In una tavoletta d'argilla risalente al 595 a.C. è racchiusa un'ulteriore prova del fatto che la Bibbia non è una storia di pura fantasia. Inciso a caratteri cuneiformi, nel reperto del British Museum compare, infatti, il nome di un funzionario al servizio del re babilonese Nabucodonosor citato anche dal Vecchio Testamento, nel capitolo 39mo del libro di Geremia.
La scoperta è già stata classificata tra "le più importanti degli ultimi cento anni" per quel che riguarda l'archeologia religiosa.
La scoperta - rivoluzionaria in termini di archeologia religiosa in quanto per la prima volta un documento storico prova l'esistenza di una persona comune nominata dalla Bibbia - è stata fatta a Londra dal professor Michael Jursa dell'Università di Vienna, giunto nella capitale britannica per un viaggio di ricerca.
"È stato molto eccitante e sorprendente - ha rivelato lo studioso, uno dei pochi al mondo a saper decifrare senza problemi la scrittura cuneiforme -. Trovare una tavoletta di questo genere, in cui compare una persona presente anche nella Bibbia, è veramente straordinario".
La tavoletta, di proprietà del British Museum dal 1920, venne trovata a fine Ottocento nei pressi dell'antica città di Sippar, a circa due chilometri dall'attuale capitale irachena Baghdad. Secondo il professor Jursa, è stata preservata così bene che gli sono bastati soltanto pochi minuti per leggerne l'iscrizione.
Le poche righe contenute nel frammento largo 5,5 cm raccontano del "capo degli eunuchi Nebo-Sarsekim" e di un suo generoso dono al tempio babilonese di Esangila: una quantità di oro pari a 0,75 kg.
Lo stesso personaggio compare anche nel libro di Geremia.
Secondo il profeta, il "capo dei funzionari" era presente nel 587 a.C. quando il re Nabucodonosor "marciò contro Gerusalemme con tutto il suo esercito e mise sotto assedio la città".
Secondo il racconto biblico, il vittorioso re babilonese lasciò la città con numerosi prigionieri ebrei.
Volendo risparmiare il profeta Geremia, ordinò a Nebo-Sarsekim di averne cura:
«Prendilo, e tieni gli occhi su di lui: non fargli alcun male, ma fa'per lui ciò che egli ti dirà» (Geremia 39, 12).
Nebo-Sarsekim obbedì a queste parole facendolo uscire dalla prigione della corte babilonese e assicurandosi che venisse scortato a Gerusalemme per tornare a vivere con la sua gente.
Fonte: Hera / Corriere del Ticino
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