Quanto sto per scrivere potrebbe apparire crudo, antipatico,
fin anche scostante, ma - ahimè - come si suol dire: la realtà dei fatti non
sempre è gradevole. Ma quel che conta, alla fine della lettura, è se
quest'ultima possa o meno essere stata utile.
1. Il mito del corredo ideale
Moltissimi fotografi, principianti e non, trascorrono gran
parte della propria vita fotografica alla perenne ricerca del "corredo
ideale", spesso senza neanche rendersene realmente conto o, peggio, senza
volerlo ammettere, prima di tutto a sé stessi.
Naturalmente, tutti o quasi siamo ben consapevoli che il
corredo ideale non esiste: è solo un mito, una ingenua chimera cavalcata nei
decenni da un marketing tutt'altro che ingenuo verso (o meglio, contro) una
ingenua clientela. E chiedendo ad ognuno, dalle risposte si potrebbe essere
tentati di pensare che tale consapevolezza sia reale.
Tuttavia, un conto è non inseguire volontariamente una
chimera, ben altra cosa è, invece, non finire col farlo inconsapevolmente. Se
invece di limitarci alle risposte che ci vengono date a fronte di una domanda
diretta, ci mettiamo ad osservare i comportamenti effettivi dei nostri amici e
conoscenti fotografi, possiamo facilmente constatare che la gran parte di essi
predica bene ma razzola davvero male.
Al che, dovremmo porci ragionevolmente una domanda: se così
tanti sono vittime inconsapevoli di questo mito, siamo proprio sicuri di non
esserne vittima anche noi stessi? Perché il fatto non è affatto trascurabile,
ma comporta gravi conseguenze.
Infatti, continuare ad inseguire un simile mito -
consapevolmente o meno, poco importa - conduce inesorabilmente ad un perenne
stato di insoddisfazione, che può degenerare in vera e propria frustrazione.
Tale fenomeno è molto diffuso (e non riguarda solo la fotografia, ma è comune a
tanti altri settori), al punto che gli è stato dato anche un nome: "Sindrome
del Santo Graal".
PRIMA RIFLESSIONE
PROVOCATORIA: Come si può sperare di non essere confusi sulla scelta delle
attrezzature se nella nostra mente inseguiamo - consciamente o meno - un
obiettivo che non è raggiungibile in quanto non esiste?
2. Sopravvalutazione delle proprie capacità
Duole ammetterlo, ma la maggior parte dei fotografi -
principianti e non (*) - non è assolutamente in grado di valutare con
cognizione di causa l'adeguatezza o meno di una certa attrezzatura per le
proprie esigenze (anche ammesso - e non concesso - che abbia ben chiaro quali
queste ultime siano). Ripeto, duole ammetterlo, ma rifiutarsi di riconoscerlo è
da stolti, basta ricordarsi il vecchio adagio: "se hai bisogno di chiedere, non sei in grado di decidere". In
altri termini, spesso la nostra frustrazione è principalmente conseguenza di un
malinteso e ingiustificato "senso di amor proprio".
SECONDA RIFLESSIONE
PROVOCATORIA: Come si può sperare di non essere confusi sulla scelta delle
attrezzature se - molto probabilmente, e che ci piaccia ammetterlo o meno - non
abbiamo la competenza per valutarne l'idoneità effettiva?
- (*) Secondo
alcune ricerche di indagine comportamentale, fatte dalle solite università
americane, almeno il 75% dei fotografi professionisti non possiede tale grado
di competenza, orientando le proprie scelte sulla base di quelle analoghe fatte
dai colleghi ed attenendosi strettamente alla filosofia "finché funziona,
non cambiare nulla".
Nota del 2015. Penso che oggi, con lo spaventoso incremento
negli ultimi vent'anni della complessità tecnologica delle attrezzature, unita
alla evidente diminuzione del livello medio di cultura fotografica di base,
tale percentuale sia purtroppo assai superiore.
3. La "scimmia" d'acquisto
Già negli anni '70 si parlava di acquisti fotografici
impulsivi (anche se allora il termine "scimmia" non era stato ancora
abbinato), ed i fotografi "veri" (non necessariamente i più anziani)
si sforzavano di mettere in guardia i meno esperti sul cercare di non restarne
vittima. Sembra proprio che da allora sia cambiato ben poco.
Infatti, sempre secondo le già citate indagini
comportamentali, la stragrande maggioranza dei fotografi - principianti e non -
che possiedono sufficiente grado di competenza per valutare l'idoneità delle
attrezzature, non è soggetta al fenomeno dell'acquisto impulsivo, né alla
correlata fase preliminare di "caricamento", comunemente indicata col
termine di "scimmia". Possono magari acquistare d'impulso un
accessorio, una lente, un qualcosa che gli appaia promettere di risolvere o
semplificare un particolare problema, ma questo non ha nulla a che vedere col
fenomeno in questione, e rientra nel normale schema dell'investimento
lavorativo.
