Per gentile concessione di Edoardo Perazzi, erede di
Oriana Fallaci, pubblichiamo ampi stralci dell’intervista con Mohammed Alì che
la scrittrice fiorentina realizzò per L’Europeo. Il testo uscì il 26 maggio
1966, col titolo “Che aspettano a farmi presidente di uno Stato dell’Africa?”.
L’intervista è contenuta nel volume antologico “Le redici dell’odio. La mia
verità sull’Islam”, uscito per Rizzoli nel 2015 e appena ristampato in edizione
economica.
Un pagliaccio simpatico, allegro, e innocuo. Chi non ricorda
con indulgenza le sue sbruffonate, le sue bugie, i suoi paradossi iniziati alle
Olimpiadi di Roma quando mise in ginocchio ben quattro avversari, un belga un
russo un australiano un polacco, e la medaglia d' oro non se la toglieva
neanche per andare a letto, imparò per questo a dormire senza scomporsi, Dio me
l' ha data e guai a chi la tocca.
Nei ristoranti, nei night-club, entrava avvolto in una cappa
di ermellino, in pugno uno scettro: salutate il re, io sono il re. Per le
strade girava guidando un autobus coperto di scritte inneggianti alla bellezza,
la sua bravura, o una Cadillac color rosa salmone, i cuscini foderati in
leopardo. Sul ring combatteva gridando osservate come mi muovo, che eleganza,
che grazia, e se lo fischiavano rideva narrando che il primo pugno lo aveva
tirato alla mamma a soli quattro mesi, sicché la poveretta cadde knock out
mentre i denti schizzavano via come perle di una collana.
Un' altra menzogna, s' intende, dovuta al suo primitivo
senso dell' humour; non avrebbe fatto torto a una mosca. Da quell' humour e
dalla sua vanagloria fiorivano poesie divertenti: «La mia storia è quella di un
uomo / nocche di ferro, di bronzo la pelle / Parla e si gloria d' avere / il
pugno possente, ribelle / Son bello, son bello, son bello / il più grande di
tutti, io / nel duello».
La boxe aveva trovato con lui un nuovo astro, un personaggio
quasi degno di Rocky Marciano, Joe Luis, Sugar Robinson. Era il simbolo di un'
America fanfarona e felice, volgare e coraggiosa, priva di lustro ma piena di
energia.
Si chiamava, a quel tempo, Cassius Marcellus Clay. Ora si
chiama Mohammed Alì ed è il simbolo di tutto ciò che bisogna rifiutare,
spezzare: l' odio, l' arroganza, il fanatismo che non conosce barriere
geografiche, né differenza di lingue, né colore della pelle.
I Mussulmani neri, Neri, una delle sette più pericolose d'
America, Ku-Klux-Klan alla rovescia, assassini di Malcom X, lo hanno
catechizzato ipnotizzato piegato.
E del pagliaccio innocuo non resta che un vanitoso
irritante, un fanatico cupo ed ottuso che predica la segregazione razziale,
maltratta i bianchi, pretende che un' area degli Stati Uniti gli sia consegnata
in nome di Allah. Magari per diventarne capo: il sogno che quei mascalzoni gli
hanno messo in testa approfittando del fatto che non capisce nulla, sa menar
pugni e basta.
Bisognava vederlo, mi dicono, quando a Chicago partecipò al
raduno di cinquemila Mussulmani neri e, il pugno alzato, gli occhietti
iniettati di sangue, malediceva Lincoln, Washington, Jefferson, altri
bravissimi morti, strillava: «Entro il 1960 tutti i neri d' America saranno con
noi, pregate per l' anima e il corpo dei nostri nemici, chi non è con noi è
nostro nemico». (...) I Mussulmani neri, che hanno bisogno di un martire nella
stessa misura in cui cercano pubblicità, lo istigano continuamente al litigio e
sarebbero molto contenti di vederlo in prigione.
Dove prima o poi finirà se si ostina a non fare il soldato
con la scusa che lui appartiene ad Allah, non agli Stati Uniti. E questa
sarebbe la patetica fine di un uomo che l' ignoranza e la facile fama
distrussero mentre cercava di diventare un uomo. Ciò che segue è la cronaca
bulla ed amara di due giorni trascorsi a Miami nell' ombra di Cassius Clay,
alias Mohammed Alì, campione mondiale dei pesi massimi, eroe sbagliato dei
nostri tempi sbagliati. Con l' aiuto del magnetofono e del taccuino ve la do
così come avvenne. Era la vigilia del suo incontro con l' inglese Henry Cooper.
La palestra dove si allena il pugile oggi più famoso del
mondo è situata a Miami Beach, non lontano dal mare, sopra un negozio per
pulire le scarpe.
