mercoledì 3 marzo 2010

LE MALEFATTE DEL LATTE









Sconsigliabile per la salute a qualunque età. Parola dei medici americani.

l cibo “più completo per ogni età della vita”. L’'alimento “perfetto”. L'alimento “singolarmente più importante nella dieta”. Simbolo di purezza, di dolcezza, di gusto, di genuinità casalinga, di alimentazione completa. Simbolo, addirittura, di vegetarianesimo: sono in tanti, la grande maggioranza dei vegetariani, a sostituire la carne con un'analoga quantità di prodotti lattiero-caseari.
Tutto sbagliato. Il latte non merita simili definizioni ed elogi.

Non solo il latte di casalingo ha ben poco ormai (quello che beviamo è in buona misura prodotto nel Nord Europa e il circuito è controllato da multinazionali); non solo il latte tanto genuino non è (almeno quello di sconosciuta origine); ma c'è di peggio. Per gli animali che lo producono e gli umani che lo consumano. Siamo l'unica specie che consuma latte in età adulta e si nutre di latte di animali di altre specie.

Il latte uccide animali. Il latte prodotto dalla "normale" zootecnia intensiva comporta la prigionia a vita e la morte al macello di vacche e vitelli; quello biologico comporta la morte al macello di vacche e vitelli, seppur meglio vissuti.

"Ma come? Il latte non uccide nessun animale!": è la frase che si sente spesso, anche dai vegetariani.

Facciamo un po’ di calcoli:una vacca non è un distributore automatico di latte: per produrlo deve partorire il vitellino, a cui l'alimento è destinato. Dopo poco più di un anno deve nascere un altro vitellino,  perchè la lattazione precedente è finita. Il guaio è che metà dei piccoli sono, statisticamente, maschi e quindi inutili alla produzione di latte.  Per razza, sono anche poco adatti a diventare manzi.
Sono loro i poveri vitelli a carne bianca, mantenuti anemici e rinchiusi per mesi in box individuali e poi macellati.Le vacche, poi, non durano per sempre. Dopo quattro o cinque anni, sono "rottamate" per calo produzione. Diciamo che la zootecnia avvia al macello un vitello maschio ogni 10.000 litri di latte prodotti, e una vacca ogni 40.000.

La produzione di latte in Italia, per dare le cifre del 1999 (Ismea-Istat), è stata pari a 11.680.000 di tonnellate di latte di vacca, 163.000 tonnellate di latte di bufala, 608.000 tonnellate di latte di pecora,  77.000 tonnellate di latte di capra.  Il 40% del latte è importato, per un deficit della bilancia dei pagamenti, settore lattiero-caseario, che supera i 3.000 miliardi l'anno.

Gli italiani, in media, in un anno bevono  60 litri di latte a testa e mangiano 18 kg fra formaggi e burro.
Molti saranno trattenuti dall'ultima delle simbologie lattifere, riassumibile in una frase tante volte ascoltata: "Vegetariani, può andare, anzi va bene; ma non mangiare nemmeno il latte è deleterio, soprattutto per i bambini". Già un bel passo avanti rispetto a qualche: anno fa, quando carne e pesce erano considerati necessari e salutari.

Otto stupefacenti buone ragioni

Ma c'è chi va oltre. A smantellare i miti del latte (perché è tempo di farlo) pensano studi e pareri di dietologi dell' American Dietetic Association e medici della Physician Committee for Responsible Medecine  (www.pcrm.org) che propugnano l'alimentazione vegana come la più salutare nonché curativa alla bisogna. (Un'associazione di medici italiani non avrebbe mai osato dar contro a latte e formaggi, considerati parte della tradizione italica. Ma gli Usa, di tradizioni non ne hanno, quindi ben vengano il suddetto Comitato medico ribalta le certezze più granitiche

1. Osteoporosi

Si ritiene comunemente che il latte prevenga l'osteoporosi, ma la ricerca clinica mostra il contrario. Un centro di ricerca ha seguito 75.000 donne per 12 anni e ha mostrato che un aumento del consumo di latte non ha alcun effetto protettivo rispetto ai rischi di fratture.  Anzi, un'assunzione maggiore di calcio attraverso prodotti lattiero caseari è stata associata a rischi maggiori.
Altri studi hanno trovato che calcio proveniente da questa fonte non ha effetti protettivi sulle ossa.
Meglio ridurre il rischio di osteoporosi riducendo il sodio e le proteine animali nella dieta, aumentando il consumo di frutta e ortaggi, muovendosi di più, e assicurando un'assunzione adeguata di calcio dalle proteine vegetali come foglie verdi e legumi. Un notevole consumo di proteine animali, infatti, può provocare perdita di calcio.

