Il problema razziale
in America è ancora un grande dilemma nazionale che continua minacciare
l’esperimento democratico americano. Il malcontento nelle comunità
afroamericane continuerà a crescere verso un pericoloso punto di ebollizione, a
meno che la più grande eredità della schiavitù, cioè il capitalismo razziale,
non sarà apertamente svelato e smantellato completamente.
di Garikai Cheng
Gli Stati Uniti sono emersi così rapidamente a
superpotenza economica sulla scena mondiale non grazie ai loro ideali e al
“sogno” di libertà ma più prosaicamente grazie allo sfruttamento intensivo
della schiavitù. È così che si costruiscono gli imperi. Grandi imprese e banche
americane, celebri ancora oggi, hanno costruito le loro fortune sulla
schiavitù. Nella seconda parte l’articolo argomenta che la discriminazione
razziale presente ancora oggi in America, la profonda frattura sociale, la
violenza contro gli afroamericani di cui ci parla quotidianamente la
televisione, sarebbero la conseguenza di un passato che non si è ancora
concluso, di una mai avvenuta riconciliazione.
di Garikai Chengu
Contrariamente alla credenza popolare, la schiavitù non è un
prodotto del capitalismo occidentale. È il capitalismo occidentale ad essere un
prodotto della schiavitù.
L’espansione della schiavitù nei primi otto decenni dopo
l’Indipendenza Americana ha guidato l’evoluzione e la modernizzazione degli
Stati Uniti.
Lo storico Edward Baptist illustra come, nell’arco di tempo
di una vita umana, il Sud crebbe da una stretta fascia costiera di piccole
piantagioni di tabacco ad un impero continentale del cotone, e gli Stati Uniti
divennero un’economia moderna, industriale e capitalista.
Attraverso la tortura e i maltrattamenti i proprietari degli
schiavi ottennero la massima efficienza, che permise agli Stati Uniti di
prendere il controllo del mercato mondiale del cotone, la materia prima
fondamentale della Rivoluzione Industriale, e diventare così una nazione ricca
e potente.
Il cotone era nel diciannovesimo secolo ciò che il petrolio
è stato nel ventesimo secolo: il bene che determinava la ricchezza delle
nazioni. Il cotone contava per un sorprendente 50 percento delle esportazioni
statunitensi, e scatenò il boom economico che l’America conobbe allora.
L’America deve alla schiavitù la sua stessa esistenza di paese appartenente al
primo mondo.
In termini astratti, il capitalismo e la schiavitù sarebbero
due sistemi fondamentalmente contrapposti. Uno è fondato sul lavoro libero,
l’altro sul lavoro forzato. Però in pratica il capitalismo stesso non sarebbe
stato possibile senza la schiavitù.
Negli Stati Uniti gli accademici hanno dimostrato che il
profitto ottenuto dalla schiavitù non riguardava soltanto il Sud, che vendeva
il cotone o la canna da zucchero raccolta dagli schiavi. La schiavitù è stato
un elemento centrale anche per la creazione delle industrie che oggi dominano
l’economia statunitense: il settore immobiliare, il settore delle assicurazioni
e la finanza.
Wall Street è stata fondata sulla schiavitù. Furono schiavi
africani a costruire perfino il muro fisico da cui Wall Street prende il nome,
che costituiva il confine settentrionale della colonia olandese, costruito per
respingere i nativi che rivolevano indietro le loro terre. Per formalizzare il
colossale commercio di esseri umani, nel 1711 i funzionari di New York
stabilirono a Wall Street il mercato degli schiavi.
Molte importanti banche americane, tra cui JP Morgan e
Wachovia Corp costruirono delle fortune sulla schiavitù, e accettavano gli
schiavi come “garanzia”. JP Morgan ha recentemente ammesso di avere “accettato
circa 13.000 persone in schiavitù come collaterale sui prestiti, e di essersi
impossessata di circa 1.250 schiavi“.
La storia che i libri di testo scolastici americani
raccontano che la schiavitù era regionale, anziché nazionale, e dipingono la
schiavitù come una brutale aberrazione rispetto alle regole di democrazia e
libertà che l’America si è data. La schiavitù viene raccontata come una
sfortunata deviazione dalla marcia del paese verso la modernità, non certo come
il motore che ha guidato la prosperità economica dell’America. Nulla potrebbe
essere più lontano dal vero.
