DI MARCO DELLA LUNA
Il sistema-paese soffre di arretratezza tecnologica e
infrastrutturale, di inefficienza e dispendiosità della macchina
amministrativa, di lentezza e corruzione di quella giudiziaria, di costi elevati
di una politica e di una burocrazia ampiamente parassitarie, per non parlare
dell’influenza istituzionale della criminalità organizzata e, ovviamente, della
insostenibile pressione fiscale.
Il male di fondo, che toglie i mezzi anche
per affrontare gli altri mali, e da cui direttamente dipendono insolvenze,
fallimenti, licenziamenti, crollo di speranza, investimenti e consumi, è però
un altro, ossia la carenza di mezzi monetari, il costo eccessivo (rispetto ai
paesi competitori) del denaro, le difficoltà ad ottenere credito.
Una carenza crescente, sempre crescente, che, attraverso la
deflazione, rende sempre più oneroso, difficile o impossibile, il pagamento
degli interessi e dei debiti. E delle imposte. E dei contributi. Non
dimenticate che la Corte dei Conti ha rilevato che molti enti pubblici sono
morosi di parecchi miliardi di versamenti contributivi
all’Inpdap-Inps. Corre voce, forse gonfiata, che questa mina
esploderà presto.
Immaginiamo una pozza in cui l’acqua stia calando lentamente
progressivamente. I pesci rossi, gialli e verdi boccheggiano. Perché cala
l’acqua nella pozza? In parte evapora, in parte defluisce seguendo rigagnoli,
in parte – la parte maggiore – si raccoglie in una cavità nascosta sotto il
fondo dello stagno.
I pesci non hanno più lo strumento della creazione di
liquido e non possono usarlo per compensare l’acqua che se ne va. Hanno ancora
lo strumento fiscale, con cui possono distribuire l’acqua diversamente tra
pesci rossi, gialli, verdi – ossia, tra settore pubblico e privato, tra nord e
sud – ma non possono trattenerla né rabboccarla. Anzi, le misure fiscali
tendono a far aumentare la fuga dei liquidi e scoraggiano gli investimenti
stranieri. La gente comune non ha ben chiaro che i soldi che lo Stato prende
con imposte e con la lotta all’evasione sono soldi che semplicemente si
spostano all’interno della pozza, ma non aumentano la quantità di liquidi
disponibile, quindi non alzano il livello dell’acqua nella pozza, ma semmai
accelerano il suo deflusso.
L’acqua che evapora sono quei capitali – miliardi di Euro –
che si spostano all’estero e vengono investiti in modi tali da sottrarsi al
fisco nazionale (vedi scandalo Offshore-Leaks: 32.000 miliardi di dollari
scoperti sinora, ovviamente in ambito globale). L’acqua che defluisce nei
rigagnoli sono i liquidi che vanno all’estero come pagamenti di interessi e
capitali (disavanzo commerciale), come rimesse degli immigrati (pensiamo
particolarmente ai cinesi), come trasferimenti netti a favore di UE, MES, etc.
Su queste perdite di liquidi si può intervenire, ma solo
marginalmente e non certo risolutivamente, anche perché per attrarre liquidità
dall’estero mediante saldi attivi della bilancia commerciale, turismo e
investimenti, dovremmo svalutare rispetto ai partners, ma questa opzione è
preclusa dall’Euro, dalla cessione del controllo sui cambi. Il calo del livello
dell’acqua continuerà inevitabilmente e mortalmente. Possiamo ritardare il
calo, guadagnare qualche mese, ma non fermarlo, non cambiare l’esito, e l’esito
è che i pesci moriranno uno dopo l’altro, sempre più velocemente. Lo stanno già
facendo.
Diversamente dai pesci della pozza USA e della pozza del Sol
Levante, noi non possiamo creare acqua per ristabilire il livello vitale,
poiché anche questo potere l’abbiamo trasferito alla BCE, la quale, per
statuto, non può fare interventi di questo tipo, che invece fanno la Fed con
Obama e la BoJ con Shinzo Abe. La BCE e altri istituti internazionali ed esteri
intervengono abbassando i tassi e dando denaro fresco alle banche e al settore
finanziario, però questa liquidità non arriva, sostanzialmente alla pozza, ai
pesci, all’economia reale – rimane dei circuiti finanziari, in impieghi che non
pagano tasse nel Paese, perché le banche usano quei soldi non per prestiti
all’economia reale, ma per chiudere buchi di bilancio (contenzioso sommerso) e
per investimenti speculativi, più redditizi e sicuri in un’epoca di depressione
con outlook sfavorevole. Anche i tassi rimangono alti e handicappanti nella
competizione internazionale.
