sabato 25 giugno 2011

STORIA DELLA CHIESA MEDIEVALE. (Cap. VIII. B ): LE UNIVERSITÀ EUROPEE

Museo civico di Bologna, altorilievo che raffigura alcuni studenti universitari (an. 1375c.)

Già nel secolo XII si erano formati centri culturali di portata europea, i quali si erano evoluti secondo modalità locali dalla propria origine di centro scolastico connesso ad una collegiata. Col tempo l‘interesse principale degli studiosi e degli studenti si concentrò su Parigi, Oxford e Bologna, anche se prìncipi e papi ne costituirono altri a Napoli, Toledo, Salamanca e Roma. Qui germinarono e si svilupparono quelle strutture che diedero poi vita alle università medievali propriamente dette.

In Francia

A Parigi, docenti e studenti si riunirono insieme, in contrasto con i cittadini e con il vescovo, e ottennero dal re un‘ampia autonomia (1200-1222). La curia romana si riservò il controllo generale sull‘universitas (questo termine appare la prima volta nel 1219)(5). Sorta dalla scuola cattedrale di Notre-Dame e dalla fusione delle comunità dei docenti e degli studenti, l‘università di Parigi venne ben presto costituita in quattro facoltà: teologia, medicina, arti liberali, diritto canonico. Inoltre era divisa in quattro gruppi nazionali: francesi, piccardi, normanni e inglesi. Fin dal 1217 vi si stabilirono i Domenicani e, dal 1219, i Francescani. Dopo lunghe lotte con il cancelliere, il vescovo e i cittadini, l‘università dovette lasciare Parigi e disperdersi nelle città d‘Europa, finché nel 1231 Gregorio IX ristabilì la pace e concesse nuovi privilegi. Nel 1245 Innocenzo IV concesse all‘università un proprio sigillo, cioè la piena esistenza legale. Negli anni  ̳50 una grave crisi oppose il clero secolare al magistero dei Mendicanti: Alessandro IV (nipote di Gregorio IX ed ex Cardinale protettore dei Minori) la risolse in favore degli Ordini.

In Inghilterra

A Oxford in Inghilterra si sviluppò il secondo centro universitario dell‘Occidente. Nacque da numerose fondazioni religiose e da singole scuole; nel 1214 il cardinale legato pontificio appianò i contrasti con la cittadinanza e concesse privilegi all‘università, che fu posta sotto la guida del vescovo di Lincoln. Anche il papa Innocenzo IV difese e allargò le libertà universitarie contro i tentativi del re di limitarle. Diversamente che a Parigi, i Francescani si affermarono facilmente nella facoltà teologica; i gruppi nazionali si ridussero a tre: inglesi, scozzesi e irlandesi.

Comunque, il motivo per cui Oxford divenne la prima università inglese non è ben conosciuto. Di fatto essa non era né sede di cattedrale e nemmeno eccelleva per alcun altro titolo sulle città inglesi del tempo, molte delle quali erano assai più idonee ad accogliere questa importante istituzione. Si potrebbe alla fine pensare che forse il motivo va cercato nel fatto che fosse più conveniente tener lontani dalla capitale i sempre turbolenti studenti, come fece Venezia che li confinò a Padova, o Milano che li confinò a Pavia fino a tempi recenti. D’altronde l’università istituzionalmente era pur sempre una realtà patrocinata dall’autorità sovranazionale della Chiesa e che quindi, causa la sua indipendenza e autonomia ecclesiasticamente protette, non s’inquadrasse del tutto negli schemi politici nazionali, almeno  per i secoli XII e XIII quando la Chiesa raggiunge il suo massimo prestigio temporale

In Italia

A Bologna i professori erano già integrati nella cittadinanza: sorsero allora le «universitates» dei lombardi, dei romani, degli ultramontani. Per i soliti contrasti cittadini, numerosi studenti dovettero emigrare, nonostante diversi statuti papali.  Nel 1224 la Santa Sede ottenne il controllo sull‘università, sottoponendo tutte le sue componenti all’autorità del vescovo locale. Alla metà circa del secolo XIII, le due corporazioni (universitates) dei citramontani (italiani) e degli ultramontani eleggevano il proprio rettore, al quale veniva prestato un giuramento di obbedienza, che incorporava lo studente al centro di studio.

La vita universitaria

Tutte le università avevano in comune la struttura fondamentale che ricordava la loro origine dalle scuole cattedrali. Alla loro testa c’era un cancelliere: a Parigi e a Oxford era un teologo, a Bologna era un giurista.  I suoi poteri erano diversi a seconda dei luoghi; le nazioni acquistarono ampia autonomia, grazie all’importanza del loro rettore; gli ordinamenti e gli statuti erano democratici.
La vita di queste università si svolgeva praticamente in ambiente ecclesiastico, perché quasi tutti gli studenti erano chierici; anche i docenti dovevano appartenere al clero (eccetto che a Bologna). Fra maestri e studenti si formavano gruppi abitanti nel medesimo quartiere.
L‘insegnamento delle arti e della teologia era gratuito (in quanto i religiosi erano sovvenzionati dai propri Ordini di appartenenza che si disponevano a pagare il vitto nel luogo dove essi soggiornavano e studiavano), a pagamento invece quello del diritto e della medicina; più tardi si pretesero contributi dagli studenti e tasse d‘esame; i maestri (teologi e quindi chierici) erano pagati con prebende ecclesiastiche; aiuti simili ricevevano gli studenti esteri. Per l‘alloggio si aprirono conventi, convitti collegi come quello di Roberto di Sorbon, divenuto famoso, per i chierici secolari(6).

