Immagine di Messina a due
giorni dal rovinoso sisma del 1908
In Giù al Sud, di Pino Aprile, da libri e
corrispondenze giornalistiche dell'epoca, si riferiva dei saccheggi e delle
fucilazioni dei superstiti "supposti sciacalli", nonostante le
proteste anche di parlamentari.
Ora i documenti
desegretati da Putin confermano come andarono le cose. Una vergogna nascosta.
Un'altra.
Antonio Petrone
11-7-2016
Fin da ragazzo sono stato
pervaso da un profondo desiderio di conoscenza , per la storia del passato e
per le mancate verità, che spesso la “ragion di stato” o il più
bieco affarismo politico hanno teso occultare. Proprio in questi giorni ho
terminato un libro di Pino Aprile “Giù al Sud” in un capitolo si
fa menzione dei tragici fatti di Messina, seguiti a vere e proprie
ruberie territoriali effettuate da truppe governative nei confronti di inermi
cittadini gia provati dal terribile sisma.
Ciò, che all’epoca fu
accuratamente occultato per difendere una assurda ragione di stato riemerge
dopo 100 anni, grazie alla caduta del segreto di stato voluta dal presidente
Putin su documenti dell’ex Polizia segreta la NKVD.
Contemporaneamente all’arrivo
del monumento a loro dedicato, giungono nuovi documenti direttamente
dall’Archivio governativo di Mosca tutti dedicati alle vicende dei soccorsi
prestati dai marinai russi. Un patrimonio di notevole interesse non solo
per lo studioso ma anche per tutti i messinesi che vogliono saperne di più su
quelle vicende ormai leggendarie.
Il materiale è stato messo a
disposizione dell’ “Associazione culturale Messina-Russia” dal console
generale della Federazione Russa a Palermo, Vladimir Korotkov.
Si tratta della
corrispondenza diplomatica intercorsa tra i rappresentanti del governo russo in
Italia e i loro referenti in patria: rapporti, relazioni, resoconti
fin nei minimi dettagli di quanto fatto dai marinai, da ogni singola squadra di
soccorso.
Colpiscono fra il resto gli
elenchi stilati dalle navi “Bogatyr” e “Cesarevic” con il numero
esatto di persone estratte dalle macerie da ciascuna squadra, di cui si dà il
nome dell’ufficiale o del guardiamarina che la comanda: di ogni salvato si
forniscono dati generali (uomo donna, giovane anziano etc.) ma alle
volte anche qualche dato in più e in un caso anche il nome, come quello di “Carolina
Sicardi, artista di una compagnia drammatica”.
Abbiamo ritrovato fra i
capisquadra anche quello di Steblin Kamenskij (che successivamente
diventerà sacerdote, poi fucilato ed oggi venerato come martire e santo dalla Chiesa
ortodossa) che salva “una ragazza di 17 anni, figlia di un generale”.
Una lettera (1 gennaio
1909) del Console danese a Messina rivolta al ministro russo della
Marina si premura di raccontare l’episodio del salvataggio di una donna da
parte dei russi citando con precisione la squadra dei soccorritori proveniente
della nave “Slava”.
Nave Azof
L'incrociatore Bogatyr
La Cesarevtc
Nave Slava
Quel 28 dicembre 1908 una
scossa sismica lunga 37 secondi rase al suolo Messina e Reggio .
Ci furono circa 120
mila morti, in un italia immatura e ancora giovane, incapace di affrontare
quella tragedia. Un Italia così immatura, che non sarebbe cresciuta
neanche negli anni successivi.
Nel suo libro Pino
Aprile, tratta l’argomento citando fonti storiche scomode e taciute e
sintetizza: cosa muove il risentimento generale di un intera città come Messina
definita (babà per la sua bellezza) contro il governo? Incredibilmente,
il recupero della memoria storica stessa dei soccorsi dopo il terremoto.
Arrivarono
si, ma preceduti da 10000 Bersaglieri, con un milione di pallottole, i quali
cominciarono a sparare sulla folla inerme dei superstiti, definiti “sciacalli”
anche se a perpetrare lo sciacallaggio furono gli stessi militari, e in
parlamento si penso anche di liquidare l’intera faccenda bombardando le macerie
dal mare. Quelle stesse
macerie dove c’erano ancora persone vive, ma ferite.
Risulta
anche, che in quei giorni di vero terrore instaurato dalle truppe del Generale
Mazza, furono aperti addirittura uffici postali mobili delle neonate
poste italiane, riservate ai soli militari italiani.
Inspiegabilmente
ingente somme di denaro e preziosi finirono in altre regioni del nord.
Proprio in
questi mesi l’Associazione culturale “Messina-Russia”, il consolo generale
della Federazione Russa a Palermo Vladmir Korotkov mette a disposizione del
materiale epistolare, che getta nuove ombre sulla vicenda. Si tratta
della corrispondenza diplomatica intercorsa tra rappresentanti italiano e Russo
e i loro referenti in patria, rapporti resoconti e relazioni sul lavoro di
soccorso presentato e attuato dai Russi e dagli Inglesi.
Ecco cosa
emerge da una delle tante relazioni.