Per apprezzare davvero l’importanza che la schiavitù ha
avuto per il capitalismo americano, basta guardare la scabrosa storia di
un’azienda che prima della Guerra Civile Americana confezionava abiti, chiamata
Lehman Brothers. Warren Buffet è l’amministratore delegato di Berkshire
Hathaway, nonché il miliardario più ricco d’America. L’azienda da cui Berkshire
Hathaway è nata era una produttrice tessile dello Stato di Rhode Island, e
approfittava della schiavitù.
Nel Nord, New England è stata la patria dell’industria
tessile americana e la culla dell’abolizionismo, ma si è arricchita sulla
schiena degli schiavi costretti a raccogliere il cotone nel Sud. Gli architetti
della rivoluzione industriale di New England controllavano costantemente il
prezzo del cotone, e i loro stabilimenti tessili si sarebbero fermati senza il
lavoro degli schiavi nelle piantagioni.
Il libro “Complicità: Come il Nord ha promosso, prolungato e
tratto profitto dalla schiavitù“, di Anne Farrow, illustra come la borghesia
del Nord era collegata al sistema della schiavitù da milioni di fili:
compravano la melassa, che era prodotta dal lavoro degli schiavi, e vendevano
il rum nel Triangolo del Commercio; prestavano denaro alle piantagioni del Sud,
e molto del cotone che veniva venduto alla Gran Bretagna era imbarcato nei
porti di New England.
Nonostante sia stato poi dipinto come un eroe dei diritti
civili, Abraham Lincoln non pensava affatto che i neri fossero uguali ai
bianchi. Il piano di Lincoln era quello di rispedire i neri in Africa e, se non
fosse stato assassinato, il rinvio dei neri in Africa sarebbe stato con ogni
probabilità la sua politica dopo la Guerra Civile. Lincoln ammise persino che i
proclami sull’emancipazione, secondo le sue stesse parole, erano solo “una
misura pragmatica per la guerra” finalizzata a convincere la Gran Bretagna che
il Nord era mosso “da qualcosa di più che dalla propria ambizione“.
Per i neri la fine della schiavitù, centocinquanta anni fa,
è stato solo l’inizio di una ricerca ancora non conclusa di equità democratica
ed economica.
Fino a prima della Seconda Guerra Mondiale, l’élite
americana vedeva la civilizzazione capitalista come un progetto razziale e
coloniale. Ad oggi, il capitalismo americano può essere visto solo come
“capitalismo razziale”: l’eredità della schiavitù segnata dal concomitante
emergere della supremazia e del capitalismo bianco nell’America moderna.
I neri in America vivono in un sistema di capitalismo
razziale. Il capitalismo razziale esercita la sua autorità sulla minoranza nera
attraverso l’oppressiva serie dei linciaggi da parte della polizia,
incarcerazioni di massa e istituzionalizzazioni guidate dalla disuguaglianza
economica e razziale. Il capitalismo razziale è senza dubbio uno dei moderni
crimini contro l’umanità.
Vedere un afroamericano al vertice del potere in quella che
è stata la terra della schiavitù sarebbe esaltante, se solo gli indicatori
sulla disuguaglianza dei neri non si stessero impennando. Di fatto, durante
l’amministrazione di Obama il divario tra la mediana della ricchezza delle
famiglie nere e quella delle famiglie bianche è aumentato del 7 per cento. Il
divario tra la disoccupazione dei neri e dei bianchi si è anch’esso ampliato
durante l’amministrazione Obama, del 4 per cento.
La polizia nazionale storicamente ha agito per mettere in
atto il capitalismo razziale. Le prime forze di polizia moderne in America
furono le pattuglie per il controllo degli schiavi e le ronde notturne, che
erano finalizzate a controllare gli afroamericani.
La letteratura storica esprime chiaramente che prima della
Guerra Civile esisteva una forza di polizia legittimata che aveva il solo scopo
di opprimere la popolazione schiavizzata e proteggere la proprietà e gli
interessi dei padroni. Le lampanti somiglianze tra le ottocentesche pattuglie
per il controllo degli schiavi e l’attuale brutalità della polizia americana
contro la comunità nera sono troppo evidenti per essere ignorate.
