Tracce di un affresco raffigurante l’immagine della Iconografia
Rateriana della citta di Verona. Via Leoni
19, negozio Basesi.
EPOCA II – CAPO II
SOMMARIO. - Prime
pubblicazioni - I codici di Lobbes e di Rimini - Edizioni recenti - Autore -
Epoca - Partizione del Ritmo - Sua importanza - Testo dei «Versus de Verona ».
Per la storia della chiesa veronese è di sommo interesse un carme latino della fine del secolo
VIII; o del principio del secolo IX, detto Ritmo
Pipiniano, in alcuni codici Versus
de Verona, in altri De
laudibus Veronae. Una
parte di esso fu pubblicato sulla fine del secolo XVI dal nostro storico Dalla Corte(1); più tardi fu pubblicato intiero, ma molto
scorretto da Mabillon (2), indi da Muratori (3). Ma erano
pubblicazioni molto imperfette: il merito d'averci procurato una pubblicazione
abbastanza esatta fu del nostro Scipione
Maffei.
Quando il nostro vescovo Raterio dal vescovado di Verona
si ritirò nel monastero di Lobbes nel Belgio, portò con sè alcuni manoscritti preziosi per la storia
della nostra chiesa; tra questi un codice contenente il carme in lode di Verona
col titolo Versus de Verona.
Il nostro Maffei nel 1736 si recò a Lobbes
per aver notizie di Raterio e
dei codici rateriani (4); ma non vi
trovò l'abate Teodolfo: lo trovò più
tardi a Bruxelles, e per mezzo di
lui, oltre molti aneddoti veronesi, potè aver una copia del codice dei Versus de Verona accertata
per conforme all'originale con postilla dello stesso abate Teodolfo. Questa copia apparve
ben presto ancor più preziosa, quando per la soppressione di quel monastero nel
1793 andò smarrito il codice originale. Secondo quella copia, che ora si trova
nella nostra biblioteca Capitolare (5),
il Maffei pubblicò il carme (6); e quella pubblicazione die' tosto
causa ad alcune dispute tra gli eruditi.
Più tardi il carme fu nuovamente pubblicato da Biancolini dietro un codice che si
trovava presso ai Celestini di Rimini
e fu scritto da Peregrinus De Peregrinis
sulla fine del secolo XV (7): una copia di esso, come accennava
il Biancolini, si trovava presso il
canonico Muselli arciprete della
cattedrale. Anche questo codice dei Celestini
differisce non poco da quelli pubblicati antecedentemente: noi non tenteremo di cercare qual codice
meglio corrisponda all'originale; questione di poca utilità ed insolubile:
soltanto accenneremo ad alcune varianti di maggior rilievo storico.
Recentemente dietro ispezione di altri codici, con nuove varianti e secondo
diversi principi di apprezzamento fu pubblicato da due eruditi tedeschi, Dümmler
(8) e Traube (9).
Nel secolo XVIII si disputò molto fra i nostri sull'autore
del ritmo. Alcuni vollero fosse un veronese: forse quel Gaidhaldus rector, ossia parroco di qualche chiesa
veronese, al quale si attribuisce un ritmo acrostico « Gracia excelsa »(10).
Secondo il Cenci sarebbe quell'Adaelardus monaco di Corbeja, che da Carlo Magno
fu assegnato quale consigliere al figlio Pipino,
quando questi risiedeva in Verona (11).
Qualcuno stette per il monaco Alcuino;
qualche altro per un anonimo autore eziandio del ritmo De Mediolano civitate (12). Questa
pure è una questione insolubile (13).
Quanto all'epoca, questa in generale è segnata dallo stesso
autore « Magnus in te habitat Pipinus
piissimus »: ora Pipino regnò
dall'anno 781 all'anno 810. Entro
questi limiti, parrebbe il Ritmo anteriore alla traslazione del Corpo di s. Zeno (807), che non vi è
accennata. Qualcuno lo ritiene di poco posteriore al vescovo Annone: anzi qualcuno attribuisce all'epoca annoniana, e forse allo stesso Annone, la massima parte sino al verso
« ab Austriae finibus »: l'ultimo
tratto agli ultimi anni di Pipino.
Per il suo contenuto il ritmo si può dividere in tre parti.
La prima (terz.
1-8) dà la topografia profana di Verona, quale essa era all' epoca romana.
La seconda (terz,
8-18), dopo aver detto di Gesù Cristo sino alla sua ascensione, dà il catalogo
dei vescovi di Verona da sant'Euprepio a S. Zeno: di questo santo racconta la predicazione ed alcuni
miracoli: elogia particolarmente i tre vescovi Euprepio, Procolo e Cricino.
