non per dire la verità, ma per far
passare ed imporre la sua linea politica. Fanno tutto loro, dando un potente
contributo all’istupidimento collettivo ed al controllo delle masse che possono
essere menate per il naso impunemente e spudoratamente. Era vero ai tempi di
Goebbels, lo è ancora ai tempi di Bush e di Blair, che sulla menzogna hanno
trascinato i loro paesi in una nuova guerra mondiale, che è ormai iniziata e di
cui non si intravede la fine.
– Non posso commentare la notizia se non indicandola come un
esempio di insipienza politica, tipico in particolare della sinistra italiana
che in tutta questa ideologia è cresciuta ed ha prosperato. Inaccettabili per
chi? Per Fassino che stabilisce lui per decreto quello che è accettabile
o non accettabile nella testa di ognuno? Mah! Leggi e passa! Caro Fassino, ma se i palestinesi che sono
arabi e musulmani non ne vogliono sapere di accettare gli ebrei, come la
mettiamo? Per adesso l’atomica ce l’hanno solo gli Israeliani. Mah! Visto che gli Israeliani hanno in
maggioranza un doppio passaporto, statunitense ed europeo, non sarebbe il caso
di preparare un piano di rientro nello Stato di provenienza. Ti pare lecito ed ammissibile che nel 2006 i
“coloni” israeliani si partano per colonizzare territori che vergini non sono,
quasi fossimo ai tempi dell’Impero romano che davano appezzamenti in Gallia ai
vecchi legionari e che stando negli USA si continui la politica della
Frontiera? Andate e prendete, ammazzando chi trovate! Ma di quali diritti e di
quale legittimità vai parlando, sia pure a nome dei DS, caro Fassino?! Se vuoi
puoi appellarsi al principio auctoritas, non veritas facit legem. Ma l’ONU non
ha né autorità né verità. Appunto, ho detto (e parlo solo per me stesso,
beninteso): insipienza politica, per usare espressioni eufemistiche.
,
– Finalmente il dibattito si allarga. Da questa notizia
viene fuori la storia di un altro Olocausto, quello degli Armeni. Ma la notizia
offre anche informazioni sull’inguaribile malvagità della natura umana. E’ vero
che gli armeni furono sterminati dai turchi, ma è anche vero che francesi e
russi ci misero la mano, aiutando i turchi a sterminare gli armeni. Nella loro
guerra contro i turchi sia i francesi sia i russi pensarono di potersi servire
degli armeni e questi poveri disgraziati ne fecero le spese. La storia è più
complessa di quello che appare a prima vista. Possiamo dire in una logica
hobbesiana che gli Stati vivono fra loro in una logica perpetua di stato di
natura e quindi non tralasciano l’uso di ogni mezzo possibile per danneggiare
lo Stato confinante o rivale. In Hobbes questo è teoria, ma nel caso citato
diventa realtà provata dai fatti.
- Si tratta di un’ampia intervista all’autore del libro, che
si occupa prevalentemente della questione armena e che tratta del concetto di
genocidio con molti distinguo e tenta una definizione concettuale del termine
genocidio. Incidentalmente, ad un certo punto dice testualmente «…Scrivo anche
che qualsiasi gruppo etnico è capace di commettere atrocità. Gli Ebrei sono stati
vittime dell’ Olocausto, ma il modo in cui Israele tratta i Palestinesi ricorda
molto da vicino i Nazisti. Non accuso Israele di commettere genocidio,
naturalmente…». Qualcosa di simile è stato pure detto, mi pare, in Italia
dall’UCOII, ossia da un’associazione musulmana. Ne è venuto fuori un vespaio in
seguito al quale il ministro Amato ha fatto una sua personale riforma della
costituzione, pretendendo di far firmare a chi vuole lui una “carta dei
valori”, buffa pretesa se si considera la relatività ed indeterminabilità dei
valori. E’ trascurato poi un principio elementare del vigente sistema del
diritto penale: i reati devono essere certi, tipici, determinati. Il ministro
Amato introduce il terrorismo di stato, ponendo ognuno in sospetto di non aver
rispettato valori che esistono solo nella testa del ministro Amato, che quando
era presidente del Consiglio in una sola notte depredò tutti gli italiani che
avevano qualche soldo in banca. In bell’esempio del suo sistema di valori. Mai
la frase corrente “governo ladro” fu mai più appropriata.
-Il contesto della notizia riguarda la posizione assunta
dalla Radio Maria polacca, distinta dalla nostrana Radio Maria. Il padre
polacco Tadeusz Rydzyk responsabile della radio è stato censurato dal
Vaticano, che persegue tutt’altra politica nei confronti di Israele e
certamente non potrebbe avallare il padre polacco, il quale diffonde nell’etere
testi come il seguente: «“Gruppi ebraici
hanno tentato di intascare tangenti da ambienti politici polacchi in cambio del
loro appoggio all’ingresso della Polonia nella Nato, gli ebrei vogliono
umiliare la Polonia davanti al mondo chiedendole soldi per i beni lasciati nel
Paese, gli ebrei sono un racket ed hanno tratto vantaggi economici
dall’Olocausto, una vera Olocausto SpA”. » Quindi non è soltanto il
presidente iraniano Ahmadinejad ad essere piuttosto scettico sul reale
significato dell’Olocausto, ma possono trovarsi giudizi analoghi nei domini del
regno cattolico-vaticano. Mi stanno spiegando a voce che in Polonia padre
Rydzyk è personaggio alquanto squalificato, benché popolare, dal quale è bene
prendere le distanze. Al padre si deve anche il successo dell’attuale governo,
che non penalizza la radio, rispettando il principio della pluralità
dell’informazione. Io qui ho il solo interesse a dare una rassegna stampa il
più completa possibile sul tema del mio post. Non intendo entrare nella politica
interna polacca, a me ignota. Il fatto che affermazioni come quelle riportate
possono essere pensate e ascoltate in Polonia, ora parte dell’UE, e non solo in
Iran, mi sembra un dato oggettivo. Capita a volte che i pazzi dicano delle
verità che i savi ben si guardano dal proferire. Se poi il padre polacco
ubbidisca a Teheran anziché ottemperare alle censure del Vaticano è cosa su cui
non posso io indagare, ma ho i miei dubbi.
-L’agenzia è piuttosto ambigua, attribuendo a Khatami una
presa di distanze dall’attuale presidente dell’Iran. L’ex presidente
iraniano non “prende le distanze” dal suo successore, ma dice qualcosa di
ancora più pesante. E cioè che Israele infligge oggi ai palestinesi ciò che i
nazisti hanno inflitto agli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Per una
cosa del genere, detta in Italia dall’UCOII, il ministro Amato ha scatenato il
putiferio. La stessa tesi in questa rassegna stampa è pure affiorata dal libro
di Michael Mann. L’attuale presidente iraniano Ahmadinejad ha fatto sapere che
intende organizzare un convegno di studi, che se deve essere libero, non può
anticipare i risultati. Sembra di capire che perfino ad Ahmadinejad è chiara la
distinzione fra la negazione di un fatto eclatante (la morte di milioni di
persone) e l’uso che di quei morti si intende fare. Ed in effetti si è preteso
che su quei morti, ormai morti, si dovesse edificare in Medio Oriente uno
stato. Come a dire che Tizio deve pagare i danni che Caio ha fatto a Sempronio.
