Documento Eccezionale: Tutta l’Europa dell’est cancellata
Generale Curtis Lemay, comandante dell’Air Force……Quando i militari ( ieri come oggi) sognavano il primo colpo.
27 dicembre 2015
Wayne MADSEN Strategic-Culture.org
Documenti di targeting nucleari del 1959, recentemente declassificati,
descrivono come Washington previde di cancellare le capitali degli attuali
alleati NATO dell'America in Europa centrale e orientale. La rivelazione mette
in dubbio l'impegno, preso nel periodo della guerra fredda, da Washington di
proteggere ciò che venne indicato come «nazioni prigioniere» in Europa. I
documenti sono contenuti in un rapporto intitolato, «SAC (Strategic Air
Command) Atomic Weapons - requisiti di studio per il 1959». [che pubblichiamo
in inglese a parte]
Lo studio US Air Force ha chiesto la «distruzione
sistematica» di tali centri abitati, importanti come Varsavia, Berlino Est,
Praga, Bucarest, Tallinn, e altri, così come Peiping (Beijing), Leningrado (San
Pietroburgo), e Mosca.
Bombe atomiche otto volte più grandi per forza distruttiva
di quelle usate dagli Stati Uniti su Hiroshima sono state preparate per una
serie di obiettivi a Mosca e San Pietroburgo. Ci sono stati 179 «designed
ground zero» per bombe atomiche a Mosca e 145 a San Pietroburgo.
Le armi atomiche degli Stati Uniti avrebbero devastato
Wittstock, a poca distanza dalla città natale del cancelliere tedesco Angela
Merkel, di Templin nel Brandeburgo nella ex Germania dell'Est. E 'più che certo
che se gli Usa avessero lanciato un attacco atomico in Europa, la Merkel, i
suoi genitori Horst e Herlind Kasner, e il fratello Marc sarebbero stati
vaporizzati nel massiccio attacco di pre-targeting per Berlino Est e le regioni
che lo circondano.
Budapest città natale di George Soros (grande finanziere
ungaro-americano) sarebbe stata completamente distrutta dopo l'attacco degli
Stati Uniti all'aeroporto militare Tököl sulle rive del Danubio, con una delle
sue armi nucleari «città-busting». L'esplosione avrebbe reso il Danubio un
canale di scolo radioattivo e chiunque esposto alle acque velenose del Danubio
a valle avrebbe ceduto a una morte agonizzante da radiazioni. Aggiungendo alla
miseria di chi vive lungo il Danubio è stato il fatto che Bratislava, pur essa sulle
rive del Danubio, è stata presa di mira per l'annientamento nucleare. Le prime
vittime principali del centro urbano al di fuori dell'Ungheria, e allora
Cecoslovacchia, dal Danubio radioattivo sarebbero stati a Belgrado, la capitale
della Jugoslavia neutrale.
L'obiettivo nucleare di Vyborg al confine con la Finlandia
avrebbe portato distruzione e morte nella regione di confine della Finlandia
neutrale. Quattro bombe atomiche sono state previste per l'ex città finlandese:
Koyvisto, Uras, il campo d'aviazione Rempeti, e Vyborg Orientale.
Le armi nucleari, come gli Stati Uniti sapevano, nel 1959 (e
ancora di più oggi) non sono «munizioni a guida di precisione».
Con tutta la loro propaganda verso l'Europa orientale, su
Radio Free Europe e Radio Liberty, gli Stati Uniti erano disposti a sacrificare
gli stessi popoli che proclamavano di voler «liberare» dal blocco sovietico.
«Distruzione reciproca assicurata» questa era la politica americana che si è
basata sull'aumento della «mega-morte» per poter contare in tutto il mondo
grazie alla sua capacità di colpire il nemico con maggiore «peso di tiro»
nucleare.
Per aumentare il numero di mega-morte gli Stati Uniti
presero di mira centri abitati di grandi dimensioni come Peiping (Pechino),
Shanghai, Mukden (Shenyang), e Tientsin in Cina. L'attacco alla metropolitana
di Mosca con le bombe atomiche è stato progettato anche per aumentare il numero
di vittime. Nell'ex documento Top Secret nucleare sono elencate le
seguenti aree di Mosca per il bombardamento nucleare: Bykovo, centro di Mosca,
Chertanovo, Fili, Izmaylovo, Khimki, Kuchino, Lyubertsy, aeroporto Myachkovo,
siti aeroportuali Orlovo, Salarevo, Shchelkovo, e Vnukovo.
Diciotto obiettivi nucleari sono stati programmati per
Leningrado: Leningrad centrale (compresa la storica Hermitage),
Alexandrovskaya, Beloostrov, Gorelovo, Gorskaya, Kamenka Nord, Kasimovo,
Kolomyagi, Kolpino, Krasnaya Polyana, Kudrovo, Lesnoy, Levashovo, Mishutkino,
Myachkovo, Petrodvorets, Pushkin , Sablino, Sestroretsk, Tomilino, Uglovo, e
Yanino.
Bucarest, in Romania, venne considerato il bersaglio per tre
città a Baneasa, Otopeni, e Pipera. Ulan Bator, la capitale del presente favore
dell'America per la Mongolia, non sarebbe stata risparmiata. L'elenco bersaglio
nucleare del Pentagono non ha nemmeno elencato la Mongolia come un paese a sé
stante. La voce per l'attacco nucleare si legge: «Ulaan Baatar, la Cina».
Due fatti emergono nella divulgazione della lista di
targeting. In primo luogo, gli Stati Uniti rimangono l'unico paese nella storia
che ha usato le armi nucleari in guerra - colpendo le città giapponesi di
Hiroshima e Nagasaki nel 1945.
In secondo luogo, alcuni funzionari del Pentagono, in
particolare il Capo di Stato Maggiore dell'Air Force generale Curtis LeMay e il
presidente degli Stati Maggiori riuniti generale Lyman Lemnitzer, avevano chiesto un primo attacco nucleare
contro l'Unione Sovietica e i suoi alleati del Patto di Varsavia.
Infatti, mentre l'Unione Sovietica, la Cina, e la Francia
avevano respinto il primo uso di armi nucleari, la NATO e gli Stati Uniti,
d'altro canto, hanno deciso per il primo uso di armi nucleari tattiche in caso
di un'invasione sovietica dell'Europa occidentale.
Ma, come si è visto con i progetti di LeMay,
Lemnitzer, e altri, un primo colpo nucleare massiccio (first strike) contro
l'Unione Sovietica e i suoi alleati, tra cui la Cina, era sulla lista dei
desideri dei vertici del Pentagono.
Poiché l'Unione Sovietica era praticamente senza missili
balistici intercontinentali (ICBM) nel 1959 e aveva imperniato le sue capacità
di guerra nucleare sui bombardieri strategici, gli ufficiali del Pentagono avrebbero voluto colpire l'Unione Sovietica
in un attacco preventivo prima di raggiungere la parità missilistica con gli
Stati Uniti.
Al centro del folle
ragionamento del Pentagono era quello che i fans della guerra nucleare chiamato
il «gap missilistico».
Non c'è molta differenza tra la «commedia nera» nucleare o
Armageddon del film «Il Dottor Stranamore» e le reali riunioni della
"Guerra Fredda" su attacchi nucleari preventivi tenuti alla Casa
Bianca e al Pentagono.
Il procuratore generale
Robert Kennedy uscì da una di queste
riunioni con disgusto, mentre il segretario di Stato Dean Rusk in seguito
scrisse: «In nessun caso avrei partecipato ad un ordine di lanciare un first
strike».
Nel 1961, il presidente John F. Kennedy in dubbio sulle
motivazioni dei suoi generali e ammiragli, dopo un discorso di incoraggiamento
degli ufficiali del Pentagono su questo tipo di guerra nucleare, dichiarò: «E ci chiamiamo genere umano».
Kennedy e suo fratello Robert avevano tutte le ragioni per
temere che il Pentagono avrebbe aggirato le autorità civili e lanciato un attacco
nucleare o contro Cuba, l'Unione Sovietica, o sia durante la crisi dei missili
di Cuba del 1962.
Secondo le memorie di Nikita Kruscev, Robert Kennedy disse
all'ambasciatore sovietico a Washington Anatoly Dobrynin durante il culmine
della crisi che «il Presidente non è sicuro che l'esercito non lo distruggerà
per prendere il potere. L'esercito americano potrebbe andare fuori controllo».
