martedì 21 ottobre 2014

BAMBINI STRAPPATI AI GENITORI IN ITALIA: UN AFFARE DA 1,5 MILIARDI DI EURO L’ANNO




di Gianni Lannes


Lo Stato (magistrati, assistenti sociali e psicologi) toglie i bambini ai poveri per darli ai ricchi. Quanti potenti in divisa, doppiopetto e toga sorvolano le normali procedure e si aggiudicano a piacimento i minori che pretendono ad uso e consumo?

Nel Belpaese ogni giorno - mediamente - vengono portati via 80 bambini ai genitori naturali, strappati alla famiglie d’origine per rinchiuderli in centri “casa-famiglia” per anni.
Quasi il 77 per cento dei minori viene allontanato per “metodi educativi non idonei” e per l’ “impossibilità di seguire i figli”.
 In Italia, più di 32mila bambini vengono chiusi nelle comunità o dati in affidamento.  Il numero di bambini senza famiglia è oscillato negli ultimi anni tra i 15mila e i 20mila. In realtà, dopo ben 13 anni, si è ancora inattesa di un censimento così come stabilito dalla legge 149/2001 (progressiva chiusura degli orfanotrofi, inserimento dei bambini nelle famiglie attraverso lo strumento dell'affido, per arrivare gradualmente a un'adozione, o all'inserimento dei minori nelle case famiglia).  

I tribunali hanno appaltato tutto all’esterno. Il processo è uscito dalla base delle prove, per trasformarsi in un vergognoso approfondimento psicologico. Così gli assistenti sociali hanno diritto di vita e di morte sulle persone. Basta uno screzio tra due coniugi per dipingere patologie incurabili, che legittimano la fulminea e definitiva sottrazione dei figli.

In Italia attualmente ci sono oltre 20 mila giovani - tra neonati, bambini e ragazzi - ospitati da strutture di accoglienza. Sono istituti riservati a chi è stato allontanato dai genitori naturali o non li ha proprio mai conosciuti. Solo uno su cinque di questi ospiti viene assegnato (con adozione o affido) dai tribunali alle famiglie che ne fanno richiesta.
Il motore che alimenta questa anomalia italiana è un buco nero dove le cause nobili lasciano il posto ai meri affari.
Ogni ospite che risiede in una casa-famiglia costa dai 70 ai 200 euro al giorno. La retta agli istituti (sia religiosi sia laici) viene pagata dai Comuni. Soldi pubblici erogati fino a quando il bambino resta “in casa”. Un giro d'affari che si aggira intorno ad 1 ,5 miliardi di euro l'anno. Tanto ricevono le oltre 1.800 case famiglia italiane per mantenere le loro quote di minori.

Chi controlla il loro operato, anche amministrativo.
Non esiste un monitoraggio ufficiale a livello nazionale. Si conosce pochissimo di questi inferni e di quello che accade all'interno. Una banca dati c'è ma è insufficiente e non esiste un censimento. C’è soltanto un database all'italiana che non contempla anche i casi, numerosissimi, di affido.

Chi lucra sulla pelle di migliaia di bambini e adolescenti?  Perché i bambini vengono reclusi in autentici lager? Ogni vita un'odissea. E così ne approfittano anche gli insospettabili pedofili e i vivisezionatori a caccia di pezzi umani di ricambio.
Nel 2013 sono svaniti più di 3 mila minori nello Stivale.

I bambini sono il futuro e una civiltà si distingue per il grado di attenzione, amore e di protezione che accorda loro. Ma in Italia vige la legge toscana del Forteto.  Vero Renzi?


riferimenti:




Fonte: da  SU LA TESATA del  17 agosto 2014





ITALIA: MIGLIAIA DI BAMBINI ALLA MERCE' DI MAGISTRATI, PSICOLOGI E ASSISTENTI SOCIALI






di Gianni Lannes


I dati ufficiali: 35 mila prelievi forzati di minori. Una barbarie tutta italiana: evidente coercizione, dunque violenza, con il pretesto della tutela legale proprio contro chi li ha concepiti e messi al mondo. E' il quadro drammatico che mandano in onda ogni giorno. Chi rammenta la drammatica tragedia del Forteto in Toscana? Primo ministro Renzi ne sa qualcosa? Perché lei Renzi, in qualità di presidente del consiglio non risponde alle interrogazioni parlamentari in merito alla violenza contro i bambini?

