Le esportazioni di capitali sono un danno diretto in termini di deprivazione monetaria, di perdita secca di mezzi da parte del sistema-paese. Invece, non sono un danno e una perdita secca i fatti (come il prelievo dei tributi e l’evasione dei tributi) che determinano solo uno spostamento di capitali da un soggetto A a un soggetto B all’interno del sistema-paese. Se tali fatti facciano bene o male al paese, dipende da un fattore diverso, ossia se il modo in cui spende il denaro il soggetto B fa crescere l’economia di più o di meno rispetto al modo in cui lo spenderebbe il soggetto A. In ogni caso, si è visto che, se il prelievo fiscale effettivo supera stabilmente il 40% del pil, esso ha effetti depressivi sull’economia. In Italia è al 55%.
Nelle sue campagne “informative” e moralizzatrici, governo
descrive all’opinione pubblica l’evasore fiscale come un ladro che sottrae
ricchezza alla collettività ed è colpevole per le tasse molto alte; aggiunge
che, se si vincesse l’evasione fiscale, si pagherebbe meno tasse.
Ragioniamo.
Se qualcuno (il ladro o lo Stato) sottrae 1.000 Euro a una
famiglia o a un’azienda, impoverisce la famiglia o l’azienda di 1.000 Euro, nel
senso che diminuisce di 1.000 Euro la sua capacità di pagare per ottenere
ricchezza reale. Per la famiglia o l’azienda è un danno secco. E’ un rapporto
lineare e semplice. Ma quei 1.000 vanno ad aumentare il potere di acquisto di
un altro soggetto che sta entro il sistema-paese (il ladro, lo Stato), la sua ricchezza. La sottrazione non opera un
annientamento della ricchezza, ma una sua ricollocazione. Quindi quel furto non
ha diminuito il potere d’acquisto, la ricchezza, complessiva, le risorse, del
sistema-paese, ma ne ha trasferito una parte da un soggetto a un altro entro di
esso. Analogamente, se l’azienda o la famiglia evade 1.000 euro di tasse,
saranno 1.000 euro in più di potere d’acquisto della famiglia, e 1.000 euro di
meno di potere d’acquisto per lo Stato, ma il potere d’acquisto totale del
sistema-paese non muta. Se un pubblico amministratore o dirigente sottrae
1.000 dalle pubbliche casse, dell’ente che amministra, aumenta il proprio
potere d’acquisto e diminuisce quello dell’ente. Se riceve una bustarella di
1.000 da un’impresa appaltatrice di quell’ente pubblico, per far pagare 10.000
in più a quell’impresa per l’opera pubblica appaltatale, l’ente pubblico si
depaupera di 10.000, il corrotto si arricchisce di 1.000 e l’impresa
corruttrice di 9.000.
Sono operazioni a somma zero per il sistema-paese. Anche in
questi casi, si ha un trasferimento di potere d’acquisto, non un suo
annientamento, non un annientamento di risorse economiche, e ancor meno si ha
un annientamento di beni reali.
Orbene, ai fini dell’interesse collettivo, che effetti hanno
questi spostamenti? Arricchiscono o impoveriscono la collettività nazionale, o
sono indifferenti?
Purtroppo per gli amanti del semplice e lineare e
moralistico, bisogna distinguere e analizzare.
a) Il reato (furto, frode, peculato, corruzione, evasione),
la violazione di una norma di legge, in sé, diminuisce, in quanto diventi di
dominio pubblico, la fiducia sociale nella legalità; e questo è un danno se il
sistema-paese è complessivamente sano, mentre non è un danno se è
complessivamente guasto, ma anzi può favorire un rivolgimento.
b) La corruzione, in quanto produce un’opera
pubblica inutile o difettosa, oppure una fornitura alla pubblica
amministrazione di opere, beni, servizi difettosi o inutili (ad es., edificio
in calcestruzzo armato con poco ferro e cemento), comporta un peggior servizio
alla collettività, quindi un danno che è molto superiore alla tangente pagata –
ed quello è il vero danno sistemico della corruzione, non l’importo della
tangente.
