EPOCA II - CAPO IV
SOMMARIO. -
Incertezze nella serie dei vescovi - Nottingo - Il codice zenoniano di Reims -
Agino - Sede vacante - Landerico - Bilongo - Audone - Aistolfo - Adelardo.
La dominazione dei
Franchi nell'Alta Italia, dalla morte di Carlo Magno sin verso la fine del secolo VIII, fu di continuo agitata da turbolenze
politiche, sia per dissensi tra i vari rami della famiglia carolingica, sia per
la cupidigia di dominare in alcuni membri potenti di famiglie indigene.
Naturalmente queste turbolenze politiche ebbero il loro riflesso anche nelle
cose religiose, particolarmente nella elezione dei romani pontefici e dei
vescovi: quindi è che, come in altre chiese, così anche nella chiesa veronese
riesce incerta la serie dei vescovi. Noi
prenderemo come base la serie data dallo Stato
personale; benché non ne sia ben certa l'autenticità. Di mano in mano che si presenterà l'occasione,
accenneremo ai dubbi su qualcuno dei vescovi ivi segnati ed all'ordine di
successione ed alla possibilità di dover inserire in quella serie qualche
vescovo ivi omesso.
Supponendo che Ratoldo
sia il vescovo quarantesimo settimo, questa sarebbe la serie degli altri
vescovi sin verso la fine del secolo IX: 48. Nottingo
(840-844) - 49. Landerico
(844-846) - 50. Bilongo
(846-860) - 51. Audone
(860-866) - 52. Aistolfo
(866-875) - 53. Adelardo I (876-915). Questa è la serie data anche
dal nostro vescovo Liruti.
Gli scrittori nostri inserivano altri vescovi in
quest'epoca. L'Ughelli pone Audone tra Rotaldo ed un Rotaldo II: il Canobio poneva due vescovi, Novergio e Wilfredo: da un diploma citato da Cipolla apparisce vescovo di Verona Adelardo l'anno 860 (1).
Si aggiungano altre difficoltà di ordine
cronologico; provenienti, parte dal non esser sempre chiaro in alcuni atti a
quale dei due Ludovici si debbano
riferire, parte dal non essere sempre identica negli atti la forma di indicare
l'anno primo dell'imperatore Ludovico II.
L'episcopato veronese di Nottingo pare abbastanza certo; nonostante che
s'avessero dei dubbi nel secolo XVIII (2).
In un documento esistente nell'archivio
capitolare con la data 17 marzo 840 Nottingo
è detto « vocato episcopo »; la
qual frase sembra indicare che Nottingo
fosse quasi vicario di Ratoldo
allontanatosi da Verona, ed a lui
sostituito precariamente; benché poi non sia detto di quale chiesa fosse egli
chiamato « episcopo », pare doversi
certamente intendere di Verona,
essendo che quell'atto fu redatto in Verona
(3). Inoltre in due atti di Lotario I, in data 22 agosto 843, Nottingo è detto « electus»
vescovo di Verona (4). E' pur
celebre la lettera di Rabano Mauro,
della quale tosto tratteremo: essa è diretta « ad Notingum sanctae veronensis
ecclesiae vocatus episcopum »: indi nel testo « Notingo electo Episcopo ». Dunque certamente Nottingo fu vescovo di Verona:
che se Ratoldo morì nell'anno 840,
riesce ancor più difficile spiegare come Nottingo
possa dirsi vescovo eletto o chiamato
nell'anno 843.
Ben poche notizie abbiamo dell'episcopato di Nottingo. Se è autentico un diploma di Ludovico II pubblicato dall'Ughelli (5), Nottingo avrebbe
impetrato dall'imperatore alcuni privilegii al monastero di S. Zeno. Quel diploma dato il giorno 25 agosto
dovrebbe spettare all'anno 845, o più probabilmente all'anno 853(6): forse è l'unico, in cui Nottingo sembra sia detto vescovo di
Verona senza l'aggiunta di vocatus
od electus; ma
nell'anno 853 egli certamente non era vescovo di Verona.
