Avv. Luigi Bellazzi
Verona, 05/10/16
Egregio Signor
Dr. MAURIZIO CATTANEO
Direttore De L’Arena
Distinto Direttore,
da più di mezzo secolo, ogni mattina, acquisto L’ Arena. La
considero un po’ cosa mia.
Mi rammaricano le voci di un crollo delle vendite, dalle
vette delle 70 mila copie al tempo di Beppino Brugnoli alle odierne 25 mila.
E’ vero c’è la crisi, c’è la rete, ci sono sempre più radio
e tivù, ma alla fine c’è il motivo fondante nel crollo delle vendite: manca
l’interesse del lettore per spendere un Euro e passa.
La sfida dei quotidiani sta nel saper coniugare notizia (il
pretesto) ed informazione (l’interesse).
Oggi per Verona, la crisi economica può dirsi "peggio
di ieri e meno peggio di domani”.
Termometro ignorato, che dà la misura del disastro, è la
quotazione delle azioni del Banco
Popolare (dal 1867 il salvadanaio dei veronesi):
otto anni fa, valevano 38.7 Euri, da tempo poco meno, poco più di 20 centesimi. Eh sì, i fuorvianti 2
Euri riportati ufficialmente vanno
divisi per dieci, perché, nel 2013, dieci azioni venivano accorpate in una.
Con le cronache sulle sciagurate vicende del “Potere marcio
“ del Banco, l’ Arena avrebbe potuto
campar di rendita, facendo girare le rotative
giorno e notti e il giornale sarebbe andato a ruba.
Carlo Fratta Pasini (Presidente del Banco) ha pensato
furbamente di tappare la bocca al Suo
giornale, consentendo un finanziamento alla Società editrice de L’Arena, l’ Athesis, di 3
milioni di Euri in “chirografo”, in pratica per ripianare i buchi delle partecipate/controllate dalla stessa Athesis
e finanziare l’esodo dei giornalisti.
Mai una Banca finanzia una Società per “stupar i busi” o
pagare il tfr: ai busi devono provvedervi i soci, rigurgitando i dividendi percepiti. Al Tfr vi devono provvedere con gli
accantonamenti. Ma per l’Athesis (solo per l’ Athesis), il Conte Fratta
inaugura una nuova prassi bancaria:
finanziare i busi.
Veda, Distinto Direttore, anzi Distintissimo Direttore,
Andreotti diceva :”A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina”.
E’ peccato pensare che il Banco abbia comprato il silenzio
de l’Arena, mediante un finanziamento che non starebbe “né in cielo, né in
Terra”?
E’ un caso che l’Arena non ricordi ai suoi lettori che il
Banco è praticamente già fallito due volte, a seguito dei due aumenti di
capitale?
E' ancora un caso che l’Arena ignori le accuse gravissime rivolte a personaggi del Banco dall’ex A.D.
dr. Fabio Innocenzi, accuse messe nero su bianco nel bel libro “Sabbie mobili,
esiste un banchiere per bene?”
Veda, Distintissimo, sono più di 50 mila i veronesi che,
investendo i loro risparmi nelle azioni
del Banco, sono oggi ridotti sul lastrico.
Pensi Distintissimo, ( Distintissimo, ci pensi, soprattutto
quando manda in stampa articoli gonfiati
dalla cupidigia di servilismo verso il
Banco), a quei genitori che si sono tolti il pane dalla bocca per risparmiare quel poco per il domani del figlio
disabile.
Persone umili e
modeste, indotte anche dalla propaganda del Suo giornale, ad investire pochi e
sanguinanti risparmi nelle azioni del Banco.
Oggi, quei genitori
eroi che, pur preavvisati della disabilità nel feto, quella creatura l'hanno voluta comunque.
Quelle mamme e quei papà, eroine ed eroi, sono stati
imbrogliati dai campanellari dell’informazione.
Perché mai un azionista del Banco, defraudato e raggirato,
dovrebbe, la mattina, buttare un Euro e dispari ( di questi tempi poi...) per
comprare l’Arena e leggere la fiera delle bugie in difesa dei poteri marci?
Distintissimo, per risollevare le vendite de L’Arena, Le
consiglierei un rubrica a tutta pagina.
Le regalo il titolo: “ Anca mi, anca mi !” dove
il lettore possa chiedere quella parità di trattamento rivolta ai Poteri marci
che infestano Verona .
Chiedere, per esempio, lo stesso trattamento rivolto alle
Aziende del
Gruppo Biasi che, senza
merito creditizio , ottenevano da Unicredit anticipi su fatture e inchiodavano
la Banca lasciando un debito di 15
milioni.
Non contenta, Unicredit contribuiva al rilancio (??) del gruppo Biasi con ulteriori 3 milioni
di finanziamento ponte.
Forse, il ponte è crollato perché di quei 18 milioni è
ritornato indietro a Unicredit poco o nulla.