2. Malattie cardiovascolari

I prodotti lattiero-caseari, formaggio, latte, burro, gelati, yogurt - forniscono quantità significative di colesterolo e grassi saturi.  Una dieta simile aumenta il rischio di molte malattie croniche fra cui quelle cariovascolari.  Una dieta vegetariana scarsa in grassi saturi, che elimini gli alimenti lattiero-caseari, combinata con l'esercizio, il non fumo,la gestione dello stress, può prevenire le malattie del cuore e anche curarle.

3. Cancro

Molti tipi di cancro, come quello alle ovaie, sono legati al consumo di latte e formaggi.  Il lattosio - zucchero del latte - nel corpo diventa galattosio, che a sua volta è trasformato dagli enzimi.
Secondo uno studio di medici di Harvard, quando l'assunzione di alimenti lattiero-caseari eccede la capacità di intervento degli enzimi rispetto al galattosio, quest'ultimo può montare nel sangue e colpire le ovaie.  Alcune donne hanno un livello di enzimi particolarmente basso, e se consumano regolarmente latte e formaggi il rischio di contrarre cancro alle ovaie diventa più che triplo rispetto a quello delle altre donne.  Anche il cancro al seno e alla prostata sono legati al consumo di prodotti lattiero-caseari.

4. Diabete

Il diabete insulino-dipendente è legato al consumo di alimenti lattiero-caseari.
Studi epidemiologici in diversi paesi mostrano una correlazione  netta in questa direzione. Ricerche hanno trovato nel 1992 che una specifica proteina del latte dà luogo a una reazione auto-immune, ritenuta in grado di distruggere le cellule del pancreas che producono insulina.

5. Intolleranza al lattosio

L'intolleranza allattosio è comune presso molte popolazioni e, secondo gli studi compiuti sulla popolazione Usa, colpisce il 95% degli asiatici americani, il 74% dei nativi americani, il 70% degli afroamericani, il 53% dei messicani americani, e il 15 % dei caucasici.  I sintomi, che comprendono disordini gastrointestinali, diarrea, flatulenza, si verificano perchè queste persone non hanno gli enzimi che digeriscono il lattosio.

6. Vitamina D

Il consumo di latte può non essere una fonte affidabile di vitamina D nella dieta.  In alcuni campioni, è stato indicato un livello 500 volte in altri nulla o poco. Troppa vitamina D può risultare tossica e portare un eccesso di calcio nel sapue e nelle urine, un aumento dell'assorbimento di alluminio nel corpo e depositi di calcio nei tessuti molli.

7. Contaminanti

I prodotti lattiero-caseari sono di frequente contaminati da residui di pesticidi (presenti nei mangimi) e altri medicinali, non che antibiotici, somministrati agli animali.  Negli Usa le vacche sono inoltre regolarmente iniettate con l'ormone della crescita bovina.

6. Rischi a ogni età

Le proteine e gli zuccheri del latte, i grassi saturi dei prodotti lattiero-caseari possono costituire rischio per la salute dei bambini e portare allo sviluppo di malattie croniche come l'obesità, il diabete, la formazione di placche arteriosclerotiche con relative patologie cardiache.

I danni del latte nei bambini

L'Accademia pediatrica americana raccomanda di non dare latte di vacca ai bambini al di sotto di un anno di età, poiché la deficienza di ferro è più probabile in una dieta ricca di latte.  I prodotti di latte di mucca hanno un contenuto di ferro molto basso. Se diventano parte importante nella dieta, la deficienza di ferro diventa più probabile.  Un bimbo su cinque soffre di coliche e da tempo i pediatri hanno imparato essere il latte la causa più frequente.  Perfino i bambini nutriti al seno possono avere coliche se le mamme assumono quantità di latte di vacca.
Gli anticorpi della vacca possono passare nella madre e al bambino attraverso il latte.
Inoltre, le allergie collegate al latte sono molto comuni nei bambini. Uno studio recente ha anche collegato il consumo di latte alla costipazione cronica infantile. Il latte e i prodotti caseari non sono necessari nella dieta e possono anzi essere dannosi alla nostra salute.
Suggeriamo un'alimentazione sana ricca di cereali, frutta, ortaggi, alimenti fortificati come cereali e succhi. Questi alimenti possono fornirci il necessario apporto di calcio, potassio, riboflavina e vitamina D facilmente e senza rischi