Il nome di Nottingo è noto nella storia letteraria
per un opuscolo a lui indirizzato dall'arcivescovo di Magonza Rabano Mauro intorno alla predestinazione. Godescalco monaco di Fulda avea sollevato questioni su
questa materia abbastanza difficile; anzi, tornando da un pellegrinaggio a Roma, avea diffuso opinioni erronee
nelle nostre regioni. Pare che abbia espresso le sue idee al nostro vescovo Nottingo, forse mentre si trovava
presso Everardo duca del Friuli. Nottingo
ne parlò a Rabano Mauro abate di Fulda, che si trovava al seguito di Ludovico II in una spedizione bellica, in una località
detta Loganahe (7); e tra loro si convenne che Rabano
scriverebbe un breve trattato in confutazione degli errori di Godescaleo, e lo indirizzerebbe a Nottingo. Difatti Rabano
spedì a Nottingo quell'opuscolo
con questo indirizzo: «Liber de
praedestinatione missus ... ad Notingum sanctae
veronensis ecclesiae vocatum episcopum» (8). Tosto segue la lettera, di cui
diamo soltanto il principio (9): «Viro venerabili et omni honore dignissimo
Nottingo electo episcopo Hrabanus in Xto salutem.
Nuper quando ad serenissimum imperatorem Hludovicum in transitu expeditionis hostilis in pago Loganahe venisti et ibi mecum locutus de haeresi quam quidam
de praedestinatione Dei inique ... condunt errantes sermonem habuisti, convenit inter nos ut opusculum conficerem ad convincendum errorem
... » (10)
Pare non si possa mettere in dubbio la dedica dell'opuscolo
di Rabano al nostro vescovo Nottingo, benché in alcuni codici si dica dedicato «ad Novergium ». Però si oppone la cronologia; essendoché
l'opuscolo De praedestinatione
comunemente si ritiene scritto l'anno 848, quando già Nottingo era vescovo di Brescia.
Riesce
pur difficile spiegare come Nottingo
in tutti gli atti, che a lui si riferiscono, non venga mai detto «episcopus veronensis ecclesiae ",
ma sempre «episcopus veronensis
ecclesiae electus, vocatus
»., Ad ogni modo l'episcopato di Nottingo è molto enigmatico.
Biancolini con
altri dei nostri nega l'episcopato veronese di Nottingo (11); Dionisi
gli attribuisce un episcopato di circa cinque anni; Gams
gli assegna tre anni (840-843) (12).
Comunque sia, certamente dopo l'anno 845
Nottingo
non fu più vescovo di Verona: era passato al vescovado di Brescia.
Nel ritirarsi da Verona,
si ritiene che Nottingo abbia
asportato, non sappiamo con quale diritto, un codice troppo prezioso per noi,
contenente i sermoni del nostro S. Zeno
e lo abbia poi dato al suo amico Incmaro
vescovo di Reims: è il celebre Codes Rhenensis, che si
conservava nel monastero dei Benedettini
di Reims e perì nell'incendio di quel monastero l'anno 1775. Buon per noi,
che il nostro Maffei nel suo viaggio
scientifico alle principali accademie d'Europa (1732-1736), trovandosi a Parigi potè aver alla mano quel codice (13): lo studiò a fondo; lo collazionò
con altri manoscritti, e portò seco a Verona i frutti dei suoi studi. A Verona comunicò le sue note ai Ballerini, i quali se ne giovarono
moltissimo per l'edizione dei sermoni di S. Zeno: «Maffeius noster variantes locutiones aliaque consideratu digna summa
cum diligentia e codice deprompsit ac omnia nobis communicavit » (14) Ce ne occuperemo in altro capo.