Al contrario, tutti gli altri fotografi vanno soggetti, chi
più chi meno, alla "scimmia" in modo quasi sistematico, e ciò che
frena questo "istinto quadrumane" dal trasformarsi sempre in acquisto
impulsivo è, in genere, solo l'aspetto finanziario.
Non è mia intenzione aprire qui un "angolo dello
psicologo dilettante", quindi lascio ad ognuno le proprie riflessioni su
questo argomento e mi limito ad esporne due delle mie, scherzose (nel tono, ma
non nella sostanza) che risalgono al giorno del mio compleanno del 1981 e che
scrissi a matita sul retro di un provino a contatto che ancora conservo:
La prima: "Questo è l'ultimo acquisto impulsivo
che faccio" lo dicono i drogati!
In altri termini, se ci si vuole davvero liberare del
problema, occorre pensare in termini attivi, non propositivi, ossia: "L'ultimo
acquisto impulsivo l'ho già fatto!"
La seconda: L'astinenza suggerisce le SUE ragioni in
forma razionale e convincente!
non credo necessiti di spiegazioni.
TERZA RIFLESSIONE
PROVOCATORIA: Come si può sperare di non essere confusi sulla scelta delle
attrezzature se - molto probabilmente, e che ci piaccia ammetterlo o meno -
anche se cerchiamo di informarci quanto possibile per sopperire alla nostra
carenza di competenza, poi alla fine ci ritroviamo ad agire sotto la spinta di
un impulso interiore che prevarica ed inganna ogni valutazione razionale?
4. La confusione che proviamo ha origini lontane
Ci siamo mai domandati: "Ma io, perché voglio fotografare?" Forse ci sembra di
essercelo chiesti tante volte, e - forse - l'abbiamo fatto davvero, così,
superficialmente, magari per rispondere a questa domanda postaci da qualcun
altro. Ma siamo sinceri, almeno con noi stessi: ce lo siamo mai domandati DAVVERO?
E soprattutto, ci siamo mai risposti DAVVERO?
Vi dirò quel che ne penso e permettetemi di essere scettico
ma sincero: ne dubito fortemente. Non ho bisogno di leggere ricerche o sondaggi
per poter dire che ritengo che ben pochi si siano posti DAVVERO tale domanda, e
che ancor molti di meno si siano DAVVERO dati una risposta o che ci abbiano
anche solo provato.
E sapete perché ne sono così sicuro? Perché ho imparato per
esperienza che chiunque si sia DAVVERO posto tale domanda e sia riuscito a
darsi DAVVERO una risposta, magari imprecisa ed approssimativa, ma
intellettualmente onesta, chiunque l'abbia fatto ha visto la confusione che
l'affliggeva dissolversi come nebbia al vento e poche o nessuna
"scimmia" è rimasta a bussargli nella testa.
Ne volete una dimostrazione?
Vi accontento subito.
Prendete un foglio di carta e scrivete la vostra risposta,
quanto più possibile completa ed esauriente, poi mettetelo da parte. Adesso
fate la stessa cosa con tutti gli amici fotografi che conoscete e chiedete loro
di mettere la risposta per iscritto, oppure trascrivetela voi stessi, cercando
di fare attenzione a non influenzare minimamente la loro risposta, neanche
involontariamente. Il modo migliore consiste nel fornir loro la domanda già
scritta, con preghiera di essere quanto più possibile esaurienti senza
diventare dispersivi, e nessun altra indicazione, rifiutandosi inoltre di
rispondere a qualunque richiesta di chiarimento.
ATTENZIONE! SE VOLETE
CHE IL TEST SIA DAVVERO UTILE DOVETE SCRIVERE LA VOSTRA RISPOSTA ASSOLUTAMENTE
PRIMA DI CONTINUARE A LEGGERE.
Se avete già letto quel che segue la vostra risposta ne
sarebbe irrimediabilmente alterata.
Alla fine di tutto questo lavoro rileggete con calma, una
dopo l'altra, tutte le risposte. Adesso, analizzandole con calma potrete
constatare che nella stragrande maggioranza dei casi si parla del
"cosa" si vuol fotografare, magari anche del "come", ma
poco o nulla ci si sofferma sul "perché", e quel poco - quando c'è -
rimane molto superficiale.
In una risposta consapevole, invece, non trovate neanche
traccia del cosa o del come: ci sono solo motivazioni, più o meno ben definite,
ma chiaramente delle motivazioni, insomma dei perché!
