Il principio di fondo
è questo. Non bisogna riporre alcuna speranza di miglioramento nel cambiare
partito o i leader che ne stanno alla guida, poiché fintanto che i governanti
disporranno del potere di tassazione, essi potranno avvalersi di un meccanismo
diabolico a discapito dei governati. Il potere di tassare dà impulso al
serpente dello Stato che può avvinghiare le sue vittime, ovvero noi. Le tasse
nutrono il mostro la cui crescita sparge veleno ovunque. Le tassazione, non
importa se con o senza rappresentanza, costituisce il male, in quanto produce
invariabilmente danni e distruzione. Se fossimo saggi, affameremmo la bestia
assestando un colpo letale al suo potere di imposta.
Poiché costoro seminano vento, e
mieteranno tempesta. Osea 8: 7
Dove vi è Stato, si riscontra invariabilmente il potere di
tassare; perché il ceto politico-burocratico non può governare senza avvalersi
della tassazione. Come ha scritto Ludwig von
Mises: <> [1]; o, per dirla con le
parole di Murray Rothbard, << … tutti le misure poste in essere
dallo Stato sono imperniate sull’imprescindibile interventismo binario tipico
del fenomeno impositivo …>>[2].
Dove vi è Stato, si riscontra altresì la sua inarrestabile
espansione. Ma perché il campo d’azione dello Stato cresce a dismisura? Una
teoria vuole che i gruppi di interesse siano spinti ad impiegare il potere
coercitivo di tassazione dello Stato a proprio vantaggio. Come ha puntualizzato
Richard Ebeling: <>> [3].
Questo articolo mi suggerisce di elaborare una teoria
complementare. Quando ai governanti è conferito il potere di tassare, vengono
necessariamente altresì veicolati una serie di incentivi perversi. Questi
incoraggiano i governanti ad espandere oltremodo i loro esiziali interventi.
INCENTIVI
L’azione finalizzata ad uno scopo comporta la scelta tra
alternative. Le scelte incorporano degli incentivi (premi) e dei disincentivi
(costi), entrambi i quali possono essere sia di natura monetaria, che non
monetaria. Si consideri, ad esempio, la somministrazione della giustizia, da
parte della Corona, nell’Inghilterra medievale. I condannati venivano
generalmente impiccati e i loro beni confiscati dalla Corona, sebbene il re
potesse graziare un criminale che avesse accettato di servire nell’esercito
reale. Questa struttura di incentivi motivava la Corona a condannare i
delinquenti, in quanto da ogni condanna scaturiva o l’incameramento delle
proprietà da questi detenute, ovvero il loro impiego in seno all’esercito (gli
incentivi). La Corona si trovava altresì nella condizione di fronteggiare una
serie di disincentivi, integrati non solo da costi di natura monetaria, bensì
dalla slealtà, dalla disaffezione, dalla perdita di reputazione e dal
risentimento, qualora avesse ingiustamente condannato delle persone innocenti.
In costanza di questa struttura di incentivi, la Corona
probabilmente mostra uno spiccato entusiasmo per gli arresti e la condanna dei
criminali (e forse anche di taluni soggetti che criminali non sono) [4]. La struttura di incentivi la induce
altresì a cambiare l’impianto legislativo, sì da ricomprendere un maggior
numero di crimini come reati [5 ].
Se questa dinamica vi sembra molto simile a quella riscontrabile presso le
forze dell’ordine e le municipalità degli Stati Uniti, le quali beneficiano dei
sequestri e delle confische dei beni, nonché della conseguente espansione dei
crimini passibili di sequestro e confisca, è semplicemente perché … le cose
stanno effettivamente così! [6].
