venerdì 20 marzo 2009

Basta "spegàssi" Verona si guarda ma non si tocca

Da "La posta della Olga" di Silvino Gonzato
"La tanto attesa conferenza dal titolo "Come Maria Walewska ha fatto cornuto il vecchio conte Attanasio" che il ragionier Dolimàn avrebbe dovuto tenere al baretto con proiezione di diapositive" scrive la Olga " è stata rinviata perché, come ha detto l'oratore, ubi maior minor cessat, dove il maior è la millenaria césa dei Santi Apostoli che sta cadendo nel buso che ci hanno scavato davanti per costruire un parcheggio per le auto di pochi siori e il minor è sempre la césa che, a quanto pare, viene considerata meno importante della frégola dei siori di avere l'auto sotto casa.

Dopo il prologo del cavalier Osoppo che ha parlato delle crepe apertesi nel sacello delle sante Teuteria e Tosca, crepe in cui ormai "se pol infilàrghe la testa e se te scàpa dentro un butìn no te lo trovi più", e lo sprologo del Bocaònta che el tira siràche anche per difendere i santi, il ragionier Dolimàn, parlando in dialetto latino, ha detto quello che tutti noi pensiamo".

"E cioè che è ora di finirla di considerare Verona una città come tante altre dove si può sbusàre dappertutto che tanto non succede niente e, al massimo, si trova l'acqua (mai el vin), perché la nostra è una città da guardare e non toccare come la Beresina quando nella cantina del baretto fa la lap-dance (il palo lo interpreta di solito el Pèrtega che l'è magro come el mànego de la scoa) per i pensionati e l'oste Oreste el smòrsa la luce sul più bèlo. Qui dove (ubi) si tocca si fa uno spegàsso (spegàssum) e gli amministratori, dopo averci sbattuto il muso mille volte, dovrebbero aver imparato la lezione e sapere che al minimo scorlamento prodotto da un martello pneumatico (figurati una ruspa) succede che nelle tante cése o ghe rùgola zo dai brassi el Butìn a 'na Madona o ghe se stàca el pesse dal baston de San Zen o ghe scàpa de man la lancia a San Giorgio o ghe scapa via el cagnéto a San Rocco".
"E invece no i ga capìo un'ostia. Continuano a sbusàre e a programmare altri busi per sistemare le auto dei siòri che si fanno i pertinenziali, che vuol dire saltare direttamente dal water al sedile dell'auto, e senza risolvere il problema del traffico, obbligando tutti, siori, meno siori e poaréti, a lasciare l'auto fuori dalla città, in parcheggi pubblici da costruire dove è possibile come all'Arsenale dove invece si vogliono fare altre cose. Il dialetto latino non è difficile da capire perché è quasi uguale al dialetto del nostro dialetto. Dalle crepe delle cése si è passati alle crepe del poeta Birbarelli causate dalle vibrazioni del rasoio elettrico".


Fonte:  srs Silvino Gonzato,  da L’Arena di Verona Venerdì 20 Marzo 2009, CRONACA, pagina 8

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