QUARTA RIFLESSIONE
PROVOCATORIA: Come si può sperare di non essere confusi sulla scelta delle
attrezzature se - molto probabilmente, e che ci piaccia ammetterlo o meno - non
abbiamo reale consapevolezza della vera molla interiore che ci spinge? Come si
può sperare di riuscire a soddisfare qualcosa che appartiene al nostro intimo
se non scopriamo prima chiaramente cosa questo qualcosa in effetti sia?
5. Miti e leggende nel web (**)
Bene! Dopo aver letto i quattro punti qui sopra ci siamo
guardati allo specchio dritti negli occhi e siamo adesso finalmente consapevoli
di tutte queste cose. Non ci facciamo più false illusioni, prendiamo atto di
tutte queste nostre carenze e vogliamo fare tesoro di questa nuova benvenuta
consapevolezza. Certo, è una gran bella sensazione: forse - dico, forse!? -
siamo finalmente sulla strada giusta! Forse - ripeto, forse!? - oggi sarà una
data memorabile, quella che segnerà l'inizio del nostro passaggio da fotografanti
a fotografi!
Cosa facciamo adesso? Ma è chiaro: dobbiamo costruirci una
cultura fotografica seria e per cominciare ci servono informazioni, chiare e
attendibili, per sopperire alle suddette carenze. Giusto? Giusto! Bene, e dove
le cerchiamo queste informazioni? Ma è chiaro anche questo: sul web, è
naturale. Giusto!?... Giusto?!... ehmmm... abbiamo detto, giusto???... ... PAAAATAAANTAAATRRRAAAAACK!!!...
Macch'e'ssuccièsse?...
Oh Maronna d'o'Carmine, chisto guaglione HA SVENUTO ATTERRA!!!
Tranquilli, è stato solo un mancamento momentaneo... sto
bene... ora mi rimetto seduto e riprendo a scrivere... giusto un minuto per
riprendermi...
Vabbene, è stato un breve momento di relax! Prometto che vi
risparmio la descrizione della mia reazione in versione sceneggiata napoletana
(che adoro, anche se sono sardo, ma quella teatrale non cine) a condizione che
concordiate con me che scegliere il web come fonte d'informazione per
costruirsi una cultura su qualcosa (***) sia solo folle ingenuità. Ovviamente,
sul web le informazioni precise e attendibili ci sono, ma sono minuscoli atolli
dispersi in un mare magnum di sciocchezze, che circonda continenti popolati da
miti e leggende. Trovare questi atolli è peggio del classico cercar aghi nei
pagliai. Andare in giro a chiedere informazioni ai passanti per la strada
sarebbe sicuramente meno insensato.
Ma anche quando ti imbatti in informazioni attendibili, come
le riconosci? Come le distingui? Non è che gli altri scrivano nel sito
"Qui diciamo sciocchezze" (però m'intriga l'idea di fare la prova e
vedere quante copie venderebbe una rivista che s'intitolasse "Sciocchezze
Fotografiche"! Mmmhhh...).
Il fatto è che per essere in grado di RIconoscere le
cose sensate per separarle dalle sciocchezze è necessario già conoscerle prima.
Ma in tal caso, probabilmente non avremmo bisogno di cercarle. Insomma, è un
classico circolo vizioso, un cane che si morde la coda.
Ma allora, se è così, come se ne esce?! Beh, non se ne esce
proprio. Se impieghiamo il web come fonte d'informazione per costruirci una
cultura su qualsiasi argomento, dobbiamo rassegnarci a patire profonde e
continue delusioni, imboccare continuamente strade sbagliate ed altrettanto
continuamente dover ritornare sui nostri passi. Nella migliore delle ipotesi,
se siamo fortunati e sufficientemente testardi da insistere, otterremo in dieci
anni gli stessi progressi che un buon insegnante ci farebbe fare in un paio di
mesi, forse anche meno.
QUINTA RIFLESSIONE
PROVOCATORIA: Come si può sperare di non essere confusi sulla scelta delle
attrezzature se - molto probabilmente, e che ci piaccia ammetterlo o meno - ci
affidiamo ad una fonte di informazione costituzionalmente inaffidabile?
- (**) Nell'articolo originale era "Miti e leggende nei
circoli fotografici e sulla carta stampata". Il web li ha quasi
completamente sostituiti entrambi (circoli e riviste), devo dire in peggio,
purtroppo, decisamente in peggio.
- (***) Con l'eccezione, almeno in parte, della matematica e
dell'informatica applicata alla crittografia.