Se la logica ha un senso, il significato dovrebbe essere chiaro e tale da non
far gridare allo scandalo.
-Lungi da me il propormi come avvocato o portavoce del
presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, al quale Roberto Malini, autore
di testi “didattici” sull’Olocausto, invia una lettera aperta che io commento
in quanto “aperta” al dibattito. Se nostro scopo comune è di chiarirci una
buona volta i termini di una polemica montante, va anche detto che esiste una
certa differenza fra la negazione pura e semplice di una fatto e una leggenda
che su quel fatto può farsi. La storiella di Romolo e Roma è appunto una
leggenda. Non vuol dire che alla sua origine non vi sia un fatto assodato come
la fondazione di Roma. Nel caso dell’Olocausto altro è dire che nessun ebreo
sia mai stato ammazzato, altro è la spiegazione delle circostanze che hanno
condotto al fatto e soprattutto altre sono le conseguenze interpretative che
dal fatto compiuto possono originarsi. Altro è dire per esempio che poiché il
fatto è avvenuto e poiché il fatto deve essere risarcito e qualcuno deve
pagare, se ne deve concludere: a) che uno Stato di Israele doveva sorgere a
titolo di risarcimento in Palestina; b) che i tedeschi devono ancora oggi
pagare risarcimenti allo stato di Israele, legittimo erede e rappresentante
degli ebrei sterminati; c) che legittimo è il possesso dell’atomica per Israele
ed illegittimo per l’Iran ed ogni altro Stato arabo, ecc. Mi pare che siano
diversi i piani del discorso. Insomma, il negare o provare i dati di fatto, di
un qualsiasi fatto, è onere di chi vuol cimentarsi in una ricerca documentaria,
archivistica, storica, tecnica, chimica, ecc., ma l’interpretazione dei fatti
veri, presunti o falsi è cosa che può essere fatta da ognuno, ossia da un
giudice terzo. Infatti, in sede giudiziaria il giudice giudica e forma il suo
giudizio sulla base delle prove che le parti gli sottopongono. In tutta questa
storia Giudice è l’opinione pubblica occidentale di questa mezzo secolo. Io
propendo non per la tesi negazionista (= il fatto non è mai avvenuto), ma per
la demistificazione di un chiaro intento strumentale legato a quel fatto, vero
o falso che sia. Mi piacerebbe che questa mia Lettera aperta giungesse pure a
Roberto Malini. E sarei pure lieto di partecipare anche io al convegno di
Teheran per ascoltare le spiegazioni di Malini.
– Mi chiedo quali interessi ci possano essere dietro la tesi
che un determinato sterminio di esseri innocenti, o genocidio che dir si
voglia, o strage e simili sia una fatto “unico”. Forse in questa maniera si
pensa di poter raccogliere un maggior numero di contributi di solidarietà senza
aver concorrenti. Trovo contorte le giustificazioni teoriche lette qua e là.
Credo che ci sia dietro un interesse pratico e strumentale, non apprezzabile.
– Nella scorso estate vi è stata una forte reazione ad un
manifesto a pagamento dell’UCOI pubblicato sui principali giornali italiani.
Nel testo si commentavano le vicende della guerra in Libano e si equiparavano
le distruzioni materiali e le vittime fatte da Israele a condotte ed episodi
simili commessi da nazisti e fascisti. L’analogia non è piaciuta a molti e si è
invocato il rigore del diritto penale per proibirla. Il ministro Giuliano Amato
si è addirittura inventata una “carta dei valori” alla quale i membri dell’UCOI
dovevano soggiacere come se fossero delle forche caudine sotto le quali
dovevano passare. Essenza di ogni “valore” è la sua libertà e spontaneità. E’
assurdo concettualmente ed eticamente pensare che si possono imporre a
chicchessia valori non sentiti spontaneamente. Al massimo si sarà un notevole
apporto all’ipocrisia collettiva, che in Italia ha una lunga tradizione. Ma
alle dichiarazioni dell’UCOII ha
prontamente reagito l’UCEI (la lega delle
comunità ebraiche) e si è riprodotto lo stesso raggruppamento conflittuale di
fascismo e antifascismo che in Italia ha funestato il clima culturale per oltre
mezzo secolo e che oggi attraversa una fase di stanca. Il recente libro (non
ancora da me letto) di Pansa sulla “Grande bugia” della Resistenza è una
manifestazione del fenomeno, che però ha una dimensione più vasta non ancora
emersa nella sua interezza. Il dibattito sul Medio Oriente è il riflesso di una
problematica interna alla politica culturale europea dal 1945 in poi. In merito
alla vicenda estiva del manifesto UCOII che non ho potuto seguire bene perché
in vacanza sembra a me sconvolgente non il contenuto stesso del manifesto, che
può essere opinabile quanto si vuole, ma la reazione ad esso seguita. Giudico
questa reazione del tutto illiberale. Non
mi pare che la collega di FI Isabella
Bertolini abbia ben riflettuto sulla natura del liberalismo. Ma forse pensa
soltanto di cavalcare una facile emotività sull’argomento. Per il mio modo di
pensare ognuno può fare le affermazioni che meglio crede purché non compia
reati perseguibili. Non riesco a trovare in rete il testo del manifesto che
nello scorso luglio ha suscitato tanto scalpore, ma ne ho trovato un altro
dell’aprile 2004,
il cui contenuto non mi sembra affatto scandaloso. La manifestazioni di un
pensiero, ed è tale anche la formulazione di un’analogia (se ne fanno sempre,
anche quella di “governo ladro” è pure un’analogia assai calzante per il
ministro Amato quando in una notte mise la mano nei conto correnti degli
italiani), non possono costituire reato in una società che si pretende libera e
liberale. Il presidente iraniano nella recente polemica si è richiamato alla
guerra arabo-libanese e ne ha tratto posizioni di politica internazionale che
impegnano lo stato iraniano e di cui l’Italia e l’Europa farebbe bene a tener
conto.
