LA TESTIMONIANZA- Si muove su una carrozzina dopo un incidente stradale: Filippo Preziosi, a capo della direzione tecnica della Ducati Corse, è testimonial della giornata della disabilità
MILANO - Filippo Preziosi è il direttore Generale e direttore Tecnico di Ducati Corse. Quest’anno prepara la moto per Valentino Rossi. Abbiamo scelto lui per parlare della giornata della persona disabile che si celebra in tutto il mondo il 3 dicembre perché Filippo, 42 anni, prima dell’incidente stradale era direttore tecnico in Ducati e lo è ancora, aveva una vita brillante e ce l’ha ancora. Si muove su di una sedia a rotelle, ma è rimasto quello di prima. «Claudio Domenicali, il mio capo, ha avuto coraggio, dieci anni fa, al momento dell’incidente, di confermarmi nel mio ruolo all’interno di Ducati. Quando ha preso questa decisione non c’erano elementi che lasciassero pensare che la scelta fosse quella giusta».
MESSAGGIO - Un‘esperienza che diventa messaggio in occasione della giornata della persona disabile. «La mia storia dovrebbe far rifletter quanti, fra cui i datori di lavoro, devono scegliere come occupare un così detto disabile. Che semplicemente è una persona che dopo un certo evento non può fare più certe cose, ma ne può fare altre».
Filippo nella sua vita a 300 km all’ora trova il tempo di incontrare i pazienti delle unità spinali. Oggi è al centro di riabilitazione di Montecatone (Imola). «Le settimane dopo l’evento che ti ha cambiato la vita sono quelle più drammatiche e delicate. Ci sono passato anch’io. Famigliari e amici ti danno molto affetto. Ma io avevo bisogno di parlare con persone che avevano avuto la stessa mia drammatica esperienza e capire come ne erano usciti, come si erano organizzati».
REGOLA DI VITA - Filippo al centro di Montecatone è stato ricoverato per sei mesi per curare la mielolesione e proprio lì ha capito una regola di vita. Valida per tutti.
«Ho imparato a chiedere. Ho capito che farmi aiutare non era una sconfitta. Ho appreso che chiedere è un approccio che cambia la vita a prescindere dalla disabilità. Chiedere significa mettere sul tavolo un argomento e affrontarlo in maniera chiara. E si trovano soluzioni. Più semplici e efficaci. Saper chiedere è un valore».
La società si è trasformata nei confronti di chi ha una ridotta mobilità?
«Per quanto riguarda le barriere architettoniche non vendo passi vanti rispetto a dieci anni fa. La tecnologia ha migliorato la vita. Non solo in termini di qualità, ma proprio di fattibilità di certe attività. Penso ai servizi online. Anche se non deve essere un alibi per gli amministratori pubblici l’esistenza di servizi telematici di banking e di acquisito di beni. Devono eliminare gli ostacoli. La vita non si vive davanti al personal computer».
RELAZIONARSI - «La vita è relazione. Per questo vado nelle unità spinali per cercare di dimostrare che purtroppo siamo stati protagonisti di un evento drammatico e doloroso da tanti punti di vista, ma che questo non deve essere l’elemento attorno cui ruota la nostra esistenza». Filippo a questo punto tiene a sottolineare che non vuole fare il predicatore, non vuole insegnare nulla, intende solo ascoltare e dialogare. «Quando parlo con i ragazzi dei centri di riabilitazione mi arricchisco ogni volta. Il confronto permette anche di riposizionare la gravità dei propri problemi, di dare una giusta priorità alle cose».
TURISMO, AMICI E SPORT - «La gente ci vede in carrozzina e pensa che il nostro problema sia solo quello di muoverci su quattro ruote. Non è così. Abbiamo problemi di salute importanti che provocano sofferenza fisica». Ma c’è l’antidoto. «Fare una vita normale ha un effetto lenitivo sul dolore. Sono fortunato di riuscire a lavorare come prima. Questo non mi fa sentire il dolore che torna a prendere il sopravvento appena sono "tranquillo". Quando mi immergo in un’attività, in un progetto, la mente è deviata dal pensiero fisso della mia condizione. Per questo è importante poter lavorare, viaggiare, essere impegnati nel sociale, in politica: fare una vita normale».
LIBERAMONDO - Filippo Preziosi a Montecatone è ospite dell’associazione Liberando che sta portando avanti il progetto di turismo accessibile Liberamondo.
«Si tratta di una mappatura di itinerari veramente a misura di carrozzina - afferma la presidente Laura Rampini -. Purtroppo c’è ancora molta ignoranza e se al telefono assicurano che l’albergo o il centro benessere è accessibile, una volta sul posto le misure di camere e bagni non permettono il soggiorno. Per non parlare degli scalini, ce ne sono dappertutto senza che abbiamo un’utilità. Abbiamo già itinerari all’estero, testati da me e dal mio compagno Filippo Landi, e che molti hanno già replicato. Come quello in California che è diventato il viaggio di nozze per molte persone con ridotta mobilità. Da qualche mese è cominciata la mappatura italiana. Una volta conclusa la ricerca, come per l’estero, non facciamo da tour operator, semplicemente forniamo informazioni. L’amicizia con Filippo Preziosi ci permette di avere un testimonial e un prezioso sperimentatore visto che è sempre in giro per il mondo».
Fonte: srs di Carmen Morrone, da il corriere della sera it del 02 dicembre 2010.
Link: http://www.corriere.it/
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