Il pubblico è ammesso per mezzo dollaro quando lui non c' è,
un dollaro quando lui c' è. Lui c' è di solito all' una: seguito da una scorta
di Mussulmani neri come un torero dalla sua quadrilla. Prima d' essere
rinnegato per le sue idee non sufficientemente estremiste, lo seguiva ogni
tanto anche Malcom X che nell' estate del 1963 gli donò il suo bastone d'
avorio nero. (…)
Non le dispiacque, Mohammed, di cambiar il suo nome?
«Al contrario era duro avere il nome che avevo perché il
nome che avevo era il nome di uno schiavo Cassius Marcellus Clay era un bianco
che dava il suo nome ai suoi schiavi ora invece ho il nome di Dio. Mohammed Alì
è un bel nome Mohammed Alì che bel nome Mohammed vuol dire Degno di Tutte le
Lusinghe Alì vuol dire Il più Alto è il minimo che merito e poi gli uomini
dovrebbero chiamarsi così mica signor Volpe signor Pesce signor Nonsocché gli
uomini dovrebbero avere il nome di Allah.
Sicché io mi arrabbio quando la gente mi ferma e mi dice
signor Clay posso avere il suo autografo signor Clay io rispondo non Clay,
Mohammed Alì. [...]».
Ma se è tanto cambiato, Mohammed, perché continua ad
insultare i suoi avversari e ad odiarli?
«Io non li odio come esseri umani li odio come individui perché
tentano di farmi del male tentano di mettermi knock out tentano di rubarmi il
titolo di campione dell' intero mondo, io sono campione dell' intero mondo e
non sta a loro pugili levarmi il titolo di campione dell' intero mondo a me che
ho sempre tirato pugni capito? [...] E poi li odio perché hanno i nervi di
salire sul ring sapendo che sono bravo come sono, grande come sono questo mi fa
imbestialire così li insulto. E poi li insulto perché così perdon la testa e
quando un uomo perde la testa diventa più debole e casca giù prima come accadde
con Liston al quale Liston dicevo che è brutto, brutto come un orso, bè non lo
è?
E poi gli dico vigliacco coniglio crepi di paura fai bene ad
avere paura perché da questo ring tu esci morto, hai voluto sfidarmi vigliacco
vedrai cosa ti tocca. Loro non lo sopportano e vinco [...]
Ma non le prende mai il dubbio che un giorno qualcuno le
possa suonare a lei?
«Io non ho dubbi perché non ho paura e non ho paura perché
Allah è con me e finché Allah è con me io rimango il campione dell' intero
mondo, solo Allah può mettermi knock out ma non lo farà. Io non ho dubbi perché
l' uomo che batterà Mohammed Alì non è ancora nato [...]. Io durerò ancora per
quindici anni e poi a quarant' anni mi ritirerò nella campagna perché ho
trecento acri di terra vicino a Chicago e ho anche comprato due trattori e con
quelli ci coltivo i cavoli e i pomodori e le galline [...]
E con quel cibo diventerò molto ricco e comprerò un aereo da
seicentomila dollari e poi voglio una limousine in ogni città d' America per
ricevermi all' aeroporto e poi voglio uno yacht da duecentomila dollari
ancorato a Miami e poi voglio una di quelle case che ho visto sulle colline di
Los Angeles a centocinquantamila dollari perché il paradiso io non voglio in cielo
da vecchio io lo voglio sulla terra da giovane. [...]
Mohammed, ha mai letto un libro?
«Che libro?»
Un libro.
«Io non leggo libri non ho mai letto libri io non leggo
nemmeno i giornali ammenoché i giornali non parlino di me io ho studiato
pochissimo perché studiare non mi piaceva non mi piace per niente si dura
troppa fatica e non è affatto vero che io volevo diventare dottore ingegnere.
Gli ingegneri i dottori devono lavorare ogni giorno ogni notte tutta la vita
con la boxe invece uno lavora per modo di dire in quanto si diverte e poi con
un pugno si fa un milione di dollari all' anno.
[...] Come quando mi
chiamarono alle armi e mi fecero l' esame della cultura mi dissero se un uomo
ha sette vacche e ogni vacca dà cinque galloni di latte e tre quarti del latte
va perduto quanto latte rimane? Io che ne so. [...] E così dicono che sono
inabile ma d' un tratto scoprono che non sono inabile affatto per morire nel
Vietnam sono abilissimo eccome ma io questo Vietnam non so nemmeno dov' è io so
soltanto che ci sono questi vietcong e a me questi vietcong non hanno fatto
nulla sicché io non voglio andare a combattere coi fucili che sparano io non
appartengo agli Stati Uniti io appartengo ad Allah che prepara per me grandi
cose».
Quali, Mohammed?
