Il mercato veneziano su pesci, crostacei e molluschi è certo
il riferimento più celebrativo e rappresentativo del pesce veneto, appena
seguito da quello di Chioggia che per altro ha sue espressioni tipiche.
Qui di seguito elenchiamo alcuni nomi in gran parte ripresi
da una pubblicazione degli anni ’20 e, per quanto tempo sia passato,
ancora oggi attualissima rispetto a nomi e riferimenti rimasti intatti
soprattutto tra i pescatori della Laguna veneta.
Il mercato veneziano su pesci, crostacei e molluschi è certo
il riferimento più celebrativo e rappresentativo del pesce veneto, appena
seguito da quello di Chioggia che per altro ha sue espressioni tipiche.
Qui di seguito elenchiamo alcuni nomi in gran parte ripresi
da una pubblicazione degli anni ’20 e, per quanto tempo sia passato,
ancora oggi attualissima rispetto a nomi e riferimenti rimasti intatti
soprattutto tra i pescatori della Laguna veneta.
Espressioni, specie:
Anguela, il latterino, quel piccolo pesciolino
comunissimo in Laguna che si mangia fritto con la polenta.
Astese, l’astice che, un tempo, si ritrovava lungo i
murazzi e le dighe del porto.
Bacalà, il famoso merluzzo norvegese (non di rado
confuso con lo stoccafisso) da cui piatti e ricette della cucina popolare come
il batacin (baccalà fritto), il bacalà mantecato (quello battuto) e quello
conso per non riferirsi ad altre zone limitrofe.
Barbon, la triglia minore che come vuole il proverbio
si mangia dall’estate in poi perché “el barbon va col melon”.
Bisato, la diffusissima anguilla di Laguna e valli
nelle due versioni bisato marin sessualmente non maturata e che rimane nelle
acque interne e il bisato femenal che tende a raggiungere il mare ormai dal
colore bianco argentato e matura per le sue nozze.
Branzin, la famosa spigola natalizia i cui piccoli
sono chiamati baicoli da cui il nome del famoso biscotto veneziano.
Canocia, la cicala del mare che secondo la tradizione
popolare “da S. Caterina (25 aprile) val più una canocia che una gaina”.
Caparozzolo, la vongola, memorabile nelle storie tra
frodo e pesca autorizzata così come negli scontri tra marinanti veneziano e
chioggiotti per la conquista del territorio.
Capa santa, solo marina e da sempre simbolo d’una
delle potenti sette sorelle petrolifere.
Cievoli, i cefali che vanno pescati di notte, da bon
e non da rio, con lo scuro della luna e senza la pancia piena di pastume.
Folpo, il polipo che da piccolo è chiamato moscardin
per i famosi cicchetti in osteria.
Granzo, il granchio che al momento della muta della
sua vecchia crosta è per alcune ore particolarmente molle per divenire la
famosa moleca per squisite fritture.
Moéca è il nome dato al granchio verde della specie
Carcinus moenas, quando arriva al culmine della fase di muta, con la perdita
della sua corazza e prima che, in poche ore, a contatto con l’acqua salmastra o
salata, se la ricostruisca, ed in queste poche diventa una preziosa leccornia
(maśenéte invece se femmine).
Ostrega, la squisita ostrica de mar, de sasso, de
paluo e de canal, a seconda di dove vive ma oggi molto più pericolosa se non se
ne conosce in modo garantito origine e provenienza.
Rospo, l’ottima per quanto brutta rana pescatrice
nota come coa de rospo perché arriva sul mercato senza testa.
Sardela, la sardina che piccolissima entra in Laguna
e che si raffina nella “luna settembrina” come vuole la tradizione popolare.
Schila, un piccolo gamberetto grigio sempre più
ricercato per fritture o bollito.
Sepa, la grande seppia a cui i veneziani preferiscono
però le piccole sepoline fritte od alla griglia.
Sfogio, la sogliola che quando è di Laguna è più
scura e che si cucinava per tradizione in saor per il giorno di S. Marta (29
luglio).
Zotolo, un piccolo mollusco dall’aspetto così
sgradevole e floscio che un tempo chi si vestiva male veniva nominato come un
“bruto zotolo”.
fonte: bloggante.altervista.org
Fonte: Raixe Venete
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