Tempo fa su tutti i giornali italiani si è parlato del “caso del crocifisso”: un italiano, di religione musulmana, ha chiesto di togliere il crocifisso dalla classe della scuola che i suoi figli frequentano: “Se la scuola italiana è laica e aperta a tutte le religioni - ha detto - non capisco perché nelle classi delle scuole pubbliche c'è sempre un crocifisso! Questo simbolo cristiano offende e umilia i miei figli che sono musulmani!”
Grandi discussioni, dibattiti, interventi. Alla fine tutte le posizioni si sono radicalizzate, il crocifisso è rimasto lì, ma il problema resta.
E a noi è venuta in mente questa vecchia storia.
Nel Senato Romano - dall'anno 29 avanti Cristo - c'era un altare con la statua della Vittoria: davanti a questa statua i senatori bruciavano incenso e pronunciavano formule rituali prima delle sedute.
Nel 313 dopo Cristo, l'imperatore Costantino ha dato libertà di culto ai cristiani e ha riconosciuto a tutte le religioni pari dignità. Dopo qualche anno anche molti senatori romani erano di religione cristiana.
I senatori pagani però continuavano l’antica tradizione di rendere omaggio alla statua della Vittoria: per loro era non tanto il simbolo del paganesimo, ma il simbolo della “romanità” e la tradizione continuava per mos maiorum, per rispetto delle usanze degli antenati. Questo però offendeva terribilmente i senatori cristiani.
Su richiesta dei cristiani l’Imperatore cristiano Graziano, nel 382, ha deciso allora di fare togliere quella statua dal Senato.
L’anno dopo, morto Graziano, i Senatori pagani hanno pensato di chiedere al nuovo imperatore, Valentiniano II, di rimettere la statua in Senato, in quel posto dove era stata per più di trecento anni.
Davanti all'imperatore, come rappresentante dei pagani, è andato Quinto Aurelio Simmaco. A difendere la causa dei cristiani è andato invece il vescovo di Milano Ambrogio.
Simmaco, grande oratore, ha chiesto di non cancellare le radici pagane dell'Impero romano:
«Chiediamo pace per gli dei della patria... Dobbiamo riconoscere che tutti i culti hanno un unico fondamento. Tutti contemplano le stesse stelle, un solo cielo ci è comune, un solo universo ci circonda. Che importa se ognuno cerca la verità a suo modo? Non si può seguire una sola strada per raggiungere un mistero così grande»
Immediatamente Ambrogio ha risposto:
«Quella verità che tu non conosci noi la abbiamo appresa direttamente da Dio!»
La statua della Vittoria non è mai più tornata nel Senato di Roma.
Fonte: liberamente tratto da: http://www.scudit.net/
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