di MATTEO CORSINI
“Dobbiamo liberarci
dei paradisi fiscali, non c’è alcuna ragione per la loro esistenza, esistono
solo perché lo vuole l’1% delle aziende. La segretezza, come nel caso Apple,
dovrebbe essere inaccettabile, per la nostra democrazia”.
Joseph Stiglitz, uno
degli economisti assegnatari del premio Nobel che vanno per la maggiore in
Italia (assieme a Paul Krugman), si è scagliato contro i paradisi fiscali,
sostenendo che ci si debba liberare di essi, quasi come se fossero un virus
letale.
Quando afferma “non
c’è alcuna ragione per la loro esistenza, esistono solo perché lo vuole l’1%
delle aziende”, cade in una contraddizione
da persona incapace di argomentare in modo logico.
Qui non mi interessa discutere sul fatto che i paradisi
siano voluti dall’1% delle aziende o da molti più soggetti; mi interessa invece
sottolineare che esistono proprio perché
qualcuno li ritiene utili, e questo comporta che una ragione per la loro
esistenza è evidente.
Trovo poi
agghiacciante l’affermazione successiva, ossia che la segretezza “dovrebbe essere
inaccettabile, per la nostra democrazia”.
Agghiacciante ancorché non mi stupisca che Stiglitz e tanti
altri abbiano questo punto di vista. Confermano
che la democrazia è una forma di totalitarismo da parte di governanti che,
nella migliore delle ipotesi, sono stati eletti da una maggioranza degli aventi
diritto al voto, anche se, sempre più spesso, si tratta di minoranze della
popolazione.
Non potere avere
segreti significa realizzare per intero la distopia di “1984” di Orwell,
con la diretta conseguenza che la libertà e la proprietà di ogni individuo,
ancorché formalmente riconosciute dal governo democratico, sarebbero
sostanzialmente alla totale mercé dello stesso (il Grande Fratello).
Una prospettiva che al consumatore
di tasse Stiglitz può apparire innocua, ma non lo è affatto.
Fonte: da
Miglioverde, 29 settembre 2016
Link: http://www.miglioverde.eu/stiglitz-la-democrazia-e-una-dittatura-la-segretezza-e-inaccettabile/
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