Conclusione
La conclusione è davvero breve, veloce come un'iniezione
intramuscolare ben fatta, anzi tre!
Se state pensando di apportare cambiamenti radicali alla
vostra attrezzatura fotografica e avete dei dubbi, allora non fatelo e
fermatevi a riflettere.
Prima iniezione. Al 99% non sapete quel che state facendo.
Se davvero fosse una scelta consapevole non avreste dubbi. Magari timori,
questo si, ma nessuna indecisione.
Seconda iniezione. Se la molla che vi spinge è
l'insoddisfazione del vostro corredo attuale, allora ancora al 99% le ragioni
di tale insoddisfazione non sono affatto quelle che credete. In tal caso è
indispensabile che riusciate a identificarne le vere cause. Non serve andare da
uno psicologo (a meno che non vi chiamiate Woody Allen!), basta mettersi lì a
riflettere, serenamente e con onestà intellettuale, sulle VERE ragioni che vi
portano a fotografare. Ci vorrà qualche giorno, forse qualche settimana, ma
vedrete che alla fine ci riuscirete e comincerete finalmente a vedere la
fotografia in un modo nuovo. E, mi raccomando, fino ad allora non comprate né
vendete nulla.
Terza iniezione. Scegliete con molta attenzione a chi
chiedere consiglio, perché ci sono buone probabilità che anche chi ai nostri
occhi appare un "guru", in realtà ne sappia poco più di noi. In
particolare, diffidate di chi vi illustra soluzioni senza esitazioni, ed ancor
più di chi, nel cercare di capire come aiutarvi, vi parla più di attrezzature
che di estetica. Anzi, da questi ultimi girate proprio alla larga, dal punto di
vista fotografico, s'intende!
Ma la cosa più importante è che prima, durante e dopo le
iniezioni, rimaniate rilassati. Come? Ecco come.
Uscite di casa e prendetevi mezza giornata per andare a fare
fotografie, come al solito, ma SENZA portare con voi l'attrezzatura
fotografica. Non sto scherzando, dico sul serio: fate tutto esattamente come se
doveste fare delle riprese, ma senza fotocamera. Al massimo, se c'è gente, vi
concedo di evitare di gesticolare nell'aria, per non farvi prendere per matti.
So che se non l'avete mai fatto prima, anche la sola idea vi sembra una
sciocchezza ed in questo momento state dubitando delle mie facoltà (magari in
conseguenza della caduta dalla sedia descritta più sopra!). Però confermo
quanto ho detto, sono sano e serio: è un esercizio utilissimo, che ci permette
di "osservare dall'interno" il nostro approccio alla fotografia e del
quale magari parleremo in un altro articolo. Per il momento, perciò, limitatevi
a prendermi in parola: fatelo e mi ringrazierete!
Cinque Riflessione Di Fotografi "Insoddisfatti"
Se chiedete alla maggioranza dei fotografi professionisti
perché abbiano scelto tale professione, la gran parte di loro, soprattutto se
affermati e/o intellettualmente onesti (cioè che possono dire e dicono quel che
pensano senza remore), vi risponderanno qualche cosa di simile:
Perché mi illudevo di poter fare come lavoro una cosa che mi piace.
La più bella ed arguta descrizione che ho mai trovato è
questa:
"Come professionista posso fare per lavoro quello
che mi piacerebbe di più al mondo fare come lavoro, se non fosse che lo devo
fare per lavoro!"
Un'altra molto bella:
"Se potessi tornare indietro mi cercherei un
lavoro completamente diverso, che mi desse di che vivere ma che mi lasciasse la
metà del tempo libero, durante il quale potrei fare professionalmente il
fotografo NON professionista!"
Di entrambe non sono sicuro dell'autore quindi non lo
scrivo.
Il pensiero di Zack Arias:
"La differenza tra fotoamatore e professionista è
molto semplice: il professionista è un 'problem solver', è quello cioè che
riesce a portare a casa il risultato che gli serve e quando gli serve; il
fotoamatore è quello che porta a casa il risultato che gli garba e quando gli
riesce. (...) In genere il fotoamatore si diverte molto più del professionista!
(...) Ogni ottimo fotografo è stato all'inizio e per lungo tempo un pessimo
fotografo."
... e quello di Henry Cartier Bresson:
"La differenza tra fotoamatore e professionista è
fondamentalmente data dall'esperienza (...) almeno le prime diecimila fotografie
di qualunque fotografo sono generalmente inguardabili (...) La cosa più
difficile è riuscire a vivere di fotografia continuando a fotografare quel che
vuoi, invece di quel che devi! E se ci riesci, devi riconoscere che è stata più
fortuna che bravura..."
Fonte: Forum
Foveon.it
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