GLI INCENTIVI PERVERSI DEL POTERE IMPOSITIVO
I governanti, che alla fine sono dei comuni esseri umani,
hanno dei desideri che intendono soddisfare, come ad esempio compiere delle
opere di bene (in base alla loro personale visione), conseguire il potere, la
gloria, la ricchezza, l’auto-compiacimento, l’orgoglio, il rispetto,
l’adulazione, il consolidamento della propria posizione, ovvero proporsi altri
obiettivi quali l’aiuto ai poveri o ai ricchi, contrastare il capitalismo o
esportare la democrazia, e così via. Cionondimeno, quello che desiderano i
governanti non coincide sempre con quello che vogliono i governati. Gli
individui concepiscono le idee più disparate ed eterogene in ordine a ciò che
sia auspicabile perseguire, come testimoniano i loro molteplici stili di vita.
Ovviamente, i governanti non sono assolutamente in grado di scegliere le azioni
passibili di soddisfare le preferenze individuali di ogni soggetto, anche se ne
dovessero avere un conoscenza diretta; ma i reggitori non possono nemmeno
sapere quello che i diretti interessati desiderano in questo momento, o che
vorranno tra dieci minuti. Atteso che i governanti assorbono le risorse dei
contribuenti e le destinano a progetti che non sono in grado di soddisfare le
preferenze individuali di questi ultimi, ne consegue che i governanti
compromettono la felicità dei soggetti fiscalmente incisi.
Quando sono costretti ad impiegare le loro risorse
personali, i governanti mostrano una forte riluttanza a spendere. Il potere di
esigere le imposte rimuove quel freno, ovvero fornisce loro l’incentivo a
perseguire i propri obiettivi. Di conseguenza, essi sono incoraggiati ad
intraprendere delle guerre per porre fine ad altri conflitti o per esportare la
democrazia, a realizzare dei “grandi balzi in avanti”, a promuovere lotte senza
quartiere contro la povertà, la droga e il terrorismo, a sostenere genocidi,
programmi devastanti, espansioni territoriali, ad istituire sussidi e garanzie,
a favoreggiare feste sontuose, divertimenti, aerei e limousine, a fissare quote
che uccidono i mercati, e così via.
Mentre alcuni “soggetti” hanno tutto da guadagnare da questo
processo di spoliazione e non per nulla ne sono i primi patrocinatori, entrando
a far parte della classe dominante, per la maggior parte delle persone le cose
stanno diversamente. Possono solo votare, lagnarsi o formalizzare il proprio
dissenso, tutti mezzi altamente imperfetti per influenzare le azioni di
governo. I voti vanno ai rappresentanti, non ai progetti; ed oltretutto le votazioni
si tengono solo a intervalli irregolari durante i quali i governanti hanno modo
di creare i “fatti compiuti”. Nessun elettore può unilateralmente recedere dal
sostegno alla guerra contro la droga o il terrorismo, così come di far mancare
il proprio appoggio al programma di assistenza sociale, o a qualsivoglia altro
programma statale.
Seguire la loro strada non è che il primo degli
incentivi perversi che accompagnano il potere impositivo dei governanti.
Il secondo è quello di aumentare il gravame fiscale,
il che è del tutto indesiderabile perché supporta gli interventi più incauti
dei reggitori. L’innalzamento delle tasse è prevedibile perché chi sta al
potere ha tutto da guadagnare da questa situazione, almeno nella misura in cui
lo scotto da pagarsi in termini di voti persi non risulti eccessivo. La
struttura degli incentivi inerenti al potere impositivo è incredibilmente
perfida perché sono gli stessi governanti che controllano la quantità
dell’incentivo! Essi possono aumentare le tasse ad libitum, soggetti come sono solo ad eventuali e potenziali
perdite di voti, e disponendo di molteplici stratagemmi per prevenire tale
eventualità.
In terzo luogo, la tassazione fornisce un potente
incentivo per incamerare risorse attraverso i prestiti. In assenza di tasse
ed imposte con le quali pagare interessi e restituire il capitale, uno Stato
non potrebbe emettere grandi stock di debito [7]. Grazie a quel potere, lo Stato può invece indebitarsi ed
espandere a dismisura la sua azione, ipotecando così le risorse dei
contribuenti futuri. Le generazioni a venire dovranno pagare il debito erodendo
i propri risparmi, e ciò le pregiudicherà sicuramente. Inoltre, avendo emesso
tutto quel debito, lo Stato ha un innegabile incentivo a saldarlo con una
moneta svalutata. Il potere di tassazione conduce lo Stato a rimpiazzare la
moneta privata con la propria, avente corso forzoso, e da ciò scaturiscono una
serie di conseguenze negative connesse all’inflazione di quella moneta fiat.