Da quando le prime forze di polizia sono state stabilite in
America, i linciaggi sono diventati il fulcro della legge e dell’ordine imposto
dal capitalismo razziale. Nei giorni seguenti all’abolizione della schiavitù,
si costituì la peggiore organizzazione terroristica della storia americana, con
la benedizione del governo statunitense: il Klu Klux Klan.
La maggioranza degli americani crede che i linciaggi siano
una forma antiquata di terrorismo razziale, che ha macchiato la società
americana fino alla fine dell’era delle leggi di Jim Crow. Tuttavia la
propensione dell’America verso il massacro sfrenato degli afroamericani è solo
peggiorata nel tempo. Il Guardian ha recentemente riportato come gli storici
ritengano che tra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo,
in media venissero linciati due afroamericani ogni settimana.
Confrontate questo dato con la serie incompleta stilata
dall’FBI, che mostra che l’omicidio di un nero da parte di un poliziotto
americano avviene più di due volte a settimana, ed è chiaro che la brutalità
della polizia verso le comunità afroamericane sta aumentando, non diminuendo.
I linciaggi non significano solo l’uccisione. Spesso
includono l’umiliazione, la tortura, le ustioni, le mutilazioni e la
castrazione. Il linciaggio era un classico rituale pubblico in America, che
spesso avveniva davanti a una grande folla, che a volte contava migliaia di
persone, tra cui bambini che giocavano.
Poco dopo l’abolizione della schiavitù, nel 1899, il
settimanale Springfield Weekly ha descritto così un linciaggio condotto dal
KKK: “al Negro sono state tolte le
orecchie, le dita e i genitali. Supplicava pietosamente per la propria vita
durante la mutilazione … Prima che il corpo fosse freddo, è stato tagliato in
pezzi e le ossa frantumate in piccoli pezzettini … il cuore del Negro è stato
tagliato a pezzi, e così il suo fegato … si vendevano i pezzetti di ossa a 25
cent …“.
Il terrorismo razziale è fondamentale per la perpetuazione
del capitalismo razziale, ed è per questo che ancora oggi il governo americano
rifiuta di riconoscere il KKK come un’organizzazione terroristica.
Terrorizzare le comunità afroamericane va a braccetto con
l’imprigionamento e il confinamento sistematico dei neri. In gran parte con la
scusa della guerra alla droga, gli Stati Uniti incarcerano più afroamericani
oggi, in percentuale, che il Sud Africa al culmine dell’Apartheid.
Le prigioni private sono state progettate dai ricchi a
vantaggio dei ricchi. Il sistema delle prigioni a scopo di lucro dipende
dall’imprigionamento dei neri per sopravvivere. Un po’ come gli stessi Stati
Uniti. Dopotutto, ci sono più neri in prigione, in libertà vigilata o
condizionale, di quanti fossero in schiavitù nel 1850 o prima che iniziasse la
Guerra Civile.
Il decollo economico dell’America nel diciannovesimo secolo
non è avvenuto “nonostante” la schiavitù. È avvenuto in larga parte proprio
grazie ad essa. Il capitalismo è stato creato con la schiavitù, e la schiavitù
a sua volta ha creato una persistente eredità di capitalismo razziale che è
ancora presente nell’America di oggi.
Storicamente c’è sempre stato un netto contrasto tra i
nobili ideali americani da una parte e lo status di eterna inferiorità degli
afroamericani dall’altra. Alla fine del diciannovesimo secolo, per ironia, è
stata eretta una statua detta “della libertà” a osservare l’arrivo nel porto di
New York di milioni di stranieri, mentre i contadini neri del Sud – non degli alieni,
ma profondamente alienati – erano mantenuti in condizioni di schiavitù ai
margini della società. È l’ipocrisia di un’ideologia razzista che ha messo
apertamente in discussione la dignità della vita dei “negri”, e che è
sopravvissuta alla sconfitta del nazismo. Ad oggi l’America non può dirsi una
nazione “post-razziale”, e gli indicatori sull’uguaglianza razziale in America
sono di nuovo ai minimi.
Il problema razziale in America è ancora un grande dilemma
nazionale che continua minacciare l’esperimento democratico americano. Il
malcontento nelle comunità afroamericane continuerà a crescere verso un
pericoloso punto di ebollizione, a meno che la più grande eredità della
schiavitù, cioè il capitalismo razziale, non sarà apertamente svelato e
smantellato completamente.
Fonte italianosveglio.com
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