- Il principale interessato alla polemica scatenata da
Mahmoud Ahmadinejad sarebbe la Germania. Ma quale è stato il suo ruolo? Per chi
ha un poco di conoscenza della Germania è noto come ai tedeschi sia stato fatto
un lavaggio del cervello dal 1945 in poi. Sono loro i reprobi della terra che
hanno il grande torto di continuare ad esistere dopo l’immane ed inaudito
Delitto che ha portato allo sterminio del popolo di Israele. E’ scritto nel
Vecchio testamento che: «la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla
quarta generazione» (Num. 14,18 e altrove). Si sa che i testi religiosi vengono
interpretati in sintonia con i tempi, ma in Germania la tesi della colpa
collettiva trova fior di filosofi pronti a sostenerla. E’ così che tutti i tedeschi sono diventati un
caso collettivo di psichiatria sociale. E su questa base sarebbe interessante
una contabilità dei risarcimenti versati dalla Germania Federale allo Stato
d’Israele. Chiamata in causa dal presidente iraniano il cancelliere tedesco
Angela Merkel non si espone in una vicenda da trauma: «Il cancelliere
tedesco, che non aveva deliberatamente risposto il giorno in cui aveva ricevuto
la lettera, ha risposto oggi di ritenere “completamente inaccettabili” le
critiche nei confronti di Israele contenute nella missiva. “L’esistenza di Israele appartiene per noi
alla ragion di Stato” ha dichiarato Angela Merkel, sottolineando il fatto che
venga “costantemente rimessa in
questione”». Agli inizi delle guerre
preventive di Bush una donna tedesca, ministro della giustizia, la coraggiosa Herta
Däubler-Gmelin fu costretta alle dimissioni per aver detto che non
vedeva differenza fra Hitler e Bush stando alla comune prassi e teoria delle
guerre preventive, ma dopo avere ormai infranto il tabù
dell’intoccabilità degli americani, posti al di sopra di ogni sospetto e di
ogni critica in stretto abbinamento ad un altro tabù: quello dell’Olocausto. Con un tedesco è difficile in genere avere una
conversazione sul tema “olocausto” e si trae l’impressione di un trauma ancora
vivo. In una lettera di stato il capo di stato iraniano dice al capo di stato
tedesco che: “Il mito della Shoah è stato creato contro la Germania”, ma il cancelliere tedesco si defila dal
problema. Sul suolo tedesco ancora oggi
è di stanza l’esercito americano, che occupa la Germania fin dal 1945.
Nell’immediato dopoguerra non vi era pezzo di carta stampata che potesse sottrarsi
all’autorizzazione delle potenze occupanti. Non vi è da stupirsi del successo
con cui è avvenuta la rieducazione democratica dei tedeschi. Un simile
programma di educazione di massa è nei piani degli USA.
- L’intervista è del 29 maggio 2006 ed è stata rilasciata a
Teheran ai giornalisti Gerhard Sporl, Stefan Aust e Dieler Bednarz; sulla
stampa italiana la stessa ha avuto una scarsissima eco. Francesco Coppellotti
ne ha fatto una traduzione per il giornale on-line EFFEDIEFFE.co, diretto da
Maurizio Blondet. L’intervista ha il
pregio di far parlare direttamente il presidente Mahmoud Ahmadinejad senza
l’intermediazione giornalistica che tende a screditare la notizia stessa mentre
la comunica a chi può avere interesse a prenderne conoscenza. E’ una tecnica di controllo e manipolazione
della cosiddetta opinione pubblica. Rispetto ai regimi detti totalitari non
cambia molto. Chi riceve le notizie deve avere sufficiente spirito critico per
difendersi o meno dalla mediazione giornalistica. Anche per questo motivo mi
auguro che venga abolito l’ordine (creato dal fascismo) dei giornalisti e
liberalizzata ad ognuno l’accesso alla professione.
– Dal testo dell’intervista che sto leggendo ora riga dopo
riga sembra di capire ad un certo punto che il presidente Mahmoud Ahmadinejad
sia un negazionista. Ho già detto che io
non sono un suo avvocato difensore o un suo portavoce. Per me diventa una buona
occasione il fatto che un capo di stato (non un cittadino qualunque che può
essere tranquillamente ignorato e silenziato) costringa a riaprire una
discussione, sulla quale assurdamente è intervenuto perfino il giudice penale.
Per quanto riguarda la posizione negazionista la mia personale posizione è
abbastanza semplice: io sono nato dopo i fatti accaduti e per giunta lontano
dai luoghi i cui i fatti sono avvenuti. Ma se mi si para davanti una persona
che mi dice di essere sopravvissuto ai campi di sterminio, di aver avuto
genitori e parenti uccisi nei campi di concentramento e mi fornisce ogni genere
di testimonianza su un fatto realmente accaduto, io non posso obiettare nulla e
dare per vero e certo il fatto. Se poi si presentano altri persone che
contestano su base documentale gli stessi fatti nasce una disputa, di cui io in
posizione terza aspetto la conclusione. Personalmente propendo a credere che il
fatto storico della morte fisica delle persone rinchiuse nei campi di
concentramento sia un fatto accertato. Costruire una montatura mi sembrerebbe
cosa troppo onerosa. Ma di ciò io non sono preoccupato. Non è il fatto in sé
che mette in crisi la mia disponibilità a credervi o meno. Ciò a me interessa è
l’interpretazione del fatto presentato come accertato ed indiscutibile. Mi
interessano altresì le conseguenze morali e politiche che da quel fatto si pretendono
di trarre. Questo mi sembra la sostanza del problema e del dibattito che ora
può riaprirsi sulla spinta delle clamorose dichiarazioni del presidente
iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Se poi vi siano storici che intendano dedicare il
tempo delle loro ricerche alla verifica e discussione critica della
documentazione sull’Olocausto, ne hanno bene il diritto e contro di loro non
dovrebbe essere emanata nessuna legge penale. A rimetterci non sono loro, ma la
libertà di ricerca e di manifestazione del pensiero. A me sembra cosa ovvia, ma
evidentemente qualcosa deve essere successo in Europa se ciò che è ovvio per
gli uni non lo è anche per gli altri.
L’Intervistatore è a sua volta criticabile, quando introduce
la nozione di “colpa”: i “tedeschi” (non già i nazisti, ma addirittura i
“tedeschi”, anche quelli che ancora non erano nati all’epoca dei fatti!)
avrebbero avuto la colpa per la morte dei sei milioni di ebrei. Il concetto di
colpa in sé applicato al caso specifico si presta a molte contestazioni. Altra
cosa è la responsabilità materiale della concatenazione di eventi che hanno
portato alla morte fisica di moltissime persone innocenti, alle quale va senza
riserve la mia e la nostra solidarietà. Parlare di “colpa” significa però
accettare già una determinata interpretazione del fatto. Ed è qui che è bene
riaprire la discussione!