Questa parte è assai importante per la storia di Verona; ed era importantissima verso la
metà del secolo XVIII, quando non si conosceva ancora il Velo di Classe: fu essa, che indusse il Maffei ed altri con lui a correggere la
serie dei nostri primi otto vescovi data dall'Ughelli (14); e la tesi
del Maffei, dapprima poco gradita
agli eruditi veronesi, ebbe poi una conferma decisiva nel Velo di Classe.
La terza parte
(terz. 19-31) dà la topografia sacra di
Verona, meglio, del contorno di Verona:
designa la posizione delle sue chiese, a mattina, a mezzogiorno, a sera. Si
diffonde molto intorno a sant'Annone
ed ai santi martiri Fermo e Rustico,
alla ricuperazione delle loro reliquie ed alla decorosa reposizione delle
stesse nella nuova chiesa a loro dedicata nella parte meridionale di Verona:
nominando poi le singole chiese, oltre il santo titolare, indica alcuni santi,
dei quali si conservano in ciascuna chiesa alcune reliquie.
Da questa terza parte sappiamo di alcune chiese esistenti
nel contorno di Verona verso la fine del secolo VIII. Ad oriente erano:
S. Stefano ricco
di reliquie di santi vescovi e martiri,
S. Pietro in Castello, S. Giovanni
in Valle, S. Faustino, S. Nazaro, S. Maria fuori porta Organa
(15), S.
Vitale. Verso il mezzogiorno il
nostro autore non indica che la chiesa dei SS.
Fermo e Rustico, la quale dà a lui occasione opportuna per diffondersi
nelle notizie dei loro corpi, dell'urna preziosa in cui furono riposti dal
vescovo sant'Annone. Verso occidente
nota le chiese di S. Lorenzo, SS. Apostoli, S. Martino in Aquario.
L'autore tace delle chiese, che erano nel centro della città, e di
quelle che ne erano molto discoste: era suo scopo dire di quelle che la
circondavano per difenderla dall'oste maligno: « O felicem te, Verona, sic ditata et inclita - qualis es circumvallata
custodibus sanctissimis - qui te defendant et expugnent ab hoste nequissimo
».
Termina con alcuni elogi al re Pipino, che allora dimorava in Verona, e chiude con questa
doxologia: « Gloriam canamus Deo regi
invisibili - qui talibus adornavit te floribus mysticis - in quantis et resplendes
sicut sol irradians ».
Il canonico Dionisi
opinava che la Verona descritta nel ritmo fosse quella figurata nella
iconografia rateriana (16): ma il Cipolla pensa che questa sia posteriore
al ritmo, e forse di circa un secolo (17).
Noi diamo il ritmo, quale esso è nell'edizione Diimmler; in
calce noteremo solo quelle varianti, che possono aver qualche interesse nel
campo della storia.
VERSUS DE VERONA
1. Magna et
praeclara pollet urbs haec in Italia
in partibus Venetiarum, ut docet Isidorus (18),
que Verona vocitatur olim ab antiquitus.
2. Per quadrum
est compaginata, murificata firmiter:
quadraginta et octo turres fulgent per circuitum,
ex quibus octo sunt excelsae (19), quae eminent omnibus.
3. Habet altum
laberintum magnum per circuitum,
in quo nescius ingressus non valet egredere,
nisi igne cum lucerne, vel a filo glomere.
4. Foro lato
spatioso sternuto lapidibus,
ubi quattuor in cantos magni instant fornices;
plateae mirae sternutae de sectis silicibus.
5. Fana et tempIa
constructa ad deorum nomina,
Lunis, Martis et Minervis, Iovis atque Veneris,
et Saturni sive Solis, qui prefulget omnibus.
6. Et dicere
lingua non valet hujus urbis scemata:
intus nitet, foris candet circumsepta laminis,
in aere pondos deauratos, metalla haud communia.
7. Castro magno
et excelso, et firma pugnacula,
pontes lapideos firmatos super flumen Atesis (20),
quorum capita pertingunt in orbem ad oppidum.
8. Ecce, quam
bene est fundata a malis hominibus,
qui nesciebant legem dei nostri atque vetera
simulacra venerabant lignea, lapidea.
9. Sed postquam
venit ergo sacer plenitudo temporum,
incarnavit deitatem
nascendo ex virgine,
exinanivit semet ipsum, ascendit patibulum:
10. Inde
depositus ad plebem Iudaeorum pessimam,
in monumento conlocatus, ibi mansit triduo,
inde resurgens cum triumpho, sedit patris dextera.
11. Gentilitas
hoc dum cognovit, festinavit credere,
quia vere deus caeli ipse terrae conditor,
qui apparuit in mundo per Mariae uterum.
12. Ex qua stirpe
processerunt martyres, apostoli,
confessores et doctores et vates sanctissimi,
qui concordaverunt mundum ad fidem catholicam.