In conclusione, le possibilità di intervento sono scarse,
marginali e nessuna è idonea a risanare la situazione e a rilanciare
l’economia. Il dibattito attuale è quindi improduttivo.
Rimane l’acqua nascosta nella caverna sotto il fondo dello
stagno. E la falla attraverso cui quell’acqua è finita nella caverna. E’ una
falla causata da principi contabili errati, cioè non corrispondenti alla realtà
economica, in materia monetaria e creditizia. Il concetto è estremamente
semplice – così semplice, da risultare sfuggente, ma è oggettivo e
verificabile. Si tratta di riuscire a riflettere sull’ovvio. Se si chiude la
falla, migliorano drasticamente i bilanci delle banche commerciali, sia come
conto economico, sia come stato patrimoniale; inoltre la erogazione dei crediti
diventa molto più leggera patrimonialmente. Do per scontato che tutti sia noto
che il sistema bancario opera attraverso un moltiplicatore, che gli consente di
prestare un multiplo della raccolta – le banche non sono soltanto intermediari
del credito, non si limitano a prestare la raccolta applicando una forbice sui
tassi, ma creano liquidità – ecco perché il credit crunch è anche un liquidity
crunch.
La falla consiste nel mancato rilevamento contabile, in
conto di ricavo della banca, di una realtà economica oggettiva e fondamentale,
ossia dell’acquisizione di potere d’acquisto (valore) da parte dei mezzi
monetari – denaro primario e denaro creditizio, come assegni circolari,
bonifici, lettere di credito, saldi attivi di conti correnti. I mezzi monetari
non hanno un valore intrinseco non essendo fatti di metalli pregiati, né sono
convertibili in metalli pregiati. Il loro valore, cioè il potere d’acquisto,
non è prodotto dalla banca, ovviamente, la quale non produce beni reali; esso
deriva dalla loro accettazione da parte del mercato, dal fatto che il mercato è
disponibile a dare beni o servizi reali in cambio di essi, sebbene essi non
siano beni reali. Essi quindi, nel momento in cui la banca li emette sotto
forma di erogazione di credito o di acquisto diretto di titoli finanziari, assorbono
o ricevono dall’esterno il valore, il potere di acquisto, e cessano di
essere meri pezzi di carta o impulsi elettronici per divenire moneta. La
banca preleva dal mercato, dalla generalità dei soggetti, un potere d’acquisto
che essa non crea, e lo presta a un soggetto determinato, percependo da questo
soggetto un interesse.
Orbene, questa trasformazione, questa acquisizione di
valore, è un fatto economico reale, esattamente un ricavo della banca che
emette la moneta primaria o quella creditizia. Un ricavo che, con i principi
contabili vigenti, non viene contabilizzato. Conseguentemente abbiamo che la
banca, quando eroga 100, dovrebbe, nel conto economico, registrare, a scalare:
ricavo da acquisizione di potere d’acquisto: + 100
costo da erogazione di potere d’acquisto: – 100
ricavo da acquisizione di credito: + 100
SALDO OPERAZIONE: + 100
Sotto gli attuali principi contabili, la prima registrazione
non avviene, quindi il ricavo di 100 “sparisce” nella caverna sotterranea, non
viene tassato, non si traduce in attivo patrimoniale, in possibilità di
credito. Le sorti di questi ricavi non contabilizzati dovrebbero essere
indagati. Probabilmente prendono la via di paradisi fiscali, dove riaffiorano,
carsicamente, e sono impiegabili in operazioni speculative o in vantaggiosi
investimenti reali.
Con questo concludo, ritenendo di aver perlomeno indicato in
linee generali dove bisogna metter mano, se non si vuole sprofondare domani o
fra una settimana nel buco nero dell’indebitamento. E di aver anche dimostrato
la sostanziale impotenza, o il valore meramente dilatorio, delle altre opzioni
sul tavolo.
Un’ultima osservazione: nel mondo l’aggregato del debito
soggetto a interesse è di almeno 2 milioni di miliardi di Dollari, e
l’aggregato degli interessi da pagare sicuramente supera i 100.000 miliardi,
mentre il prodotto lordo globale arriva a 74.000 miliardi. Il servizio del
debito esistente viene quindi pagato contraendo nuovo debito. Il mondo è un
grande schema Ponzi, e non vedo altre vie che la riforma contabile suddetta,
per prevenire che lo schema Ponzi scoppi in un global meltdown.
Fonte: srs di Marco Della Luna del 11
maggio 2013
Visto su NOCENSURA del
15 maggio 2013
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