LE TRADUZIONI DI ARISTOTELE

Nel campo delle scienze filosofiche e teologiche si impose tra la fine del XII e l‘inizio del secolo XIII la scoperta di un «nuovo» Aristotele(7), quello della metafisica e dei libri di etica. Specie a Toledo e a Napoli, punti d‘incontro fra la civiltà cristiana e quella araba, l‘eredità aristotelica passò alla cultura occidentale attraverso le traduzioni di importanti opere arabe e giudaiche, compiute insieme da studiosi arabi, giudei e latini, talora commentate.
Il  risultato fu una quantità enorme di opere letterarie fino allora sconosciute: versioni siriache, patrimonio neoplatonico, rielaborazione araba della filosofia aristotelica, traduzioni dirette dal greco. Tra gli autori più noti, gli arabi Avicenna(8) e Averroè(9) e gli ebrei Avicebron(10) (sostenitore di un panteismo emanazionista) e Mosè Maimonide(11), assai stimato da san Tommaso.

Grazie alle versioni latine delle opere di Avicenna, Averroè e Maimonide (i quali nei loro sistemi avevano fatto largo uso di Aristotele), e grazie alle traduzioni in latino di alcune opere importanti ma ancora quasi sconosciute dello stesso Aristotele, il pensiero di quest‘ultimo comincia a penetrare anche nel mondo latino e a guadagnarsi le simpatie di molti filosofi cristiani, specie a Oxford e a Parigi.  
La riscoperta di Aristotele segna una svolta decisiva nel pensiero filosofico e teologico degli scolastici, che fino a quel momento nelle loro speculazioni avevano attinto quasi esclusivamente alle opere dei platonici (neoplatonici) per la filosofia, e agli scritti di sant’Agostino e dello Pseudo-Dionigi per la teologia, cosicché il loro pensiero restava ancorato a una problematica marcatamente platonica e agostiniana. Con la migliore conoscenza della metafisica di Aristotele le cose cambiano: il suo influsso si fa sentire ovunque (nelle scienze, nella filosofia e nella teologia) e non risparmia nessuno, neppure coloro che nelle dottrine più importanti di metafisica e antropologia continueranno a mantenersi fedeli allo spirito di Platone e di Agostino.

Mentre a Parigi fu ripetutamente vietato lo studio di Aristotele, a Oxford invece fu accolto senza difficoltà. Senza soppiantare la tradizione agostiniana, la nuova filosofia si pose al servizio della teologia: solo Alberto Magno e Tommaso d’Aquino ripensarono in modo originale Aristotele, utilizzando i commenti arabo-giudaici dopo averli sottoposti a critica acuta.

Le due correnti teologiche dominanti all‘inizio del secolo XIII, quella conservatrice legata alla scuola di Pietro Lombardo(12) e quella progressista di Gilberto Porretano (13) elaborarono innumerevoli sintesi dottrinali, le famose somme teologiche che toccheranno poi  i vertici della scienza.
Ricordiamo solo: Summa aurea, di Guglielmo d‘Auxerre (1215-1220); Summa de bono, del cancelliere di Parigi Filippo; Summa de virtutibus et vitiis, di Guglielmo d‘Alvernia (1227) e, soprattutto, la Summa universae theologiae di Alessandro di Hales (OMin)(14). Intenti apologetici e controversisti ebbero la Summa contra haereticos di Prepositino da Cremona, la Summa adversus Catharos et Valdenses di Moneta da Cremona.


NOTE

5) Con il termine “università” si suole indicare un centro di formazione superiore dove si è preparati ad apprendere “tutto”(in latino universitas, atis vuol dire universalità, totalità) quello che è necessario sapere per praticare una determinata attività. Di per sé questa sarebbe la spiegazione più facile; ce ne sta un’altra ed è relativa agli studenti che frequentavano questi centri di studio. Nel caso, per es. di Bologna, gli studenti erano organizzati in associazioni corporative chiamate appunto “universitates”. Ciascuna di queste associazioni raccoglieva “tutti” gli studenti provenienti da una determinata nazione e così, per sineddoche, si ebbe il trasferimento di tale denominazione al centro di studio in quanto tale.


6) Roberto de Sorbon: cappellano di Luigi IX. Nel 1257 fondò a Parigi una scuola gratuita di teologia a beneficio degli studenti poveri, presto divenuta centro degli studi teologici e sede dell‘università (= la Sorbona).