E se sul banco degli imputati, o almeno sotto l’attenzione dell’opinione pubblica, finissero per una buona volta i professionisti “legali” di affidamenti a famiglie potenti e soggetti inquietanti in alta uniforme, ovvero magistrati, assistenti sociali e psicologi?
Il problema è un classico: chi controlla i controllori quando perdono il controllo, calpestano l’umanità ed ignorano il buon senso?
 E quando la legge imperante è illegale, ovvero incostituzionale?
Perché toghe, ermellini e camici bianchi non pagano mai per i loro disumani e reiterati errori che violentano la psiche di migliaia di piccoli esseri indifesi?
Il meccanismo istituzionale è palesemente distorto e va cambiato subito, senza tentennamenti. I figli sono l’unica ragione di vita di madri e padri.  

Il giudice Francesco Morcavallo il 21 maggio 2013 in tv a “Mattino 5″ ha presentato un quadro tragico della situazione in Italia.
I casi di prelievi forzosi di bambini sottratti ai loro genitori non sono affatto residuali. «I minori allontanati - per lo più immotivatamente - sono in Italia 35 mila. Allontanamenti per lo più immotivati. Nel 99 per cento dei casi non ci sono motivazioni su fatti ma giudizi sulla personalità o del minore o dei genitori. La PAS è uno dei pretesti per instaurare queste tipologie di falsi giudizi basati solo su sospetti».
Chi dovrebbe operare per garantire la tutela dei bambini finisce colluso con il sistema degli affidi o soggiace ai voleri del più forte, lasciandosi ricattare e manipolare dalle minacce che spesso riceve.

«Il problema è questo e sono ancora purtroppo pochi, pochissimi, gli avvocati che hanno la preparazione e la fermezza di farlo rilevare: non si sottrae un bambino ad una famiglia sulla base di un generico giudizio sulla capacità genitoriale. Ci vogliono fatti pericolosi o dannosi e prove dei fatti e il giudice che è attributario del potere di valutare quei fatti… Ma quei fatti non possono essere sensazioni né sensazioni che si ricavano sulla base di relazioni commissionate ai servizi sociali».  E’ sempre il giudice Morcavallo a dichiararlo. Già nel 2011 lo stesso giudice (fonte: “Il resto del Carlino” 28 dicembre 2011), denunciava gravi abusi quali «affidamenti di bambini scarsamente motivati, provvedimenti provvisori prorogati all’infinito, un completo appiattimento del Tribunale sulle relazioni dei servizi sociali».

Appunto: affidamento di minori e relazioni degli operatori. La Federcontribuenti ha istituito una commissione di inchiesta sul grave fenomeno. Esatto, non il parlamento tricolore, ormai esautorato dal sistema di potere. Infatti il governo Renzi, alla stregua dei precedenti esecutivi, non risponde alle interrogazioni in merito. Perché mai? Qual è il giro d’affari sulla pelle di esseri indifesi?

Roberta Lemma, vice presidente di Federcontribuenti e fautrice dell'iniziativa "Finalmente Liberi", la commissione di inchiesta di Federcontribuenti sugli affidamenti minorili nata con il solo scopo di richiamare l'attenzione delle istituzioni su un fenomeno che riguarda direttamente i minori e le famiglie coinvolte. «Nel sistema che vede segnalare un minore all'attenzione del tribunale dei minori e dare inizio alla procedura di analisi e valutazione dello stato psico fisico del bambino e dei genitori incontriamo spesso criticità tali da mettere in pericolo il sistema di tutela minori stesso.
Finalmente Liberi non si occupa solo della teoria giuridica nell'ambito minorile, ma soprattutto, si pone come attenta osservatrice dell'accanimento, spesso ingiustificato, degli operatori che ruotano intorno al tribunale dei minori».
Il pericolo si annida nelle valutazioni scritte rilasciate dai psicologi o dagli stessi assistenti sociali come dagli operatori delle case famiglia, «leggendo molte relazioni viene da pensare che chiunque di noi, considerate le osservazioni sollevate, è a rischio di valutazione negativa. Nelle relazioni troviamo osservazioni di questo tipo: la mamma si tocca spesso i capelli mostrando fragilità emotiva. Il bambino scaglia i giocattoli che il padre gli porge. La casa è troppo in ordine per permettere ai bambini di giocare liberamente. La casa è troppo in disordine». 