- L’articolo parla del solito libro scritto dal solito
giornalista con i soliti promotori. In questo modo si fa opinione, si forma
opinione, si crea la cosiddetta opinione pubblica. A chi scrive solo per il
fatto di scrivere è attribuita la capacità di pensare. Guai a chi non sa
scrivere e non sa parlare. Nel testo dell’articolo qui passato in
rassegna una sola cosa attrae la mia attenzione. La proposta di fare entrare
Israele nell’Unione Europea mi sembra autentica follia. Resto del parere che lo
Stato d’Israele sia una creazione artificiale voluta dagli USA e dai vincitori
della seconda guerra mondiale per avere una testa di ponte nel Medio Oriente,
dove ai ripetuti e puntuali massacri
israeliani segue altrettanto puntuale la copertura americana e la solita
solfa dell’Olocausto che conferirebbe ai sedicenti eredi di quelle lontane
vittime il diritto di fare altre vittime. Ai paesi arabi si vorrebbero
riservare a forza le delizie del nostro modo di vivere, o meglio si ritiene di
avere il diritto divino di interferire nell’autonomo sviluppo dei popoli, che
possono passare da uno stadio ritenuto poco ammirevole ad altro di tutto
rispetto. Io ritengo che la guerra non porti mai niente di buono e che il
peggio che un popolo possa sperimentare è la disfatta militare sul piano
esterno e la guerra civile su quello interno. A costo di attirarmi un
florilegio di insulti io ritengo che per l’Europa sarebbe stato molto meglio
non aver subito la disfatta militare, augurandosi poi un’evoluzione endogena
riguardo a quei problemi interni che a noi paiono il regno del demonio. Ciò è
avvenuto per paesi come la Spagna e la stessa Russia e qualcosa di simile si
può dire per gli USA che non sono mai stati incriminati per genocidio. Eppure i
nazisti rispetto a loro sono degli scolaretti mal riusciti. Diffido di ogni
genere di Liberatori, di quelli che ci hanno liberato e di quegli stessi che
oggi vorrebbero liberare i paesi arabi facendo piovere bombe dal cielo,
imponendo embarghi, amministrando bugie che vengono passati alle docili penne
dei giornalisti. E’ di qualche giorno la
notizia dell’ennesima prodezza israeliana che allontana di qualche secolo ogni
speranza di pace. Se l’inimicizia arabo-israeliana o più limitatamente
palestinese-israeliana è irriducibile, volersi imbarcare nell’UE Israele
significare fare una dichiarazione di guerra all’intero mondo arabo. Per quello
che conto e posso io sto con gli arabi e contro Israele. Arrivano dei momenti
in cui ognuno deve assumersi le sue responsabilità e fare le sue scelte di
campo. La faccenda dell’Olocausto, quale che sia, non può essere assunto oggi
come un pretesto per stare dalla parte di Israele. E ben fa il “pazzo
criminale” dell’Iran ad infrangere i tabù che noi ci siamo costruiti e di cui
non sappiamo liberarci.
- Posso considerare almeno un successo l’aver destato un
certo interesse con il mio post sull’Olocausto che secondo un mio commentatore
non è abbastanza “approfondito”. Ciò può
essere vero in senso relativo ed accolgo l’invito a sempre maggiori
approfondimento. Intanto lo ringrazio per avermi avvertito della fossa dove
sono stato messo. Dopo aver letto il contesto in cui il mio post è stato messo
con un link chiaramente rivolto a veicolare insulti e diffamazioni oltre che
delazione devo rimandare l’invito a questi felici lettori della “corretta
informazione” di regime: approfondiscano loro, se ne sono capaci, cosa
significa libertà di pensiero e libera manifestazione del pensiero. Cosa significa il rispetto per l’altrui
opinione. Dismettano i panni del delatore e si studino per bene l’art. 49 della
costituzione che prescrive ciò che i partiti in Italia (nata dalla Resistenza)
non sono mai stati: strutture democratiche. La mia tessera a Forza Italia risale al 2002:
lo dico per i lettori di “informazione corretta”, vitalmente interessati a
questo dettaglio della mia biografia o almeno per il Cucco che dirige la
“corretta” informazione. La tessera ad
un partito costituzionale (FI, ma poteva essere qualunque altro) che ho preso
per dovere civico non mi è stata mai ritirata e viene da me puntualmente
rinnovata: benché faccia chiasso in tutti i modo non mi è mai giunta nessuna
censura, ma qualcosa di peggio sì: il silenzio. Da quando mi sono iscritto ho
cercato tutti i momenti possibili di dibattito e di confronto: si svegliano
solo al tempo delle elezioni per chiedere il voto e per trasformare gli
iscritti in tanti galoppini cercatori di voti, ma a discutere e dibattere non
se ne parla! Basta che dicano sciocchezze alla televisione i leaders e gli altri (300.000 tesserati e 10
milioni di elettori possono solo applaudire ed abbassare la testa). Ma io non intendo che sia questa la politica,
cioè il carnevale elettorale ed i salotti televisivi, dove si alleva un popolo
di idioti pronto a recepire la “corretta informazione” e a lasciarsi aizzare
contro il negro, contro l’ebreo mutatis mutandis. Non sono stati prima mai iscritto ad un
partito: mi disgustavano tutti, ma non sono stato mai un terrorista o un
violento, un extraparlamentare sì. Tranquillizzo
i miei detrattori di «Informazione “corretta” (!!!)»: se riuscite con la vostra
delazione ai superiori organi di partito a far sì che qualcuno in Forza Italia
si accorga di me e decidano di espellermi, mi avrete fatto un immenso piacere!
Non cambierò parrocchia, ma me ne tornerò » lealmente « a vita privata, avendo
salvato la mia coscienza nel rispetto di un falso e mai attuato articolo della
costituzione del 1948, nata dalla guerra civile e dalla Resistenza: l’art. 49
che parla di partiti che nella realtà non sono diversi da quelli totalitari. Quanto poi a mettere in dubbio ciò che affermo
e che posso dimostrare, e cioè di essere presidente di un Club da me fondato (e
approvato da chi di competenza) e coordinatore provinciale (regolarmente agli
atti), osservo che potrebbero esserci aspetti penali per i quali potrei
querelare i “corretti” informatori. Li tranquillizzo dicendo che non mi attrae
questo sport e che ritengo sano principio di un cittadino “dabbene” lo stare lontano dalle aule di giustizia,
soprattutto quando è sicuro di aver ragione. Concludo dicendo ai “corretti” informatori che
se avessero letto con intelligenza ed attenzione il mio lungo ed “approfondito”
post le mie posizioni non sono quelle che mi vengono attribuite, ma per capirlo
bisogno avere un’intelligenza ed un’attenzione che i corretti “informatori”
sono lungi dal possedere! Rispondo da casa mia (dal mio Blog) e non dal sito
nel quale vengo ignobilmente diffamato. Ancora
più insensata la messa in dubbio della mia qualifica universitaria, da me sempre onorata nel più scrupoloso
rispetto della deontologia didattica e scientifica. Esco infatti dai ristretti spazi delle aule
universitarie per rendere un prezioso servizio alla società, educando
all’esercizio critico del pensiero e contrastando la massificazione mediatica e
manipolatoria del “corretti” Informatori,
ai quali do io stesso una mano
riportando il testo appena inviato alla Direzione Nazionale del mio partito:
«Per le opinioni da me espresse in questo post è apparsa una
pubblica delazione. Il fatto e la mia risposta si trova al n. 19 del testo. Sono a disposizione per rendere conto ovvero
aspetto una qualche risposta MAI giunta. Antonio Caracciolo
Presidente di Club,
Coordinatore provinciale di Clubs». Se
in questo modo sarò riuscito a scuotere un partito detto di “plastica”, sarà
stato un successo politico. Ringrazio i miei delatori se in qualche modo con le
loro infamie riescono ad attirare su di me l’attenzione dei vertici del mio
partito: eterogenesi dei fini.
