Il re è nudo ma niente succede.
I numerosi scandali e, ultimamente, la commissione
parlamentare di inchiesta sulle banche, hanno messo a nudo la realtà della
politica e della burocrazia, le sistematiche e trasversali ruberie del regime,
la sua strutturale illegalità di funzionamento – e niente succede, la società
accetta tutto passivamente.
Così come fa la “Giustizia”, il popolo non reagisce, accetta
ingiustizia e illegalità. Sempre più subisce e non agisce. L’esperienza gli ha
insegnato che votare e manifestare è improduttivo. Una ribellione
popolare contro il marcio regime è impossibile: il popolo italiano è vecchio e
sfiduciato, anche in se stesso, e senza fiducia in se stesso un popolo non
organizza una ribellione. E il voto non consente di cambiare, come si dirà.
I banksters saccheggiano impuniti il risparmio mentre
autorità di controllo giudiziarie e amministrative chiudono un occhio o due e
non agiscono nemmeno dopo il fatto. Il governo, con dentro parenti e amici dei
banchieri, li copre e scarica sulla società civile i danni dei loro abusi.
Grillo ruggiva dichiarando che il suo movimento aprirà i palazzi del potere
come scatolette di sardine per mettere alla luce del giorno tutte le
illegalità, come se ciò potesse suscitare reazioni tali da riformare il
sistema.
Ma non è così: il sistema continua come prima, e la gente
subisce passivamente. E perché stupirsi? La legalità è l’interesse più diffuso,
dunque il più disperso, il più debole, quindi il più perdente. E’ un interesse
impotente a difendere se stesso. Il popolo è bue perché è popolo,
non per altra ragione. Per contro, gli interessi concentrati, dei pochi contro
i molti, soprattutto se illeciti e nascosti, sono anche poteri forti, e hanno
buon gioco a comprare chi gli serve e a mettere nei posti giusti i loro
fiduciari.
Gli esponenti del regime italiano vantano oggi una ripresa
economica, sia pur da fanalino di coda, ma non dicono che le previsioni per i
prossimi 25 anni mostrano il sistema-paese Italia in costante perdita di
produttività-competitività rispetto agli altri paesi comunitari e OCSE, il che
comporta che, per competere sui costi di produzione, si dovrà continuare a
tagliare i salari reali, i diritti dei lavoratori, le pensioni, gli
investimenti, etc., e che in prospettiva l’Italia è spacciata, perché già da 25
anni sta perdendo in produttività comparata, e 50 anni così implicano che il
Paese non è più vitale.
Spacciata anche perché il governo deve perseguire una
politica di saldi primari attivi (cioè togliere con le tasse dalla società più
denaro di quanto riversa in essa, nonostante che la società sia in grave
carenza di denaro): altro che virtuosità, risanamento, ripresa: tutto deve
andare ai banchieri che prestano i soldi, compresa la proprietà delle aziende.
Senza investimenti strategici non vi è recupero di
produttività, non vi è fine del declino. Ciò accelererà la fuga di capitali,
imprenditori, lavoratori qualificati e cervelli.
Questo destino fallimentare è connaturato all’Italia
unitaria, a questo Stato voluto e creato dall’estero per servire ed essere
sfruttato da potenze straniere – come spiegato nel precedente articolo.
Uno Stato sbagliato per composizione, che è stata fatta
accozzando nazioni preunitarie troppo diverse tra loro e che perciò non hanno
mai legato ma hanno generato una governance parassitaria e incompetente, che sa
solo arricchirsi rubando sui trasferimenti dalle aree efficienti a quelle
inefficienti e in generale sulle risorse pubbliche e private.
Uno Stato vassallo in cui la politica è decisa dall’estero e
alla classe politica interna, come unico spazio di azione, rimane la
competizione-lottizzazione nel saccheggio del cittadino e della spesa pubblica.
Non potendo procurarsi consensi con le buone politiche
nell’interesse nazionali, i nostri politicanti se li procurano distribuendo
privilegi clientelari. Questo è il modo di produzione della legittimazione
elettorale in Italia.
I potentati stranieri dominanti sostengono e legittimano
quelle forze politiche e burocratiche italiane che meglio servono i loro
interessi a spese degli italiani (fino a mandare eserciti italiani a combattere
servilmente guerre americane e francesi contro gli interessi italiani),
consentendo loro in cambio di continuare i loro traffici con piccole
banche, appalti truccati, etc.