Il giudice come punto di riferimento per le sue decisioni prende proprio queste relazioni, ma quale genitore non sarebbe nervoso davanti ad un test che deve valutare la sua capacità genitoriale? O quale bambino non gioca gettando a terra i giocattoli? Queste persone vengono messe volutamente in una situazione di inferiorità, schiacciate dal potere che la penna che li descrive ha.

Non si tratta di bambini che hanno subito violenza, ma di famiglie in difficoltà per i più svariati motivi, spesso conseguenza di una cattiva politica sulle famiglie, caduti nella segnalazione ai servizi sociali.
Quale famiglia italiana non vive un qualche disagio di natura economica o emotiva, o quale famiglia nell'arco della sua vita non si trova a vivere una momentanea tragedia o quale coppia di genitori non litiga?
Si riscontra spesso anche una coercizione di minori, un atteggiamento di esuberante senso di protezione, un comportamento di superiorità nei confronti di famiglie in difficoltà da parte di coloro che operano nell'ambito della "tutela del minore". 

Ribadisce la signora Lemma: «Ribadiamo la necessità di rivedere il sistema di tutela dei minori quando non vittime di violenza, la necessità di coinvolgere sin dall'inizio l'intero nucleo familiare spesso tagliato fuori. L'allontanamento del minore e il suo affido devono diventare l'ultima opportunità e non la prima. La procedura va snellita, i protagonisti devono sapersi porre domande, non diventare plotone d'esecuzione. Molti padri non vengono tutelati nel loro compito genitoriale, le famiglie affidatarie diventano spesso un ostacolo alla ritrovata serenità della famiglia di origine. Non abbiamo tanto bisogno di giudicanti ma di persone capaci di trattare casi così delicati con tutta l'umanità, il buon senso e l'onestà intellettuale di cui devono essere capaci».
Conclude Roberta Lemma, «la mia famiglia mi ha cresciuta con attenzione e amore e questo anche se mia madre si è ammalata di depressione quando ancora ero piccola, una depressione che spesso le ha fatto tentare il suicidio e con un padre che sempre mi ha amata anche se non è una persona capace di slanci affettuosi.

Non può essere una sculacciata, uno schiaffo, un disegno angosciante o una difficoltà momentanea il movente del prelievo forzato del minore.
La segnalazione dovrebbe dare inizio ad una attenta valutazione ed investigazione e non all'accanimento psicologico; solo nei casi di comprovata violenza può essere giustificato un intervento immediato di prelievo e allontanamento del bambino e, anche in questo caso, spesso sarebbe sufficiente spostare il minore dai nonni o dai zii quando non intercorre il pericolo di essere raggiunto dalla violenza».

Sull’infanzia negli ultimi dieci anni si è speculato in una maniera vergognosa, sfruttando la figura del bambino come mera fonte di guadagno.
Il firmamento di associazioni che portano in sé paroline magicamente evocative come “bigenitorialità” non si contano più. Qualcuno si è forse chiesto il perché? Rende immediatamente popolari e benvoluti dichiarare che non bisogna strumentalizzare i bambini: peccato, poi, che si continuino ad organizzare convegni su convegni e maratone su maratone con un’unica finalità: quella appunto di strumentalizzare proprio loro, i bambini.

Purtroppo i bambini sono da sempre un’interessante fonte di lucro, ma mai come ai tempi d’oggi si son verificati così tanti atti di sciacallaggio.

In uno Stato di diritto giudici, assistenti sociali e psicologi non devono e non possono avere alcun diritto sui bambini, se non per proteggerli realmente da insidie, pericoli e violenze, previo un controllo diretto e indipendente di organismi super partes.


riferimenti:






Fonte: da  SU LA TESTA  del  17 agosto 2014


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