Post Scriptum. – Sul merito non posso ripetere quello che ho
già diffusamente scritto nè anticipare quello che ancora più diffusamente
scriverò. Apprendo che Vincenzo Cucco è il nome del direttore di “informazione
corretta”, dove vengo diffamato e deferito ai Superiori Organi. Se non erro, in
dialetto calabrese cucco significa gufo, un uccello infausto e sinistro.
Meglio sarebbe se avesse intitolato la sua testata “disinformazione”:
corrisponderebbe meglio alla realtà, almeno per quello che mi riguarda, non
avendo letto altri articoli ed essendomi prima la testata del tutto
sconosciuta. Vedo che si tratta di una testata specializzata nel passare in
rassegna quanto esce sul Medio Oriente. Poiché questo Post intende fare la
stessa cosa, siamo evidentemente dei concorrenti. Informo il gentile Direttore
Cucco che questo assaggio della sua “corretta” informazione mi è sufficiente:
non andrò a leggere altro ed attingo le mie notizie liberamente dal motore di
ricerca Google. Non credo che a costituzione vigente né Cucco né altri possa costringermi
ad assumere altro punto di vista che il mio, con il quale non intendo vincolare
nessuno e meno che mai i miei compagni di partito, con i quali sarei ben felice
di poter accendere un dibattito sulla politica estera italiana in Medio
oriente. Quanto alle mie tesi, se le si vuol discutere e controbattere, io son
qua! Ho potuto leggere finora solo contumelie, denigrazione e diffamazione:
appunto l’eredità dell’Olocausto, il cui uso strumentale (“il dominio del
mondo” bla bla, non sono parole mie. Leggi bene Cucco!) è confermato da una
informazione “politicamente corretta”. L’apologetica di cui vengo imputato
c’entra come il cavolo a merenda. Vedo tanta idiozia disarmante. Non ci sono i
presupposti per una proficua discussione. Ognuno si compri il pane che mangia
nella bottega che preferisce!
- In Italia si è scatenato un putiferio appena l’UCOII si è
permessa di paragonare al nazismo la ferocia delle rappresaglie israeliane
contro inermi civili, imprese derubricate e tollerate come banali errori, che
si verificano troppo spesso per non essere sistematici ed apparire come deliberati.
Addirittura il ministro Amato ha inteso riformare di suo pugno commissariale la
costituzione italiana imponendo opinabili dichiarazioni su arbitrarie ed
amatesche “carte dei valori”. Nell’articolo
sopra riportato si legge come un ministro israeliano paragona il
presidente iraniano a Hitler, ossia reca quella stessa offesa che respinge se
rivolta a lui. Si tratta del resto di un
“insulto” che in modo del tutto appropriato un ministro tedesco subito
dimissionato – la coraggiosa Däubler-Gmelin,
non per nulla ministro della giustizia – aveva già rivolto allo stesso Bush. Due pesi e due misure dove nessuno grida allo
scandalo. Si erge a difensore dell’Olocausto vilipeso perché negato o
ridimensionato, ma conferma implicitamente la nostra tesi del significato
strumentale assunto dall’Olocausto nell’odierna politica degli Stati usciti con
limitazioni di sovranità dalle macerie della seconda guerra mondiale. In nome
dell’Olocausto vilipeso gli Israeliani si preparano a farne un’altra di ben
maggiori proporzioni e ferocia, disponendo
essi di quell’atomica che si vuol negare all’Iran e nel cui nome si è
già fatta la guerra all’Iraq, che di
bomba atomica non ne possedeva affatto e mentre non riusciva ad impedirne la
costruzione alla Corea che ora ne possiede una e può costringere i potenti USA
a scendere a patti. Ne dobbiamo concludere
che nella strategia
imperiale americana l’Estremo Oriente interessa per ora meno del Medio
Oriente, contiguo alla pacificata Europa post 1945. Si è usato
spudoratamente la menzogna e su quella menzogna si è prodotto un nuovo
olocausto. Nessun tribunale interna-zionale viene proposto per giudicare chi ha
mentito. Niente ci impedisce di pensare che l’attuale guerra civile che dilania
l’Iraq sia stato un disegno deliberato USA-israeliano. Hobbes insegnava che è
buona politica fare tutto il possibile per indebolire uno stato confinante.
Cosa di meglio dal fomentare una guerra civile al suo interno? E se mai un
giorno assai lontano si uscirà in Iraq dalla guerra civile il governo fantoccio
neo iracheno nel frattempo imposto sarà un governo mansueto e docile ai voleri
USA e israeliani. Tolto di mezzo l’Iraq si possono poi meglio fare i conti con
l’Iran. Ed ecco che il mastino Israele, fornito addirittura di un arsenale
atomico di cui non dispone neppure la Gran Bretagna, scalda i suoi muscoli e si
prepara all’Olocausto iraniano, dopo l’olocausto palestinese e dopo quello
libanese e non essendo ancora in corso l’olocausto iracheno. Il ministro degli
esteri italiano, che non è un fesso e nessuno pensa di tacciare di
antisemitismo, deve esserci accorto di qualcosa se dopo il recente ennesimo
efferato massacro israeliano di civili ha proposto di fare pressioni sul
potente Bush perché tenga a freno i fidi israeliani: è fin troppo chiaro che
senza gli USA che armano la loro mano e la proteggono ogni volta che produce
stragi lo Stato di Israele non ha sua propria consistenza in un’area dove
rappresentano lo 0,2 per cento dell’intero che è tutto arabo e musulmano per il
restante 98,8 per cento: calcoli di quel mattacchione di Marco Pannella. Vorrei che i miei detratti della “corretta
informazione” ben riflettessero su queste cose prima di partire lancia in resta
contro chi come il sottoscritto dispone della sola arma della ragione e che ha
la sola colpa di non amare gli odierni israeliani, che per lui non hanno nulla
a che fare con gli ebrei che sono morti nei campi di concentramento e sui quali
gli odierni israeliani vivono di rendita. Alla canaglie italiane della « corretta»
informazione voglio dire che non sono un filoiraniano o un emulo italiano del
presidente Islamacazzo o come diavolo si chiama, ma sono in filoitaliano che
vuol camminare tranquillo per le piazze e le strade d’Italia, messe in pericolo
dai fin troppo disinvolti errori israeliani nell’eccidio di donne e bambine,
della cui morte il nostro sensibile cuore cattolico troppo presto si dimentica
pur facendo per legge un culto della Memoria di cose passate di quando la
maggior parte degli italiani non erano neppure nati. Se si vuole per davvero la pace, questa deve
essere voluta con il 98,8 per cento del mondo arabo e non deve essere messa in
pericolo per coprire la follia omicida dello 0,2 per cento di intoccabili e non
criticabili, al di sopra di ogni possibile critica e di ogni appunto, che
invece è lecito fare a tutta la restante umanità! Così vuol scrivere nella sua e solo sua «carta
dei valori condivisi» l’eccellente ministro Amato, specializzato nel togliere
soldi dai conto correnti degli italiani facendo in un istante solo un colpo mai
riuscito a tutti i ladri messi insieme. Almeno avesse lui rispettato il
comandamento «Non rubare!».