c) Lo spostamento di una quantità di denaro
da un soggetto A a un soggetto B, per la collettività, produce un danno o un
vantaggio o nessun effetto, a seconda dell’uso che di questo denaro fa un
soggetto rispetto all’altro (per il caso che il soggetto che perde il denaro
sia lo Stato aggiungerò poi una specificazione importante). Mi spiego: se il
soggetto A spende il denaro in un modo che induce una crescita economica del
20% della spesa, mentre il soggetto B lo spende in un modo che la fa
crescere del 60% della spesa, allora alla collettività conviene che B abbia più
denaro da spendere, e A meno. A e B possono essere il ladro, lo Stato,
l’artigiano-evasore, il proprietario immobiliare… Ma che tipi di uso del
denaro fanno crescere di più l’economia, e che tipi di meno?
ci) La fanno diminuire, soprattutto in tempi
di carenza di liquidità nel sistema, gli usi che tolgono dalla circolazione nel
sistema economico reale, ossia la tesaurizzazione, come tenere le banconote in
cassaforte; e i trasferimenti all’estero: esportazioni di valuta, rimesse degli
emigrati; investimenti finanziari, speculativi e improduttivi in termini di
economia reale; quindi un governo che, per spostare dalle tasche della gente
alle proprie casse 20 miliardi di tasse in più (cosa che non cambia la quantità
di moneta presente nel sistema-paese) mette in fuga verso l’estero 220 miliardi
(cosa che riduce di 220 miliardi la liquidità a disposizione dell’economia
nazionale) è un governo folle oppure che mira a sabotare il paese e ad
avvantaggiare altri paesi, soprattutto se il paese che esso governa è già in
recessione e a corto di liquidità;
cii) La fanno aumentare gli
investimenti e le spese comportanti l’acquisto di beni e servizi prodotti
nella nazione, l’incremento del patrimonio, scientifico, tecnologico,
professionale, quindi della competitività della nazione; il miglioramento della
salute, dell’ambiente, del territorio della nazione; il pagamento di salari, di
contributi e di tasse entro la nazione;
ciii) Alzare salari e pensioni, oggi, in tempo di
globalizzazione, si traduce in larga parte in aumenti di acquisti di beni nella
grande distribuzione organizzata, beni prodotti perlopiù all’estero; quindi gli
incrementi salariali e pensionistici hanno in parte un impatto non positivo
sull’economia nazionale;
civ) Il rapporto tra spese e aumento di ricchezza
potrà essere più o meno elevato, più o meno rapido, più o meno durevole, a
seconda della sua natura, della sua tipologia, della sua appropriatezza e
qualità di progettazione ed esecuzione…
d) Va ancora
considerato l’effetto interno del trasferimento nel soggetto che perde o
non riceve e nel soggetto che prende o trattiene. Ad esempio, se un’impresa
produttiva deve pagare più tasse (vuoi perché lo Stato aumenta l’aliquota, vuoi
perché non può più evadere), possono accadere diverse cose, in teoria; ma, in
una situazione come l’attuale, connotata da recessione stabile, crollo dei
consumi, credito scarso e costoso, altissimi tributi e tariffe rispetto
all’estero, milioni di partite iva che non realizzano utili ma stanno aperte
solo per pagare debiti e mantenere gli addetti, le cose che possono accadere
sono, quasi sempre, le meno desiderabili:
di) -il caso ideale, che raramente si
verifica: l’impresa (l’artigiano, il professionista, etc.,), se ha margini di
profitto, rinuncia a parte di questo per pagare le tasse, ceteris paribus;
dii) -l’impresa scarica il costo tributario sui
suoi prodotti, quindi diminuisce il potere d’acquisto degli acquirenti;
caleranno le sue vendite, quindi ridurrà il personale e gli investimenti;
diii) -l’impresa, per trovare i soldi necessari a
pagare i costi tributari, taglia altri costi: personale, formazione, ricerca,
investimenti; quindi taglia una spesa molto buona per la collettività, per dare
i soldi allo Stato, alla politica, che li userà forse in un modo non
altrettanto buono, produttivo, per la collettività;
div) -l’impresa valuta che, se deve pagare tutte
quelle tasse, le conviene trasferirsi all’estero; quindi chiude, licenza, porta
via capitali, macchinari, tecnologia, clientela; non paga più tasse e
contributi in Italia, scaricando sulla collettività il costo dei licenziati;
dv) -l’impresa chiude o fallisce, lasciando
fornitori, dipendenti, fisco, Inps, Inail senza pagamento; eventualmente passa
al nero totale;
dvi) per contro, se il
soggetto che perde o non incassa è lo Stato, bisogna distinguere:
se si tratta di uno Stato dotato di sovranità monetaria, come
Regno Unito, Svizzera, Giappone, USA,
può compensare i mancati introiti fiscali, e il conseguente deficit di
bilancio, monetizzando questo deficit, ossia coprendolo con emissioni monetarie
attraverso la sua banca centrale di emissione – il che, in situazioni di
scarsità monetaria, è un bene;
se, invece, come l’Italia, non ha sovranità monetaria e ha
vincoli di bilancio, allora dovrà tagliare le spese e/o inasprire le tasse.
