martedì 27 aprile 2010

EGITTO: XV Dinastia - La dominazione Hyksos


1786-1567 a.C. (Secondo Periodo Intermedio)

A proposito di questi stranieri lo storico ebreo Giuseppe Flavio nella sua polemica Contro Apione afferma di citare le parole autentiche di Manetone:

«Tutimaios. Durante il suo regno, per cause a me ignote, l’ira del Signore si abbatté su di noi; e all’improvviso dalle regioni dell’Oriente un’oscura razza d’invasori si mise in marcia contro il nostro paese sicura della vittoria. Con la sola forza numerica e senza colpo ferire s’impadronirono facilmente delle nostre terre; e avendo sopraffatto i reggitori del paese, bruciarono spietatamente le nostre città, rasero al suolo i templi degli dei e rivolsero la loro crudeltà contro gli abitanti, massacrandone alcuni, riducendo in schiavitù le mogli e i figli di altri. Finalmente elessero re uno dei loro di nome Salitis. Egli pose la sua capitale a Menfi, esigendo tributi dall’Alto e dal Basso Egitto e sempre lasciando dietro di sé guarnigioni nei posti più favorevoli... Nel nonio Sethroita trovò una città in ottima posizione a est del Nilo, sul ramo di Bubastis, chiamata Avari da un'antica tradizione religiosa. Egli la ricostruì e la fortificò con mura imponenti... Dopo aver regnato 19 anni, Salitis morì e gli successe un secondo re, Bnon che regnò 44 anni.  Dopo di lui venne Apachnan che governò il paese per 36 anni e 7 mesi; poi Apophis per 61 anni, e Iannas per 50 anni e 1 mese; ultimo Assis per 49 anni e 2 mesi. Questi sei re, loro primi sovrani, si dimostrarono sempre più desiderosi di estirpare la popolazione egizia. La loro razza, nel suo complesso, era chiamata degli Hyksos, vale a dire "re pastori", infatti nel linguaggio sacro hyk significa "re", e, in linguaggio popolare, sòs vuol dire "pastore"».

Giuseppe Flavio prosegue dando una diversa interpretazione del nome di Hyksos derivata da un altro manoscritto, secondo la quale esso significherebbe “prigionieri pastori”, dall'egizio hyk “prigioniero”. E' questa l'etimologia che preferisce, ritenendo, come molti egittologi, che la storia biblica del soggiorno degli Ebrei in Egitto e dell’esodo successivo traesse origine dall’occupazione degli Hyksos e dalla loro susseguente cacciata. In effetti, benché entrambe le etimologie abbiano fondate basi linguistiche, né l'una né l’altra è quella esatta.

Il termine Hyksos deriva senza dubbio dall’espressione hik-khase, “capotribù di un paese collinare straniero”, che dal Medio Regno in poi venne usata per indicare gli sceicchi beduini. Sono stati trovati scarabei, appartenuti con certezza a re Hyksos, che recano questo titolo, ma con la parola "paese" al plurale. E' importante osservare, tuttavia, che il termine si riferisce unicamente ai sovrani, e non, come pensava Giuseppe Flavio, alla razza intera. A questo riguardo gli studiosi moderni sono spesso caduti in errore, avendo alcuni persino insinuato che gli Hyksos appartenessero a una razza particolare che dopo aver conquistato la Siria e la Palestina era infine penetrata con la forza nell'Egitto. Niente però giustifica una simile ipotesi. L’invasione del delta per opera di una nuova razza specifica è fuori questione; si deve piuttosto pensare a un’infiltrazione di Palestinesi lieti di trovare rifugio in un più pacifico e fertile paese. Alcuni di essi, se non la maggior parte, erano semiti.

Dei sei monarchi Hyksos nominati anche da Sesto Africano, ma sotto una forma leggermente diversa, solo Apophis è individuabile con sicurezza nei geroglifici. Si conoscono tre re diversi che hanno come nome Apopi e come prenome rispettivamente Akenenra, Aweserra e Nebkhepeshra, quest'ultimo fu presumibilmente il meno importante, dato che non gli viene attribuito l'intero complesso di titoli faraonici goduto dagli altri due. Gli oggetti con i nomi di questi re sono scarsi, ma bastano a dimostrare che almeno Akenenra e Aweserra furono considerati legittimi sovrani dell'Egitto. Un altare di granito eretto da Akenenra fu da lui dedicato "al padre Seth, signore di Avari", e si è scoperto che una statua del re Mermesha, riportata alla luce negli scavi di Tanis, era stata da lui usurpata. Meno certa, ma tuttavia probabile, è l'identificazione del Iannas di Manetone con un "capo dei paesi stranieri Khayan" su molti scarabei, ma talvolta definito "il figlio di Ra, Seweserenra". Nome e prenome si trovano riuniti in un solo cartiglio sul coperchio di una vaso di alabastro scoperto da Evans a Cnosso in Creta, e il prenome Seweserenra ricorre anche sul petto di una piccola sfinge comprata presso un mercante di Baghdad. Basandosi su questi deboli indizi qualche studioso ha prospettato l'ipotesi che Khayan si fosse costituito un vasto impero comprendente tutti i luoghi citati, ipotesi da rifiutarsi perché troppo fantasiosa, per quanto sembri lecito ritenere ch'egli sia stato al tempo stesso capo locale in Palestina e faraone in Egitto. Ad ogni modo, egli può a buon diritto essere considerato uno dei sei principali monarchi Hyksos.