«[...] Magari divento il capo di un territorio indipendente
oppure il capo di qualche Stato in Africa magari di quelli che hanno bisogno di
un leader e così pensano abbiamo bisogno di un leader perché non prendiamo
Mohammed che è bravo e forte e coraggioso e bello e religioso e mi chiamano
perché sia il loro capo. Perché io non so che farmene dell' America degli
americani di voi bianchi io sono mussulmano...».
Mohammed, chi le dice queste cose?
«Queste cose me le dice l' onorevole Elijah Mohammed
messaggero di Allah ma ora basta perché voglio andare a dormire io vado presto
a dormire perché la mattina mi alzo alle quattro per camminare».
N.B. Elijah Mohammed è il capo dei Mussulmani neri.
Lo divenne dopo l' assassinio di Malcom X. Abita a Chicago, in una villa di diciotto
stanze, viene dalla Georgia. Ha studiato fino alla quarta elementare ed è stato
in carcere più volte, per crimini e infrazioni diverse. Suo figlio è il vero
manager del Campione e si fa pagare dal Campione, per questo, non so quante
centinaia di dollari la settimana. (...)
Le è dispiaciuto, Mohammed, divorziar dalla moglie?
«Nemmeno un poco è stato come voltare la pagina di un libro
le donne non devono andare in giro mostrando le parti nude del corpo come i
selvaggi come le vacche come i cani come fa lei è un vero scandalo. Un uomo
deve avere una moglie che gliela guardano con ammirazione rispetto lo dice
anche Elijah Mohammed apri la TV e cosa vedi, vedi le donne nude che cantano
che reclamizzano le sigarette vai nei negozi e che vedi, vedi le donne nude che
comprano le cose non è decente le donne hanno perso tutta la morale non è
decente non è decente non è decente».
Mohammed, perché non mi guarda negli occhi? È arrabbiato?
«Non sono arrabbiato nella mia religione ci insegnano a non
guardare le donne noi le donne le avviciniamo in modo civile parlando prima coi
genitori per chiedergli se ci danno il permesso di guardar la ragazza come in
Arabia come nel Pakistan come nei paesi dove si crede al Dio giusto che si
chiama Allah non si chiama Geova o Gesù.
E poi non mi piace questo mischiarsi coi bianchi lei cosa ci
fa qui con me cosa vuole da me come prima cosa è una donna come seconda cosa è
una bianca io se fossi in Alabama voterei per il governatore Wallace che non
mischia i bianchi coi neri, io non voto per quelli che dicono oh io voglio bene
ai neri io non voto pei neri come Sammy Davis che si sposan la bionda, cobra,
serpenti, la gente dovrebbe sposare la gente della sua razza. Lo dice anche
Elijah Mohammed i cani stanno coi cani i pesci stanno coi pesci gli insetti con
gli insetti i bianchi coi bianchi è la natura è la legge di Dio è scritto
perfin nella Bibbia che a voi piace tanto e questa integrazione cos' è?
[...] Io non sono americano io non mi sento americano io non
voglio essere americano io sono asiatico nero come la mia gente che voi bianchi
avete portato qui come schiavi e si chiamavano Rakman e Assad e Sherif e Shabad
e Ahbad e Mohammed e non John e George e Chip e pregavano Allah che è un dio
molto più antico del vostro Geova o del vostro Gesù e parlavano arabo che è una
lingua assai più vecchia del vostro inglese che ha solo quattrocento anni, ed
ora queste cose le so per via di Elijah Mohammed che amo più della mia mamma».
Più della mamma, Mohammed?
«Certo sicuro più della mamma perché la mia mamma è
cristiana, Elijah Mohammed mussulmano e per lui potrei anche morire per la mia
mamma no che a voi bianchi piaccia o non piaccia».
N.B. Eppure v' è qualcosa su cui meditare in questo ignaro
al quale fanno credere che la lingua inglese abbia solo quattrocento anni, che
Maometto sia nato prima di Cristo, che Elijah Mohammed vada amato più della
mamma colpevole d' esser cristiana.
V' è qualcosa di commovente, di dignitoso, di nobile in
questo ragazzo che vuole sapere chi è, chi fu, da dove venne, e perché, e quali
furono le sue radici tagliate. Nel suo fanatismo v' è come una purezza, nella
sua passione v' è qualcosa di buono. Vorrei essergli amica. (...)
Scrivo questi appunti sull' aereo che mi riporta a New York
dove spero di sfuggire ai Mussulmani neri che sono arrabbiati con me. E quando
i Mussulmani neri sono arrabbiati con te l' unica cosa è darsela a gambe al più
presto e più lontano che puoi. Perbacco che corsa. [...]
Fonte: da
DAGOSPIA del 5 goigno 2016
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