L'amigdala di chi
tende ad appoggiare un partito conservatore è più sviluppata da quello di chi
invece la pensa più a sinistra
Le opinioni politiche potrebbero essere pre-codificate
già nella forma del cervello. Gli scienziati hanno scoperto che il cervello dei
conservatori è di forma diversa da quello di chi è più liberale e di sinistra.
Un gruppo di scienziati dell’University College di Londra ha
infatti scoperto una “forte correlazione” tra lo spessore di due particolari
aree della materia grigia e le opinioni politiche. Chi è dichiaratamente di
destra ha un’amigdala - la parte primitiva del cervello associata con le
emozioni e la paura - più pronunciata; al contrario costoro hanno una corteccia
cingolata anteriore, la parte del cervello associata con il coraggio e la
capacità di guardare il lato positivo della vita, più piccola.
La ricerca è stata guidata da Geraint Reiss, diretto dell’Istituto
di Neuroscienze Cognitive dell’UCL, che ha analizzato il cervello di due membri
del Parlamento europeo e di 90 studenti; ed ha scoperto che le dimensioni delle
due aree del cervello erano direttamente connesse con le posizioni politiche
dei volontari. Reiss si è detto egli stesso «molto sorpreso» dalla scoperta,
che sarà comunque ulteriormente analizzata prima della pubblicazione dello
studio, il prossimo anno.
L’esperimento, nato quasi per scherzo da una provocazione dello
attore Colin Firth, liberaldemocratico dichiarato, si è sviluppato man mano e
adesso il tentativo è di capire se davvero un essere umano sia programmato con
un particolare punto di vista politico; o se invece sia l’esperienza -tutti i
volontari erano adulti- a sviluppare in un determinato modo il cervello:
«Siamo stati tutti molto
sorpresi dallo scoprire che c’era un’area del cervello con cui prevedere una
posizione politica. È molto sorprendente perché suggerisce che c’è qualcosa di
un atteggiamento politico che è codificato nella nostra struttura del cervello
attraverso l’esperienza o che c’è qualcosa nella nostra struttura cerebrale che
determina o si traduce in un atteggiamento politico».
Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi sull’ipotesi
che il nostro cervello sia in qualche modo “programmato” per far propendere per
l’uno o per l’altro schieramento politico. È del 2003 una ricerca, firmata da
John Jost della Stanford University sulla rivista Psychological Bulletin, che
mostra che i tratti psicologici associabili all’uomo “conservatore” sono
“fissi”: rigidità mentale, autoritarismo, chiusura.
Uno studio più recente ha poi confermato a livello neurale quel che
Jost aveva osservato a livello caratteriale e comportamentale: il cervello di
conservatori e liberal funziona in modo diverso. Lo studio, pubblicato sulla
rivista Nature Neuroscience dallo scienziato italo-americano David Amodio
dell’Università di New York, dimostra che di fronte a cambiamenti improvvisi le
persone con tendenze liberali sono più rapide a rispondere e ad adattarsi alla novità.
Alla base di queste differenze, ha spiegato Amodio, c’è la differente attività
di un’area del cervello che ci aiuta, guarda caso, a elaborare soluzioni a
situazioni conflittuali, la “corteccia cingolata anteriore”, posta in una
regione tra i due emisferi cerebrali.
Infatti Amodio ha coinvolto un gruppo di volontari parte dei quali
si erano dichiarati di sinistra, parte di destra. Li ha sottoposti a un test
per vedere quanto il loro cervello fosse pronto a riconoscere i cambiamenti
improvvisi, ed è emerso che quello dei liberali è più “scattante” e questo li
rende più capaci di rispondere al cambiamento inatteso. In particolare, in
presenza del cambiamento inopinato, nel cervello dei liberal si accende in modo
intenso la corteccia cingolata anteriore. «Questi risultati - ha riferito
Amodio - suggeriscono che le tendenze politiche potrebbero essere legate a
differenze fondamentali nel modo in cui ciascuna persona elabora le
informazioni a livello cerebrale e regola i propri comportamenti».
Fonte: da la Stampa, Tutto Scienze
del 31 dicembre 2010
P.S. di Gio’.
Visto che la percentuale delle persone con un cervello “
progressista” dovrebbe essere nell’ordine del 10-15 %; buttiamola cosi: noi siamo una evoluzione di 4 miliardi di
anni e dentro di noi abbiamo i geni dei predatori, delle prede e dei parassiti.
I predatori sono sempre inferiori alle
prede pertanto quel 10-15 % di "progressisti" non sono altro che dei “predatori”
, molto “scattanti”, che hanno bisogno
della ricchezza degli altri per poter vivere,
gli altri naturalmente sono delle prede, sempre sulla difensiva, ma
bravi a produrre ricchezza.
Potrei “ricollegarlo” anche ad una frase di Margaret Thatcher «Il socialismo fallisce e termina quando
si finiscono i soldi degli altri».
Più chiaro di così!
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