Lo stesso non si può dire di certi altri pretendenti al titolo di sovrano, il cui solo ricordo sono alcuni scarabei e sigilli cilindrici provenienti da regioni cosi lontane fra loro come la Palestina meridionale e l'avamposto di Kerma nel Sudan. Per uno o due di essi, come Anat-her e Semken, il diritto a esser considerato un re Hyksos si basa sull'uso del titolo di capotribù, ma anche coloro che come Merwoser e Maayebra chiudono il proprio nome in un cartiglio, o che come Yamu e Sheshi ostentano l'orgoglioso epiteto di "figlio di Ra", non hanno maggior diritto di quello derivante dallo stile degli oggetti che li nominano. Nessun monumento, nessuna epigrafe su roccia resta a testimoniare la loro sovranità, e la vasta diffusione di oggetti facilmente trasportabili come gli scarabei non ha valore di prova.

Di recente è venuto di moda distinguere due gruppi di Hyksos, l'uno composto dai sei re elencati da Manetone, l'altro comprendente i nebulosi personaggi appena citati. Di quest'ultimo gruppo è certo che nessuno raggiunse mai la dignità di faraone che qualcuno ha loro attribuito. Come si è già accennato, sembra inevitabile identificare i sei re Hyksos di Manetone con i sei "capi di paesi stranieri " ricordati nell'importantissimo frammento del Canone di Torino.
Si è talvolta sostenuto che due voci alla fine della nona colonna si riferiscano anch'esse a sovrani Hyksos, uno dei quali sarebbe il Bnon di Manetone, ma la scrittura ieratica è stata erroneamente decifrata e i prenomi racchiusi nei cartigli annullano decisamente questa ipotesi.
La cifra totale data dal compilatore del Canone è una prova sicura ch'egli non conosceva che sei re Hyksos e deve averli inseriti a malincuore nell'elenco dei re egizi solo perché erano troppo noti per passarli sotto silenzio. Ad essi vengono attribuiti 108 anni di regno complessivi.
L'intervallo fra la fine della XII dinastia e l'ascesa al trono di Amosis, fondatore della XVIII dinastia e vincitore degli Hyksos, fu di soli 211 anni. Se si situa nel quarto anno del regno di Amosis la fine dell'occupazione straniera e si sottraggono 108 dai risultanti 215 anni, non ne rimangono che 107 per le dinastie XIII e XIV di Manetone; che l'occupazione straniera comprenda anche un lungo tratto della XIV dinastia sembra escluso dal lungo regno di Neferhotep, il cui dominio si estendeva a nord fino a Biblo.
Se ne conclude che difficilmente può esservi spazio per più di sei re Hyksos abbastanza potenti da sedere sul trono dei faraoni, e in tal caso la definizione di Manetone "primi sovrani Hyksos" è ambigua e per le sue dinastie XVI e XVII non si può parlare di re pastori.
Un'altra prova convincente è data dal fatto che tra i "primi sovrani" di Manetone ci sia un Apophis; risulterà infatti che questo era anche il nome del re Hyksos contro il quale combatté Kamose, fratello e immediato predecessore di Amosis. Cosicché i sei re abbraccerebbero non solo l'inizio, ma anche la fine della dominazione straniera.

Ritornando allo storico Giuseppe Flavio e alle sue citazioni da Manetone, è chiaro ch'egli possedeva esatte informazioni su Avari, il caposaldo che fin dall'inizio gli Hyksos avevano scelto come loro base. Secondo il racconto del cronista ebreo, la città si trovava in quella parte del delta orientale conosciuta come nomo Sethroita. Sull'esatta ubicazione di Haware, per dare ad Avari il nome egizio, le opinioni divergono. La maggioranza degli studiosi ritiene che Avari fosse l'antica designazione di quella che divenne più tardi la grande città di Tanis, mentre altri propendono per una località vicino a Qantir, circa undici miglia più a sud.