Fonte: nr//srs di Marinella Correggia



Il latte: a ciascuno il proprio


Il latte della donna fa bene al neonato, quello della mucca fa bene ai vitelli. “Fino a due anni i bambini dovrebbero essere alimentati con latte materno. Dopo i due anni, dimenticate ogni tipo di latte!”. Questa vera e propria bomba è stata fatta esplodere agli inizi degli anni novanta dal celeberrimo dottor Benjiamin Spock, padre della moderna pediatria. Questa inversione di tendenza portò il dottor Spock ad abbracciare le tesi che da anni molti medici ed esperti (nonché vegan, macrobiotici ed igienisti) propugnano: il latte vaccino fa male, soprattutto in fase di crescita, perché può provocare molte deficienze immunitarie e disturbi vari, tra cui l’anemia, allergie e persino un insufficiente sviluppo cerebrale. In America e in Italia in molti si scagliarono contro Spock, definendo “vecchio arteriosclerotico” questa vera “leggenda della puericultura” che, a 89 anni suonati, ebbe il coraggio intellettuale di ammettere i propri errori e di dichiarare che il latte di vacca è adattissimo ai vitelli, ma non agli uomini. 

L’uomo è l’unico animale che continua a nutrirsi di latte anche dopo lo svezzamento. Che sia il desiderio di non diventare mai adulti? Il latte vaccino è un cibo per vitelli, non per l’uomo. Serve a far crescere un vitello e a farlo assomigliare ad una mucca, ma sicuramente non per aiutare un bambino a diventare un uomo. Per questo la natura ha predisposto il latte materno. La madre, nella società moderna, ha sempre più spesso rinunciato ad allattare al seno il proprio neonato (bassissime le percentuali alla fine degli anni sessanta), un po’ per motivi di tempo (essendo inserita nel frenetico processo produttivo), un po’ per mancanza d’informazione sull’insostituibilità del latte materno nei primi mesi di vita. La donna si è poi fatta condizionare da false paure sui presunti danni estetici dell’allattamento e da un malinteso desiderio d’emancipazione. Il peso più decisivo, in questa “scelta”, lo ha avuto la martellante pubblicità delle industrie produttrici di latte (in polvere e non), aiutate sicuramente dai sacerdoti della salute in camice bianco che hanno contribuito a creare un vero e proprio “mito” alimentare, basato su poco o nulla. 

Prima di tutto il latte di una madre sana è sempre fresco e batteriologicamente puro, mentre ogni tipo di latte non umano deve subire un processo di “cottura” ad alte temperature che ne distrugga gli organismi nocivi (ma la stessa sorte tocca purtroppo anche alle vitamine). Latte materno e latte vaccino non sono assolutamente uguali, se non nel colore: si differenziano, infatti, nella composizione percentuale degli ingredienti (essendo uno destinato a far crescere esseri umani e l’altro bovini), e nella qualità di tali ingredienti (ad esempio le catene d’aminoacidi sono completamente diverse). Inoltre solo nel latte materno sono presenti sostanze che immunizzano il neonato dalle infezioni (soprattutto quelle respiratorie e intestinali), nonché la quantità di fosforo esattamente necessaria al suo sviluppo cerebrale. Il “cucciolo” d’uomo sviluppa dapprima il cervello, mentre l’animale sviluppa prima la struttura ossea. La quantità di lattosio, essenziale per lo sviluppo cerebrale del bambino, nel latte umano è quasi il doppio rispetto a quella che si riscontra nel latte vaccino, Questo fatto è facilmente spiegabile se si pensa che l’accrescimento del cervello del bambino è molto più rapido di quello del vitello. Il latte di mucca contiene molta caseina (quasi tre volte il latte umano), una proteina che, a contatto con i nostri succhi gastrici, “caglia”, formando un grumo compatto, alquanto indigesto, che provoca inoltre l’aumento dei processi putrefattivi intestinali. 

