mercoledì 24 marzo 2010

Pakistan l’unico Paese al mondo in cui la blasfemia è una LEGGE DELLO STATO


Peter Jacob, segretario esecutivo di Ncjp, denuncia la creazione di uno “Stato islamico” mediante una legge che colpisce le minoranze e gli stessi musulmani. Il fondamentalismo è sostenuto da frange del governo, del parlamento e dei militari. L’attivista auspica la nascita di “un fronte comune” per “portare la democrazia nel Paese”.
Roma (AsiaNews) – In Pakistan è in atto un tentativo di creare uno “Stato islamico”, in cui è negato il principio “dell’uguaglianza fra i cittadini” sancito nel 1947 da Ali Jinnah, padre fondatore della nazione, durante il discorso all’Assemblea nazionale. È quanto ha sottolineato Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione nazionale di giustizia e pace (Ncjp) della Chiesa cattolica pakistana nel corso della conferenza stampa organizza da AsiaNews sulla blasfemia. Una nazione, inoltre, che vanta un triste primato: “è l’unico Paese al mondo in cui vige una legge di questo tipo”.

Le leggi introdotte nei decenni hanno negato i valori sui quali è stata fondata la nazione; la stessa Costituzione prevede che i non musulmani “non possono assumere la carica di Presidente o di Primo Ministro”. “In alcuni casi – aggiunge l’attivista cristiano – non sono ammessi come giudici o avvocati nel corso di processi”, perpetrando una “discriminazione sociale e professionale: nel lavoro, negli affari e nelle cariche pubbliche”.

La legge sulla blasfemia, continua, è solo uno dei numerosi segnali che testimoniano la mancanza di separazione “fra Stato e religione”, a cui si aggiunge il “sostegno” di alcune frange del governo, del Parlamento e persino della magistratura, dell’esercito e delle forze dell’ordine alle “ideologie promosse dagli estremisti e al fondamentalismo a sfondo confessionale”.

Peter Jacob denuncia la progressiva campagna di violenze registrata nei decenni contro minoranze religiose, sfociata nella promulgazione – nel 1986, per volere del dittatore Zia-ul-Haq – della famigerata legge sulla blasfemia, che punisce con l’ergastolo o la pena di morte chi profana il Corano o dissacra il nome del profeta Maometto. “Il Pakistan – spiega – è l’unico Paese musulmano che ha una norma di questo tipo. Seguendo il nostro esempio, altre nazioni come l’Indonesia, la Nigeria e il Bangladesh valutano di introdurre nel proprio ordinamento una normativa analoga”.

Per combattere discriminazioni e violenze non è sufficiente un movimento popolare che unisca cristiani, indù, ahmadi, sikh e i musulmani, essi stessi vittime di casi di blasfemia. È necessario uno sforzo del governo “per sradicare il fondamentalismo dal Paese” e della comunità internazionale, già impegnata sul fronte afghano nella lotta contro i talebani, che spesso si nascondono in rifugi inaccessibili al confine fra i due Paesi. “Cina e India – sottolinea il segretario esecutivo di Ncjp –  hanno più volte protestato per i problemi causati dagli estremisti lungo i confini”. Egli ricorda inoltre che “India e Pakistan sono due potenze nucleari” e una “crisi nell’Asia del Sud” potrebbe avere conseguenze “a livello globale”.

Per mobilitare l’opinione pubblica, promuovere una campagna volta alla cancellazione della legge sulla blasfemia e la lotta del fondamentalismo nel Paese, gli attivisti di Ncjp hanno avviato una serie di conferenze in alcuni Paesi europei, fra cui Francia, Belgio e Olanda. “La battaglia per la democrazia in Pakistan – conclude – deve essere sostenuta da un fronte comune, che tocca il governo, la minoranza cristiana e la comunità internazionale. Essa deve portare a riforme nella legge e nella Costituzione, a tutela dei principi democratici e nel rispetto dei diritti umani”.(DS)

Fonte: AsiaNews del  10 novembre 2010


(VR  24 marzo 2010)

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