mercoledì 8 settembre 2010

Verona. La necropoli paleocristiana di Piazza Corrubbio


Il libero ricercatore Alberto Solinas: «Quelle tombe, l'anello mancante della nostra storia»

VERONA – Il sottosuolo di piazza Corrubbio nasconde una vastissima necropoli «che racconta 450 anni di storia veronese».
Mentre stanno per iniziare i lavori veri e propri per realizzare il parcheggio sotterraneo, pur con nuovi ritardi (vedi articolo sopra), c'è chi non si stanca di richiamare l'attenzione su quello che gli scavi hanno finora portato in superficie. E su quello che ancora potrebbe emergere.
Alberto Solinas, archeologo autodidatta che conosce molto bene la storia di Verona, sostiene che «bastava poco» per indovinare cosa celasse il sottosuolo della piazza.
«Già il monaco Onofrio Panvino nella sua Antiquita Veronenses nel 1648 scrisse che dal cimitero di San Procolo proviene il sarcofago in pietra di rosso di San Ambrogio di C. Gavio, della famiglia dei Gavi dell'arco», ricorda.
Tanto era il materiale funebre proveniente da San  Zeno: nel 1820 Da Persico vi aveva individuato il cimitero monumentale romano, mentre l'allora direttore del museo archeologico Lanfranco Franzini (era il 1986) propose un nuovo museo lapidario nell'abbazia restaurata.
Qual è il collegamento con piazza Corrubbio? «Lì - spiega Solinas - sono apparse le fondamenta dei monumenti funebri romani, riutilizzati dai cristiani per costruire le loro tombe».

Le fondamenta monumentali dei monumenti  funebri romani, riutilizzati dai cristiani per costruire le loro tombe.  

Finora, la più grande necropoli rinvenuta a Verona è stata quella di  Porta Palio - Spianà, emersa durante i lavori per i mondiali anni 90. Un totale di 1361 tombe romane, datate tra la fine del primo secolo a.C. e il quarto secolo d.C.
Dove vennero sepolti i veronesi nel periodo successivo, agli albori del cristianesimo? Proprio nell'odierna piazza Corrubbio, sostiene Solinas.
A differenza della Spianà, dove la gran parte dei defunti erano cremati:
«a piazza Corrubbio abbiamo solo inumati e non esistono i cremati, tombe con embrici, in anfore di pietra di Prun. Tutte sepolture del periodo paleocristiano, dal quarto al settimo secolo (300-700)».
Più antiche, quindi, della prima tomba longobarda rinvenuta all’inizio del novecento nel cortile di palazzo Maniscalchi, in via Garibaldi, contenente un prezioso corredo di gioielli d'oro e datata intorno al 600-625 d.C. Le tombe di piazza Corrubbio sarebbero insomma l'anello mancante - secondo Solinas - che permettono di far luce sui secoli bui dei primissimi anni degli insediamenti cristiani a Verona. «Ma a pochi giorni si apriranno i cantieri»  conclude amaro.  (AC)

Fonte: da il Corriere della Sera edizione “Verona” di giovedì 2 settembre 2010.

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