L’ Orologio della
Loggia del Comune di Bassano del Grappa,
realizzato da Mastro Corrado da Feltre per 46 ducati d'oro. Entrò in funzione
il 2 febbraio 1430.
Nell’affrontare i documenti d’archivio, in particolare per
analizzare i vari processi, la data e l’ora assumono un significato importante.
Per tale motivo è importante per non fare errori grossolani ricordarsi che:
Le date dei documenti veneziani venivano spesso affiancati
dalla dicitura latina more veneto, ossia “secondo l’uso veneto”:
in tal modo, ad esempio, la data 14 febbraio 1702 more veneto
corrispondeva alla data generale 14 febbraio 1703, in quanto l’anno 1703
iniziava in Veneto solo a
partire dal mese seguente e quindi febbraio risultava essere l’ultimo mese del
1702 (il vecchio anno). L’uso, di origini molto antiche, faceva si che secondo
tale sistema i mesi di settembre,
ottobre, novembre e dicembre fossero
effettivamente il settimo, l’ottavo, il nono e il decimo mese dell’anno, come
indicato dal nome.
Anche l’ora presente nei documenti non corrisponde a
quella odierna.
Nei secoli XIII-XIV, con la diffusione degli orologi
collocati sui campanili o sulle torri civiche, si iniziò, specialmente in
Italia, a suddividere il giorno in 24 ore della stessa durata, ma sempre
partendo dal tramonto del sole o dall’Avemaria della sera, per cui la stessa
ora non corrispondeva allo stesso momento della giornata da una stagione
all’altra, ma ad un momento successivo in estate rispetto all’inverno (in
quanto d’estate il sole tramonta più tardi).
L’ora esatta del mercante modificava anche l’ora del
Mattutino e della Laudi in conventi e monasteri.
A differenza dal nostro sistema odierno rimaneva la
scansione in ora prima (dalle sei alle sette), ora terza (dalle otto alle
nove), ora nona (dalle quattordici alle quindici).
Cambiava la durata delle ore, ma la loro scansione era
inalterata.
Si iniziava con l’ora prima, che si collocava in
corrispondenza delle nostre ore sei e non oscillava più fra le 4 e mezzo e le 7
e mezzo.
Quando il sole tramontava era, infatti, l’ora
ventiquattresima.
Si deduce che le ore 18 segnalavano che mancavano 6 ore
al calare del sole, che corrispondeva alla chiusura delle porte della città o
del castello.
Gli orologi dovevano esser regolati manualmente per
adeguarli all’ora di partenza variabile.
Nel resto dell’Europa, a partire dalla Francia, con l’avvento
degli orologi il giorno venne invece suddiviso in due periodi di 12 ore uguali,
che partivano a mezzogiorno e a mezzanotte (ora “alla francese” o
“all’oltramontana”). Ad esempio le ore 11 indicavano che erano trascorse 11 ore
dalla mezzanotte ( sistema in uso al giorno d’oggi).
In questo modo la misura del tempo non dipendeva dalla
durata del giorno e gli orologi non richiedevano correzioni quotidiane.
L’introduzione in Italia di questo sistema avvenne in modo graduale e con molte
opposizioni. Venne introdotto a Firenze nel 1749, a Parma nel 1755, a Genova nel 1772 e a Milano nel 1786.
Ci volle l’occupazione francese per imporlo al resto della
penisola, ma ancora nel XIX secolo era da qualcuno utilizzato il sistema
precedente.
Il metodo francese fu introdotto nell’intero territorio
della Repubblica di Venezia solo nel 1789.
Fonte: da
Venezia Criminale del 31 marzo 2011
Nessun commento:
Posta un commento