Dopo il passaggio di Nottingo
al vescovado di Brescia, da alcuni
si pone vescovo di Verona un certo Agino
od Agnino; che
anzi Agino sarebbe successo
immediatamente a Ratoldo, se Nottingo non fu mai vescovo di Verona. A quanto riferisce Anastasio bibliotecario nel De
vitis Romanorum Pontificum (15),
Agino vescovo di Verona sarebbe intervenuto alla
coronazione di Ludovico (II) fatta da Sergio II nel 15 giugno dell'anno 844; e pochi giorni appresso
avrebbe preso parte ad una specie di pseudo-concilio tenuto in Roma da Drogone arcivescovo di Reims
con parecchi vescovi d'Italia. Buon per
noi che il Duchesne da altri codici
ha letto « Aginus vergo mensis» (16) ; e così la nostra chiesa resta purgata da
questa macchia, che un suo vescovo abbia partecipato a quel concilio, che
sapeva di scismatico. Inoltre, siccome la presenza in Roma nell'anno 844 è
l'unico fatto attribuito ad Agino,
così cessa ogni ragione di mettere il suo nome nella serie dei vescovi
veronesi; con ragione lo omette lo Stato
personale.
Sembra che nell'agosto di questo medesimo anno 844 la chiesa di Verona fosse senza vescovo,
se nel giorno 6 di quel mese la chiesa di sant'Alessandro
presso Quinzano fu consacrata da un
certo vescovo Wilprando, chiamato a
compir tale funzione dall' arcidiacono
Pacifico e dai canonici, per esser vacante le sede vescovile (17).
Lo Stato personale
come successore di Nottingo pone
Landerico, detto dal Panvinio «vir
pius et eruditus »: di lui peraltro è assai incerta l'epoca, e forse
l'autenticità. Ordinariamente gli
scrittori nostri pongono Bilongo
dopo Nottingo, indi Landerico.
L'episcopato di Landerico
ci verrebbe attestato da un atto, sulla cui genuinità v'è molto a dubitare.
Sarebbe un diploma di Ludovico II,
col quale l'imperatore ad istanza di Landerico
avrebbe confermato al monastero di S.
Zeno la donazione, che avea fatto Lotario
ad istanza di Nottingo (18): ma l'esistenza di tal diploma è
assai dubbia: ad ogni modo sarebbe stato sottoscritto nel giorno 24 agosto
dell'anno 853. Perciò l'episcopato di Landerico non si potrebbe assegnare
agli anni 844-846.
Certamente fu vescovo di Verona Bilongo, successore o di Nottingo o di Landerico,
e certo vivente sulla fine dell'anno 847. E' rimasto celebre tra noi il suo Judicatum, ossia
testamento, che porta la data 12 dicembre 847. In esso dispone che « singulis annis in ascensione S. Mariae» (19) sia data una certa somma alla « scola sacerdotum », e che questa finalmente vada al possesso della
maggior parte dei suoi beni, che intanto doveano esser goduti da alcuni suoi
parenti Fulcherio e Gerardo vassalli e da un certo Sigismondo con alcuni oneri in opere
pie: «Deveniant in jura et potestate
scolae sacerdotum sanctae veronensis ecclesiae ». Altri beni lascia alla
chiesa dei santi Faustino e Jovita di Brescia: altri, specialmente
mobili preziosi, animali, prodotti campestri, dispone siano erogati in opere di
beneficenza da Andrea arcidiacono ed
Adelberto vicedomino della chiesa
veronese insieme col prete Vitale. «Acto ad supradicta
schola sacerdotum feliciter. †
Ego Bilongus ep.us in hac ordinatione a me facta mm. ss. ». Si hanno
sottoscritti altri quindici nomi (20).
Audone sembra sia stato vescovo di Verona
negli anni 860-866.
Un Audone diacono,
figlio di Granselberto longobardo, si trova nominato in un
atto di vendita del 7 settembre 829 (21)
in altro atto dell'839 è detto ancora diacono e rettore della chiesa di S. Martino di Grezzana (22); ed è pur diacono in un atto di
commutazione del giorno 22 febbraio 844 (23).