In quarto luogo, il potere di tassare fornisce ai governanti
l’incentivo per istituire programmi che redistribuiscono ricchezza e creano
una consequenziale dipendenza. Questi schemi di allocazione politicizzata
delle risorse sono cresciuti enormemente negli Stati Uniti solo dopo che lo
Stato ha conseguito il potere di esigere le imposte sui redditi. Questi
esiziali programmi in realtà beneficiano i governanti che li promuovono.
Sollecitano un supporto all’attività statale da parte di quei soggetti che
temono di perdere le sovvenzioni, e un tale supporto complica notevolmente ogni
sforzo per ridurre il potere dello Stato.
In quinto luogo, il potere di tassare implica anche
il potere di garantire o di attribuire sgravi fiscali in cambio di favori o di
prebende, nonché il potere di estorcere denaro in modo da evitare di imporre
determinati gravami. Si fomenta in tal modo la corruzione dei
funzionari pubblici. Inoltre, queste attività creano sperequazioni nella
struttura impositiva, da sommarsi a delle dispendiose inefficienze economiche.
Come ulteriore punto, i governanti dispongono di un
incentivo a camuffare la natura delle imposizioni e la loro effettiva incidenza,
in modo che i soggetti incisi non sappiano nemmeno l’entità del sacrificio a
cui vanno incontro. Essi cercano di propagare il più ampiamente possibile il
peso fiscale, sì che possa apparire più sopportabile. Questo è il motivo per
cui il ceto politico-burocratico al comando si avvale di sistemi [capziosi e
deliberatamente ingannevoli, ndt] quali le ritenute fiscali alla fonte, i
contributi previdenziali, le accise sui carburanti, le imposte sui salari, le
imposte sulle vendite, le imposte sul valore aggiunto, etc. Inoltre, la volontà
è quella di rendere la normativa fiscale così incredibilmente complessa e
farraginosa, tale da essere imperscrutabile per gli stessi addetti esattori.
Dopo un determinato periodo, l’attenzione del pubblico si catalizza sulla
complessità del codice tributario, piuttosto che sulla pressione fiscale che
grava sui contribuenti. Coloro che dibattono sulla necessità di una
semplificazione della normativa fiscale, affermano che le loro proposte
necessariamente condurranno ad una riduzione del gravame. Forse un giorno
riusciranno nell’impresa, così come i maiali potrebbero un domani colonizzare
Marte; ma i governanti non dispongono del benché minimo incentivo a prodigarsi
per realizzare una semplificazione fiscale, a meno che non si aspettino in
contropartita un guadagno – sotto forma di rendite, di potere o di qualsiasi
altro privilegio [8].
In settimo luogo, al fine di persuadere i contribuenti che
le risorse raccolte tramite la tassazione vengono impiegate in programmi del
tutto virtuosi, i governanti sono incentivati a mentire sugli effettivi
costi e sui benefici dei loro progetti e a presentarli in maniera del tutto
distorta e confusa. Se si intraprende una guerra, nessuno sarà in grado di
accertare il suo costo senza approntare una tesi di dottorato sull’argomento.
Alla NASA asseriranno che i benefici del programma ‘Space Shuttle’ “si possono
rinvenire praticamente ovunque!” , oppure che “…esso continua a conferire al
popolo americano un valore incalcolabile rispetto alle imposte pagate”,
evitando accuratamente di menzionare i 173 miliardi dollari stimati quali costo
del programma [9]. La verità è la
prima vittima del potere impositivo.
In ottavo luogo, il potere di tassazione incoraggia i
governanti ad adottare misure che non funzionano affatto bene. In altre
parole, hanno un incentivo limitato ad impiegare in maniera sana e prudente
le risorse esatte con la contribuzione forzosa, posto che essi non sono
personalmente responsabili dei costi imputabili ai loro errori. Al limite,
possono sempre rimediare inasprendo ancor di più la pressione fiscale.