7)  Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.): filosofo greco, entrò a 17 anni nell’Accademia ad Atene e vi rimase fino alla morte di Platone. Dopo essere stato precettore di Alessandro, tornò ad Atene nel 335 a.C. e vi fondò il Liceo. A partire dalle osservazioni sperimentali ordinate sistematicamente e oggettivamente, Aristotele enuclea quattro cause (materiale, formale, efficiente e finale) poste alla base del processo della realtà, che si svolge dinamicamente attraverso due tipi di relazione, dalla materia alla forma e dalla potenza all‘atto. In questo modo si dà ragione dell‘evolversi del mondo, garantito però sempre da una causa prima, esterna eterna, motore immobile, Dio. Le opere di Aristotele riguardano quasi tutte le scienze conosciute al suo tempo.

8)  Avicenna (Abu Ali al-Husaym ibn Sina): nasce nel 980 e muore nel 1037. Il più grande pensatore del mondo arabo del secolo XI, autore di un Canone di medicina. L’opera filosofica più importante, costruita come un‘enciclopedia divisa in 4 parti (logica, metafisica, matematica e fisica), è La guarigione (dall‘errore). Da un lato Dio è per Avicenna l’essere necessario in cui coincidono essenza ed esistenza e le cose create sono solo l’essere possibile; dall‘altra Dio è il primo termine di un processo necessario di emanazione che comprende l’intera realtà: ne discende una continuità tra Dio e il mondo tendente a superare ogni distacco.


9) Averroè (Muhammad ibn Rushd): nasce nel 1126 e muore nel 1198. Filosofo e scienziato arabo spagnolo. Suo fine fu quello di riportare la cultura a un atteggiamento positivo nei riguardi della filosofia e della scienza. A questo scopo scrisse La distruzione della Distruzione. Averroè ha della divinità una concezione razionale, intesa come principio di stabilità e continuità da cui la realtà naturale dipende in modo tale da poter essere indagata dalla scienza. Autore del trattato di medicina Colliget e di una parafrasi della Repubblica di Platone.

10) Avicebron (Shelomoh ben Jehudah ibn Gabirol). Nasce nel 1021c. e muore nel 1057c. Poeta e filosofo ebreo ispanico. Scrisse anche opere filosofiche in arabo (Scelta di perle, raccolta di aforismi; Fonte della vita, dialogo in cui espone le teorie neoplatoniche), che ebbero ampia diffusione in occidente e che influenzarono la Scolastica.

11) Mosè Maimònide (Mosheh ben Maimon): nasce nel 1135 e muore nel 1204. Filosofo e medico ebreo spa- gnolo. Fuggito dalla Spagna in seguito alle persecuzioni degli Almohadi, si trasferì al Cairo dove visse fino alla morte. Cercò nelle sue opere di mediare fede e ragione, e di conciliare la Bibbia con la filosofia aristotelica. Scrisse: Luminare, commento alla Mishnah (1168); Ripetizione della legge, codificazione della legge talmudica (1170-80); Guida dei perplessi (1170).

12) Pietro Lombardo nasce nel 1095c. e muore nel 1160. Teologo. Professore all‘università di Parigi, nel1159 fu nominato vescovo della città. Scrisse un‘opera catechetica dottrinale (Libri quatuor sententiarum, 1150c.) che per secoli fu studiata nelle università di teologia medievali e rinascimentali.

13) Gilberto Porretano (Gilbert de la Porrée). Nasce nel 1076 e muore nel 1154. Filosofo e teologo francese. Allievo di san Bernardo; vescovo di Poitiers dal 1142. Introdusse la distinzione tra sussistente (l‘esistente con- creto) e la sussistenza (ciò per cui il sussistente è). Al Concilio di Reims (1148) ritrattò la sua posizione sulla Trinità (nella quale affermava una distinzione tra le Persone e tra le nature divine). Autore di: Commento agli Opuscula sacra di Boezio; Liber sex principiorum.

14)  Alessandro di Hales (Winchcombe, circa 1183 – Parigi, 21 agosto 1245) è stato un francescano, filosofo e teologo inglese. Nato in Inghilterra nell‘attuale Winchcombe, nel Gloucestershire, ricevette una prima formazione nel monastero di Hales e compì poi gli studi a Parigi, dove insegnò per molti anni. Entrò nell‘Ordine minorita nel 1236, così da essere il primo dei filosofi e teologi appartenenti a quest‘Ordine, acquistando un prestigio tale che san Bonaventura ammetterà di essersi generalmente basato sulla sua autorità. L'opera a lui attribuita, la Summa universae theologiae o Summa fratris Alexandri Halensis è in realtà un testo che raccoglie, oltre ai suoi contributi, anche quelli di suoi allievi, Giovanni de Rupella (de La Rochelle), Odo Rigaldi (Rigaud) e Guglielmo di Melitona (Midletown), venendo così a costituire il resoconto del pensiero teologico francescano della metà del XIII secolo, impegnato a contrastare l'aristotelismo platonizzante di Avicenna e il platonismo emanazionista di Avicebron.


Fonte: Appunti.  Biennio filosofico.  Anno Accademico 2010-2011


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