• 21) LA CANAGLIATA CONTINUA.
- Apprendo per puro caso la corrispondenza che mi riguarda e
di cui al link. Intanto ritrovo un vecchio nome con il quale avevo chiuso una
polemica, un tal Dr. Iannuzzi, che per decreto avrebbe il compito di
“formarmi”, essendo nella redazione di Ragionpolitica.it Avevo avuto con lui
una discussione a proposito di Augusto del Noce, del quale insieme con
Buttiglione (che era già assistente volontario) era stato studente immatricolato
nell’anno accademico academico 1970-71 ed anche in anni successivi. Non mi dichiaro allievo fedele di Del Noce,
nelle cui posizioni filosofiche non mi sono mai riconosciuto pur essendo stato
io il più diligente e fedele degli allievi che Del Noce ebbe negli ultimi anni
del suo insegnamento. Tra questi allievi
non ricordo di aver mai visto o saputo di un tal Jannuzzi, ma devo ammettere
che finita all’università non seguivo le orme private del Maestro e quindi non
so cosa combinasse o facesse fuori dall’università, anche se mi giungeva
qualche voce poco edificante. Lascio comunque immaginare come poteva
indispettirmi la saccenza di un Iannuzzi che proprio a me parlava Del Noce!
Avendo comunque capito che “Ragionpolitica.it” non era un organo di espressione
delle varie posizioni esistenti in Forza Italia, decido di non continuare una
polemica improduttiva e mi procuro miei propri organi di espressione, da cui il
“Fare politica in Forza Italia”, che già nel nome dovrebbe far comprendere
l’elemento della proposta, del chiamare alla discussione ed al dibattito, da
cui poi in ultimo – si spera – dovrebbe poi sorgere una posizione comune,
“condivisa”, come si suol dire. Non è nel mio stile o nei miei propositi
“imporre” mie opinioni del momento che nascono sull’onda delle notizie del
giorno, ma che richiedono una pronta interpretazione. Per formarmi le mie
opinioni non aspetto che si pronunci il Papa, il Segretario del Partito o anche
soltanto Jannuzzi. E mi spavento se trovo qualcuno che condivide le mie
opinioni. Mi piace se vengono discusse e contestate con buoni argomenti, che
sono poi per me occasioni di ulteriori approfondimenti.
– Ragionpolitica.it è un organo di cui auspico la
soppressione non già in quanto esprime le mere opinioni dei suoi redattori, ma
in quanto è un organo precluso agli Iscritti a FI, come ho potuto constatare.
Si tratta di una delle tante iniziative anarchiche all’interno del partito.
Qualcuno ha messo dei soldi e qualcun altro vi ha messo sopra il cappello, quei
soldi che in parte vengono dalla mia tessera. Una costante della dirigenza
nazionale del partito è di non rispondere ai problemi posti dai quadri
intermedi e dalla base. Ancora non ho capito se per deliberata e meditata
intenzione, o per semplice inettitudine ed insipienza politica. Fatto sta che
molti proprio per questa ragione hanno lasciato Forza Italia e che proprio a
partire dalla Calabria, dove ho iniziato la mia militanza, Forza Italia ha
perso quelle elezioni (20.000 voti) a cui tiene tanto e su cui vivono tanti
portaborse. Per essere più convincente cito il nome di Pietro Fuda, presidente
della provincia di Reggio Calabria ed ora parlamentare con l’Unione! E’ bastato
lo spostamento dei suoi voti per determinare la sconfitta. Forza Italia è un
partito “nuovo” sorto dalla dissoluzione seguita a Mani Pulite. Attratto dalla
sua “novità” e vincendo il disgusto indifferenziato che provavo per tutti i
partiti, ma anche volendo evitare la via della contestazione violenta del
sistema, ho preso sul serio il dettato della nostra magnifica costituzione, la
quale nel suo articolo 49 costituzionalizza il sistema dei partiti. Ai miei
delatori che tentano di farmi “cacciare” da Forza Italia ricordo che nel nostro
sistema l’iscrizione ad un partito è un diritto del cittadino, con quel che
consegue e che ora non sto ad illustrare. Mi aspettavo in effetti reazioni come
quelle che ci sono state e non ho difficoltà o timore ad affrontarle. Quello
che non mi aspettavo che i delatori della informazione politicamente corretta
avrebbe interpellato proprio il tale Dr. Iannuzzi alle cui opinioni non mi
sento minimante vincolato come non pretendo che lui debba essere vincolato alle
mie. Lo avverto però che se alle prossime tornate elettorali con legge
elettorale vigente dovessi trovare il suo nome in lista, questa volta non
rispondere all’appello di Berlusconi. Alle ultime elezioni ho votato turandomi
il naso. Alle prossime non lo farò più.
• Mi fa sorridere e mi diverte il tentativo di incrinare la
mia posizione in Forza Italia. Signori, non sono un deputato e non guadagno
neppure una lira con Forza Italia. Giusta una settimana fa ho incontrato e
conosciuto il nuovo coordinatore regionale del Lazio di FI, Giro, e gli ho
scherzosamente annunciato a fronte della transumanza generale da partito a
partito io resterò fedelmente in Forza Italia fino a quando qualcuno non si
prenderà la briga di “cacciarmi”, non per avere io rubato, ammazzato o fatto
cose simili, ma soltanto per avere manifestato le mie libere opinioni. Nessuno
però di quelli che interpello manifesta intenzione di “cacciarmi”. Anzi
giudicano assurdo e ridicolo il solo pensarlo. Che poi un Jannuzzi conti più di
me (se davvero conta più di me), è cosa che mi turba assai poco. Forza Italia è
un partito dove non si discute, dove si trovano persone come il tal Jannuzzi
che pretendono di imporre il Jannuzzi pensiero attraverso un foglio
parrocchiale come Ragionpolitica.it, non a caso diretto nominalmente da un
prete, l’ottimo Baget Bozzo, da cui ho ricevuto solo un abbraccio in un raro
momento di casuale incontro. Insomma, tutto ciò è buffo ed assurdo e forse
sbaglio io a non ignorarlo del tutto. Cercando infine di venire alla sostanza
del problema, raffreddando gli spiriti bollenti, riporto l’attenzione sul fatto
che un partito, e soprattutto un partito che si dice e vuol essere liberale, è
innanzitutto un luogo di discussione. Per chi ha voglia di letture (che non
siano le pagine di Del Noce) consiglio quanto al riguardo scrive Carl Schmitt
(mio vero maestro), trovando la crisi del liberalismo proprio nel venir meno
dell’elemento della “discussione”. La
discussione non ha limiti nella sua libertà. L’unico limite è quello costituito
dal codice penale e riguarda i reati rubricati come tali. Ma la libertà di
pensiero e la sua libera manifestazione è il più importante fra quelli sanciti
nella nostra costituzione, che è liberale forse per sbaglio o per retorica.