Pertanto, tutti i programmi finanziati con le tasse saranno sicuramente gestiti
in maniera meno efficiente se comparati ad una fornitura di omologhi servizi
nell’ambito del settore privato. [10]
Da ultimo, i governanti hanno un ulteriore incentivo, che
è quello di conservare indefinitamente il potere impositivo. Con il
risultato che si materializzeranno almeno tre attività dalla portata
devastante.
La prima concerne una indefessa produzione di propaganda
funzionale a legittimare la tassazione. I reggitori sono sempre intenti a
lanciare alti lai e a paventare pericoli imminenti e problemi a non finire.
Essi ostentano “bisogni” primari e ineludibili, essenziali per la stessa
sopravvivenza: programmi contro la povertà per scongiurare la disgregazione sociale,
sommosse o reati; la proibizione delle droghe per prevenire minacce alla salute
dell’intera popolazione; sussidi e sovvenzioni per evitare il fallimento della
filiera produttiva che ci garantisce gli approvvigionamenti o la perdita del
lavoro delle famiglie di agricoltori, i quali costituiscono la spina dorsale
della nazione; l’intervento delle banche centrali per sventare catastrofici
fallimenti bancari. In buona sostanza, gli Stati si appellano alle paure e alle
insicurezze dei loro sottoposti, e fanno leva sui loro sentimenti di carattere
nazionalistico, patriottico o religioso – o di altra natura – per legittimare
[pretestuosamente, ndt] le loro azioni.
Come secondo punto, i governanti ingaggiano una pletora di
propagandisti, da insediarsi sia in seno al governo che fuori dallo stesso, che
supportano in tutto e per tutto la linea del partito, e in cambio ricevono
denaro, favori, entrature particolari o prebende di altra natura, incluso il
potere e l’attribuzione di una qual certa autorità. La conseguenza perversa è
la corruzione dei processi informativi che si sviluppano nell’ambito della
società.
Un terzo mezzo per mantenere e consolidare il potere
impositivo è silenziare, o quanto meno limitare, la portata delle critiche nei
confronti dei governanti. Laddove delle voci sovversive e fortemente dissidenti
rispetto alla politica fiscale facessero breccia nell’opinione pubblica, le
cose comincerebbero a mettesi male per il ceto politico-burocratico al comando.
Di conseguenza, essi cercano di bloccare e di reprimere sul nascere tali
critiche [11]. Purtroppo, la libertà
di pensiero e il potere di tassare sono per loro natura incompatibili, e i
governanti tenderanno a limitare la libertà di parola, ove possibile ed
impiegando qualsiasi accorgimento specioso che essi sono in grado di
escogitare.
SINTESI E CONCLUSIONI
La scelta finalizzata ad un obiettivo, nel regno del
volontarismo tra la gente comune, tende a migliorare la vita.
John Marshall nel 1819 scrisse che ”Il potere di tassare postula il potere di distruggere”.
Anche se ignorassimo l’argomentazione morale per cui le
tasse sono un furto, ovvero anche se non prendessimo in considerazione gli argomenti
deduttivi in base ai quali le imposte ostacolano la ricerca della felicità e
compromettono il livello di efficienza economica, il potere di tassare reca con
sé una molteplicità di incentivi dannosi suscettibili di promuovere la
distruzione in svariati modi.
Il principio di fondo è questo. Non bisogna riporre alcuna
speranza di miglioramento nel cambiare partito o i leader che ne stanno alla
guida, poiché fintanto che i governanti disporranno del potere di tassazione,
essi potranno avvalersi di un meccanismo diabolico a discapito dei governati.
Il potere di tassare dà impulso al serpente dello Stato che può avvinghiare le
sue vittime, ovvero noi. Le tasse nutrono il mostro la cui crescita sparge
veleno ovunque. Le tassazione, non importa se con o senza rappresentanza,
costituisce il male, in quanto produce invariabilmente danni e distruzione. Se
fossimo saggi, affameremmo la bestia assestando un colpo letale al suo potere
di imposta.