Il latte vaccino, dovendo servire ai vitelli, che hanno una velocità d’accrescimento fisico notevolmente superiore a quell’umana (raddoppiano il proprio peso dopo appena 47 giorni dalla nascita, mentre il neonato umano lo raddoppia in 180 giorni), contiene dal 3,5% al 5% di proteine, contro l’1,2% del latte umano. Tale notevole quantità di proteine nel latte di mucca costituisce, quindi, un’autentica overdose proteica per un essere umano. Si è così accertato che quando le proteine superano il normale fabbisogno del mammifero che assume un determinato latte, l’eccesso determina un sovraccarico per il fegato e le reni, che hanno il compito di eliminare i prodotti del metabolismo proteico. Il latte umano, al contrario di quello vaccino, garantisce al neonato la massima prevenzione dalle allergie e dalle infezioni. I medici hanno riscontrato che oggi il giovane americano, alla visita di leva, ha già terminato la crescita ossea, cosa che solo venti anni fa succedeva sei - sette anni più tardi. Questo avviene perché sono alimentati fin dalla nascita con latte non specifico e con altri cibi iperproteici. Tra l’altro ogni alimento ha valore nutritivo per la sua capacità di essere assorbito dal nostro organismo, non solo per la quantità di sali minerali, vitamine o proteine in esso contenuto. 

Il calcio tanto reclamizzato nel latte vaccino è in genere male assorbito dall’uomo, perché è associato con una percentuale (relativamente) troppo alta di fosforo (fattore inibente) e alla caseina. Nonostante ciò, nei paesi occidentali “sviluppati” mangiamo così tanto da riuscire a fare un’overdose quotidiana di calcio, il quale va a depositarsi sulle pareti delle arterie - provocando, insieme al colesterolo, l’indurimento delle stesse - oppure forma calcoli renali, o si accumula nelle articolazioni, dando vita a manifestazioni artritiche. Il cinese medio assume appena 15 mg di calcio al giorno, eppure ha meno carie e osteoporosi dell’americano medio, che ne ingurgita ben 800 mg. Bambini affetti da otiti, tracheiti, catarri a ripetizione sono rientrati nella norma sopprimendo i latticini ed in particolar modo lo yogurt. L’insonnia dei neonati è di solito da addebitare alla somministrazione di latte vaccino. Latticini e formaggi sono legati alle malattie della civiltà: insorgere di tumori, cisti, fibromi, cancro all’apparato riproduttivo femminile (seno, utero, ovaia), infezioni all’apparato uro - genitale (cistiti e candida, molto diffusa tra le giovani americane), malattie del sistema cardiocircolatorio (arteriosclerosi, trombi, infarti...) a causa dell’enorme quantità di grassi saturi; connessione diretta con le più svariate forme d’allergia sia alimentare che della pelle e dell’apparato respiratorio (asma, raffreddore da fieno), abbassamento delle difese immunitarie, problemi del sistema digerente (diarrea, stitichezza, per la mancanza di fibre).

CONSIDERAZIONI FINALI. Se non sono ancora state sufficienti tutte le informazioni e le considerazioni esposte facciamo, prima di chiudere, un’ultima riflessione: Il latte è un alimento per i cuccioli di quella particolare specie animale che, proprio per questa caratteristica, si differenzia da tutte le altre: i mammiferi. Ebbene, non esiste alcun mammifero che, arrivato all’età adulta nella quale è in grado di nutrirsi da solo, continui ad assumere il latte. Solo l’uomo continua a bere latte e non usa nemmeno il proprio, ma quello di altre specie. Se esistono delle leggi in natura, qualcuno sicuramente sta sbagliando trascurando il fatto che le leggi naturali, contrariamente da quelle umane, non ammettono deroghe. Infine, esaminando lo sviluppo del cucciolo uomo, vediamo che ad un certo punto cominciano a spuntare i primi denti. La comparsa dei denti sta a significare che nel corpo di quell’esserino (e soprattutto nel suo apparato digerente) hanno avuto inizio le varie trasformazioni che lo condurranno gradatamente all’alimentazione dell’adulto. Da quel momento, l’importanza del latte (quale alimento unico) cessa, e anche la sua importanza quale alimento basilare diminuisce man mano che lo svezzamento procede e terminerà verso la fine del secondo anno di vita, quando sarà completata la sua prima dentizione, che viene appunto chiamata “da latte”: termina cioè quando il bambino ha i suoi venti denti caduchi. Il latte diventa allora un alimento secondario e anche la sua importanza come tale finirà per scomparire allorchè il ragazzo, versi i quattordici anni, avrà i primi 28 denti della sua dentatura permanente. A partire da quell’epoca egli potrà veramente alimentarsi come l’adulto e IL MAMMIFERO ADULTO NON SI CIBA DI LATTE.

