Il Saviano del Vajont bandito dal salotto tv «Fazio teme la libertà»
Lo scrittore di Erto smaschera il conduttore: «Invita solo chi è nella sua lista». E se non sei anti Cav., tanti saluti.
Se ci si vuole accomodare nel salotto buono, non sono ammissibili modi troppo schietti, mani ruvide da scalatore e abbigliamento sconveniente. Dunque il romanziere Mauro Corona, uomo di montagna fiero della sua bandana, delle canottiere e delle gite nei boschi, sulle ambite poltroncine di Fabio Fazio non può poggiare le terga.
Lo scrittore originario di Erto non lontano da Pordenone, è sbottato ieri alla fiera agricola di Santa Lucia di Piave (Belluno), dove era ospite, fiasco di vino in mano: «Fazio mi discrimina. Non ha voluto che partecipassi alla sua trasmissione con La fine del mondo storto».
Corona ha raccontato che lo staff di “Che tempo che fa", il programma condotto da Fabio Fazio su RaiTre, si è presentato nella sua dimora, dove vive appartato e difficile da raggiungere, visto che non ha il cellulare e il telefono fisso spesso squilla a vuoto, mentre lui è fuori ad arrampicarsi chissà dove. « Sono venuti per fare una specie di verifica televisiva ed hanno constatato che probabilmente non ero adatto. Evidentemente sono pericoloso per le idee che ho, anzi per la libertà con cui mi esprimo».
Chissà, magari a "Che tempo che fa" hanno preferito cassarlo quando si sono resi conto che l'occupazione principale dello scrittore non era quella di dir male di Silvio Berlusconi, «Evidentemente Fazio vede in me un pericolo», ha commentato ieri Corona. «Bene, se così è lo invito a non parlare di giustizia per conto di tutti. Non è vero che dà spazio a chiunque, in misura eguale; è un classista».
Non ha tutti i torti, il barbuto Mauro.
La selezione degli ospiti faziosi è rigidissima. "Che tempo che fa" è un circolo ristretto. Una trasmissione televisiva che si basa su un concetto semplice, per quanto assurdo: la televisione è una cattiva maestra. Chi si mette appollaiato davanti a Fabietto, quindi, è tendenzialmente un personaggio restìo a comparire sul piccolo schermo, uno che in condizioni normali lo eviterebbe come la peste. Però, per Fazio fa un'eccezione, visto che soltanto la sua tivù è buona e giusta, intelligente e colta, disposta il dialogo. Il resto è monnezza.
Fabio Fazio e Roberto Saviano
Fabio Fazio e Roberto Saviano
Chiaro, Fazio mica è pirla. Non si fa sfuggire i grandi nomi, quelli che più televisivi non si può. Ma in quel caso li ammanta di una patina di buonismo, li rende partecipi della sua superiorità morale e intellettuale. E, di solito, li fa parlar male del Cavaliere.
Nel programma condotto con Roberto Saviano, "Vieni via con me", ha definitivamente levato la maschera. Dopo aver sfarnato un format di interviste dove le domande - poiché si tratta di un'amichevole "conversazione" - non sono previste e di conseguenza vere risposte non sono ben accette, ha partorito quattro puntate fondate sull'assenza di contraddittorio. A "Vieni via con me" si declamavano elenchi, si elencavano proclami, si educava il popolo.
Non per nulla il ministro Roberto Maroni ha dovuto pretendere di replicare alle accuse di Saviano sulla Lega che "interloquisce" con la mafia. All' epoca, Corona si espresse senza troppi fronzoli: «Fazio se avesse qualcosa sotto i pantaloni lo ospiterebbe. Maroni vuole dire la sua, perché Fazio non gliela fa' dire? Tanto io e Maroni siamo condannati: non ci inviterà mai».
Lo scrittore l'ha detta giusta: «Lì ci vanno quelli che dice lui, quelli che sono nella sua lista».
E ieri ha ribadito il concetto. «Fazio ignora volutamente alcuni ospiti; invita solo chi non gli fa paura e io gliene faccio tanta. So di essere rognoso e acuminato ma ho venduto 2 milioni e mezzo di libri, affronto temi quali l'uomo e il dolore, la natura e l'ecologia. Tutti argomenti che Fazio dice di avere a cuore. Dovrebbe rendersi conto che in Italia ci sono tanti altri Saviano. Con Fazio ho chiuso, ormai l'ho messo nella gerla del passato e anche se dovesse invitarmi non andrò mai nelle sue trasmissioni nemmeno se mi stendesse i tappeti rossi».
Al "Saviano del Vajont" ha dato manforte il governatore del Veneto Luca Zaia, secondo cui non invitare Corona è un delitto. Nemmeno Zaia, del resto, fu invitato a presentare il suo libro Adottare la terra (Mondadori).
C'è solo una differenza tra il ministro Maroni e Corona. Il primo ha fatto bene a pretendere il diritto di replica, anche solo per smentire le illazioni sulla Lega mafiosa. Lo scrittore può anche fare a meno di "Che tempo che fa". Certo, è l'unica trasmissione in Italia che permetta ai libri di vendere qualche copia in più. Ma lui, in fondo, non ne ha bisogno. Se non va, lo si nota di più.
Fonte: srs di Alfredo Barba da Libero di mercoledì 15 dicembre 2010
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