IN VERDE SCURO, LE AREE ESONDABILI: zone interessate da frequenti allagamenti dell’Adige; costituiscono luoghi di naturale espansione delle acque e sono di fondamentale importanza nei periodi di piena in quanto diminuiscono o evitano il rischio di rottura degli argini a sud di Verona e di inondazioni nella città stessa.
Casse d’espansione: Una cassa d’espansione è un’opera idraulica, grazie alla quale solitamente per mezzo di soglie di sfioro e modeste arginature, si consente all’acqua di rimanere intrappolata all’interno di pianure alluvionali comunque soggette ad esondazione. L’obiettivo di una cassa d’espansione è quello di far defluire parte delle portate di piena in aree allagabili dove non si generano danni, sottraendo quindi volumi di deflusso al corso d’acqua per poi restituirli nella fase calante della piena, o comunque al passaggio dell’emergenza. La realizzazione di una cassa d’espansione solitamente diminuisce la frequenza degli allagamenti di una pianura alluvionale, perché l’intento è quello di catturare soltanto i livelli più alti ed estremi di un evento di piena, quelli cioè responsabili di esondazioni e danni a persone o cose. Completano la cassa alcuni organi di scarico.
Le primissime amministrazioni comunali veronesi avevano individuato quali erano le zone della città da lasciare come casse di espansione, in caso di piene di estrema gravità, per poter evitare il rischio di rottura degli argini a Sud di Verona e di inondazioni della città stessa.
Tali zone erano state ultimamente riportate dal De Zanche, Sorbini, e Spagna, sulla carta geologica di Verona, edita dal Museo Civico di Storia Naturale di Verona “GEOLOGIA DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI VERONA”. (1977).
Queste zone, evidenziate sulla cartina, in verde scuro, sono praticamente allo stesso livello del fiume Adige, con la faglia freatica a pochi metri.
Zone da inserire naturalmente in un parco fluviale, lasciate ad una agricoltura a basso impatto tecnologico e limitandone al minimo l’urbanizzazione. Chiaro! Semplice!
Quando mai!
Cosa si poteva fare per “valorizzare” quella parte “depressa” della città?
Ma certo! Quale sito migliore per costruirvi l’inceneritore della città stessa? Inceneritore che, dopo 20 anni, e dopo averci speso l’ira del cielo, non sono ancora riusciti, per la gioia di taluni, a far partire.
Eccolo qua il termovalorizzatore di Ca del Bue, malgrado la bravura di alcuni, madre di tutte le imperizie.
L’inceneritore Ca del Bue nel 2002
Ca del Bue visto da San Giovanni Lupatoto nel 2001
L'inceneritore visto da Google 2010
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