Come possiamo imporre regole certe al mercato quando, lo stesso, per definizione, è l’atto costitutivo dell’illegalità e del profitto ad ogni costo e con ogni mezzo?
Come possiamo appellarci alla politica quando, la stessa,
che avrebbe il compito e l’onere di ridurre le disparità fra le classi sociali,
diversamente le acuisce?
Come possiamo credere in un Sistema, che guarda al risparmio
dei cittadini e all’applicazione delle regole civili come ad una calamità?
Come possiamo sperare nell’intervento misericordioso della
Chiesa cattolica che, proprio in virtù dei principi fondanti idi equità,
giustizia e libertà, caratterizza la sua vocazione e missione, quando la
stessa, spartisce con il potere, vizi, perversioni, privilegi e impunità?
Come possiamo, in fine, minimamente immaginare una rivolta
di popolo che restituisca dignità e decoro a questo paese quando, gli stessi
individui non sono in grado di rinunciare alla più effimera dipendenza e
insulso privilegio,
disertando, così, ogni più remoto barlume di solidarietà?
Per tutti questi motivi, “la disperazione più grande che
possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere onestamente sia
inutile. Una tale disperazione, avvolge
questo paese da molto tempo.” (C.A.)
Fonte: visto su STAMPA LIBERA del 7 maggio 2013
Nessun commento:
Posta un commento