Ad Avari gli Hyksos adoravano lo strano dio animale Seth. Ne abbiamo già parlato come del nemico e assassino del buon dio Osiride, ma gli Hyksos preferirono ignorarne questo deplorevole aspetto, come del resto già si faceva da tempo immemorabile in quel remoto angolo del delta. Questa nuova versione di Seth ora scritto alla maniera babilonese corrispondente alla pronuncia Sutekh, aveva certo caratteri più asiatica che non il primitivo dio indigeno, e nell'abbigliamento e nell'acconciatura del capo si notava una netta rassomiglianza con il dio semitico Baal.
E provato che gli Hyksos lo anteposero a tutte le altre divinità egizie, ma non ha reale fondamento l'accusa che quest'ultime fossero da essi tenute in dispregio e il loro culto perseguitato.
 Gli Hyksos avrebbero occupato Avari per più di cinquant'anni prima che uno di loro si sentisse abbastanza forte da assumere il titolo di faraone legittimo. E' importante osservare che la data della fondazione di Tanis fu ricordata a lungo: la Bibbia (Numeri 13.22) narra che "Hebron fu costruita sette anni prima di Zoan [Tanis] in Egitto", il che confermerebbe l'identità di Tanis con Avari, ma il valore dell'asserzione è molto discusso.

Riandando a ciò che le fonti dell'epoca ci hanno rivelato sull'umiliante episodio della dominazione degli Hyksos, ci si accorge che il racconto di Manetone tramandatoci da Giuseppe Flavio contiene vero e falso in misura quasi uguale.
E' nota la deformazione della verità dovuta a un certo tipo di letteratura divenuto convenzionale presso gli storici egizi, che di solito dipingono a tinte esageratamente fosche i periodi di miseria e anarchia perché maggior gloria ne derivi al monarca cui viene attribuita la salvezza del paese.
Il racconto di Manetone rappresenta l'ultimo stadio di un processo di falsificazione iniziato una generazione dopo la vittoria di Amosis.
Appena ottant'anni dopo la cacciata del nemico, la regina Hatshepsut descriveva l'invasione in maniera simile a quella del racconto di Sekenenra e Apophis, e gli stessi paralleli si troveranno in seguito sotto Tuthankhamon, Merenptah e Ramses IV.
Non è da credere che un potente esercito d'invasori asiatici si sia abbattuto come un uragano sul delta e che, dopo aver occupato Menfi, abbia infierito sulle popolazioni indigene con ogni sorta di crudeltà. Le rare testimonianze lasciate dai re Hyksos rivelano al contrario un sincero sforzo di accattivarsi gli abitanti e di imitare gli attributi e i sistemi dei deboli faraoni che avevano scacciato dal trono. E' ovvio, del resto, che altrimenti essi non avrebbero adottato la scrittura geroglifica e assunto nomi composti con quello del dio sole Ra. L'affermazione ch'essi imposero tributi all'Alto e al Basso Egitto è per lo meno dubbia. La teoria di un'occupazione generale del paese da parte degli Hyksos è stata definitivamente smentita dalla grande iscrizione di Kamose, nella quale è chiaramente sottinteso che gli invasori non avanzarono mai più in là di Gebelen, e anzi, poco dopo, furono costretti a stabilire il loro confine meridionale a Khmun.

La dominazione degli Hyksos non fu senza conseguenze per la civiltà materiale dell'Egitto. La più importante fu l'introduzione del cavallo e del cocchio che doveva avere una cosi gran parte nella futura storia del paese. Non è provato che queste novità abbiano contribuito in misura notevole alla vittoria degli Asiatici, ma certo furono di grande aiuto agli Egizi stessi nelle successive campagne militari. Anche nuovi tipi di pugnali e spade, armi di bronzo e il robusto arco asiatico devono esser contati tra i profitti di un episodio che altrimenti non potrebbe esser ricordato che come un disastro nazionale.

La cacciata degli Hyksos.

Elenco dei re della XV dinastia

Esistono due versioni leggermente diverse del testo di Manetone riguardo agli Hyksos:

GIUSEPPE FLAVIO

Salitis             19 anni           
Bnon              44 anni           
Apachnan       36 anni, 7 mesi           
Apophis          61anni           
Iannas             50 anni, 1 mese           
Assis               49 anni, 2 mesi           

SESTO AFRICANO

Saites                19 anni
Bnon                 44 anni
Pachnan            61anni
Staan                50 anni
Archles             49 anni
Aphophis           61anni


Il Canone di Torino cita semplicemente:

10.20    Capitano di un paese straniero: Khamudy
10.21    Totale, capitani di un paese straniero: 6, fecero 108 anni

Sui momunenti sono stati ritrovati solo quattro nomi:

Akhenenra Apopi
Nebkhepeshra Apop
Seweserra Khayan
Aweserra Apopi



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