Finalmente è detto arcidiacono nel
testamento di Bilongo ed, insieme
col prete Stefano, rettore della « scola sacerdotum », Intervenne ad un «placito » (26 febbraio 845) tenuto a Trento da Garibaldo messo di re
Ludovico; nel quale è detto ancora arcidiacono (24). Anzi, se è autentico un atto (25 ottobre 880) riportato dal Maffei, Audone era ancora arcidiacono ed insieme con Granselberto arciprete rettore della scuola dei sacerdoti nell'anno
879 od 880(25). Come, si può mettere
l'episcopato di Audone dall'anno 860
all'anno 866?
E' certamente autentico il Judicatum o testamento redatto da Audone ancora arcidiacono il 29 aprile
dell'anno 856 od 860. Da esso sappiamo
come alcuni anni prima egli su fondo proprio «in Valle Paltenade loco nuncupante Sezano » avea edificato una chiesa in onore di S. Lorenzo Martire: quella chiesa egli affidò a Procarda, abbadessa sua sorella, in modo però che in essa « habeant potestatem sacerdotes qui pro temporibus in ipsam
ecclesiam ordinati fuerint »: ed alla stessa chiesa donò alcuni beni che
egli possedeva « in jam dieta Valle
Paltenade in vico Veneris »: dispone pure che una casa adiacente alla
chiesa, dopo la morte di lui e della sorella « deveniat in potestatem monasterii sanctae Mariae site ad Organum ... Acto in Sezano
feliciter. Ego Audo archidiac. mm. ss. »(26).
Dell'episcopato di Audone
abbiamo due documenti. Il primo è la disposizione da lui fatta dei suoi
beni in Sezano a favore del
monastero di S. Maria in Organo: «In Christi nomine Audo sanctae veronesis ecclesiae episcopus ... Volo Audo episcopus ut deveniat
in monasterio sanctae Mariae sito foris
portam Organi... curtis mea in Valle Paltenaciae loco nuncupante
Seciano una cum casis ... Acto ad ecclesiam S. Prosdocimi feliciter. Ego Audo
per misericordiam Dei episcopus me subsc. »(27. Cipolla attribuisce questo atto all'anno 865 agosto 15 (?).
L'altro è un diploma di Ludovico
II dato nell'anno 860 «pro coenobio
sanctae Mariae de Organo... Confirmamus eidem sancto monasterio illas res quas
Audo quondam veronensis episcopus inibi contulit, quae sunt site
in Paltenacia in comitatu veronensi »(28).
Se nell'anno 860 Audone
è detto « quondam veronensis episcopus
», come si può assegnare l'episcopato di Audone agli anni 860- 866? L'Ughelli
pone l'episcopato di Audone verso
l'anno 830; ma ne sorgono altre difficoltà insolubili.
In quest'epoca di tanta confusione, e precisamene nell'anno
855 secondo i bergamaschi, i corpi
dei santi martiri Fermo e Rustico da
Verona furono trasportati a Bergamo;
dove sono venerati sopra un magnifico altare entro un'urna di marmo prezioso:
in essa si trova pure, come è scolpito sull'urna, anche il corpo del nostro
vescovo S. Procolo.
Dopo Audone gli
scrittori nostri pongono vescovo Ardecario
ossia Anscario. A lui viene attribuito un Judicatum di composizione per
alcune liti insorte tra i monaci di S.
Zeno ed i canonici: porta la data 5 febbraio 865. E' sottoscritto: « Ego Ardecarius Praesul veronensis civitatis propria manu roboravi »; e vi
sono sottoscritti altri quattordici uomini (29). Il Cavattoni riporta
come certo questo documento; ma altri ne dubitano. Gli è pur attribuito un
altro atto consimile (se non è lo stesso), nel quale avrebbe stabilito una
nuova distribuzione delle offerte fatte alla chiesa di S. Zeno; ma anche questo atto è assai dubbio (30). Lo Stato personale
non ammette Ardecario tra i
vescovi di Verona.
