Salvatore Giuliano
Pubblichiamo, di seguito, il discorso manoscritto che il
bandito Giuliano avrebbe dovuto pronunciare ad una emittente radiofonica, in
occasione delle elezioni politiche del 18 aprile 1948. Le
consultazioni si svolsero dopo un anno di rinvii dovuti alla
convinzione che l’Italia, così come era uscita dal referendum istituzionale del
2 giugno 1946, sarebbe stata consegnata alle forze socialcomuniste. Perciò
la data fissata per il voto degli italiani slittò dalla fine del 1946 alla fine
del 1947 e da qui alla primavera dell’anno successivo. Una paura non
infondata che animò i ceti latifondistici e imprenditoriali spingendoli
verso il neofascismo o quei partiti centristi che, come la Democrazia cristiana,
aspiravano a estromettere la sinistra dal governo De Gasperi.
Nonostante questa situazione di grande pressione, volta a
spostare a destra la politica italiana, in Sicilia la tornata delle
elezioni regionali del 20 aprile 1947, fu vinta dal Blocco del Popolo. Da quel
momento nulla fu più risparmiato per eliminare “l’infezione comunista”.
La banda Giuliano, tranne qualche pesce piccolo, rimase
quasi intatta e fu utilizzata come un vero plotone di esecuzione contro il Pci
e il movimento sindacale. Nessun bandito fu arrestato, durante il
1948, e a Giuliano si diede addirittura lo spazio per esibirsi in un
pubblico comizio presso una radio clandestina che trasmetteva da Trapani.
L’Archivio Casarrubea ha recuperato questo discorso. Il
documento si trova in Archivio Generale della Corte di Appello (Seconda) di
Roma, ed è incluso nella cartella 1 vol. A. Risulta acquisito agli
atti del processo di Viterbo, e oggi restituito agli Archivi di questa città.
Il testo dattiloscritto presenta diverse correzioni e
numerosi tagli. E’ da ritenere che sia stato trascritto dal bandito di
Montelepre su un canovaccio generale o sotto dettatura o su un altro
testo ricopiato. La forma stilistica non è quella del bandito, ma la grafia è
la sua. Nella stesura definitiva, quindi, si ha un prodotto a più mani sul
quale in ogni caso il consenso del bandito fu totale.
Viene riprodotto, qui, con tutti gli errori e senza le
diverse correzioni e i numerosi tagli che non sono certamente da attribuire al
bandito. Risulta inviato al ‘Giornale di Sicilia’ il 12 aprile 1948, ma non
pare sia stato mai pubblicato per intero dal giornale. (GC)
GIULIANO E LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL ’48
Appello al popolo
(Il documento si trova in AGCA, cit., cartella 1 vol. A e
risulta acquisito agli atti del processo di Viterbo. Il testo dattiloscritto
presenta diverse correzioni e numerosi tagli. E’ da ritenere che sia stato
scritto dal bandito nella struttura generale e come prima stesura; in un
secondo momento questa appare come un testo scritto sotto dettatura o
ricopiato. Nella stesura definitiva quindi si ha un prodotto a più mani sul
quale in ogni caso il consenso del bandito doveva essere totale. Viene
riprodotto con tutti gli errori e senza le diverse correzioni e i numerosi
tagli che non sono certamente da attribuire al bandito. Risulta inviato al
‘Giornale di Sicilia’ il 12 aprile 1948).
Uomini liberi di tutto il mondo ho sempre ardentemente
desiderato di farvi giungere la mia viva voce piena di calore e di solidarietà
attraverso le onde della radio. Non mi è stato possibile ed ho cercato con
tutti i mezzi avvalendomi di quella libertà di stampa che non sempre è stata generosa a trattare i miei
argomenti trattati dalla mia fede che meglio di ogni altra può salvarci da
quell’immane catastrofe che deriverebbe da un nostro errore.
Oggi finalmente eccomi a voi, se non di presenza almeno
spiritualmente uniti [parte cancellata illeggibile].
E’ per me una gioia indescrivibile poiché solamente così
ognuno potrà sapere quali sono stati i principi che hanno seminato lo schianto
più doloroso in me e nel mio popolo Monteleprino, e che fino ad oggi sono stati
volutamente o involutamente falsati o ignorati.