Oggi, i popoli dell'Europa centrale e orientale continuano
con la loro storia d'amore con la NATO e gli americani. Tuttavia, è stata la
stessa NATO e gli antenati degli attuali interventisti militari a Washington
che una volta volevano far piovere fuoco nucleare sulla città di Varsavia (sei
zeri sottosuolo: Ozarow, Piastow, Pruszkow, Boernerowo, Modlin, e Okecie), Praga
(14 ground zero al Beroun, Kladno, Kralupy nad Vltavou, Kraluv Dvor,
Neratovice, Psary, Radotin, Roztoky, Slaky, Stechovice, Velvary, Kbely, Ryzyne,
e Vodochody), Budapest, Bucarest, Sofia (tre zeri sottosuolo: Bozhurishte,
Kumaritsa, e Vrazhdebna), Bratislava, Kiev (tre obiettivi nucleari: Bortnichi,
l'aeroporto Post-Volynskiy, e Svyatoshino aeroporto di), Lipsia (dove sette
bombe atomiche sono stati mirate su Altenhain, Boehlen, Delitzsche, Grimma,
Pegau, Wurzen, e Brandis), Weimar, e Wittenberg.
La distruzione nucleare non avrebbe risparmiato Potsdam,
Vilnius (cinque zeri a terra nucleari: Novo Vilnya, Novaya Vileyka, Vilnyus
(Centro), Vilnyus Oriente, e Vilnyus Southwest), Lepaya (Lettonia), Leninakan
(Gyumri) in Armenia, Alma Ata (Kazakistan), Poznan, Lvov (tre zeri sottosuolo:
Gorodok, Lvov Northwest, e Sknilov), Brno, Plovdiv in Bulgaria, Riga (quattro
zeri sottosuolo: Salaspils, Skirotava, Spilve, e Riga Ovest), Ventspils in
Lettonia (due bersagli : Ventspils Sud e Targale), Tallinn (due zeri sottosuolo:
Lasnamae e Ulemiste), Tartu, Tirana, Vlone (Albania), Berat / Kucove (Albania),
Kherson (Ucraina), Baku / Zabrat, Birobidzhan nella Repubblica Autonoma
Ebraica, Syktyvkar nella Repubblica autonoma di Komi, Nakhichevan Repubblica
autonoma al confine con l'Iran, Osh in Kirghizistan, Stalinabad (Dushanbe) in
Tagikistan, Tashkent in Uzbekistan, e Tbilisi (sette zeri terra a: Tbilisi
centrale, Agtaglya, Orkhevi, Sandar, Sartichala, Soganlug , e Vaziani).
NATO e propagandisti neo-conservatori continuano a dipingere
la Russia come un nemico dei popoli dell'Europa centrale e orientale. Tuttavia, non
è stata la Russia che ha avuto le armi nucleari puntate sulle città del
territorio euroasiatico ma gli Stati Uniti.
I generali del Pentagono e gli ammiragli avevano la
"loro strada", oggi il fronte orientale di una NATO in rapida
espansione non sarebbe altro che un fumante deserto nucleare radioattivo,
grazie all'arsenale nucleare dello Zio Sam.
Fonte: http://www.strategic-culture.org/news/2015/12/27/america-was-prepared-annihilate-prague-warsaw-other-capitals.html
IL DOCUMENTO ORIGINALE IN ITALIANO
Secondo un programma del 1956, le bombe H dovevano essere
usate sui principali obbiettivi “Air Power” in Unione Sovietica, Cina ed Est
Europa. Importanti città del blocco sovietico, come Berlino Est, erano fra
i principali bersagli di ordigni nucleari per una “Systematic
Distruction”.
L’individuazione di bersagli civili violava le Leggi
Internazionali.
Il SAC voleva una bomba da 60 Megaton, equivalente ad
oltre 4.000 bombe Hiroshima.
Dalla Sintesi Elettronica del National Security Archive,
Libro n.538
Curato da William Burr
Postato il 22 Dicembre 2015
Per ulteriori informazioni contattare William Burr
202.994.7000 or
nsarchiv@gwu.edu
Washington, D.C., 22
Dicembre 2015– Il SAC [Strategic Air Command] Atomic Weapons
Requirements Study for 1959, stilato nel Giugno 1956 e pubblicato ora per la prima
volta dal National Security Archive, costituisce la più ampia e dettagliata
lista di obbiettivi nucleari e reti di obbiettivi che sia mai stata dissigillata.
Per quanto ne sappiamo, nessun documento di simile portata riguardante il
periodo della Guerra Fredda è mai stato pubblicato prima.
Lo studio SAC include dettagli agghiaccianti. Secondo i suoi
autori, i bersagli e le tattiche di bombardamento avrebbero coinvolto la
popolazione civile e le “forze amiche”, esponendole a letali contaminazioni radioattive.
Inoltre, la “Systematic Destruction” di obbiettivi urbani ed
industriali nel blocco sovietico prevedeva,
in modo esplicito e specifico, il bombardamento della popolazione di città
importanti come Pechino, Mosca, Leningrado, Berlino Est e Varsavia. Includere la popolazione civile tra gli
obbiettivi da bombardare contrastava direttamente con le norme
internazionali del tempo, che proibivano di colpire le persone in quanto tali
(e non in quanto parte di bersagli militari o di zone civili ad essi
limitrofe).
Il National Security Archive, con sede presso la George
Washington Univeristy, è entrato in possesso di questo studio (oltre 800
pagine) grazie ad un programma della Mandatory Declassification Review (MDR).
Il documento SAC include liste elencanti oltre 1.100 basi
aeree del blocco sovietico, ognuna contrassegnata da un numero che ne stabiliva
l’importanza. Avendo come obbiettivo principale di un attacco nucleare la forza
aerea sovietica (e questo accadeva prima dei ICBMs), i primi due obbiettivi
della lista SAC erano le basi aeree bielorusse di Bykhov e Orsha. In entrambi
gli impianti l’aereonautica sovietica custodiva bombardieri Badger (TU-16) a
medio raggio, minaccia per gli alleati NATO e per le forze statunitensi in
Europa Occidentale.
Una seconda lista comprendeva aree urbane ed industriali
destinate ad una “Systematic Destruction”. Qui il SAC elencò oltre 1.200 città
del blocco sovietico, dalla Germania Est alla Cina, stabilendo anche in questo
caso un ordine d’importanza, con Mosca e Leningrado rispettivamente al primo ed
al secondo posto. A Mosca erano stati individuati 179 DGZ , a Leningrado
145, tra cui anche bersagli civili.
In entrambe le città la SAC aveva individuato forze aeree -
come i centri di comando dell’aeronautica sovietica - da distruggere con armi
termonucleari nella prima fase della guerra.
Secondo lo studio, la SAC intendeva colpire gli obbiettivi
Air Power con bombe che andavano dai 1.7 ai 9 megatoni. Far esplodere tali
ordigni a rasoterra, come era stato deciso, avrebbe comportato significative
minacce di contaminazioni radioattive per la popolazione circostante.
Inoltre, la SAC voleva una bomba da 60 megatoni, necessaria
come deterrente, ma che avrebbe anche prodotto “risultati significativi”
nell’eventualità di un attacco Sovietico a sorpresa. Un megatone equivarrebbe a
70 volte il rilascio esplosivo della bomba che distrusse Hiroshima.
LA PIANIFICAZIONE NUCLEARE SAC PER L’ANNO 1959
Di William Burr
La priorità assoluta del SAC era la distruzione del “Air
Power” sovietico, in quanto i bombardieri sovietici sembravano costituire
un’immediata minaccia per le forze statunitensi in Europa e nell’Asia dell’Est.
Come spiega la dettagliata introduzione del rapporto, per la priorità assegnata
loro, gli obbiettivi Air Power (BRAVO), tra cui figuravano anche basi aeree
dell’Est Europeo, dovevano essere distrutti con bombe termonucleari ad alto
rilascio fatte esplodere al suolo. Questa tecnica avrebbe prodotto fuoriuscite
radioattive maggiori rispetto a quelle di ordigni fatti esplodere in aria.
Secondo lo studio “la necessità di vincere la battaglia aerea è superiore
rispetto ad ogni altra considerazione”.
