sabato 6 marzo 2010

Stevia, Aspartame e la politica delle multinazionali



Una delle grandi controversie che ha caratterizzato questo decennio appena passato è quella sullo zucchero e le altre fonti dolcificanti nei nostri alimenti. Parliamo dell'aspartame, dolcificante industriale di largo consumo e dubbia sicurezza e della stevia, una pianta delle foreste amazzoniche conosciuta per la dolcezza delle sue foglie, l'estratto delle quali è un dolcificante che, purtroppo ancora oggi, è proibito in Europa.

Lo zucchero fa male

Tutti sappiamo che lo zucchero, consumato in dismisura, fa male alla salute. Alcuni lo definiscono un vero e proprio veleno, e non hanno tutti i torti. Non esiste nemico peggiore per i nostri denti che lo zucchero bianco. La sua azione è duplice ed è molto efficace nel distruggere lo smalto dei denti.

Lo zucchero raffinato bianco, che non contiene più minerali, necessita di nutrienti per essere metabolizzato. Questi nutrienti, tra cui le vitamine del complesso B e alcuni minerali, provengono da altre cose che mangiamo, oppure vengono rubati dalle riserve che il nostro organismo ha accumulato. La carenza di minerali creata dal dolce veleno spesso conduce ad una carenza di calcio che ha grande importanza per la crescita e la riparazione dei denti. Il risultato: smalto debole e denti vulnerabili quando lo zucchero attacca i denti.

Dolci, cioccolata e bibite gassate creano nella bocca un ambiente ideale per i batteri, che non vedono l'ora di “mangiarsi” lo smalto. A nulla serve spazzolare i denti mattina e sera, se durante il giorno questi batteri trovano l'ambiente ideale per fare il loro lavoro dannoso su un dente già indebolito per la mancanza di calcio. Non è per niente che le carie dentali, quasi sconosciute nelle società “primitive” come ha documentato il dentista e ricercatore Weston A. Price, sono molto diffuse nella società moderna.

Obesità

Lo zucchero bianco è implicato anche in altri squilibri metabolici: l'obesità e il diabete. Sono anch'esse delle malattie di civilizzazione, cioè quasi sconosciute nel passato e nelle società indigene.

Le calorie vuote provenienti dallo zucchero, danno all'organismo l'impressione di non aver ottenuto tutti i nutrienti dei quali ha bisogno, anche se abbiamo appena finito di mangiare. Quindi c'è sempre la voglia di mangiare di più per ottenere, se possibile, i nutrienti che ci mancano. Mangiando mangiando, si ingrassa e, se aggiungiamo altri cibi vuoti come pane e pasta di farina bianca, non c'è da meravigliarsi se il peso sale fino ai livelli patologici dell'obesità.

Nella lingua tedesca, il diabete è conosciuto come la “malattia dello zucchero”. Lo zucchero raffinato ci dà molta energia, ma allo stesso tempo esaurisce. Il costante su e giù del tasso di glucosio nel sangue porta ad un costante gioco tra insulina e adrenalina per attivare e fermare il meccanismo che deposita l'eccesso di zucchero nel nostro magazzino. Alla fine il corpo non è più capace di regolare il livello dello zucchero nel sangue costante. Fattori ereditari predispongono al diabete, ma è sempre il costante consumo di zucchero, al quale l'evoluzione della specie umana non ci ha preparato, a scatenare il problema.

Dolcificanti chimici

Visti tutti questi problemi creati dallo zucchero, i chimici si misero al lavoro per provare a darci la dolcezza senza il dolore. L'industria si guardò bene dall'informarci sui pericoli della golosità. Inventò nuove molecole per soddisfare la nostra voglia di dolce e ... creò altri squilibri. Una di queste molecole create in laboratorio, scoperta per caso, diventò una vera miniera d'oro.

Nel 1965 il chimico James Schlatter, lavorando per la G.D. Searle, nel tentativo di formulare un farmaco contro le ulcere allo stomaco combinò due aminoacidi: l'acido aspartico e la fenilalanina. Si accorse che il miscuglio era dolce e, sebbene non era questa l'intenzione, aveva scoperto una sostanza dal potenziale miliardario. Da allora fino al 1983, l’FDA si oppose alla messa in commercio di questo dolcificante che oggi si conosce sotto il nome “aspartame”. Pressioni politiche messe in moto da Donald Rumsfeld, già presidente della Searle trasferitosi a Washington durante la presidenza di Reagan, misero a tacere gli scienziati che avevano espresso dubbi e così nacque un business miliardario.