L'episcopato di Aistolfo
(866-875) ci è noto soltanto per un atto di commutazione fatta il 22
ottobre 866 tra i rappresentanti della chiesa
di S. Giorgio « sita ad Platone»
ed un verto Wambaldo alemanno « ex
jussione domini Aistulfi episcopi », alla quale intervennero « missi domni Aistulfi episcopi» (31). Al
tempo di Aistolfo (settembre 873)
l'imperatore Ludovico II confermò alcuni possessi della chiesa di Verona e del monastero di S. Zeno, e concesse al vescovo di
condurre all'episcopio un aquedotto:
«Pro amore sanctissimi pontìficis
Zenonis Christi confessoris, sempiternali jure sancimus, ut ad ecclesiae dignitatem
pontifex sanctae veronensis sedis potestatem habeat aquaeductum per pontem
publicum vel per quemcumque locum ipse perviderit, ad episcopium perducere
absque ullius contradictione, un nostro praesentiali gaudeat pragmatico et
Christo propitio sempiternali honoretur potestate »(32).
Nell'anno 874 alcuni dei nostri pongono il vescovo Rotolfo: sarebbe il
vescovo da alcuni confuso col nostro vescovo Ratoldo, morto il 13 settembre di quest'anno 874: ma siamo sempre
nell'incerto (33).
Da questa relazione o, piuttosto, recensione dei nomi dei
nostri vescovi apparisce quanta oscurità regni nella storia della nostra chiesa
per quasi tutto il secolo IX: abbiamo notizie incerte sulla serie dei vescovi,
quasi nessuna sulla loro operosità a favore della chiesa e sulla vita religiosa
dei vescovi. Il primo vescovo, sul quale abbiamo sufficienti notizie, è Adelardo I, che occupò la sede
vescovile per circa quarant'anni: di esso diremo in altro capo (a).
MOTE
1 - CIPOLLA, Fonti
edite della storia della Regione veneta pag. 52. Cita Monumenta Boica
XXXI, 1, 96; ma nella nostra biblioteca non si trovano.
2 - L'autenticità
di Nottingo fu provata con argomenti abbastanza efficaci dal Can. DIONISI, De
duobus Episcopis AIdone et Nottingo, Cap. XIII-XXXII (Veronae 1758); DA
PRATO, Sopra l'Epitaffio di Pacifico, Diss. II. Cap. V.
3 - Presso
DIONISI, Op. cit., Cap. XV.
4 -Presso BÖHMER,
Regesta Imperii I. pag. 414 (Innsbruck 1889), da Cristo LUPI, Cod.
diplom. Bergom., pag. 703 (Bergomi 784).
5 - UGHELLI, Italia
sacra, VoI. V. col. 719 (Edit. Ven.); DA PRATO, L'Epitafio di Pacifico,
Dissert. II. pag. 48; GLORIA, Codice diplomo padov., I. Num. 12.
6 - DIONISI, Op.
cit., Cap. XVII.
7 - DIONISI, Op.
cit., Adnot. I. ritiene che questa
località sia Lugana, non lungi da Peschiera.
8 - Presso MIGNE, Patrol. lat., Tomo CXII, pag. 1530
seqq.
9 - Con qualche
variante fu pubblicata anche recentemente questa lettera da CIPOLLA, in Rend.
Acad. Lincei, Anno 1907 pag. 401, seg.
10 - Di queste
controversie tratta HERGENROTHER, Storia univ. della Chiesa Vol. III. P. I. Cap. 19.
Ne trattiamo anche noi nelle Instit. hist. eccl., Vol. II. Saec. IX.
Art. 4 (Ediz. 2).
11 - BIANCOLINI, Dissertazione
sui Vescovi, pag. 32, Serie pag.