Il “fattore tempo” – ovvero il pericolo di un improvviso
attacco Sovietico e conseguente contrattacco – incoraggiò coloro che studiavano
gli obbiettivi ad esigere l’esplosione in superficie di armi nucleari ad alto
rilascio. Secondo la SAC, far esplodere le bombe in aria avrebbe “comportato
una diminuzione dell’effetto esplosivo”. L’esplosione al suolo, o in sua
prossimità, avrebbe massimizzato gli effetti esplosivi, distrutto l’obbiettivo,
e disperso particelle radioattive che, trasportate dai venti, sarebbero poi
ricadute vicino e lontano.
Secondo lo studio, i responsabili della SAC facevano
“massimo affidamento” sugli effetti esplosivi, ritenendo che gli effetti
termici e le radiazioni fossero “relativamente inefficaci”. Come ha dimostrato
Lynn Eden inWorld on Fire, l’esperienza dell’Air Force durante la seconda
guerra mondiale incoraggiava, nel tracciare una stima dei danni, ad enfatizzare
gli effetti esplosivi di un ordigno nucleare. Tale mentalità sorvolava i danni
causati dagli altri effetti delle armi nucleari, come le radiazioni e gli
incendi diffusi.
Ritenendo che “un risultato favorevole può essere raggiunto
negli stadi iniziali”, la SAC considerava essenziale ottenere alti livelli di
distruzione. Di conseguenza, i responsabili degli obbiettivi volevano impiegare
una potenza di fuoco tale da garantire una probabilità di successo del 90%
nella distruzione degli obbiettivi aerei nelle loro strutture superficiali o
sotterranee.
Il SAC stimò quante e quali armi nucleari sarebbero servite
per la distruzione di ogni DGZ. Tuttavia, la parte del rapporto contenente
queste informazioni è totalmente mancante, rendendo quindi impossibile sapere
quante armi il SAC riteneva necessarie per la distruzione dei vari obbiettivi.
In ogni caso, entro il 1959 il SAC poteva contare su un’ampia riserva di armi
nucleari con cui colpire gli obbiettivi principali. In quel periodo infatti le
riserve di armi nucleari raggiungevano numeri molto alti: da oltre 2.400 nel
1955 a più di 12.000 nel 1959 fino a raggiungere i 22.229 nel 1961.
Le liste “Air Power” e “Systematic Destruction” NON
riportavano gli effettivi e definitivi obbiettivi di un piano militare:
infatti, i piani di guerra nucleare cambiavano a seconda delle informazioni di
intelligence, fondamentali per la scelta degli obbiettivi. Nelle sue liste, il
SAC non faceva che cercare di anticipare questi possibili cambiamenti.
In tutte le aree coinvolte (Unione Sovietica, Cina e paesi
satelliti dell’Europa dell’Est), la pianificazione degli obbiettivi prevedeva
un linguaggio che “dava un nome” a quei bersagli necessari per la distruzione
delle forze belliche ed aereonautiche (Air Power).
Gli obbiettivi “Air Power”
Il SAC aveva come priorità assoluta la distruzione delle
forze aeree sovietiche (Air Power), che costituivano una complessa rete di
bersagli. Prima che l’Unione Sovietica acquisisse la bomba atomica e la
capacità di colpire bersagli su lunghe distanze, il SAC aveva come priorità la
distruzione di complessi urbani ed industriali; tuttavia, verso la metà degli
anni cinquanta la pressione del “fattore tempo” provocò un cambiamento.
Nel SAC Atomic Weapons Requirements Study for 1959, il SAC
definì ampiamente cosa si intendeva per obbiettivi “Air Power”: basi aeree e
missilistiche con ruolo strategico e tattico, sia difensive che offensive, ma
anche centri di controllo governativi e militari che avrebbero potuto dirigere
la battaglia aerea, depositi di armi nucleari, industrie aeronautiche,
industrie atomiche, e depositi di lubrificanti a petrolio (POL).
Questa definizione di “Air Power” sorvolava le categorie
sviluppate dal Pentagono nei primi anni cinquanta: in tali categorie gli
obbiettivi nucleari (BRAVO) erano distinti dagli obbiettivi militari
convenzionali (ROMEO) o urbano/industriali (DELTA).
Secondo questa ampia definizione di “Air Power”, città come
Mosca o Leningrado sarebbero stati probabilissimi bersagli di bombe H, in
quanto entrambe ricche di obbiettivi “Air Power”.
Per esempio, lo studio SAC localizzava nell’area di Mosca 12
basi aeree: nessuna di loro rientrava fra i primi 400 obbiettivi della lista, e
magari non sarebbero state bombardate immediatamente. Tuttavia, attorno a Mosca
c’erano obbiettivi di importanza ben maggiore: 7 depositi di stoccaggio ed un
centro di controllo dell’aeronautica; un centro di comando governativo
(presumibilmente il Cremlino); 4 basi per missili guidati (Produzione R&D);
5 centri di ricerca sull’energia atomica; 11 impianti di copertura aerei; 6
impianti di motori aerei; 2 impianti e 16 magazzini di carburante liquido,
raffinerie incluse.
Inoltre, Mosca aveva una gran varietà di obbiettivi non
aerei che sarebbero potuti risultare importanti allo scoppiare della guerra,
come per esempio: la sede militare dell’Esercito, depositi militari di Esercito
e Marina e centri di ricerca sulla guerra batteriologica.
Anche Leningrado era un importante bersaglio di armi
nucleari secondo la lista “AirPower”. Nelle sue vicinanze erano infatti situate
12 basi aeree e diversi impianti di industria bellica quali: un impianto per la
produzione di carrozzeria aereonautica, uno di motori aerei, 2 centri di
ricerca atomica, 2 impianti per missili guidati, 3 di carburante liquido, e
quattro depositi dell’aereonautica militare.
Il cuore della lista “Air Power” era costituito dalle basi
aeree, missilistiche e di difesa aerea. Il SAC Atomic Weapons Requirement Study
elencò alfabeticamente più di 1.100 basi aeree, assegnando a ciascuna un numero
di importanza.
Come abbiamo notato prima, le due basi più importanti di
questa lista erano in Bielorussia - BykhoveOrsha (conosciuta anche come
Balbasova)— come lo erano anche altre quattro fra le prime venti: Baranovichi,
Bobruysk (Babruysk), Minsk/Machulische, e Gomel/Prybytki. Sette fra le prime
venti erano in Ucraina: Priluki (Pryluky), Poltava, Zhitomir/Skomorokhi, Stryy,
Melitpol, Melitpol, eKhorol. Sei in Russia: Pochinok (Shatalovo), Seshcha,
Ostrov (Gorokhov), Soltsy, SpasskDalniy, and Vozdenzhenka. Al terzo posto della
lista, la base aerea di Tartu, in Estonia.
Alcuni documenti della CIA (ormai resi pubblici)
suggeriscono come mai le città di Bykhove Orsha ricoprissero posti così
importanti.
Mesi prima della compilazione della lista un articolo
pubblicato dalla CIA nel Current Intelligence Bullettin riportava l’avvistamento
da parte di esperti militari di jet bombardieri Bison (M-4) siaa Bykhovche a
Orsha, anche se in questo caso era incerto se si trattasse di bombardieri
Badger [Tu-16] oppure Bison.
Orsha stava infatti diventando un centro di bombardieri
Badger, che sarebbero stati impiegati nei vicini teatri di guerra, come in
Europa occidentale, dove avrebbero costituito una minaccia per gli alleati NATO
e per le forze statunitensi.
Tuttavia, nonostante le paure di Washington, i Bison M-4 non
potevano raggiungere gli Stati Uniti in missioni di andata e ritorno (mancava
infatti la tecnologia necessaria per il rifornimento in volo); eppure, le
formazioni aeree esibite durante una parata militare nella Pizza Rossa nel 1954
crearono a Washington la paura di un “bomber gap”.
Bykhov era una base per bombardieri Badger, ma divenne poi
importante come base di missili balistici a medio-raggio (MRBMs) ed era quindi
ovviamente destinata a rimanere un obbiettivo primario.
Il modello 3M (Bison-B), successoredel M-4, e il modello
Tu-95M (Bear), diedero ai sovietici il loro “primo vero potere su distanze
intercontinentali”. Nonostante alcuni significativi problemi tecnici, il
bombardiere Bear stava allora diventando operativo, ma le basi
dell’aereonautica sovietica che lo custodivano erano ancora poche: tuttavia,
esse rientravano tutte fra i primi 100 obbiettivi della lista SAC, come per
esempio la base aerea di Mozdok (al numero 34) e quella di Semipalitinsk (al
numero 69) .