13. Sic factus et
adimpletus est sermo Daviticus,
quod coeli clariter enarrant gloriam altissimi,
a summo caelorum usque ad terrae terminum.
14. Primum
Veronae praedicavit Euprepus episcopus,
secundus Dimidrianus, tertius Simplicius,
quartus Proculus confessor pastor et egregius.
15. Quintus fuit
Saturninus et sextus Lucilius,
septimus fuit Gricinus doctor et episcopus,
octavus pastor et confessor Zeno martyr inclitus.
16. Qui Veronam
predicando reduxit ad baptismum,
a malo spiritu sanavit Galieni (21) filiam,
boves cum homine mergentes reduxit a pelago.
17. Et quidem
multos liberavit ab hoste pestifero,
et mortuum resuscitavit ereptum e fluvio,
idola multa destruxit per crebra ieiunia.
18. Non queo multa narrare hujus sancti opera,
quae a Syria veniendo usque in Italiam,
per ipsum omnipotens deus ostendit
mirabilia.
19. O felicem te, Verona, sic ditata et inclita,
qualis es circumvallata custodibus sanctissimis,
qui te defendant et propugnent ab hoste iniquissimo.
20. Ab oriente
habes primum protomartyrem Stephanum,
Florentium, Vindemialem et Maurum episcopum, Mammam,
Andronieum et Probum
cum quadraginta martyribus
21. Deinde Petrum
et Paulum et Iacobum apostolum,
precursorem baptistam Iohannem, et martyrem
Nazarium una cum Celso, Vietore, Ambrosio (22),
22. Inclitos martyres Christi Gervasium et
Protasium,
Faustinum atque Iovitam, Eupolum, Calocerum
Domini matrem Mariam, Vitalem, Agricolam;
23. In partibus meridianis Firmum et Rustieum,
qui olim in te susceperunt coronas martyrii,
quorum corpora ablata sunt in maris insulis.
24. Quando
complacuit deo regi invisibili.
in te sunt facta renovata per Annonem presulem
temporibus principum regum Desiderii et Adelchis,
25. Qui diu
moraverunt sancti non (23) reversi
sunt,
- - - - - - - -
- - - - - - - -
26. Quorum
corpora et insimul condidit episcopus,
aromata, galbanum, stacten et argoido,
mirra et gutta et cassia et tus lucidissimum.
27. Tumulum
aureum coopertum, circundat centonibus (24),
color interstinctus mire mulcet sensus hominum,
modo albus, modo niger inter duos purpureos (25).
28. Haec, ut
valuit, paravit Anno praesul inclitus,
proba cuius fama claret de bonis operibus
ab Austriae finibus terrae usque Neustriae terminos.
29. Ab occidente
custodit Syxtus et Laurentius,
Ypolitus, Apollinaris, duodecim apostoli
Domini, magnus confessor Martinus sanctissimus.
30. Iam laudanda
non est tibi urbs in Ausonia
splendens, pollens et redolens a sanctorum corpore,
opulenta inter centum sola in Italia.
31. Nam te
conlaudat Aquilegia, te conlaudant Mantua,
Brixia, Papia, Roma, simul et Ravenna:
per te portus est undique in fines Liguriae.
32. Magnus
habitat in te rex Pipinus piissimus,
non oblitus pietatem aut rectum iudicium,
qui bonis agens semper cunctis facit prospera.
33. Gloriam
canamus deo, regi invisibili,
qui talibus adornavit te floribus mysticis,
in quantis et resplendes, sicut sol irradians (26).
Nel codice di Lobbes segue qui un'invocazione: « Sancte Zeno ora pro me et cunctis hominibus
», Prova evidente dell'origine veronese
di quel codice (a).
NOTE
1 - DALLA CORTE, Istoria
di Verona I. pag. 52 (Verona 1596).
2 - MABILLON, Analecta vetera I. 371 (Ed. l, 1675).
3 - MURATORI, Rerum
Italic. Scriptores II. P. II. Pag.
1095.
4 - Vedi
BALLERINI, Ratherii opera pag.
XII, seq. (Verona 1765); SPAGNOLO, Scip. Maffei e il suo viaggio all'estero pag.
33 (Verona 1903).
5 - Cod. CXVI.
(106). - L'antichissimo codice zenoniano, dal quale s'eran fatte le edizioni
precedenti, perì nell'incendio di quel monastero l'anno 1775.
6 - MAFFEI, Istoria
diplomo pag. 178, Verona illustr. I, 369, Ist. Teolog. Append.
De priscis Veronce episcopis pag.
237.
7 - BIANCOLINI, Chiese
di Verona I. 160, Diss. sui Vesc. II. Docum. I pag. 115. Egli usò pare il codice di Lobbes.
8 - DUEMMLER, Poëtae
latini cevi Carolini I. pag. 118·121, tra i Monum. Germ. (Berolini
1880).
