Vitaliano Trevisan
IL CASO: Immigrati e pregiudizi: «Io tassista becero nel film proibito». Vitaliano Trevisan attore con Diego Abantuono. Lo scrittore vicentino doveva collaborare alla sceneggiatura. «Troppi luoghi comuni, ho rifiutato. Il Sud ha una visione sbagliata del Nord»
Guardare indietro forse serve solo a farsi del male. Basti per tutti la famosa lettera di Federico Fellini ad Andrea Zanzotto nel 1976, in cui il maestro di Rimini chiedeva al poeta di Pieve di Soligo di aiutarlo a trovare per il suo Casanova un dialetto lontano dagli stereotipi.
Nell’anno Domini 2010 nei panni del regista c’è Francesco Patierno, autore di quel Cose dell’altro mondo con Diego Abatantuono diventato famoso ancora prima di essere girato per la reazione indignata della Lega, e nei panni del poeta c’è il vicentino Vitaliano Trevisan. L’intreccio vale da solo la trama di un film. Lo scorso giugno Trevisan pubblica per Laterza Tristissimi giardini (146 pagine, 10 euro), una raccolta di saggi con un capitolo illuminante: «Rifacimenti». Illuminante perché Trevisan racconta di come sia entrato in contatto sia col campano Patierno, sia con uno degli sceneggiatori (campano anche lui) di Benvenuti al Sud, il film campione d’incassi interpretato da Claudio Bisio, ancora saldamente nelle sale.
A entrambi Trevisan non mancò di dire la sua. Per Benvenuti al Sud lo scrittore aveva pensato che «il protagonista poteva essere un impiegato statale meridionale che lavora in una città del Centro-Nord ...che si ritrova trasferito per punizione ancora più a Nord, in un paese di montagna tipo Valli del Pasubio o Crespadoro, tanto per restare in provincia di Vicenza».
Ma Trevisan capisce subito che il film non sarà quello, visto che, al contrario, l’impiegato dal Nord si ritrova al Sud, col corollario di stereotipi che si possono immaginare.
Nello stesso periodo, però, il cinema torna a bussare dallo scrittore, che a Treviso (la città dove avrebbe dovuto essere ambientato il film di Patierno) incontra il regista e uno degli sceneggiatori: «Ci farebbe piacere parlare con te che sei esperto di questi luoghi... », gli dicono.
E così Patierno comincia a parlare dell’idea portante del film: un giorno senza immigrati.
Lui non resta a bocca aperta e li spiazza: «Come in quel film americano come si chiamava? Un giorno senza messicani, una cosa così... Questo li impressiona ».
Loro si schermiscono e mettono in chiaro che non sarà un remake, ma dentro Trevisan comincia a montare un discreto fastidio per «la sfilza di luoghi comuni sulla presunta situazione degli immigrati che lavorano e vivono nel Nord Est, e a Treviso in particolare ».
Un fastidio che Trevisan non riesce a tenere per sé. E che a un certo punto elenca ai due cineasti: «Bè, non è proprio così, cari signori... Mi divertono, e un po’ anche mi inquietano, i pregiudizi che questi uomini di cinema, specie se provenienti dal Centro Sud, portano con sé, pregiudizi che sembrano evaporare presto, ma che, a un più attento esame, si rivelano tenaci, resistenti, inestirpabili ».
Insomma, la serata finisce con una gelida stretta di mano. Ma non la storia. Anzi. Dopo l’uscita del libro Trevisan riceve la telefonata di Patierno: «Aveva letto il libro e gli era piaciuto - racconta lui - ci siamo anche fatti due risate su quello che ho scritto».
Colpo di scena, direbbero gli esperti. E infatti il colpo di scena c’è: a Trevisan, ormai volto noto di quel cinema italiano che spesso fustiga, il regista offre una parte nel film. «Sarò un tassista becero - racconta lui, che già è sul set romano del film a girare le sue cinque pose previste dal copione - che se la prende con degli immigrati che fanno confusione. Uno come ce ne sono tanti».
Ma come, la storia non era infarcita di luoghi comuni? Forse la sceneggiatura sarà cambiata: «La sceneggiatura non è il film - dice Trevisan - è bene sempre aspettare che la pellicola esca.
A parte per Benvenuti al Sud: lì si è visto che la mia recensione preventiva era molto giusta e il film era infarcito di pregiudizi. Nell’attualità non credo che esista questo pregiudizio del Nord nei confronti del Sud, ma forse esiste il contrario.
I veneti, per loro, dovrebbero essere sempre beceri, ma bonariamente, e questi luoghi comuni sono enfatizzati da alcune eccellenze politiche venete».
Riferimenti precisi alla Lega? «
Il problema - spiega Trevisan - è il modo in cui lo solleva la Lega. L’unico modo per contrastare un’idea di Veneto su cui non si è d’accordo sarebbe che il Veneto producesse cultura. Fa cultura lo Stabile recuperando Scimoni che è un minore? Bisognerebbe fare prodotti artistici fatti da noi di buona qualità, ma è un compito difficile, perché grandi autori del Nord non ne vedo, l’orientamento culturale è spostato al Centro Sud e non da oggi».
Ma non è un pregiudizio anche quello della Lega, di chiedere conto al ministro dei finanziamenti al film di Patierno prima ancora di vederlo? Trevisan non si tira indietro: «Mi sembra una stupidaggine, viste le cose che si finanziano... Per esempio lo spettacolo tratto da un testo di Massimo Cacciari, Ex tenebris ad lucem...».
Fonte: srs di Sara D’Ascenzo da il Corriere Veneto del 23 ottobre 2010
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