Secondo lo studio SAC, ogni base aereacostituiva un DGZ.
Tuttavia, alcuni bersagli rientravano fra gli obbiettivi di reparti diversi.
Secondo il SAC queste ripetizioni erano “desiderabili e necessarie” per
assicurarsi la distruzione di bersagli urgenti, nel caso di eventuali
fallimenti da parte di un reparto. Per questo, tali ripetizioni riguardavano
“le basi aere di elevata importanza”.
Se i combattimenti fossero continuati anche dopo la
distruzione degli obbiettivi “Air Power”, la seconda fase della Guerra avrebbe
previsto la “Systematic Distruction”del potenziale bellico sovietico.
I bombardamenti finali avrebbero colpito le “industrie
primarie” – quelle industrie e attività economiche che contribuivano
all’incremento del potenziale bellico.
Le idee sostenute dalla Air Force fin da prima della Seconda
Guerra Mondiale legittimavano il principio secondo il quale la distruzione di
industrie primarie poteva causare il collasso di una società industriale. Per
raggiungere questo obbiettivo il SAC avrebbe sganciato una grande quantità di
ordigni atomici (non Bombe H) su bersagli specifici nelle aree
urbano-industriali.
Come indicato dallo studio SAC alla missione “Sytematic
Destruction” erano destinati ordigni atomici ad implosione con rilascio
esplosivo fino a 160 kiloton – ovvero quasi 8 volte più potenti della bomba Fat
Man che distrusse Nagasaki. Tali ordigni avevano un potenziale esplosivo
smisurato rispetto al fine a cui erano destinati, ovvero la distruzione di
impianti energetici o snodi di trasporto.
Mosca, il bersaglio urbano numero uno, possedeva più di 180
strutture destinate alla distruzione: alcune rientravano nella categoria Air
Power, altre fabbricavano prodotti di vario tipo come pezzi meccanici, attrezzi
da taglio/perforazione, equipaggiamenti per l’estrazione del petrolio e la più vitale
delle medicine, la penicillina.
Importanti bersagli erano anche le infrastrutture come dighe
e chiuse, tralicci dell’alta tensione, rotaie ferroviarie e centri di
riparazione tramviaria. Il SAC non doveva necessariamente assegnare una bomba
ad ognuno di questi obbiettivi, ma poteva definire delle “target islands” dove
il bombardamento di un’area specifica avrebbe distrutto anche gli impianti ad
essa vicini. Tuttavia, il SAC avrebbe potuto usare più ordigni sulle zone
industriali di vasta ampiezza, dato che queste erano sede di diversi impianti.
Ciò che è particolarmente sconcertante nello studio SAC è il
ruolo dei bersagli umani (PopulationTargeting).
Mosca e i suoi dintorni, come anche l’area di Leningrado, comprendeva
obbiettivi chiamati “Population Target” (categoria 275) e non definiti
ulteriormente. Lo stesso valeva per tutte le altre città incluse nelle due
liste.
In altre parole, le
persone in quanto tali – e non in quanto parte di attività belliche od
industriali - dovevano essere distrutte.
Quali fossero le coordinate esatte di questi bersagli civili è tutt’ora ignoto:
infatti, lo studio SAC identifica questi obbiettivi con i numeri di riferimento
della Bombing Encyclopedia, la quale rimane però un documento segreto (anche se
ne è stata richiesta la pubblicazione).
Lo studio SAC non presenta alcuna spiegazione rispetto alla
scelta di obbiettivi civili. Tuttavia, considerare l’impatto morale dei
bombardamenti sulla popolazione poteva benissimo essere una tattica ereditata
dalla Air Force e dalla Army Air Force.
Per esempio, in una lezione del 1940 alla Air Corps Tactical
School, il Maggiore Mui Fairchild spiegò come un attacco alla struttura
economica di un paese “deve essere tale da abbattere il morale della popolazione
nemica attraverso la paura per la morte o il ferimento di sé stessi e dei
propri cari, [in modo che] la gente preferisca accettare le nostre condizione
di pace piuttosto che continuare a combattere, spingendo quindi il governo a
fare lo stesso.”
Questa linea di pensiero continuò anche nel dopo guerra, in
un periodo in cui le scienze sociali studiavano il possibile impatto morale di
un bombardamento nucleare sulla popolazione civile.
Qualsiasi cosa i tecnici della SAC avessero in mente, gli
attacchi sulla popolazione civile in quanto tale contrastavano con la linea
seguita dai comandanti Air Force. Questi ultimi infatti, sebbene fossero
disposti ad accettare un gran numero di vittime civili come conseguenza di
attacchi ad obbiettivi militari (come nel caso della guerra in Corea), avevano
tuttavia bandito gli attacchi “intenzionali” alla popolazione.
Inoltre, gli attacchi ai civili violavano le norme
internazionali del tempo, che erano riassunte nell’allora non ancor rettificato
regolamento Hague sulla guerra aerea (1923). Tuttavia, queste norme non vennero
attuate fino all’accordo del 1977 sui Protocolli Aggiuntivi alla Convenzione di
Genova del 1949. In ogni caso, gli Stati Uniti respinsero tassativamente la
proposta di applicare la normativa dei Protocolli Aggiuntivi anche alle armi
nucleari.
La categoria “Systematic Destruction” prevedeva l’utilizzo
esclusivo di armi atomiche: tuttavia, ciò non avrebbe fatto molta differenza
per città ricche di bersagli Air Power come Mosca o Leningrado, che sarebbero
comunque state rase al suolo, assieme alla loro popolazione, da armi
termonucleari.
Questi possibili piani d’azione erano stati fatti anni prima
che gli ufficiali statunitensi decidessero di risparmiare Mosca, in modo da
lasciare qualcuno con cui negoziare.
Per quanto tempo e fino a che punto i tecnici SAC,
nell’individuare le fasi Air Power e Systematic Destruction, seguissero i piani
di guerra rimane ignoto. La priorità data alla lista Air Power prevedeva la
distruzione termonucleare di obbiettivi militari a Mosca e Leningrado;
tuttavia, questi bombardamenti avrebbero comportato l’abbattimento simultaneo
anche di quelle strutture attigue che avrebbero dovuto essere distrutte dai
bombardamenti “Systematic Destruction” solamente in una fase successiva del
conflitto.
Qualora i tecnici SAC considerassero o meno questa
sovrapposizione come un problema, entro la fine degli anni cinquanta il
Pentagono stava sviluppando piani di guerra “optimum mix”, i quali prevedevano
la distruzione rapida – ma simultanea – degli obbiettivi militari, urbani ed
industriali più importanti, pur dando la precedenza a quei bersagli Air Power
più ricchi di DGZ.
Obbiettivi dell’Est Europa
Il SAC Atomic Weapons Requirements Study for
1959 stipulò che, con qualche eccezione, il SAC avrebbe usato bombe
atomiche a bassa resa contro gli obbiettivi dell’Est Europa. Ciò era stato
deciso per ragioni “politiche” e “psicologiche”: infatti, attraverso
bombardamenti in qualche modo meno distruttivi, si voleva sottolineare la
differenza che intercorreva tra l’Est Europa e l’Unione Sovietica. Le eccezioni
riguardavano gli obbiettivi Air Power: data la loro importanza, questi
obbiettivi sarebbero stati bersagli di armi termonucleari ad alta resa anche in
Europa dell’Est. Per esempio, le basi aeree di Brieg e Modlin, vicino Varsavia,
occupavano rispettivamente il trentunesimo e ottantesimo posto nella lista SAC
per attacchi nucleari. Allo stesso modo, l’aeroporto Tokol, vicino a Budapest,
occupando il centoventicinquesimo posto della lista, era un probabile
obbiettivo. Di conseguenza veniva meno la distinzione iniziale tra
bombardamenti in Unione Sovietica e in Est Europa: in entrambi i casi la
popolazione sarebbe stata colpita dalle radiazioni e dagli altri effetti dei
bombardamenti termonucleari.
In Est Europa si trovavano infatti importanti basi aeree
sovietiche, e la stessa Berlino Est rientrava tra gli obbiettivi della
“Systematic Destruction”. I primi 200 obbiettivi della lista SAC includevano
numerose basi aeree sovietiche, alcune delle quali non erano molto distanti da
Berlino. Tra queste vi erano Briesen (al 140°posto), Gross Dolln (Templin) (70°
posto), Oranienberg (95°posto), Welzow (96°posto), Werneuchen (Verneuchen)
(82°posto).