9 - TRAUBE, Karolingische
Forschungen pag. 114, seg. (Berlin
1888).
10 - Codice
Capito XC (85) della fine del secolo IX. MURATORI, Antiqu. Ital. III. 677.
11 - CENCI, Dissert...
intorno all'epoca dei santi Euprepio, ... pag. 185·198. Vedi anche DIONISI, Il ritmo dell'anonimo
pipiniano volgarizzato ... (Verona 1773).
12 - Si trova
presso DUEMMLER, op. cit. pag. 24.
13 - Vedi
BRUNATI, Vite dei santi veronesi pag. 52. Ms. della Comunale.
14 - MAPFEI, Istoria teologica Append. Pag. 239, seg.
15 – MAPPEI Verona illust. Storia, Lib. XI, e
CIPOLLA, L'ant, iconogr. di Verona, pag. 14, vorrebbero veder qui indicata la chiesa di
Santa Maria Mater Domini: ma è troppo chiaro che ben altra è la località
indicata dal ritmo.
16 - DIONISI, Il
ritmo ecc.
17 - CIPOLLA, Op.
cito pag. 10-14.
18 - "De
Verona nihil habet Isidorus », DUMMLER. pag.
119.
19 - DIONISI, Il
ritmo pipiniano ... , vorrebbe che le quarantotto torri fossero i
quarantotto vescovi, e per ciò preferisce la voce « excelsi » data da qualche
codice. La variante « excelsi » è pure accettata da Traube.
20 - Di un ponte « ingens marmoreus miri operis
mireeque magnitudinis » ci attesta anche LIUTPRANDUS, Antop .. Lib. II. cap.
40, presso PERTZ III. 295.
21 - Dei codici,
alcuni hanno «Galli »; qualche altro «Aeliani ».
22 - In qualche
codice questi due versi sono: « Precursorem baptistam Joannem et martyrem
Nazarium - una cum Celso Victore, Ambrosio et Blasio ». Ma probabilmente il
nome « Blasio » fu un'aggiunta posteriore.
23 - Il codice di
Rimini omette « non »; omissione di massima importanza nella questione
agitatasi nel secolo XVIII tra veronesi e bergamaschi. Vedi BIANCOLINI, Chiese
di Verona II. 775, segg.
24 - Il codice di
Lobbes ha « preconibus », Il Maffei un po' arbitrariamente vi ha sostituito «
centonibus »; nella quale voce egli e poi Biancolini « intendevano tre pezzi di
drappo d'oro, ornati a ricamo colle immagini e coi nomi dei diversi vescovi
veronesi... lavorati per ornamento dell'altare o del sepolcro dei santi Fermo e
Rustico nella nostra chiesa di S. Fermo Maggiore », Così DUMMLER, Op. cit. pag.
H9. Però vedi CIPOLLA, II Velo di Classe pag. 56 in calce.
25 - LUD.
TR.4.UBE da altri codici così riferisce questa terzina:
Tumuli aureum coperclum circumdat
preconibus;
color serici distinctus mulcet
sensus hominum,
modo albus, modo niger, inter
duos purpureus.
26 - Altri codici
hanno: « sicut solis radiis ».
ANNOTAZIONI AGGIUNTE
AL CAP. II (a cura di A. Orlandì)
(a) Pag. 171. -
Dopo il tempo in cui scrisse mons. Pighi, il celebre «Ritmo pipinìano » fu
studiato e integralmente o parzialmente pubblicato più volte. Vale la pena di
riportare qui la bibliografia utile a lettori e studiosi:
SIMEONI, Luigi - Veronae rythmica descriptio, in « Rerum
Italicarum Scriptores » - Nuova edizione riveduta e corretta con la
direzione di Giosuè Carducci e Vittorio Fiorini. Bologna, 1920, Tomo II, parte
I.
De Laudibus Veronae - Il ritmo pipiniano. A
cura di E. Rossini, Verona, Vita Veronese, 1956, pp. 71 (Collana « Lo
Scrigno, 16 »). Utile per una rapida lettura del testo e informazioni
essenziali.
G. B. PIGHI, Versus de Verona. Versus de Mediolano
civitate. Bologna, Zanichelli, 1960,
pp. 153. (Studi pubblicati dall'Istituto di Filologia Classica, VII). Questa è
l'ultima autorevole edizione critica della celebre composizione.
Per completezza diamo anche altre pubblicazioni in cui si
trova stampato o si parla del ritmo: G. B. PIGHI, Verona nell'VIII secolo. Testi raccolti ed
illustrati. Verona, Valdonega, 1963, pp. 60; M. CARRARA, Verona
medioevale. Gli scrittori latini, in « Verona e il suo territorio ».
II, Verona, 1964, pp. 351-420.
Fonte: srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI
STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume I
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