Oggi l’aspartame si trova in migliaia di prodotti dalle marmellate per diabetici alle bibite “light”, cioè con poco zucchero, dai biscotti senza zucchero alla polverina che aggiungiamo al caffè. Problemi che gli scienziati dell’FDA avevano notato, già emersi negli studi clinici, erano attacchi epilettici, cancro al cervello e morte degli animali. Nei primi anni di uso dell'aspartame le lamentele per gli effetti collaterali dell’aspartame erano tantissime. L’FDA, invece di togliere il prodotto dal mercato, smise di accettare le segnalazioni e negò in modo categorico che l’aspartame potesse avere qualsiasi effetto dannoso.

In Europa, l'approvazione per l'uso dell'aspartame era abbastanza facile. L’FDA è come il fratello maggiore per le nostre autorità sanitarie. Con studi truccati e con l’aiuto di pagamenti a qualche scienziato compiacente, l'Inghilterra l'approvò per prima. Quando la Monsanto, che aveva comprato la G.D. Searle, disse che il dolcificante era già approvato negli USA e nell'Inghilterra, gli altri paesi, incluso l’Italia, non ebbero scelta. Approvarono l'uso del dolcificante. Così oggi, l'aspartame lo troviamo dappertutto. Si ebbe così un'epidemia di problemi psichiatrici, un'aumento delle malattie cardiache, un vero boom del diabete e dell'obesità.

Nell'anno 2000 La Leva  portò la problematica dell'aspartame all'attenzione dell'allora ministro della Sanità Veronesi. La risposta faceva riferimento all'approvazione dell'aspartame da parte della Comunità europea, la quale si riferiva all'FDA e agli studi finanziati dai produttori. L'aspartame è tuttora in commercio.

Stevia - l'alternativa naturale

La stevia rebaudiana, pianta nativa delle foreste amazzoniche è conosciuta per le sue foglie dolci. E pare che, nonostante il suo gusto zuccherino, non disturbi il metabolismo dei zuccheri di chi la consuma. Il suo estratto è fino a 300 volte più dolce dello zucchero. Ne basta pochissimo per dolcificare il caffè o il tè.

Ai tempi dell'approvazione dell'aspartame, la stevia era un concorrente scomodo e bisognava eliminarla. Negli USA, la Food and Drug Administration, da sempre favorevole alle grandi industrie, vietava l'uso della stevia come dolcificante. L’estratto rimaneva disponibile come supplement (integratore alimentare) ma il suo uso fu effettivamente limitato perché non poteva essere venduto come dolcificante.

In Europa, non era facile far vietare la stevia, ma con grande ingenuità, si trovò il metodo per farlo. Si seminarono “dubbi scientifici” sulla sicurezza della stevia nei comitati scientifici europei e nazionali e presto alcuni paesi vietarono il suo uso. L’Italia lo fece nel 1985 (due anni dopo l'approvazione dell'aspartame in USA) con una circolare a firma del ministro della Sanità Degan. L'ordine ministeriale vietava la vendita “di edulcoranti costituiti od estratti dalla pianta aromatica stevia rebaudiana” e ordinava il sequestro "dei prodotti rinvenibili in fase di commercio”.

L’Europa però è grande e andare paese per paese a far vietare una sostanza scomoda era un'impresa faticosa, perfino per un gigante come la Monsanto. Bisognava trovare un'altro metodo.

Novel foods

Sempre nel 1985... ebbe inizio il maggiore scandalo alimentare di tutti i tempi in Europa, quello della malattia della mucca pazza. In Inghilterra, centinaia di migliaia di mucche furono avvelenate con l'uso, imposto dalle autorità, di insetticidi a base di organofosfati. Quando le mucche si ammalarono, la colpa fu data a delle proteine malformate, i cosiddetti prioni. Le bestie ammalate furono uccise e bruciate “per prevenire il diffondersi della malattia”, che si pensò essere infettiva. Le nubi maleodoranti da montagne di carcasse d'animali bruciati coprirono le campagne inglesi per settimane e mesi.