Per esempio Oranienberg, che era allora una base per
bombardieri Il-28 (Beagle), si trova a sole 22 miglia (34 chilometri) a nord di
Berlino. Gross Dolln (Templin), prima una base aerea per Il-28 e
successivamente per gli aerei da combattimento sovietici, si trova 55 miglia
(66 chilometri) a nord di Berlino, mentre Werneuchen (numero 82), una base per
intercettatori e bombardieri/aerei da combattimento, è a circa 22 miglia (33
km) Nordest.
Presumibilmente, tutte queste basi aeree sarebbero state il
bersaglio di armi termonucleari, che avrebbero esposto tutta l’area di Berlino
ad un tremendo pericolo, come quello costituito dalle radiazioni.
La stessa Berlino Est figurava al 61° posto nella lista
Systematic Destruction per gli obbiettivi urbani ed industriali.
Lo studio SAC identificò 91 DGZ situati a Berlino Est e
dintorni: questi obbiettivi riguardavano un’ampia gamma di infrastrutture tra
cui centrali elettriche, spazi ferroviari, depositi di carburante liquido,
macchinari e stazioni audio televisive. Inoltre sia Berlino Est che Varsavia
(priorità numero 62) comprendevano obbiettivi civili. Il bombardamento atomico
di Berlino Est e della sua periferia avrebbe probabilmente causato, tra le
tante altre cose, tempeste di fuoco disastrose anche per Berlino Ovest.
Qualora il SAC avesse condotto degli studi sulle conseguenze
che un bombardamento atomico su Berlino Est (o su altri obbiettivi della
Germania dell’Est) poteva causare a Berlino Ovest, rimane ignoto.
Cina
Che la Cina si schierasse o meno con l’Unione Sovietica, il
SAC la considerò sempre e comunque parte del Blocco Sovietico e incluse le sue
basi aeree e le sue città, come Pechino, nelle liste degli obbiettivi. Pechino
[Peiping nella translitterazione Wade-Giles] infatti, ricopriva il 23° posto
nella lista SystematicDestuction, con ben 23 DGZ. La lista includeva inoltre
diversi obbiettivi Air Power, tra cui due centri di controllo e due depositi
dell’aereonautica militare. La posizione di questi impianti suggerisce che
anche Pechino sarebbe stata colpita da armi nucleari all’inizio della
guerra. Sia a Pechino sia nel suo attiguo distretto Fengtai, la SAC aveva
infatti identificato diversi obbiettivi militari ed infrastrutturali, tra cui
anche bersagli “Population”.
Sistemi di lancio
Per colpire gli obbiettivi, il SAC avrebbe usato missili e
bombe. Per quanto riguarda il lancio di bombe, il SAC avrebbe impiegato B-47,
stanziati nel Regno Unito, in Marocco ed in Spagna, e B-52 intercontinentali,
che stavano appena iniziando ad essere usati negli Stati Uniti continentali.
IL SAC elencò quattro tipi di missili a testata nucleare: Snark,
Rascal, Cross Bow e IRBM [Intermediate Range Ballistic Missile]. Lo Snark, uno
dei primi missili crociera terra-aria, era stato soltanto brevemente usato nel
1959, in quanto si era rivelato un fiasco (le aree dell’Oceano Atlantico in cui
questi missili erano caduti venivano chiamate “acque infestate Snark”). Il
Rascal (sostituito dal Hound Dog nel 1958) e il Cross Bow erano entrambi
missili bombardiere, dotati di radar per obbiettivi Crossbow.
Il presidente Eisenhower aveva fatto degli IRBM e degli ICBM
una priorità nazionale, ma nel 1956 il IRBM rimaneva un progetto per il futuro.
Con una portata che raggiungeva le 1.700 miglia (1.500 miglia nautiche),
sarebbero state necessarie postazioni di lancio oltreoceano; queste ultime, per
volere della Air Force, dovevano collocarsi nel Regno Unito, ma in questo senso
le trattative con gli inglesi dovevano ancora incominciare.
Alla fine la Air Force avrebbe impiegato missili IRBM Thor a
carburante liquido negli anni 1960 – 63, mentre missili Jupiter trovarono posto
in Italia e Turchia negli anni 1961-63 (per essere poi rimossi durante la Crisi
Missilistica Cubana).
Il SAC identificò inoltre anche gli ordigni nucleari e
termonucleari da abbinare ai rispettivi sistemi di lancio: ordigni atomici Mark
6 (B e C) e termonucleari Mark 15, 27 e 36.
Questi ultimi avevano un’impressionante capacità di rilascio
esplosivo: l’MK 15 da 1.6 a 3.9 megatoni; l’MK 27 di 2 megatoni, el’ MK 36 da 9
a 10 megatoni. Questo tenendo conto della portata dei test nucleari
statunitensi dell’Operation Castle nel 1954, quando il rilascio di esplosivo
effettivo (escludendo eventuali fallimenti) spaziava da 1.7 a 15 megatoni.
Inoltre il SAC avrebbe voluto una bomba da 60 megatoni, ma
ciò non era in programma per questo specifico studio. Secondo il SAC tale
ordigno “era necessario non solo come deterrente, ma anche per assicurare, nel
caso di un attacco sovietico a sorpresa, risultati significativi con il minimo
dispiegamento di forze.”
Il dibattito sulle armi termonucleari ad altissimo rilascio
continuò durante gli anni cinquanta e sessanta, e l’idea di un ordigno da 60
megatoni rimase attuale negli ambienti della AirForce. Invero, in un momento di
particolare entusiasmo, Edward Teller propose un ordigno da 10 gigatoni e nei
primi anni sessanta, in un momento simile al primo, arrivò a proporne uno da
1.000 megatoni. Si tenga conto che la bomba con il rilascio maggiore posseduta
dagli Stati Uniti, la B-41, era un ordigno da 25 megatoni, che rimase in
servizio sino agli anni settanta. L’Unione Sovietica invece attuò il più
grande test nucleare della storia nell’ottobre 1961, quando fece esplodere una
bomba da 50 megatoni, la “Tsar Bomba”.
Problemi Interpretativi
(aggiornato al 29 Dicembre 2015)
Grazie alla tabella dello studio SAC riportante i codici di
categoria, è possibile risalire alla lista delle città individuate per la
“Sytematic Destruction” e determinare quali e quanti obbiettivi il SAC aveva in
mente per ogni città. Tuttavia le due liste, quella integrale e quella
sommaria, non sono identiche; per esempio, per quanto riguarda Mosca, le due
liste presentano lievi variazioni riguardanti il tipo e il numero di impianti
da colpire. Poco chiari sono anche le lettere della colonna DGZ; per esempio,
all’inizio della lista dedicata a Mosca, troviamo le lettere A, AH, AM, AN,
etc.
Uno degli interrogativi che avevano colpito chi scrive,
riguardava i numeri che apparivano all’inizio del catalogo degli obbiettivi di
ogni città nelle due liste Systematic Destruction. Per esempio, nella lista
integrale la sezione dedicata a Mosca è introdotta da sette codici numerici,
dove il primo codice è 5545-03737.
Dopo la pubblicazione dello studio SAC il 22 Dicembre 2015,
alcuni lettori hanno gentilmente aiutato a capire il probabile significato di
questi codici: si tratterebbe infatti della latitudine e longitudine in gradi e
minuti dei punti DGZ. Quindi 5545-03737 equivarrebbe a 55°45' N, 37°37' E
(55.75° N, 37.61° E); se inserite in Google Maps queste coordinate identificano
un punto in prossimità della Piazza Rossa di Mosca. Location simili possono
essere individuate attraverso gli altri numeri del documento. Queste coordinate
geografiche avrebbe potuto costituire precisi obbiettivi Systematic Destruction,
ma tutto ciò rimarrà oscuro fino a quando non verranno resi noti i dettagli
mancanti sulla distribuzione delle armi nucleari.
DOCUMENTO ORIGINALE
IN INGLESE
U.S. Cold War Nuclear Target Lists Declassified for First
Time
According to 1956 Plan, H-Bombs were to be Used Against
Priority “Air Power” Targets in the Soviet Union, China, and Eastern Europe
Major Cities in Soviet Bloc, Including East Berlin, Were
High Priorities in “Systematic Destruction” for Atomic Bombings
Plans to Target People (“Population”) Violated
International Legal Norms
SAC Wanted a 60 Megaton Bomb, Equivalent to over 4,000
Hiroshima Atomic Weapons
National Security Archive Electronic Briefing Book No.