Unicredit concordava un piano di rientro prevedendo di
soddisfarsi sul ricavato dalla vendita
di alcuni immobili ( anche se il ricavato fosse stato di un Euro, “numno uno”).
Mica è finita, le vendite sarebbero state curate da Biasi stesso. Come affidare
le pecore alla custodia del lupo.
“Anca mì, anca mì !” dovrebbe poter gridare il piccolo
imprenditore veronese quando Unicredit
gli nega le poche migliaia di Euri, da investire per la sopravvivenza della
piccola Azienda.
“Anca mi, anca mi!”
come Biasi voria venderme la casa e stupar el buso con Unicredit con quei quattro schei che
g’ho dito d’aver tirà.
E’ un caso che Paolo Biasi fosse Presidente della Fondazione
Cassa di Risparmio socia addirittura di
maggioranza relativa( un tempo) del gruppo
Unicredit?
Da anni e anni, le aziende del Gruppo Biasi navigavano tra
enormi difficoltà.
Un cristiano qualsiasi, nelle condizioni di Biasi, Unicredit
lo avrebbe fatto fallire non una, ma
cento volte!
Distintissimo, non le sovviene un pizzico di curiosità
giornalistica per la fortunata
rubrica” Anca mi, anca mi!”?
Ma quei mastini ,
quei cerberi severissimi della Vigilanza di Banca d’Italia, dormivano tutti?
Erano tutti in trasferta a far le pulci ad un qualche Credito Cooperativo su per le valli
dell’Alpone, per esaminare controluce le
poche migliaia di Euri dati a Maria la parrucchiera?
Non avendo il tempo
di vigilare sugli affidamenti concessi al gruppo Biasi…
Sempre per curiosità giornalistica, perché non fare un giro
di telefonate, partendo dall’allora Direttore Generale di Unicredit “Country chairman non so che cazzo”, tale Gabriele
Piccini,
chiedendogli se affidare imprese prive del merito creditizio
sia una consuetudine di Unicredit?
Ricordando nell’intervista al Picciniche, in provincia di Verona, ci sono migliaia di
imprese loro si meritevoli di credito,
affamate di finanziamenti negati per realizzare investimenti.
Il buco di Biasi peraltro va aumentato di una volta e mezza
per il minor credito concedibile sulla
piazza di Verona.
Crede mica, Distintissimo,
che i tantissimi fregati (ore rotundo)
da Biasi a causa della diminuzione del credito disponibile su piazza, leggerebbero con avidità la Cronaca con
l’intervista a Piccini, magari anche al
responsabile della Vigilanza di Banca d’Italia a Verona e a Roma?
Se poi alla già succulenta intervista con Piccini e la
Vigilanza vi si aggiungesse quella con
l’attuale Presidente della Fondazione Cariverona
perché spieghi agli italiani tutti le ragioni della delega proprio a Paolo Biasi per i rapporti
con la partecipata (dalla Fondazione) Unicredit, sarebbe il massimo!
Biasi, debitore di Unicredit e rappresentante del socio
Fondazione Cariverona in Unicredit,
opera con uno spaventoso conflitto di interessi.
Nessun veronese della città e/o della provincia rinuncerebbe
a spendere il suo Euro e passa per
leggere la cronaca sul conflitto di interessi
di Paolo Biasi.
Ma la cucina sui Poteri marci di piatti succulenti da
sfornare ne avrebbe a iosa.
Ad esempio, di quel Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazione (remunerato con uno
stratosferico stipendio), che, nel 2012( piena crisi immobiliare in cui tutti
vendono), si precipita a salvare la
fondazione Cassa Marca di Treviso (sull’orlo del fallimento, già socia di Cattolica)
acquistandole ( per giustificare il
salvataggio) un latifondo da mille e passa ettari, sborsando68 milioni ( vallo poi a rivendere il latifondo
….).
Ma, arriva un momento
che i due soci Presidenti, de Poli x la “Marca” e Bedoni per “Cattolica”, dimenticano di conoscersi (si
sarà mica messo di traverso il Camerata
Alzheimer?), dimenticano che l’Uno ( Bedoni) vuole salvare l’Altro (de Poli) e che l’Altro
ha i mille e dispari ettari e che l’Uno ha i 68 milioni.
Dimenticano tutto, ma grazie a due mediatori (uno non bastava) che li mettono in
contatto, l’affare si combina e ritorna ad entrambi la memoria. De Poli e
Bedoni, dimenticano però che, quando
l’affare si fa grosso, la provvigione per il mediatore è dello zero virgola.
Mentre per la “Camera di Commercio”, la provvigione secondo gli usi (ma
per la compravendita del campetto per galline)
è astronomicamente più alta.
Quindi ai due fortunati
Mediatori (dimentichi i due, de Poli e Bedoni di concordare per iscritto lo zero virgola) sono stati
sganciati 720 mila Euri a testa più Iva.
Ripeto settecentoventimila Euri a cranio per mettere in
contatto due soci che già erano culo e camicia tra loro, circondati da un mare di competenti collaboratori.