Lo scandalo coinvolse la Commissione europea, accusata di non aver agito in tempo per fermare la nuova peste delle mucche. In seguito, tutta la Commissione fu costretta a dare le dimissioni e, per “non ripetere mai più” questa esperienza, l'Europa cominciò a emettere nuove leggi restrittivissime.

Una delle nuove leggi necessarie per impedire che uno scandalo simile si ripetesse, era il regolamento detto “novel foods”. Una legge per vietare la commercializzazione di qualsiasi alimento che non poteva già vantare una lunga tradizione di vendita in Europa. Altre leggi restrittive che seguirono erano la direttiva sugli integratori alimentari e la direttiva sull'uso delle erbe curative. L'effetto di queste leggi era di fermare qualsiasi innovazione nel campo dell'alimentazione e della salute. L'approvazione di un nuovo alimento, di un ingrediente da usare negli integratori o di un'erba salutare adesso richiedeva una serie di studi scientifici simili a quelli necessari per approvare un medicinale. Nessuna di queste leggi avrebbe mai visto la luce se non nel clima generalizzato di paura e imbarazzo che seguiva lo scandalo della mucca pazza.

Ma stavamo parlando della stevia, pianta dalle foglie dolci come lo zucchero. Ebbene l'estratto di stevia, fatto in Brasile, era ancora disponibile in diversi paesi europei e stava per conquistarsi una fetta del lucrativo mercato dei dolcificanti.

Stevia ancora vietata

Dopo anni di discussioni tra industria, Commissione europea e parlamento europeo, il regolamento sugli alimenti “nuovi”fu approvato nel mese di gennaio 1997. Poco dopo, la questione della stevia come dolcificante in alternativa allo zucchero fu nuovamente sollevata. La Specchiasol di Verona si rivolse al comitato scientifico per gli alimenti, l'organismo che valutava la sicurezza degli alimenti. Dopo due anni di delibere, nella sua opinione del 17 giugno 1999, il comitato segnalava ancora “dubbi sulla sicurezza” dell'estratto di stevia e si diceva “insoddisfatto della documentazione” fornita. La Commissione europea ha quindi vietato, nel febbraio 2000, la vendita della stevia.

Così la stevia continuava a non essere accettabile come dolcificante in Europa, mentre l’aspartame portava guadagni miliardari alle multinazionali e danni ingenti alla salute degli utilizzatori. Questa volta il verdetto contro la stevia aveva un’effetto generalizzato per tutti i paesi europei. Il regolamento sugli alimenti “nuovi” è di immediata applicazione ovunque in Europa. Non consente l’uso di una sostanza se non dopo documentazione medica e tossicologica, consistente di studi clinici e di laboratorio dai costi praticamente inaccessibili che solamente le multinazionali della chimica e del farmaco se lo possono permettere.

Entrano in gioco le multinazionali

Passano alcuni anni e l'aspartame comincia a perdere colpi. La campagna a livello dei consumatori che mette in evidenza la dannosità del dolcificante chimico ha i suoi effetti. La gente comincia a storcere il naso quando sente parlare di aspartame e comincia a evitare le bevande “light”. Le vendite delle bevande gassate soffrono. Alcune fabbriche che producono aspartame in Europa chiudono. La Merisant di Chicago, erede della Monsanto che vende l'aspartame sotto il nome "Equal" in tutto il mondo va in bancarotta, schiacciata dai debiti.

E le bevande “light”? Nessun problema, dicono alla Coca Cola Company. Abbiamo fatto studi su un estratto di stevia, la Rebiana. Il marchio commerciale si chiama Truvia e il nuovo dolcificante è stato sviluppato dalla Coca Cola con l'aiuto del Cargill, multinazionale del grano e degli alimenti industriali e dei farmaci. Anche la Pepsi ha preparato il suo estratto di stevia. Si chiama PureVia ed è simile a quello della Coca Cola. Il business continua. Così in futuro potremo trovare la nostra bevanda light senza aspartame, dolcificata con la stevia.

Sarà solo questione di tempo affinché anche le autorità “scientifiche” europee si renderanno conto che la stevia non era così pericolosa e che era solo un equivoco. O potrebbe essere stata tutta una strategia progettata a tavolino?

Articolo di Sepp Hasslberger

Fonte: La Leva di Archimede del 09.03.2009


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