Nella relazione
si legge (6 Gennaio 1909)del vice-console di Catania: “bisogna
notare anche l’opera dei marnai inglesi delle navi “Sutley” e “Minerva” che in
accordo hanno aiutato i nostri. Invece nonostante la presenza a Messina
di tre sue navi militari italiane, il Governo Italiano, fino al 1 Gennaio, non
ha fatto nulla per prestare soccorso alle vittime e non ha neanche adottato
alcuna misura per la lotta allo sciacallaggio…. I nostri marinai non hanno
subito per fortuna alcuna perdita e i marinai dispersi dell’unità
Imperiale “Cesarevic” sono stati ritrovati.
Per quanto
è dato sapere a Messina non erano presenti residenti russi ad eccezione
del figlio del nostro Console a Nissa (Serbia) Tchakhotine con
la moglie e il bambino. Lievemente feriti e trasportati all’”Ospedale di
Catania” Vittorio Emanuele. Nonostante accertamenti fatti, non risulta sapere
nulla sul destino del nostro viceconsole messinese, ma il suo ufficio e la sua
casa risultano distrutti.”
Ed ancora
apprendiamo da altra lettura di altra relazione: Nello stralcio che segue
l’incaricato temporaneo per gli affari della Russia in Italia, M.N. Korf,
così tenta di spiegare al suo Ministro degli Esteri, le ragioni della
straordinaria e preferenziale simpatia degli italiani per i marinai russi.
“nelle
discussioni private avute con esponenti delle svariate classi sociali, con il
desiderio di chiarire la causa di tale e chiara preferenza manifestata nei
confronti dei nostri soldati e della Imperiale Marina nostra , ho avuto modo di
sentire, che essi hanno suscitato la simpatia generale non soltanto per
l’impavido ed esemplare adempimento del dovere, nella qual cosa non sono stati
da meno gli Inglesi, ma soprattutto perché, i nostri hanno mostrato una
sensibilità, che gli altri marinai non hanno avuto.
A conferma di
ciò che affermo mi hanno narrato esempi dell’attiva e cristiana
partecipazione dei nostri marinai al dolore delle vittime: così, ad
esempio durante una sepoltura di una giovane e sconosciuta donna in una delle
tante fosse comuni, un marinaio si è calato sul fondo della buca per coprirne
il corpo nudo. Nella stessa distribuzione dei viveri essi non si limitavano
come gli inglesi alla distribuzione delle razioni severamente ponderate e
precisamente definite, ma donavano tutto ciò che avevano con grande generosità
e amore.
Per tutto
questo i cittadini Messinesi, hanno chiesto di intitolare in loro onore una
piazza principale della città che risorgerà: “Piazza dei marinai russi” e di
chiamare le strade che condurranno ad essa con i nomi delle nostre unità
navali, e dei loro comandanti .(15-1-1909).
Inglesi,
Tedeschi e Russi
si adoperarono in modo incisivo ed esemplare nel soccorrere quelle persone e
quella popolazione afflitta duramente dall’immane sciagura al punto che i Messinesi
come abbiamo visto fin dal 1909 hanno questo desiderio di dedicare una
piazza ai militari russi, ma non a quelli italiani.
Una parte, sociologicamente accattivante, dei
nuovi documenti è costituita dai bigliettini da visita lasciati presso le sedi
consolari russe italiane da cittadini italiani di diversa estrazione sociale,
da quello del deputato italiano Eugenio Valli a quello di due persone,
certi Francesco ed Elvira Pira, il cui nome non è stampato ma semplicemente
scritto a penna. In tutti espressioni, più o meno elaborate, di toccante e
spontanea gratitudine; la frase più “curiosa” è proprio quella dei signori Pira:
“Gesù è con la Russia. Grazie!”.
Numerosi anche i
documenti a testimonianza di somme raccolte e versate in favore dei terremotati
messinesi. Ne segnaliamo in particolare due.
La lettera (14
febbraio 1909) del vice console russo in Persia che trasmette la notizia
della raccolta di 135 rubli da parte di una colonia russa presente in quel
paese a Astara. E l’altra, accompagnata da relativa ricevuta, da parte
dei ferrovieri della Siberia che trasmettono 896 rubli e 46 copechi.
Colpiscono
fra il resto gli elenchi stilati dalle navi “Bogatyr” e “Cesarevic” con il
numero esatto di persone estratte dalle macerie da ciascuna squadra, di cui si
dà il nome dell’ufficiale o del guardiamarina che la comanda: di ogni salvato
si forniscono dati generali (uomo donna, giovane anziano etc.) ma alle volte anche qualche dato in più e in un
caso anche il nome, come quello di “Carolina Sicardi, artista di una compagnia.
Quest’ultima sembra richiamare, con le dovute differenze, gli avvenimenti di
questi giorni nella città: infatti il monumento ai marinai russi è dono di una
fondazione al cui vertice c’è il presidente delle Ferrovie Statali Russe.
Perché? Perché gli stessi diplomatici russi si stupirono della loro poca
incisività nei soccorsi. Tutto questo non ci stupisce? Personalmente
credo che il terremoto fu solo una ennesima occasione per continuare il
saccheggio delle regioni meridionali intrapreso nel 1861. Ecco perché
forse andrebbe rivisto e riscritto l’interò periodo storico degli ultimi
170 anni. Sono sicuro che molte cose si ribalterebbero.
Alcune lettere e biglietti di ringraziamento chi tra il personale della IMPERIALE MARINA RUSSA
Fonte tratta
da:
Un
ringraziamento particolare va all’autore dello studio dei fondi archivistici
russi, Prof. Giuseppe Iannello,
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