CIBI CHE CONTENGONO LATTE: tutti i tipi di formaggio, yogurt, gelato, cappuccino, crema di nocciole, budini, frappè, frullati, burro, alcune interpretazioni del pesto alla genovese, ravioli e tortelli ‘di magro’, lasagne e cannelloni al forno, sformati e soufflè, salsa besciamella, gnocchi, purè di patate, pizza e calzoni, panini toast e tramezzini, alcuni prodotti precotti da infornare per fare focacce e simili, panna, mascarpone, quasi totalità della pasticceria (anche quella secca), merendine, biscotti, cioccolata al latte, certo scatolame, salse e manicaretti particolari o esotici che si trovano nei supermercati, mortadella, wurstel, prosciutto cotto, ecc..
Concludendo, il calcio, indispensabile al nostro organismo, è meglio ricavarlo da alimenti d’origine vegetale, anziché d’origine animale. RAW FOOD - Frutta, germogli e verdure CRUDE, fresche di stagione e possibilmente biologiche, contengono le giuste quantità di calcio biodisponibile e quindi assimilabile, con facilità, dal nostro organismo.

Fonte: Il latte: a ciascuno il proprio
;  Tratto da “MRA il Metodo René Andreani” - vegetarian. it




I PERICOLI  DEL LATTE

Da documenti storici, risulta che fu nel 1793 per opera di un certo Underwood, che venne dato a dei neonati il latte di mucca! Prima di tale data, se una madre moriva e lasciava il piccolo da allattare, ci pensava la balia e non certo una vacca!
La composizione del latte umano è unica. 
Il bambino ha una crescita lenta, mentre il vitello ha una crescita molto rapida, ecco perché il latte di vacca contiene più del doppio di proteine e calcio di quanto non ne contenga il latte umano.

Latte
Lattosio
Grassi
Proteine
Sali
Umano
7%
4%
1,5%
0,2%
Mucca
4,4%
4,5%
4,3%
0,8%
Capra
4,8%
3,7%
3,5%
0,45%





La caratteristica più singolare nella crescita del piccolo dell’uomo, rispetto a quella degli altri animali, è il grande sviluppo del cervello nel primo anno di vita. Il latte umano è preposto a favorire tale sviluppo, come nessun altro latte! 
Oggi il latte vaccino viene pastorizzato, omogeneizzato, trattato, congelato, evaporato, condensato, polverizzato, adulterato, aromatizzato… Tutti processi mortiferi.
L’omogeneizzazione per esempio consiste nel passare il latte attraverso una grande centrifuga che separa il grasso (crema, panna montata, ecc.) dal latte stesso. Tale processo meccanico produce una notevole ossidazione con conseguente perdita di valore e crea dei microscopici grumi di grasso che possono “strisciare”, “rigare” e quindi infiammare le vene, facendo intervenire sul posto colesterolo, fibrine, calcio, per bloccare tale processo infiammatorio. 
Il risultato sono le tristemente note famose placche ateromatose!
Durante il processo di pastorizzazione del latte il Trifosfato di Calcio-Magnesio si scompone in sali: Fosfato di Calcio, Fosfato di Magnesio, Carbonato di Calcio che sono del tutto insolubili e assolutamente inutili (come tutti i minerali inorganici); le proteine del latte coagulano e precipitano assieme ai sali. 
I minerali alcalini si ossidano e ciò che resta dopo la perdita della parte alcalina è molto acidificante per l’organismo. Un corpo acido sottrae minerali alcalini dalle riserve (ossa, denti, capelli, unghie, ecc.) 
Questo è motivo per cui latte e latticini, anche se vengono consigliati dai medici per “curare” l’osteoporosi, sottraggono invece minerali come il calcio.
Una proteina del latte, la caseina, non possiamo digerirla perché non abbiamo l’enzima (DPP-IV) sempre più disabilitato a causa delle vaccinazioni, del fluoro, cloro. 
L’enzima per digerire lo zucchero (lattosio), lo perdiamo all’età di circa 3 anni e quindi il lattosio si trasforma in acido lattico, un sottoprodotto tossico e soprattutto acidificante. 
Altre proteine come la albumina e globulina subiscono a causa della pastorizzazione la coagulazione.
La pastorizzazione deammina alcuni aminoacidi facendoli diventare inutili alla nutrizione, la vitamina C viene totalmente distrutta, come pure tutte le altre vitamine. 
Lo maggior parte dell’importante iodio viene perso. 
Infine nel latte vi sono delle sostanze come la lactenina e l’acido rumenico, che risultano essere nocive per la flora batterica intestinale per via della loro attività antibiotica. 
Il latte scremato causa più danno di quello intero, perché quando si diminuisce la percentuale di grasso, quella delle proteine aumenta!