Ancora una considerazione di fondo. Lo Stato, ossia i
politici, afferma che il gettito fiscale non sia sufficiente a causa
dell’evasione fiscale. Ma il gettito fiscale, anche con questa evasione
fiscale, è più del 50% del pil nazionale, incluso il sommerso. Dovrebbe essere
più che sufficiente per avere una buona amministrazione, con buoni servizi,
ricerca, innovazione, welfare, pareggio di bilancio… se la pubblica amministrazione
è inefficiente, i servizi sono scadenti, la ricerca e l’innovazione
minimi, le infrastrutture carenti e vecchie, allora il problema, la causa, non
è i 170 miliardi di evasione, che restano a chi li ha prodotti e non vengono
affidati ai politici – la causa sono proprio i politici.
Sono loro che usano male i soldi, li spendono in modo
inefficiente, li rubano. Non tassano per i bisogni della collettività. Tassano
più che possono per spartirsi più che possono. Se riuscissero a recuperare
l’evasione fiscale dall’economia reale, non ovviamente dai loro burattinai di
banca e finanza, semplicemente si spartirebbero di più. Ecco perché essi,
nella propaganda di Stato, pongono l’accento sull’evasione mentre lasciano in
ombra gli sprechi e le mangerie.
Ma con più prelievo fiscale effettivo avremmo
un’esasperazione dell’effetto Laffer,
già oggi pesante, ossia dell’effetto per cui, alzando la pressione fiscale
effettiva oltre una certa soglia, il gettito fiscale cessa di crescere e inizia
a ridursi in funzione del salire della pressione, perché la pressione fiscale
spinge le aziende fuori dal mercato, le fa emigrare, chiudere, fallire.
i chiama avvitamento
fiscale, e il governo tecnico lo ha realizzato in Italia in pochi mesi,
accompagnandolo col peggioramento dell’outlook e, anche in prospettiva,
di tutti i fondamentali: pil, deficit pubblico, deficit commerciale,
debito pubblico, occupazione, inflazione, costo del denaro, liquidità di
sistema, competitività internazionale, investimenti produttivi, consumi: gli
obiettivi di pareggio di bilancio, di crescita del pil etc. si stanno
allontanando nelle previsioni del governo stesso. Ma, se non si vuol essere
populisti ed estremisti, bisogna aderire al coro che dichiara che non vi è
alternativa a questa politica economica.
Quindi direi, in conclusione, che l’evasione fiscale è usata
dal regime come un capro espiatorio per decolpevolizzarsi dei suoi
risultati, per continuare a prosperare sulla spesa pubblica, per continuare a
gestire come vuole la cosa pubblica, per continuare a consentire ai suoi membri
e ai burattinai del piano superiore di eludere ed evadere alla grande.
A questo fine propagandistico, il regime spiega
falsamente al pubblico generale l’evasione fiscale come una sottrazione
secca di risorse alla collettività, mentre essa lascia il denaro entro il
sistema, e mentre ciò che lo sottrae al sistema sono la fuga dei capitali, la
fuga delle imprese, le rimesse verso l’estero degli immigrati, e i soldi – 60
miliardi sinora – che il governo dà a Grecia, Spagna, Portogallo., Irlanda per
pagare loro debiti verso le banche tedesche e francesi, nell’interesse di
queste banche.
La propaganda dello Stato usa un ulteriore elemento di
inganno dell’opinione pubblica, un elemento non logico ma grafico: l’immagine
dell’evasore-parassita adottata dalla campagna di “informazione”. Si tratta di
un volto di persona dalla pelle scura, dai tratti fortemente “terroni” o
nordafricani o turchi, con aspetto rozzo, pelle non rasata, abbigliamento
modesto – quindi si suggerisce che l’evasore-tipo sia una persona di livello
sociale e reddituale bassi. mentre al contrario la grossa evasione
è opera di grandi industriali e finanzieri (bancari e assicurativi).
Fonte: srs di Marco
Della Luna, del 20.10.12
Link: http://marcodellaluna.info/sito/2012/10/20/evasione-tassazione-e-corruzione-il-danno-e-linganno/
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