E’ grazie a siffatti rapporti con la partitocrazia e la
burocrazia italiane, che potentati stranieri hanno acquisito il controllo di
(quasi) tutte le imprese di punta e strategiche italiane, nonché della Banca
d’Italia e del sistema creditizio. E’ così che il governo ha regolarmente
sottoscritto, sotto ricatto di rating, contratti finanziari scientemente rovinosi
a vantaggio delle controparti dominanti come Morgan Stanley, con perdite per
decine di miliardi – vedasi il commento dell’on.le Brunetta all’audizione della
d.ssa Cannata in commissione banche, audizione che si è cercato di mettere in
ombra col polverone sulle dichiarazioni del presidente di Consob Giuseppe Vegas
alla medesima commissione sul caso Etruria-Boschi, tacendo sul ministro e sugli
alti dirigenti del Tesoro che sono poi passati a Morgan Stanley.
Un simile Stato, come apparato, non può vivere se non
attraverso una corruzione sistemica, quindi intessuta nelle istituzioni anche
di controllo (le campagne di lotta contro la corruzione, ovviamente, sono una
presa per i fondelli).
I suoi partiti politici sono galassie di comitati di affari
dediti ad operazioni illecite o quantomeno scorrette. Le rispettive segreterie
fanno da organo di coordinamento tra tali comitati, e di ricezione delle
richieste di interessi stranieri (talvolta anche nazionali) dominanti.
Che forza avrebbero i partiti di potere se non gestissero
(clientelarmente) appalti, crediti, assunzioni, licenze? Nessuna. I partiti che
si staccano da quelli di potere per perseguire ideali sociali e di giustizia,
sistematicamente, si spengono, non sono vitali, sebbene abbiano talora ottime idee
e grande onestà, proprio perché non si portano dietro alcuna fetta di spesa
pubblica, alcuna risorsa clientelare.
Laddove vi sono seri interessi in gioco, le leggi, anche
dagli organi di controllo e giustizia, sono osservate solo marginalmente,
soprattutto per mantenere una minima facciata di legittimità agli occhi della
gente comune. In realtà, vi è una netta divisione tra chi è soggetto alla legge
e chi sta sopra di essa e la usa sugli altri per schiacciarli e spremerli. Il
potere pubblico è inteso come proprietà privata, come diritto di passare sopra
le regole e di togliere diritti agli altri, cioè di derogare alla legalità.
Adesso, in campagna elettorale, è inevitabile che i partiti
millantino, ciascuno, di avere la capacità e la volontà di salvare il Paese e
di combattere la corruzione.
Lo afferma quella (pseudo) sinistra che è stata l’esecutore
più attivo e fedele degli interessi stranieri, che più ha collaborato nel
sottomettere ad essi tutto il Paese, nello spremerlo per arricchire gli squali
della finanza predona, nel sabotare l’economia e l’ordine pubblico,
nell’imporre un pensiero e un linguaggio unico che impedissero persino di
descrivere ciò che essa stava e sta perpetrando.
Poi abbiamo un Berlusconi, proprietario del principale
partito del centrodestra, che ha sempre usato i voti di chi gli dava fiducia
per sostenere la linea della (pseudo) sinistra e della Germania, persino il
rovinoso governo Monti, al fine di difendere i propri interessi aziendali e
processuali – un Berlusconi da sempre condizionabile mediante attacchi
giudiziari che scattano quando serve.
Abbiamo una Lega con analisi e propositi condivisibili, la
quale un tempo era indipendentista e ora non lo è più, almeno nelle
dichiarazioni, e si propone come tutrice degli interessi nazionali pan-italiani
entro un’UE e un Euro in cui vuole rimanere. Purtroppo, sino
ad ora, su scala nazionale, la Lega ha realizzato niente o quasi dei suoi
programmi, pur essendo stata a lungo al governo.
Abbiamo infine una M5S che conta numerosi esponenti validi,
coraggiosi e liberamente agenti, ma i cui titolari – quelli che enunciano che
“uno vale uno” – non si sa che mete abbiano e che interessi incarnino, anche se
appaiono significativi legami con gli USA.
Abbiamo infine una nuova, furbesca legge elettorale, che
lascia nelle mani delle segreterie (negandole agli elettori) non solo la scelta
dei parlamentari, ma anche la decisione sul nuovo governo: una legge
tipicamente partitocratica.
No, signori miei, non illudetevi: il processo di
disfacimento e la parassitosi maligna interna ed esterna continueranno più
saldamente che mai, con la BCE che sosterrà il debito pubblico, differendo il
collasso, per consentire di portare a compimento il piano di trasferimento
delle risorse del Paese.
Niente cambierà con le prossime elezioni. L’unico
cambiamento possibile e concreto lo realizza chi emigra.
17.12.17 Marco Della Luna
Fonte: (Marco
Della Luna, Il Re è nudo ma niente succede, dal blog
di Della Luna del 17 dicembre 2017).
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