Fonte: Disinformazone.it

Link: http://www.disinformazione.it/pericoli_latte.htm
.

L’aspartame fa bene, lo dice l’EFSA!


Possiamo stare tutti tranquilli: l’aspartame non è cancerogeno!
A farci tirare un sospiro di sollievo sono gli esperti scientifici dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che dopo aver analizzato lo studio a lungo termine pubblicato dalla Fondazione europea Ramazzini, ci rassicurano sulla sicurezza dell’aspartame, chiamato anche E 951.
Avete capito? Tutti coloro che soffrono cellulite, obesità e diabete, da oggi possono riprendere - se mai lo avessero interrotto – l’uso del dolcificante di sintesi (per intenderci quelle bustine color blu che si trovano sopra ogni bancone dei bar).  
Ricorderete tutti che l’Istituto di oncologia di Bologna ha presentato al mondo scientifico e non solo, una ricerca che dimostrava - dati alla mano - la pericolosità dell’edulcorante sui ratti da laboratorio. Si parla di linfomi e leucemie!
Secondo gli scienziati della Fondazione infatti, i risultati del loro studio indicano chiaramente che l’aspartame può causare il cancro, e che per tanto, le attuali linee guida sul suo impiego e consumo andrebbero riviste.
Ma dopo il parere degli esperti europei, queste linee guida non andranno minimamente toccate, perché è “tutto sotto controllo”. Va tutto bene. “Fidatevi”, sembrano dire i camici bianchi che hanno sul groppone la responsabilità della sicurezza alimentare in Europa.
Ma vogliamo vedere quali sono queste motivazioni (rigorosamente scientifiche naturalmente), secondo le quali lo studio dell’Istituto di Bologna non va bene? 
Per non essere incolpato di faziosità ho ripreso il comunicato stampa ufficiale della EFSA pubblicato nel sito dell’ente europeo, e che si trovava  al seguente indirizzo web: http://www.efsa.eu.int/press_room/press_release/1472/pr_aspartame_it1.pdf
Ecco lo stralcio che c’interessa:
«Il gruppo di esperti europei hanno sottolineato che nello studio della Fondazione su tutta la durata della vita degli animali, il numero di animali per ogni gruppo di dose e il numero di dosi somministrate sono stati maggiori rispetto a quanto avviene negli studi convenzionali sulla cancerogenicità»[1]
«Il leggero incremento dell’incidenza dei tumori noti come linfomi e leucemie osservato nei ratti trattati è stato ritenuto non correlato all’aspartame e molto probabilmente attribuibile all’elevata incidenza di fondo di alterazioni infiammatorie ai polmoni. Inoltre, non è stata rilevata una correlazione dose-risposta relativa all’incremento delle dosi di aspartame»[2].
Adesso cerchiamo di tradurre in parole semplici quanto gli esperti hanno detto e certificato, facendoci aiutare dallo stesso Direttore dell’Istituto Ramazzini, il Dottor Morando Soffritti. 
Secondo Soffritti il suo Istituto conduce le ricerche su un largo numero di roditori e fino alla loro morte naturale; negli altri studi invece i roditori vengono sacrificati (ammazzati, ndA) dopo 110 settimane (che rappresentano circa 2/3 della vita media, pari a poco più di 2 anni)! 
«Considerando che l’80% dei casi di cancro sono diagnosticati negli esseri umani dopo i 55 anni, è d’importanza fondamentale studiare gli effetti sugli animali da laboratori nell’ultimo terzo della loro vita».[3]
Avete capito dove sta il punto? 
Per gli esperti europei, siccome i ratti sono vissuti fino a 3 anni invece dei canonici - e soprattutto galileiani - 2 anni (come impongono gli studi convenzionali), significa che le malformazioni effettivamente riscontrate negli esami autoptici, leucemie e linfomi, sono da imputarsi alla vecchiaia dei roditori e non allo zucchero di derivazione petrolifera!!!