Distintissimo, non le verrebbe la curiosità giornalistica di
sapere chi siano questi due mediatori di
fama mondiale?
Le do un aiutino: uno è di Pordenone e l’altra di Agugliaro
(Vicenza).
E sempre per la curiosità
giornalistica, andando a Treviso a scartabellare i rogiti notarili in Conservatoria, non le verrebbe da
chiedere ( solo per la solita curiosità
giornalistica) ai due mediatori quando e da chi sono stati incaricati per concludere l’affare?
Quanto hanno speso in pubblicità?
Quanti contatti hanno preso prima di raggiungere gli smemorati De Poli e Bedoni?
Quanto abbiano prelevato in contanti dai loro conti personali e professionali?
Se e per quale ragione abbiano fatto rimesse all’estero?
Così solo ancora per curiosità giornalistica, mica per fare una indagine di
polizia giudiziaria, solo per informare
il lettore.
Ohibò, siamo in democrazia, c’è mica più la dittatura dei Fascisti. Ohibò!
Sono sempre tutte persone onoratissime e onestissime, al
massimo può capitare loro qualche
distrazione nel bilancio come quella riferita nel libro (lo legga e ne scriva su l’Arena, ne
vale la pena), di Fabio Innocenzi (ex
A.D. della Popolare), il quale a pag. 267 del suo libro appunto, riferisce che
il matrimonio tra Banco e Cattolica è saltato
perché quest’ultima nascondeva un buco di trecentomilioni milioni di Euri .
Testuale: “ Arriva finalmente la valutazione delle riserve a seguito della due diligence. Il dato è inatteso: mancano trecentomilioni all’appello…”.
Stiamo parlando di una Compagnia di assicurazione (
cattolica…) che dovrebbe vendere fiducia , non di un’ Azienda che venda
pignatte
Sempre Distintissimo, non Le verrebbe ancora la curiosità giornalistica di chiedere all’Istituto di
Vigilanza sulle Assicurazioni private (
Isvap), se stessero allora vigilando su Marte?
E curiosità giornalistica solo curiosità giornalistica,
passare al setaccio tutte le maggiori
compravendite di Cattolica monitorando i mediatori eventualmente intervenuti.
Beppino Brugnoli fece un successone pubblicando su L’Arena
le liste degli iscritti al Partito
fascista in Verona e provincia.
Lei farebbe altrettanto
successo nel pubblicare le liste dei mediatori nelle compravendite di Cattolica?
Il Sior Bedoni (per dirla alla "Striscia la
notizia") nel rapporto incestuoso
tra Cattolica e Popolare di Vicenza, il Sior Bedoni in "Vicenza" fa la volpe come
Vicepresidente del C. di A. e dall'altra parte come Presidente di Cattolica fa il
"gatto", mi era venuta un’altra metafora molto più volgare e a mia
misura. Tanto, siamo o non siamo in un
caccatoio?
La Cattolica del Presidente Sior Bedoni si piglia un bidone da cento e passa milioni
dalla Popolare di Vicenza ( a seguito del crollo delle azioni) ma cosa ci stava
a fare allora come Vicepresidente della Vicenza il Sior Bedoni?
Collegi sindacali, Società di revisione, stampa locale radio
e tv, partiti politici, tutti muti e silenti con i tre cadaveri viventi : Paolo
Biasi, Paolo Bedoni, Carlo Fratta.
Troppo grossi per fallire?
Alla malora, “falliti” loro si darà l’opportunità di far nascere e crescere
energie nuove.
Distintissimo, ha una scelta da fare: o essere giornalisti con le spalle dritte o essere soci.
Se continua a fare
l’interesse dei soci, manda
definitivamente in malora il giornale e mette in mezzo alla strada i giornalisti; se sta dalla parte
dei giornalisti, deve allora mandare a
quel paese i soci di Athesis avidi di profitto proprio e disinteressati degli interessi dei
veronesi.
Distintissimo, scelga da che parte stare, ricordandosi però
che, agli occhi dei veronesi Lei è il
direttore del loro giornale.
O 150 anni sono
passati per nulla.
A proposito, 150 anni si possono festeggiare al meglio, guardando al futuro, non solo al
passato.
Non esistono poteri forti, esistono solo uomini deboli ed io
mi sforzo di non far parte di questi
ultimi.
Mi abbia,
Luigi Bellazzi
Fonte: da Facebook di Luigi
Pellini del 8 ottobre 2016
10 commenti:
quale azionista del banco sono a terra ....fora i me schei pochi ma onesti ottimo l'articolo, ho potuto constatare in questi giorni ,la banca aiuta i potenti, omettendo l'aiuto ai piu' deboli seppur garantiti.
non e' finita. ad maiora
E la Santa Curia ?
Grande Gigi Bellazzi!
errore. Bellazzi non Bellandi
Grande Gigi Bellazzi!
Direi che l'avvocato ha descritto la situazione in modo chiaro
Direi che l'avvocato ha descritto la situazione in modo chiaro
Posta un commento