(29 gennaio 2016 )
“I rifugiati hanno competenze. Essi meritano i nostri
sforzi. Einstein era un rifugiato. Non dobbiamo dimenticarlo”, lo ha detto il
capo dell’ UNHCR, Filippo Grandi, durante una conferenza congiunta
sull’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale a Parigi.
Avevamo dei novelli Einstein e non lo avevamo capito. Pensa
te. E’ noto come Albert passasse le giornate a molestare ragazze nelle piazze
di Princeton.
Fare questo tipo di analogia tra gruppi differenti che si
trovano, casualmente, in condizioni simili, è oggettivamente sciocco, quando
poi questa analogia la si fa tra gli Ebrei in fuga dall’Europa durante o poco
prima la Seconda Guerra e gli afro-asiatici di oggi è singolare. Per non dire
spericolato.
Mettendo da parte sia il ragionamento morale (gli africani e
tutti i non siriani non scappano dalla guerra) che quello del diritto-dovere di
ogni nazione di conservare la propria identità, andiamo a vedere il Quoziente
Intellettivo tra gli Ebrei fuggiti dall’Europa (Einstein) e poi tra gli attuali
‘profughi’.
L’Africa è una causa persa. La maggioranza dei cosiddetti
profughi che arrivano da lì (quasi il 90 per cento in Italia) provengono da
Paesi con un QI medio di 70. In Siria va meglio, il problema è che in Europa
non arrivano le popolazioni pre-arabe di religione cristiana, ma quelle
islamiche sunnite, con un QI medio che è intorno ad 85.
Per avere un termine di paragone, in Italia (il dato più
elevato in Europa) parliamo di 102/105 a seconda dei misuratori. In Germania
siamo lì.
Gli Ebrei Ashkenaziti, ovvero quelli vissuti in Europa,
hanno un QI medio di 112. I motivi sono dibattuti, ma il più ovvio è l’essere
stati sottoposti a ‘pressione evolutiva’ attraverso le persecuzioni secolari. E
anche non essersi ‘mischiati’.
Voi capite che, ceteris paribus, sarà molto complicato
beccare Einstein in un profugo del Gambia, perché i loro geni hanno un QI
simile ai nostri poco intelligenti. Quindi, per l’Europa si avvicina un’epoca oscura,
una caduta in un medioevo intellettuale che potete trovare nel bellissimo film
Idiocracy. Dove il declino del QI causato (anche) dall’immigrazione e dal boom
demografico non-bianco viene genialmente camuffato (ma nemmeno troppo) per
passare la censura di Hollywood.
Tornando a noi. Significa questo che si deve discriminare le
persone in base all’intelligenza? Assolutamente no. Ma non venite a raccontarci
un futuro di profughi geni, perché non esiste. Ed è bene rifletterci, perché
loro ci parlano di Einstein, ma qui arrivano i Kabobo.
Fonte: da Identità.com del 29 gennaio 2016
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