Saggio di Michael
S. Rozeff su Mises.org
Traduzione di Cristian
Merlo
Note
[1] Ludwig von Mises, Human Action, 4th
rev. ed. (Irvington-on-Hudson, N.Y.: Foundation for Economic Education,
1996), p. 719.
[2] Murray Rothbard, Man, Economy, and State, second edition, Scholar’s
Edition (Auburn, AL: Ludwig von Mises Institute, 2004), pp. 980-981.
[3] Richard Ebeling, The Freeman: Ideas in
Liberty, January/February (Irvington-on-Hudson, N.Y.: Foundation for
Economic Education, 2005), p. 11.
[4] Un caso similare si verificò negli Stati Uniti.
<“un grande stimolo alla vigilanza”
,
per altri invece ciò costituiva “un
male, che induceva a mettere in atto ogni sforzo pur di giungere alla condanna
dell’imputato, ovvero ad accettare compensi dai convenuti al fine di favorirli”>>.
Cfr. Samuel Walker, Popular Justice A
History of American Criminal Justice,(Oxford University Press, N.Y.,
1980), p. 112.
[5] <<…
soprattutto nel corso del XVIII secolo, il Parlamento moltiplicò
notevolmente il numero di reati contro la proprietà per i quali veniva
comminata l’impiccagione, il totale dei quali alla fine giunse a superare il
numero di trecento …>>.
Cfr. Roger Lane, Murder in America: A History (Ohio State University Press ,
Columbus, 1997), p. 55.
[6] <>: passaggio estrapolato dalla Annual Report
of the Department of Justice Asset
Forfeiture Program 1990.
Le confische annuali sono cresciute da 313,2 milioni dollari
nel 1985 ad almeno 5.500 milioni nel 2003, che equivale ad un tasso di
incremento del 15,9% annuo. Questi numeri non includono i circa 1,7 miliardi di
dollari di asset iracheni sequestrati in costanza del Patriot Act, che autorizza il Presidente a mettere
in atto delle misure di sequestro sui beni sovrani.
[7] Il debito può essere emesso se lo Stato dispone
di risorse che possono essere alienate oppure se permangono le prospettive di
ricorrere alla predazione sistematica, ma è indubbio che il potere impositivo,
ed in particolare quello esercitato sul reddito, fornisce un più ingente e
sicuro flusso di entrate al servizio del debito. Tra il 1913 (anno in cui il
Sedicesimo Emendamento autorizzò l’imposta sul reddito) e il 2003, il debito
degli Stati Uniti è passato da 2,92 miliardi dollari a 6.783 miliardi, con un
tasso di crescita del 7,8% annuo. Il debito nazionale, invece, tra il 1791 e il
1913 è cresciuto ad un tasso del 3% annuo.
[8] Le misure della “Supply-Side Economics” sono
spesso propagandate come misure passibili di aumentare le entrate fiscali dello
Stato. Esse tendono, di fatto, a crescere il debito pubblico a spesa pubblica
invariata, così da differire semplicemente l’esazione di imposte nel futuro.
[9] Cfr. http://techtran.msfc.nasa.gov/at_home.html
e http://www.house.gov/science/oswald_3-13.html
for NASA-speak. Roger Pielke, Jr., Direttore del Center for Science and
Technology Policy Research presso l’Università del Colorado scrive che
<>. Cfr.
[10] Per esempio, <<… è
diventato chiaro che la maggior parte delle strutture del Department of
Veterans Affairs (Vas) deteneva tassi di mortalità significativamente più elevati
rispetto agli ospedali privati, anche quando il rischio viene calibrato
rimarcando sostanziali differenze nei pazienti>>. Cfr. http://www.findarticles.com/p/articles/mi_qa3720/is_200301/ai_n9227675
[11] La repressione in molti Stati significa
brutalità fisica, intimidazioni, ricatti, etc.
Fonte: srs di di
Michael S. Rozeff, traduzione di Cristian Merlo, da http://libertycorner.eu/
del 4 dicembre 2015
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