538
Edited by William Burr
Posted - December 22, 2015
For more information, contact:
Washington, D.C., December 22, 2015 - The SAC
[Strategic Air Command] Atomic Weapons Requirements Study for 1959, produced in
June 1956 and published today for the first time by the National Security
Archive
www.nsarchive.org,
provides the most comprehensive and detailed list of nuclear targets and target
systems that has ever been declassified. As far as can be told, no comparable
document has ever been declassified for any period of Cold War history.
The SAC study includes chilling details. According to its
authors, their target priorities and nuclear bombing tactics would expose
nearby civilians and “friendly forces and people” to high levels of deadly
radioactive fallout. Moreover, the authors developed a plan for the
“systematic destruction” of Soviet bloc urban-industrial targets that
specifically and explicitly targeted “population” in all cities, including
Beijing, Moscow, Leningrad, East Berlin, and Warsaw. Purposefully
targeting civilian populations as such directly conflicted with the
international norms of the day, which prohibited attacks on people per se (as
opposed to military installations with civilians nearby).
The National Security Archive, based at The George
Washington University, obtained the study, totaling more than 800 pages,
through the Mandatory Declassification Review (MDR) process (see
sidebar).
The SAC document includes lists of more than 1100 airfields
in the Soviet bloc, with a priority number assigned to each base. With
the Soviet bomber force as the highest priority for nuclear targeting (this was
before the age of ICBMs), SAC assigned priority one and two to Bykhov and Orsha
airfields, both located in Belorussia. At both bases, the Soviet Air Force
deployed medium-range Badger (TU-16) bombers, which would have posed a threat
to NATO allies and U.S. forces in Western Europe.
A second list was of urban-industrial areas identified for
“systematic destruction.” SAC listed over 1200 cities in the Soviet bloc,
from East Germany to China, also with priorities established. Moscow and
Leningrad were priority one and two respectively. Moscow included 179
Designated Ground Zeros (DGZs) while Leningrad had 145, including “population”
targets. In both cities, SAC identified air power installations, such as
Soviet Air Force command centers, which it would have devastated with
thermonuclear weapons early in the war.
According to the study, SAC would have targeted Air Power
targets with bombs ranging from 1.7 to 9 megatons. Exploding them at
ground level, as planned, would have produced significant fallout hazards to
nearby civilians. SAC also wanted a 60 megaton weapon which it believed
necessary for deterrence, but also because it would produce “significant
results” in the event of a Soviet surprise attack. One megaton would be 70 times
the explosive yield of the bomb that destroyed Hiroshima.
SAC Nuclear Planning for 1959
by William Burr
SAC’s top priority for destruction was Soviet “air power”
because of the apparent immediate threat that Soviet bombers posed to the
continental United States and to U.S. forces in Europe and East
Asia. The report’s detailed introduction explained that the
priority given to Air Power (BRAVO) targets dictated the surface bursting of
high-yield thermonuclear weapons to destroy priority targets, including
airbases in Eastern Europe. That tactic would produce large amounts of
radioactive fallout compared to bursting weapons in the air. According to
the study, “the requirement to win the Air Battle is paramount to all
other considerations.”
The “greatly compressed time factor”—the danger of a speedy
Soviet attack and counterattack-- encouraged targeters to require the surface
bursting of high-yield nuclear weapons. According to SAC, bursting the weapon
in the air would “result in decrease of blast effect.” Detonating the weapon on
or close to the ground would maximize blast effects, destroy the target, and
disperse irradiated particles which would be picked up by winds and descend far
and near.
[1]
According to the study, SAC planners placed “prime reliance”
on blast effects, finding that thermal and radiation effects were “relatively
ineffective.” As Lynn Eden has demonstrated in her study, Whole
World on Fire, the Air Force’s World War II experience encouraged target
planners to emphasize blast effects when they tried to estimate the damage that
nuclear weapons would cause. The resulting “blast frame” of mind overlooked the
significant devastation caused by other nuclear weapons effect such as
radiation and mass fires.
[2]
The Air Power and Systematic Destruction lists were not
final lists of targets for a military plan. Nuclear war planning was always in
a state of change because new intelligence information would become available
and change the understanding of which targets had greater priority. It is
clear that SAC anticipated further refinement of target lists. The target
study included language about the “nomination” of objectives in all of the
areas, Soviet Union, China, and the Eastern European satellites, which were
responsive to the goal of destroying air power and “war-making” capability.
Air Power Target System
SAC’s top priority for destruction, the Soviet bloc’s air
power, was a complex target system. Before the Soviet Union
acquired the atomic bomb and significant capability to deliver nuclear
weapons at long distances, SAC’s priority had been the destruction of the
Soviet urban-industrial complex, but during the mid-1950s the “greatly
compressed time factor” produced a reversal.
[3] In
the SAC Atomic Weapons Requirements Study for 1959, SAC broadly
defined the “Air Power” target: air and missile bases for strategic and
tactical forces, defensive and offensive, but also government and military
control centers that would direct the air battle and nuclear weapons storage
sites, air industry, atomic industry, and petroleum-oil-lubricants (POL)
storage areas. To this extent, the Air Power category cut across some of
the major categories of target systems that Pentagon planners had developed in
the early 1950s: strategic nuclear (BRAVO category), conventional forces (ROMEO
category), and urban-industrial (DELTA).
[4]
Given the expansive definition of Air Power, this suggested
that targets in major cities such as Moscow and Leningrad could be subjected to
H-bomb attack because both were rich in air power targets. For example,
according to the SAC study, the Moscow area had 12 airbases. None of them were
even in the top 400 airbases on the list so they may not have been attacked
immediately, but Moscow had other potentially higher priority targets: 7 Air
Force storage areas, 1 Air Force military control, 1 government control
(presumably Kremlin and vicinity), 4 guided missile entities (R&D,
production), 5 atomic energy research centers, 11 airframe entities, 6 aircraft
engine entities, 2 liquid fuel plants, and 16 liquid fuel storage areas,
including refineries. Moreover Moscow had a variety of other non-air military
objectives, such as an Army military headquarters, Army and Navy military
storage areas, and biological warfare research centers that might have been
deemed worthy of attack at the opening of the war.
Leningrad was also a prime candidate for high-yield nuclear
weapons aimed at air power targets. It had 12 airbases in the vicinity,
as well as such installations as: 1 air frame , 1 aircraft engine, 2 atomic
energy research, 2 guided missiles, 3 liquid fuel, 1 Air Force military
control, and 4 Air Force military storage areas.
At the heart of the Air Power target system were bases for
bombers, missiles, and air defenses. The SAC Atomic Weapons Requirement
Study listed alphabetically over 1100 air fields, with a priority number
assigned to each. As noted earlier, the number one and number two priority
bases on the list were in Belarus—Bykhov and Orsha (a.k.a. Balbasova)—as were
four others in the top 20: Baranovichi, Bobruysk (or Babruysk),
Minsk/Machulische, and Gomel/Prybytki. Seven of the top 20 were in the Ukraine:
Priluki (Pryluky), Poltava, Zhitomir/Skomorokhi, Stryy, Melitpol,
Melitpol, and Khorol. Six were in Russia: Pochinok (Shatalovo), Seshcha,
Ostrov (Gorokhov), Soltsy, Spassk Dalniy, and Vozdenzhenka. One airfield,
Tartu (number 13 in priority), was in Estonia.
Declassified CIA documents suggest why Bykhov and Orsha had
such high prominence on the target list. Months before the list was
prepared, the CIA’s
Current
Intelligence Bulletin published an article indicating “Western”
military attachés had seen Bison (M-4) jet bombers at Bykhov and possibly also
at Orsha, although uncertainty existed as to whether the espied aircraft were
Badger [Tu-16] or Bison bombers. In fact, Orsha was becoming a site for Badger
bombers, which were slated for strike missions in nearby theaters, such as
Western Europe, where they would have posed a threat to NATO allies and U.S.
forces. Despite Washington’s fears, the M-4 could not reach the United States
on two-way missions (it lacked the technology for aerial refueling), but
multiple flyovers of Red Square during a 1954 military parade created fears of
a “bomber gap” in Washington. Bykhov was a base for Badger bombers but
later became prominent as a base for medium-range ballistic missiles (MRBMs) so
it was sure to remain a high priority target
[5]
The 3M (Bison-B), successor to the M-4 and the Tu-95M
(Bear), gave the Soviets their “first real intercontinental capability.”
