Lena Headey nel film 300
Le donne spartane godevano di una serie di diritti che le loro “sorelle” ateniesi non avevano. L’eccezionale sistema sociale di Sparta, completamente incentrato sulla formazione militare, offriva alle loro donne un livello di libertà e di responsabilità non comune nel mondo classico: come generatrici di bambini, erano vitali per rifornire le file di un esercito che subiva quasi continuamente perdite. Con tanti uomini costantemente in guerra, esse erano cruciali per il funzionamento delle famiglie e della comunità in generale. Tuttavia, le donne spartane erano anche sottoposte a brutali e umilianti riti. Il loro glorioso compito nella vita era quello di sostenere la potenza militare della polis, o di morire provandoci.
Il giornalista Malcolm Jack racconta 10 fatti sulle donne spartane.
1. Erano cittadine di Sparta.
Diversamente dai Perieci, un gruppo autonomo di abitanti liberi di Sparta, o dagli Iloti, essenzialmente degli schiavi di proprietà dello Stato, le donne di Sparta erano considerate Spartiati, cioè cittadine a pieno titolo. Erano esenti dal lavoro manuale, potevano possedere la terra, accumulare ricchezza e avevano diritto a un’istruzione.
2. Potevano vestirsi in modo succinto.
Gli abiti delle donne spartane erano notoriamente succinti per la loro epoca, permettendo loro di scoprirsi anche le coscie. Questo era ritenuto accettabile in quanto le donne, come gli uomini, avrebbero dovuto essere modelli di forma fisica. Gli Spartani credevano che più forte fosse la madre, più forte era il figlio. I capelli lunghi erano però vietati.
3. Dovevano lasciare i loro figli in giovane età.
Per quanto a Sparta fosse un onore per una donna fare un figlio (in particolare un ragazzo), ciò comportava anche un grande “onere emotivo”. Per cominciare, in una società che praticava l’eugenetica – cioè lo studio dei procedimenti volti al perfezionamento del patrimonio genetico di una “razza” uccidendo bambini “inferiori” – un consiglio di anziani doveva giudicare se i neonati erano abbastanza in forma per vivere.
I figli maschi ritenuti idonei venivano strappati dalle loro madri all’età di appena sette anni e inseriti nella agoghé – un sistema educativo estremamente duro che li avrebbe preparati come soldati.
4. La prima donna a vincere alle Olimpiadi era una spartana.
Inizialmente i giochi Olimpici erano esclusivamente riservati ai concorrenti di sesso maschile, ma gli Spartani, che a differenza degli Ateniesi e degli altri Greci si vantavano della prestanza fisica delle donne, cambiarono questa ‘regola’.
Fu la principessa spartana Cynisca a diventare la prima vincitrice delle Olimpiadi quando vinse la corsa delle quadrighe, non solo una ma ben due volte, nel 396 e nel 392 a.C.
5. Si aspettavano che i figli trionfassero o morissero sui campi di battaglia.
Una famosa citazione di una donna spartana, riportata da Plutarco, è che alla partenza per una battaglia le madri avrebbero detto ai loro figli di tornare “con i loro scudi, o sopra di esso”. O con lo scudo in mano e trionfante, o trasportato sopra lo scudo, morto.
Plutarco scrive anche di donne spartane che uccidevano i loro figli qualora si fossero dimostrati codardi, o che celebravano i loro morti se questi cadevano sul campo di battaglia. L’ethos di Sparta era chiaramente radicato nella mente delle donne.
6. L’onore più grande per una spartana era morire durante il parto.
C’era un solo modo per cui uno Spartano poteva avere il suo nome inciso nella sua lapide, ed era morire in battaglia.
L’equivalente per una donna era invece di morire adempiendo al suo dovere divino per Sparta: partorire.
7. Si “gareggiava” a chi faceva più figli.
Non era proprio la Russia sovietica – in cui le donne ricevevano una medaglia se davano alla luce più di 10 bambini – ma se una donna spartana partoriva tre o più figli, veniva premiata con speciali privilegi e “status”, in modo simile ai soldati veterani che avevano trionfato più volte sui campi di battaglia.
8. Dovevano fare l’amore in segreto.
Gli uomini spartani erano apertamente incoraggiati ad avere rapporti sessuali con altri uomini e giovani ragazzi come mezzo per rafforzare i legami maschili. Ma il sesso con le donne era considerato esclusivamente al fine di generare figli.
Esso era soggetto a “strani” rituali e regole – una delle quali era che tutte le relazioni tra mariti e mogli dovevano essere condotte in segreto. L’idea era che, dal momento che il contatto sarebbe stato limitato, in questo modo i desideri sessuali si sarebbero intensificati e la “potenza” sarebbe aumentata, con il risultato di avere una prole più sana.
9. Erano grandi proprietarie terriere.
Come accennato in precedenza, poiché le donne spartane erano cittadine a pieno titolo, potevano possedere terra. E lo fecero anche in quantità massicce – forse, ad un certo punto, fino a un terzo di tutte le terre di Sparta.
A ogni maschio spartano veniva assegnata una porzione di terreno, chiamato kláros o klēros, al termine del servizio militare. Alla sua morte, questo sarebbe passato al suo erede maschio, o, se non lo aveva, a sua figlia. La proprietà era condivisa tra le coppie sposate, il che significa che le mogli potevano anche ereditare dai loro mariti.
10. Le donne spartane causarono il declino della società spartana?
Aristotele pensava che una delle cause del declino di Sparta intorno al IV secolo a.C., era che i mariti erano diventati troppo dominati dalle loro mogli. Egli asseriva che la capacità delle donne di Sparta di acquisire ricchezza e terra, insieme al fatto che vivevano – come diceva lui – “in ogni genere di intemperanza e di lusso”, a scapito della popolazione maschile, causò disordine nel regnare una polis che aveva bisogno di disciplina militare per sopravvivere.
Srs di Aezio
Fonte: Heritage-Key di lunedì 9 settembre 2010
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