4. Più tardi inclina ad accettarlo, Chiese
Lib. VIII. pag. 347
12 - GAMS, Series Episcoporum Eccl. cath., pag. 805.
13 - Ne scrisse
il Maffei stesso a Bertoldo Pellegrini da Parigi, 20 ottobre 1734. '
14 - Così i
BALLERINI, S. Zenonis Sermones, Praef. Num. III. - Vedi anche GIULlARI,
S. Zenonis Serm., Comment. praev. Cap. II. § 2. 2.
15 - Presso
MURATORI, Rerum ital. script., III.
228. Così anche presso BÖHMER,
Regesta Imperii, I. pag. 416.
16 - DUCHESNE, Lib.
pontif., II, pag. 89; e così gli storici a lui posteriori.
185
17 - CENCI, Dissertazioni
crit.-cron. pag. 221 (Verona 1788); Ant. PIGHI, Il santuario di S. Rocco,
pag. 9 (Verona 1887).
18 - Presso UGHELLI, Italia sacra, V. pago 719;
DIONISI, De duobus episc., pag. 7; GLORIA, Op. e loc. cit.
19 - Bella prova
che il titolo della chiesa cattedrale era fino da allora l'Assunzione di Maria.
20 - DIONISI, Apol.
riflesso pag. 34-40; PORRO LAMBERTENGHI, Codex diplomo longob. Num. 162.
L'anno del Judicatum è incerto per le incertezze sul computo dell'anno
iniziale del regno di Ludovico II: vedi
CIPOLLA, Antichi possessi del mon. di S. M. in Organo, pag. 3.
21 - L'Atto è
riferito da CIPOLLA, Le popolazioni dei XIII comuni veronesi, pag. 12. Nota I (Venezia 882).
22 - Presso
BIANCOLINI, Chiese, I. pag. 176.
23 - DIONISI, De Duobus
episcopis ... Doc. II, pag. 73.
24 - CIPOLLA, Antichi
possessi del monastero di S. M. in Organo. Docum. I., pag. 17.
25 - MAFFEI, Istoria
teolog. Append. pag. 98; e non v'è motivo a dubitare: vedi anche
DIONISI, Apol. rifl. pag. 43.
Maffei dà l'anno 880; ma Cipolla ritiene sia da leggere 879.
26 - BIANCOLINI, Chiese,
IV. 501, Serie dei Vescovi, Docum. I, pag. 72.
27 - UGHELLI, Italia
sacra, Tom. V., 714.
28 - Presso
UGHELLI, Op. cit., col. 714, 716. Questo diploma dovrebbe confermare l'atto
precedente, che pur si dice fatto l'anno 865.
29 - DIONISI, De
duobus Episcopis ... Docum. V. pag. 89; CAVATTONI, Memorie ecc., Nota 79.
30 BIANCOLINI, Chiese di Verona, I. pag. 45, 177, Dissert.
sui Vescovi, pag. 33; DA PRATO, Op. cit., Dissert. II., Cap. VII,
pag. 56, segg.
31 - MAFFEI, Istoria
teol., Append., pag. 97.
32 - Presso
CIPOLLA, Verseichniss der Kaiserurkunden in der Archiven Veronas, pag.
19.
33 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona, I. 178, Serie dei Vescovi, 4.
ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. IV (a cura di A. Orlandi)
(a) pag. 189. La
serie dei vescovi veronesi per tutto il secolo IX rimane tuttora oscura. I
documenti a cui ci si appella o perché inesatti o perché sospetti e fra loro
discordi, non chiariscono l'esatta successione e l'identità dei vari vescovi. Finora neppure gli studi successivi a mons.
Pighi, hanno apportato maggior luce. Citiamo due libri utili per chi vuol
affrontare qualche ulteriore ricerca: V. FAINELLI, Codice diplomatico
veronese. Vol. I, Venezia 1940; G. EDERLE, Dizionario cronologico
bio-bibliografico dei Vescovi di Verona, Verona 1965.
Fonte: srs di
Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume I
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