Della serie, è più pericolosa la vecchiaia che la chimica!
L’EFSA per tanto conclude che: «basandosi su tutti i dati disponibili a tutt’oggi, non esistono ragioni che giustifichino un’ulteriore revisione dei pareri scientifici espressi in precedenza sulla sicurezza dell’aspartame o una correzione della dose giornaliera accettabile (DGA) per l’aspartame». (Dose giornaliera attestata sui 40mg/Kg, cioè quaranta milligrammi per ogni chilogrammo corporeo di peso)
Siamo a questi livelli!
E visto che di livelli stiamo parlando, ecco cosa dice la Direttiva 94/35/CE del Parlamento Europeo del 30 giugno 1994 (Rettificata nel 1998), in merito all’edulcorante E 951 (ricordo che l’Aspartame viene anche definito semplicemente con la sigla E 951) sulle “Dosi massime d’impiego”:
- Bevande analcoliche à 600 mg/L 
- Dessert e prodotti analoghi à 1000 mg/Kg e cioè 1 gr/Kg  
- Snack salati à 500 mg/Kg 
- Confetteria à 1000 mg/Kg e cioè 1 gr/Kg 
- Gomma da masticare à 5500 mg/Kg e cioè 5,5 gr/Kg 
- Birre à 600 mg/L 
- Gelati à 800 mg/Kg 
- Frutta in scatola à 1000 mg/Kg e cioè 1 gr/Kg
- Salse à 350 mg/Kg
-  Prodotti di panetteria à 1700 mg/Kg e cioè 1,7 gr/Kg
- Complementi integratori à 5500 mg/Kg e cioè 5,5 gr/Kg
- Cereali per prima colazione à 1000 mg/Kg 
- Confetti rinfrescanti la gola à 6000 mg/Kg e cioè 6 gr/Kg
-  Pastiglie rinfrescanti la gola à 2000 mg/Kg e cioè 2 gr/Kg
Ovviamente si tratta di dosi massime d’impiego, ma bisogna sottolineare che sono dosi veramente esagerate! Nella frutta in scatola si può arrivare a 1 grammo per chilo, e addirittura nei prodotti di panetteria 1,7 gr (oltre un grammo e mezzo per ogni chilo)
Se osserviamo attentamente i prodotti chimico-industriali che ingurgitiamo ogni giorno, (oltre 6000 prodotti in commercio[4] contengono il petrol-zucchero), probabilmente raggiungiamo delle dosi molto elevate. Dosi che però non sapremo mai quantificare esattamente visto che i produttori non sono obbligati per legge a scrivere nelle etichette quanti milligrammi di aspartame mettono dentro.
Nel dubbio che abbiano ragione i tecnici dell’EFSA o quelli dell’Istituto Ramazzini, non è meglio e più saggio per tutti evitare questo dolcificante? 
In fin dei conti non è così difficile, e le alternative ci sono eccome, basta semplicemente voler prendere in mano la propria vita effettuando delle scelte consapevoli, smettendola una volta per tutte di delegare la salute alle multinazionali farmaceutiche, l’alimentazione alla chimica alimentare. Ricordando sempre che le multinazionali della chimica, della farmaceutica e dell’agroalimentare sono una unica entità. Da una parte ci mettono a disposizione le sostante chimiche per “alimentarci” e per “dolcificarci la vita” e dall’altra i farmaci per curare i danni prodotti…
Nel mezzo c’è sempre il controllo sull’uomo!
Una persona intossicata, inquinata, malata, e in questo caso zuccherata, è sempre una persona più facilmente controllabile e manipolabile…  
Marcello Pamio
Note:
[1] Comunicato stampa dell’EFSA, 5 maggio 2006
[2] Idem
[3] EUROPEAN RAMAZZINI FOUNDATION STANDS BEHIND ASPARTAME STUDY RESULTS, ANNOUNCES ONGOING RESEARCH ON ARTIFICIAL SWEETENERS: http://www.ramazzini.it/eng/fondazione/eventidettagli.asp?id=292 
[4] Allarme da una ricerca italiana "L'aspartame è cancerogeno”, La Repubblica del 14 luglio 2005

Fonte: srs di Marcello Pamio da disinformazione.it  (10 maggio 2006)

(VR 04 marzo 2010)

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