Solo degli autentici idioti possono pensare di abolire la libertà di
discussione sottraendosi alla discussione. Circa l’intrinseca validità delle mie
argomentazioni sono quelle che possono emergere dalla loro confutazione, cosa
di cui ben si guardano quelli della informazione politicamente corretta, perché
loro hanno già in tasca la Verità. Se non hanno interesse o meglio non sono
capaci di un confronto critico, meno che mai ho io interesse a perdere del
tempo con degli idioti. Spendo ora il tempo strettamente necessario a
respingere una diffamazione in atto, che trova una sponda proprio nel tal
Jannuzzi, che se fosse stato appena un poco corretto avrebbe per prima cosa
dovuto rivolgersi al sottoscritto, informandosi presso di me dello stato della
polemica.
• E non credo di dover altro aggiungere, per adesso. Sono
qui e aspetto i fulmini e le scomuniche, ma non quelle di Jannuzzi che non
saprei neppure dove mettere. “Aberrante” è per me la posizione di chi non
ritiene di affrontare la discussione, perché lui ritiene già di aver ragione:
la sua è una posizione “politicamente corretta”, alla quale gli altri devono
semplicemente inchinarsi. Oggi tutti si scoprono e si dichiarano maestri di
liberalismo ed alla fine non si sa più cosa è questo liberalismo. Si vanifica e
diventa privo di senso. Ma comunque in tutte le accezioni possibili di
liberalismo non credo se ne possa trovare una che rifiuti in linea di principio
la “discussione”. Inaudito, assurdo, ridicolo! Si paventa il fascismo ed il
nazismo in quanto antitetici al liberalismo ma si pratica un fascismo che
neppure i fascisti doc hanno mai praticato, sapendo essere ben più liberali
(Gentile, ad esempio) degli odierni suoi detrattori. Trovo assai divertente lo sconcerto dei
pensatori “politicamente corretti”, non sapendo essi se inquadrarmi all’estrema
destra o all’estrema sinistra. Infatti, come ragiona un pensatore
“politicamente corretto”? Ascolta la sera per televisione innanzitutto il Papa
(e tra questi ascoltatori annovero il Jannuzzi), poi i vari leaders dei partiti
che ad imitazione del Papa amministrano la corretta interpretazione dei fatti
del giorno. Se poi qualcuno non ne vuol sapere né del Papa in senso proprio né
dei suoi imitatori (all’infimo grado perfino un Jannuzzi dalle pagine
telematiche di Ragionpolitica.it) e tenta di pensare con testa propria ecco lo
sconcerto fino allo spasimo dei “corretti informatori” del “corretto” pensiero
politico. La politica però ha anche degli aspetti divertenti. Et de hoc satis.
Spero, almeno.
Antonio Caracciolo
- La storia ogni tanto ci regala dei paradossi davvero
sorprendenti. Chi avrebbe mai pensato che la Germania di Norimberga si sarebbe
ritrovata, solo una sessantina di anni dopo, a difendere a spada tratta una
“verità storica” che fino quel momento avrebbe tanto volentieri evitato di
riconoscere?
Eppure ieri quella di Angela Merkel è stata una delle voci
che maggiormente si è fatta sentire nell’esprimere la propria “indignazione”
per le affermazioni sull’olocausto fatte dal presidente iraniano Ahmadinejad. Ma anche Blair non si è fatto pregare,
definendo l’episodio “incredibilmente scioccante”, mentre il nostro Massimo
D’Alema ha preferito il grigio neutro di “una cosa inqualificabile”. Grandiosa
poi la Santa Sede, che ci ha fatto sapere che l’olocausto “è stata una immane
tragedia, dinanzi la quale non si può restare indifferenti”.
Ma in realtà questa ridicola sceneggiata che si sta
svolgendo sul palcoscenico internazionale è costituita da tre grandi menzogne,
che stanno perfettamente incastrate una nell’altra.
La prima menzogna sta nel modo in cui i media occidentali
hanno riportato la notizia, mettendo l’accento soltanto sull’aspetto estremista
e provocatorio del discorso di Ahmadinejad. Rileggendo le sue parole notiamo
infatti …
… che Ahmadinejahd ha detto (BBC): “Just as the USSR
disappeared, soon the Zionist regime will disappear,” “esattamente come l’Unione Sovietica è scomparsa, presto scomparirà il
regime sionista”. Ne ha fatto cioè
un discorso di cicli storici, e non di popolo, e non si fatica certo a
concordare con lui che il sionismo abbia fatto il suo tempo. Vedere un Ariel
Sharon, costretto a far rientrare a viva forza gli stessi coloni che lui aveva
mandato in avanscoperta oltre trent’anni fa, è stato un esempio che dovrebbe
bastare per tutti.
Ahmadinejad qundi non ha fatto un discorso “antisemita”, tanto è vero che in Iran vivono più di 25 mila
ebrei, che lo stesso Ayatollah Komehini dichiarò a suo tempo una minoranza
religiosa da proteggere e rispettare. Gli ebrei in Iran vivono tranquillamente
mescolati alla popolazione di maggioranza musulmana, frequentano le loro
sinagoghe, e uno di loro è addirittura stato eletto al parlamento. E alla
stessa conferenza “revisionista” sull’olocausto hanno partecipato 67 storici
ebrei dalla testa ai piedi.
La seconda grande menzogna sta, appunto, nella reazione da
gran teatro dei nostri governanti europei, che grazie al solito copione
stracollaudato hanno accuratamente evitato di affrontare il vero problema posto
da Ahmadinejad (BBC): “Whether the Holocaust occurred or did not or whether it
had vast dimensions or not, it has become a pretext to create a base for
aggression and threats for the countries of the region.” “Che
l’olocausto ci sia stato meno, o che sia stato o meno di vaste dimensioni, è
diventato un pretesto sul quale basare l’aggressione e le minacce contro i
paesi di questa regione”.
Alzi la mano chi sostiene che questo, almeno in parte, non è
vero.
Ma la terza menzogna, la più grande di tutte, sta nel fatto
che l’olocausto è esistito eccome, ma sono per primi i sionisti a non potersi
dire del tutto innocenti per quello che è accaduto.
L’odio verso gli ebrei è stato coltivato da 2 mila anni di
cultura antisemita che trova il proprio seme nello stesso vangelo cristiano – a
proposito di “santa” sede, appunto – e una volta che questo odio, giunto al suo
culmine, ha dato origine al nazismo, sono stati gli stessi sionisti a
collaborare con i tedeschi affinché l’olocausto venisse a prendere le massime
dimensioni possibili.
Cerchiamo quindi di non cadere anche noi nel giochino “ebrei
buoni” o “ebrei cattivi”, che fa tanto comodo a chi ha tutto l’interesse di
occultare i veri problemi: qui non si tratta di stabilire se i morti nei campi
di concentramento siano stati due milioni, quattro oppure sei, ma chi quei
milioni li ha inizialmente voluti, e chi poi ha fatto di tutto perché quella
cifra risultasse la più alta possibile.
