mercoledì 23 marzo 2016

NON PUÒ ESSERCI FIDUCIA TRA CHI PAGA LE TASSE E CHI LE RISCUOTE




di MATTEO CORSINI


“Una buona lotta all’evasione si realizza con molti strumenti, con una diversificata intensità settoriale, economica e geografica, con tempi e modalità che riescano ad abbattere nei contribuenti il muro della sfiducia e li convincano che pagare le imposte non solo è un dovere civico, ma è anche conveniente sul piano economico e sociale”. 
Angelo Cremonese, dottore commercialista e docente universitario, è uno dei tanti esempi di “tecnici” della materia fiscale che mettono in discussione il metodo con il quale lo Stato esercita l’imposizione fiscale, e non l’imposizione fiscale in quanto tale.

A suo parere il fisco dovrebbe apparire un partner benevolo per chi paga le tasse, che dovrebbe versare denaro nelle casse dell’erario sentendo che quello, oltre a essere un “dovere civico”, è anche “conveniente sul piano economico e sociale”.
Chissà perché la gente, ovviamente quella che non campa di tasse altrui, continua a non essere così convinta da questo tipo di affermazioni. Ecco altri ingredienti per una “buona lotta all’evasione fiscale”.

“Una buona lotta all’evasione si fa con una vera semplificazione. Questo però non significa andare verso una flat tax che rischierebbe di ridurre ulteriormente la progressività, presidio dell’equità e della giustizia sociale verso cui il sistema tributario dovrebbe sempre tendere. Significa, invece, rendere più omogenee le basi imponibili, eliminare la giungla dei costi indeducibili e delle regole che portano il total tax rate per le Pmi, ossatura del nostro sistema produttivo, a livelli insostenibili”.

Sentire qualcuno parlare di semplificazione purché non sia messa in discussione la progressività dovrebbe già far sorgere qualche dubbio. Che la progressività generi equità e giustizia sociale (concetti alquanto abusati) è assurdo, ancorché a molti basta sapere che è sancita nella Costituzione per considerarla cosa buona e giusta a prescindere. Ma il concetto stesso di tassazione, comportando la violazione della proprietà del soggetto tassato, è di fatto incompatibile con l’equità e con la giustizia. A maggior ragione se la tassazione è progressiva. Si tratta, a ben vedere, di una concezione di equità e giustizia arbitrariamente delineata da chi impone la tassazione medesima. Qualcosa che non ha alcun senso logico.

Ed ecco un’altra perla: “La vera sfida per affrontare in modo diverso e vincente l’evasione sarà la reale evoluzione del rapporto tra fisco e contribuente, improntato a un patto di reciproca fiducia, in cui il cittadino sia protagonista attivo della propria posizione fiscale”. 
Non può esservi fiducia in un rapporto nel quale un soggetto (lo Stato) impone a un altro (il pagatore di tasse) di versargli una somma più o meno consistente di denaro dietro la minaccia di fare uso legale della forza. Quanto meno non può esservi fiducia da parte di chi paga le tasse.
Sarebbe puro autolesionismo.


Fonte: Srs di Matteo Corsini, da Miglioverde  del gennaio 2015



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