The Bear was becoming operational, although it had significant technical
problems. The Soviet air force deployed Bears at only a handful of bases,
but they were among the top 100 airfields targeted by SAC—for example, Mozdok
(number 34) and Semipalitinsk (number 69).
[6]
According to the SAC study, each airfield was one DGZ
[designated ground zero]. Some targets, however, appeared in the war
plans of more than one command. For SAC some element of duplication was
“desirable and necessary” to assure the destruction of urgent targets in the
event that one command or the other could not destroy them. Therefore,
the duplications were “confined to higher priority air fields.”
The “Final Blows”
Moscow, the number one urban target, had around 180
installations slated for destruction; some were in the air power category, but
many involved a variety of industrial activities, including factories producing
machine tools, cutting tools, oil extraction equipment, and a most vital
medicine: penicillin. Other targets involved significant infrastructural
functions: locks and dams, electric power grids, railroad yards, and repair
plants for railroad equipment. SAC might not have targeted each installation
with a bomb but may have used the concept of “
target islands” whereby
adjacent installations were targeted at a central aiming point. SAC may
have assigned more than one weapon to large industrial complexes, however,
because they were regarded as several installations.
What is particularly striking in the SAC study is the role
of population targeting. Moscow and its suburbs, like the Leningrad area,
included distinct “population” targets (category 275), not further specified.
So did all the other cities recorded in the two sets of target lists. In
other words, people as such, not specific industrial activities, were to be
destroyed. What the specific locations of these population targets
were cannot now be determined. The SAC study includes the Bombing
Encyclopedia numbers for those targets, but the BE itself remains
classified (although under appeal).
The SAC study does not include any explanation for
population targeting, but it was likely a legacy of earlier Air Force and Army
Air Force thinking about the impact of bombing raids on civilian morale. For
example, in a 1940 Air Corps Tactical School lecture, Major Muir Fairchild
argued that an attack on a country’s economic structure “must be to so reduce
the morale of the enemy civilian population through fear—of death or injury for
themselves or loved ones, [so] that they would prefer our terms of peace to
continuing the struggle, and that they would force their government to
capitulate.” Thinking along those lines continued into the post-war period when
social scientists studied the possible impact of nuclear bombing on civilian
morale.
[8]
Whatever SAC planners had in mind, attacks on civilian
population per se were inconsistent with the standards followed by Air Force
leaders. While they were willing to accept mass civilian casualties as a
consequence of attacking military targets, as was the case during the Korea
War, they ruled out “intentional” attacks on civilians. Moreover, attacks
on populations violated international legal norms of the day, which were
summarized in the then-unratified Hague rules on aerial warfare (1923).
Nevertheless, such targeting rules were not in force until the 1977 agreement
on the Additional Protocols to the Geneva Convention (1949). The United States,
however, has consistently refused to accept claims that the targeting standards
of the Additional Protocols apply to the use of nuclear weapons.
[9]
The “systematic destruction” category would be struck with
atomic weapons only. As suggested, that might not have made much difference for
cities like Moscow and Leningrad which had numerous air power targets, along
with the surrounding population, which may well have already been destroyed
with thermonuclear weapons. This planning occurred years before U.S.
defense officials decided that there should be a “withhold” option to spare Moscow
in order to leave someone to negotiate with.
How long, and to what extent, SAC planners followed
war plan with major phases of Air Power and Systematic Destruction is
unclear. The priority given to Air Power priority posited the
thermonuclear destruction of relevant military targets in Moscow and Leningrad,
but that implied the simultaneous devastation of any nearby installations that
had been slated for “Systematic Destruction” at a later stage of the
conflict. Whether SAC officers saw that as a problem or not, by the late
1950s, Pentagon planners were thinking in terms of an “optimum mix” war plan
which sought rapid, but simultaneous, destruction of important military and
urban-industrial targets, although giving priority to the Air Power target system
in terms of numbers of DGZs.
[10]
Eastern European Targets
The SAC Atomic Weapons Requirements Study for
1959 stipulated that with exceptions SAC would use lower-yield atomic
bombs against targets in Eastern Europe. Apparently this was for
“political” and “psychological” reasons, to differentiate those countries from
the Soviet Union through somewhat less destructive bombing. The exception was
air power targets: because of the primacy of that category, such targets in
Eastern Europe were scheduled to be destroyed by high-yield thermonuclear
weapons. For example, according to the SAC target list, Brieg and Modlin
airfields, located near Warsaw, were 31st and 80th in priority
respectively. Tokol airport near Budapest was 125th in priority,
therefore a likely target. Thus, urban populations in Eastern Europe
would be exposed to the fallout and other effects of thermonuclear weapons,
eroding much of the distinction between targets in that region and targets in
the Soviet Union itself.
East Germany was the site of major Soviet airbases and East
Berlin itself was a target for “systematic destruction.” A sampling of
the SAC airfields list finds more than a few Soviet-operated installations
among the top 200, with some not very far from Berlin. Among them were Briesen
(number 140), Gross Dolln (Templin) (number 70), Oranienberg (number 95),
Welzow (number 96), Werneuchen (Verneuchen) (number 82). For
example,
Oranienberg,
which was then a base for Il-28 (Beagle) bombers, is only 22 miles (34 kilometers)
north of Berlin. Gross Dolln (Templin), originally a base for Il-28 bombers and
later for Soviet fighter aircraft, is 55 miles (66 kilometers) north of Berlin.
Werneuchen (number 82), a base for interceptors and fighter/bombers, is about
22 miles (33 kilometers) northeast. Presumably those bases would have
been targeted with thermonuclear weapons which could have subjected the Berlin
area to tremendous danger, including radiation hazards.
East Berlin had a priority ranking of 61 in the list of urban-industrial
slated for “systematic destruction.” The SAC study identified 91 DGZs in
East Berlin and its suburbs: a wide range of industries and infrastructural
activities including electric power, railroad yards, liquid fuel storage,
machine tools, and radio and television stations. In addition, East
Berlin and its suburbs included “population” targets, as did Warsaw (target
priority 62.) The atomic bombing of East Berlin and its suburbs would very
likely have produced fire storms, among other effects, with disastrous
implications for West Berlin. Whether SAC conducted studies on the
vulnerability of West Berlin to the effects of nuclear attacks on East Berlin
or in other East German targets is unknown.
China
Whether China was fighting on the Soviet side or not in a
war, SAC treated it as part of the Soviet bloc and listed Chinese airfields and
cities in the target lists, including Beijing. Of the list of targets scheduled
for “systematic destruction,” Beijing [Peiping in Wade-Giles transliteration]
was in the top 20 (number 13) with 23 DGZs. The list included several Air
Power targets, including two Air Force military control centers and two Air
Force storage areas. The location of those installations suggests that Beijing
would have been targeted with thermonuclear weapons early in the war. For
Beijing and its suburban district Fengtai, SAC identified various
infrastructural and military DGZs, including “Population” targets.
Target Lists
SAC Atomic Weapons Requirements Study for 1959 provides
two target lists. The Department of Energy has excised the numbers and types of
weapons assigned to various DGZs in both of them but some general information
about them has been declassified. The first list, Part I, consisted of 3400
DGZs—the “SAC Target System,” which suggested that it was the sum total of all
targets then considered to be eligible. The list was “unrestricted”
apparently because a large supply of fissionable material would be
available for the weapons assigned to the targets Taking into
account duplicate targets in the Air Power category, the attack plan would have
required more than 3400 weapons but that number remains classified.
The second list, Part II, consisted of 1209 DGZs targeted by
a larger but classified number of nuclear weapons. Part of the
description for part II is excised so the reasoning behind it cannot
be explained, but it was a “restricted” target list. According to the
study, the “weapons are programmed against targets on the basis of 69,000
[kilograms] of oralloy equivalent (76 tons US).” Oralloy [Oak Ridge
alloy] was a term of art for highly-enriched uranium. “Oralloy equivalent” may
refer to the total amount of HEU and plutonium (PU) that was available to fuel
the atomic bombs and H-bombs slated to inflict the desired level of
destruction. Seventy-six tons conveys the significant quantities of
fissile material required for the atomic bombs and the first generation of
two-stage thermonuclear weapons.