Finché “Israel”, il popolo ebraico nel suo insieme, non avrà
il coraggio di aprire i libri di storia – quelli veri, non quelli che mette sui
loro banchi di scuola il Ministero dell’Istruzione di Tel Aviv – e di fare
pulizia al proprio interno, i problemi per loro, e quelli da loro creati, non
finiranno mai.
Massimo Mancuzzo
Fonte: da Luogo comune.net,
del 13 dicembre 2012
OLOCAUSTO AUTO-ASSISTITO
Di
Friedrich Paul Berg (1997)
[1]Sul
canale The Learning Channel della televisione americana,
alcuni programmi recenti hanno descritto in dettaglio l’orribile esecuzione di
un prigioniero, David Lawson, che aveva rifiutato di collaborare con i suoi
esecutori. Lawson venne giustiziato il
15 Giugno del 1994, a Raleigh, Carolina del Nord. In quella che fu una delle
ultime condanne a morte eseguite tramite gas, Lawson trattenne ripetutamente il
respiro il più a lungo possibile prendendo solo qualche breve boccata negli
intervalli. Secondo alcuni resoconti il prigioniero era anche debole di mente.
Forse è per questa ragione che fece qualcos’altro fuori dell’ordinario; egli si
appellò ai suoi giustizieri e ai testimoni durante l’esecuzione. Ripetutamente,
mentre prendeva le sue brevi boccate, egli gridò: “Sono umano!”. All’inizio il
suo grido era chiaramente percepibile ma con il passare dei minuti divenne
sempre meno comprensibile fino a quando, più di dieci minuti dopo l’inizio
dell’esecuzione, era rimasto solo un brontolio. Egli morì solo dopo diciotto
minuti. I testimoni erano inorriditi. Il direttore della prigione che aveva
anche supervisionato l’esecuzione era così scosso che si dimise. A causa di
questo fiasco, le esecuzioni con gas tossico sono state generalmente
abbandonate negli Stati Uniti e rimpiazzate con iniezioni letali. E’ chiaro
adesso agli esperti, e specialmente a coloro che stanno aspettando nei bracci
della morte, che un’esecuzione veloce e indolore per mezzo di gas richiede la
cooperazione della vittima designata. I
prigionieri che stavano per essere gasati venivano solitamente incoraggiati ad
inalare profondamente non appena il cianuro veniva sprigionato per facilitare
la propria morte. Tuttavia, se una vittima designata non era cooperante,
l’esecuzione sarebbe diventata facilmente un fiasco. L’agonia – anche nelle
condizioni più favorevoli – poteva durare più di diciotto minuti semplicemente
rifiutando di fare i respiri profondi necessari ad ingerire rapidamente una
dose letale di cianuro. Una procedura di esecuzione che utilizzava la tecnologia
più moderna, con una concentrazione di gas mortale che avrebbe dovuto uccidere
in pochi secondi, è stata ostacolata da almeno una vittima designata
semplicemente trattenendo il respiro. Una procedura di esecuzione che avrebbe
dovuto essere indolore e rapida si è dimostrata tanto poco pratica che è ora
generalmente accantonata. Una procedura di esecuzione che ha sprigionato una
concentrazione di cianuro estremamente letale in pochi secondi, ha impiegato
nonostante tutto diciotto minuti per uccidere una singola vittima debole di
mente. A questo punto dovrebbe essere ovvio che le dicerie dell’Olocausto
Ebraico su gasazioni di massa con Zyklon B e CO [monossido di carbonio] sono
spazzatura. Gli spezzoni di prova approssimativi e zeppi di errori di queste dicerie
mostrano che i metodi di gasazione nazisti possono essere definiti perlomeno
primitivi. Invece di sprigionare una concentrazione mortale in pochi secondi,
questi metodi potevano sprigionare concentrazioni mortali solo a stento dopo
molti minuti.
La maggior parte delle esecuzioni dell’Olocausto, più di tre
milioni, vennero presuntamente inflitte con esalazioni Diesel. Se i motori
diesel fossero stati azionati al minimo, o addirittura quasi al minimo, le
esalazioni non sarebbero state mortali nel modo più assoluto a prescindere dai
tempi di esposizione; le esalazioni avrebbero contenuto meno dello 0.1% di CO e
circa il 18% di ossigeno. Ma, anche con i motori operanti con carichi pesanti,
la qualcosa è possibile solo con il collegamento di un’ ingombrante
attrezzatura ai detti motori, le esalazioni sarebbero state mortali solo a
stento: avrebbero infatti contenuto meno dello 0.4% di CO e più del 6% di
ossigeno.
Per le presunte gasazioni con cianuro avvenute ad Auschwitz
ed eventualmente a Majdanek, ma in nessun altro posto secondo la storia
dell’Olocausto, il cianuro si sprigionava presuntamente da granuli di Zyklon B
gettati sia sopra la testa che in mezzo ai piedi delle vittime designate, o
dentro colonne perforate. In ognuno di questi scenari, il cianuro si sarebbe
sprigionato lentamente; questo è dopotutto il vero scopo dello Zyklon B:
sprigionare una quantità limitata di cianuro lentamente. In condizioni normali
uno strato di Zyklon spesso fino a un centimetro avrebbe richiesto mezz’ora per
sprigionare metà del suo veleno. La
presenza di una folla di vittime designate strettamente stipate e urlanti
avrebbe ritardato il processo anche di più. Sebbene molti sarebbero potuti
morire nei tempi descritti [dai testimoni] molti altri sarebbero sopravvissuti:
e questo sarebbe stato un fiasco. Cosa
avrebbero fatto gli esecutori con i sopravvissuti? Li avrebbero riportati alle
baracche dove avrebbero potuto descrivere quello che era successo o li
avrebbero sottoposti a un’altra gasazione? Dopo aver separato le vittime
chiaramente sopravvissute dai morti, come avrebbero identificato ed eliminato
quelli semplicemente storditi o svenuti o che fingevano di essere morti? La
risposta è che ogni progetto di gasazione di massa davvero realistico avrebbe
dovuto prevedere l’uccisione di tutte le vittime. Altrimenti, avrebbe avuto lo
stesso fardello emotivo per gli esecutori che presuntamente erano stati
incaricati delle gasazioni di massa come alternativa [meno traumatica] alle
fucilazioni.
L’esperienza americana con semplici esecuzioni con il gas in
condizioni ideali prova che le gasazioni di massa degli ebrei sarebbero state
possibili solo se le vittime ebree – non solo alcuni ebrei, ma tutti – avessero
cooperato alla loro esecuzione; tutto ciò è troppo incredibile. La storia
dell’Olocausto auto-assistito è davvero una menzogna.
[1]
Traduzione di Andrea Carancini.
Il testo originale può essere consultato in rete
all’indirizzo seguente: http://www.codoh.com/gcgv/gcgvself.html
Fonte: da Andrea Carancini
del 13 febbreio 2008
FONTE: da STAMPA
LIBERA del 28 gennaio 2013
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