The 3400 and 1209 DGZs in the unrestricted and restricted
lists are worth comparing with the first Single Integrated Operational Plan
(SIOP), the war plan prepared in 1960 by the SAC-controlled Joint Strategic
Target Planning Staff. If the U.S. had strategic warning of a Soviet
attack, it would preemptively strike with a full force of 3500 weapons against
an “optimum mix” of 1050 DGZs, including strategic air, missile bases, air
defenses, and 151 urban-industrial targets. Attrition and multiple weapons
against priority targets accounted for the discrepancy between the number of
weapons and the number of DGZs.
[11]
Delivery Systems
To deliver the weapons to targets, SAC would use bombs and
missiles. For bomber delivery systems, SAC would use B-47s, based in the United
Kingdom, Morocco, and Spain, and intercontinental B-52s, which were just
beginning to be deployed in the continental U.S.
SAC listed four missile types for delivering nuclear
warheads: the Snark, the Rascal, the Cross Bow, and IRBM [Intermediate Range
Ballistic Missile]. The Snark, an early intercontinental ground-launched
cruise missile, was only briefly deployed, during 1959, because it was a fiasco
(areas in the Atlantic Oceans where the missiles crashed were called “Snark
infested waters”). The Rascal (replaced by the Hound Dog in 1958) and
Cross Bow were both bomber-launched missiles, with the Crossbow targeting radars.
President Eisenhower had made IRBMs, along with ICBMs, a
national priority, but in 1956 the IRBM was still projected for the future.
With a range of up to 1700 miles (1500 n.m.), deployment overseas would be
necessary and the Air Force envisaged stationing them in the United Kingdom,
although talks with the British had yet to begin. The Air Force would
eventually deploy liquid-fueled Thor IRBMs in the United Kingdom during
1960-1963, while Jupiter missiles were stationed in Italy and Turkey during
1961-1963 (removed as part of the Cuban Missile crisis settlement).
[12]
SAC also identified the atomic bombs and the thermonuclear
weapons that would be mated to the delivery systems. They would be Mark 6
(B and C) atomic weapons and Mark 15, 27, and 36 thermonuclear weapons. The
latter had extraordinarily massive explosive yields: MK 15: 1.6 to 3.9
megatons; MK 27: 2 megatons, and MK 36: 9 to 10 megatons. These compare
with the size of the U.S. nuclear tests in
Operation Castle during
1954, in which actual explosive yields (not counting one fizzle) ranged from
1.7 to 15 megatons.
SAC wanted a 60-megaton bomb, but it was not programmed for
this particular study. According to SAC, it was “essential, not only as a
deterrent but also to ensure significant results even with a greatly reduced
force in the event of a Soviet surprise attack.” Discussion of ultra-high
yield thermonuclear weapons continued during the 1950s and early 1960s so the
concept of 60 megatons was not out of the ordinary in Air Force circles.
Indeed, in a moment of enthusiasm Edward Teller proposed a
10-gigaton
device, and in the early 1960s, in another outburst, he suggested yields up
to a
1,000
megatons. A
25-megaton bomb,
the B-41, had the largest yield of any weapon in the U.S. stockpile and it
stayed in service until the 1970s. The Soviets staged the
largest nuclear test in
history in late October 1961 with the 50-megaton “
Tsar bomba.”
Interpretative Problems (Updated
29 December 2015)
Using the category code table in the SAC study it is
possible to go to the list of cities slated for the Systematic Destruction
mission and determine how many installations and of what type SAC had in mind.
For whatever reason, the two restricted and unrestricted target lists are not
quite identical; for example, with respect to Moscow, there are minor
variations in the types and numbers of installations itemized in the restricted
and unrestricted target lists. Also unclear are the letters in the DGZ
[Designated Ground Zeroes] column; for example, at the beginning of the Moscow
list: A, AH, AM, AN, etc. One puzzle that initially stumped this writer had to
do with numbers that appear at the beginning of the catalog of targets for all
the cities identified in the two Systematic Destruction lists. For example, at
the start of the Moscow section in the unrestricted list includes seven sets of
numbers, beginning with this one: 5545-03737.
Since the posting of the SAC study on 22 December 2015 a
number of readers have kindly pointed out what those numbers most likely
signify: the latitude/ longitude of DGZs in degrees and minutes.
Thus, 5545-03737 is 55°45' N, 37°37' E (55.75° N, 37.61° E); this number
can be plugged into Google Maps, which shows that the approximate location is
in
//www.google.com/maps/@55.75,37.61,4071m/data=!3m1!1e3"
target="_blank">Red Square Moscow. Similar location information
can be found using the other numbers in the document. These geographic
coordinates may have been specific targeting assignments in the Systematic
Destruction mission, but that is likely to remain unclear until such time as
the excised details on atomic weapons allocations become available.
Archival location of the SAC study: U.S. National Archives,
College Park, Record Group 242, Operational Planning, box 147, file B 89351
Note to readers: Apparently the original version
of SAC Atomic Weapons Requirements Study for 1959 was published as a
compendium of spread-sheets. To process this study for declassification,
the National Archives and Records Administration scanned it so that the
information would fit on 8 by 11 inch sheets of paper. To make this highly
compressed PDF legible the reader will need to expand it to at least 150
percent of the text size. Excerpts from this huge study, which is about
800 pages in length, are presented below. For ease of use, the document has
been broken down into sections, as separate PDFs, as follows:
Notes
[1] .
The study’s authors mistakenly asserted that “worldwide contamination is
minimized when the surface burst is utilized.” The anonymous authors may not
have been scientists, but in light of the 1954 Castle Bravo test, which spread
radioactive debris
globally,
they should have known better.
[2] .
Lynn Eden, Whole World on Fire: Organizations, Knowledge, and Nuclear
Devastation (Ithaca: Cornell University Press, 2004).
[3] .
For targeting during the early 1950s and changes in priorities, see David A.
Rosenberg, "A Smoking Radiating Ruin at the End Of Two
Hours": Documents on American Plans for Nuclear War with the Soviet Union,
1954-1955,” International Security 6 (1981/82), 3-38.
[4] .
For useful background on developments in SAC targeting during the 1950s, see
Edward Kaplan, To Kill Nations: American Strategy in the Air-Atomic Age and the
Rise of Mutually Assured Destruction (Ithaca, Cornell University Press,
2015), especially chapter four, “The Fantastic Compression of Time,” at pages
77-107.
[5] .
Steven J. Zaloga, The Kremlin’s Nuclear Sword: The Rise and Fall of
Russia’s Strategic Nuclear Forces, 1945-2000 (Washington, D.C.:
Smithsonian Institution Press, 2002), 24; Oleg Bukharin, Pavel Podvig, et al.,
Russian Strategic Nuclear Forces (Cambridge: MIT Press, 2001), 342.
[6] .
Zaloga, The Kremlin’s Nuclear Sword, 29.
[7] .
For World War II bombing concepts, see Tami Davis Biddle, Rhetoric and
Reality in Air Warfare: The Evolution of British and American Ideas About
Strategic Bombing, 1914-1945 {Princeton: Princeton University Press,
2002).
[8].
Ronald Schaffer, Wings of Judgment: American Bombing in World War
II (New York: Oxford University Press, 1986), 31, 214. On population
targeting, see also Jeffrey Richelson, “Population Targeting and U.S. Strategic
Doctrine,” in Desmond Ball and Jeffrey Richelson, eds., Strategic Nuclear
Targeting (Ithaca: Cornell University Press, 1986), 234-249.
[9] .
Matthew Evangelista and Henry Shue, eds., The American Way of Bombing: Changing
Ethical and Legal Norms from Flying Fortresses to Drones (Ithaca: Cornell
University Press, 2014), 36-37, 39, 58-60, and 62-63; David A. Rosenberg,
“Nuclear War Planning,” in Michael E. Howard et al., The Laws of War:
Constraints on Warfare in the Western World (New Haven: Yale University
Press, 1994), 165.
[10] .
David A. Rosenberg, “The Origins of Overkill: Nuclear Weapons and American
Strategy 1945-1960,” 7 International Security (1983) 3-71. For
JCS thinking in terms of a two-phase attack plan, see Kaplan, To Kill
Nations, 98.
[11] .
Rosenberg, “The Origins of Overkill,” 6. See also Kaplan, To
Kill Nations, 99, without citing source for numbers of weapons and targets.
Fonte: da Storia
Vicentina