Riconoscendo le contraddizioni di molti miei nemici che
hanno voluto in tutti i modi annientare le mie ideologie, riconosco necessario
precisare anche i particolari della mia attività dal momento che la orribile
tragedia ordita dai miei rivali ha mantenuto nel più fitto mistero la mia
posizione. Le molte avventure della mia vita a molti sono state descritte in un
modo così vergognoso da farmi considerare un volgare bandito e un celebre
sanguinario. Ad onor del vero però io non mi sento tale.
Infatti ho ampiamente dimostrato più volte il contrario
anche con i miei più potenti nemici, che dopo qualche conflitto, da bandito, ho
avuto la dignità di prestare aiuto ai feriti. Non posso dire la stessa cosa dei
miei avversari i quali hanno agito diversamente e non si sono assolutamente
battuti per la libertà sociale e per la prosperità futura delle classi meno
abbienti. Tali ampie rivelazioni di cui oggi faccio menzione consistono nel
fatto che se io ho ucciso, se ho rubato i ricchi, se mi sono reso responsabile
di fatti, non è stato per ferocia o ambizione personale, ma è stato per
raggiungere il mio scopo che ora spiegherò, dovendo ammettere che non si può
far la [guerra] senza che in ogni caso si sparga del sangue.
Son molti i delitti che ho fatto e debbo rispondere di
fronte alle leggi italiane, non però alla mia coscienza e alla legge di Dio.
Quale giudizio mi può dare il mondo e poi Dio se ho risparmiato la vita a tante
spie che per la misera somma che tutti possiamo bene immaginare, si sono
gettati ciecamente contro di me non guardando e non avendo pietà dei propri
congiunti e di quella moralità sociale che per l’uomo [civile] vale prima di
ogni altra cosa? Quale condanna può darmi l’umanità se ho rubato ai ricchi ed
ho dato di quel frutto ai poveri aiutandoli e difendendoli con quella forza che
[parte mancante] dalle insidie e dalla contraddizione morale e
materiale.
Molta è stata la moneta che ho ricavato dai signorini ricchi
e sarebbe sufficiente anche un quinto di tale somma per essermi potuto creare
un avvenire altrove. Ma il mio pensiero non è stato questo, è stato quello che
ho seguito disperatamente per quattro anni, e cioè di separare la Sicilia
dall’Italia e fare uno Stato siciliano confederato all’America. Ciò molti non
lo ritengono giusto: prima perché tali proponimenti erano stati messi in atto
da un bandito, poi perché mi considerarono come un venditore della mia Sicula
terra.
Ma si sono sbagliati. Perché io non sono un uomo e per
quanto giovane nell’esperienza di non capire queste cose. E se ciò ho fatto è
stato perché un faro profetizzante di luce mi ha illuminato la mente dicendomi
che il mondo si doveva dividere in due parti per come oggi ne abbiamo visto le
prove, ed ho capito che solo così la Sicilia avrebbe potuto riacquistare la
parola e i giusti diritti quale popolo laborioso e togliersi il pericolo di
cadere preda di qualche eventuale nazione sfruttatrice come la Russia, che
tanto ci desidererebbe.
Intanto oggi sono orgoglioso e ne faccio io personalmente
una ragione di vanto perché pur non essendo stato addentro alle segrete cose di
carattere internazionale vedo piegare ai piedi delle mie ideologie a tutti quei
Soloni che da quattro anni mi hanno criticato martellandomi incessantemente
assieme al mio popolo Monteleprino.
Ma ciò non mi ha avvilito, sono stato sempre fermo nel mio
binario ed oggi ancora più forte sento il dovere di sostenere a costo del
sacrificio supremo quel [sano] principiospirituale. Intanto oggi che il mondo è
sconvolto tutti si avvantaggiano delle miserie per portare in atto i loro
maligni fanatismi.
Ma io, figlio di lavoratori sani e laboriosi, figlio anche
delle miserie, uomo che ho gustato amaramente vari tenori di vita, io che ho
lottato, come tutti sapete quei porci ricchi, vostri succhiatori, non posso
tradirvi, e nel darvi i miei consigli che debbono essere per voi la guida nella
scelta fra la Democrazia ed il comunismo.
Siate fiduciosi, o popolo, in quel che vi dico, proprio voi
che siete cascati in grembo alle miserie, proprio voi che sperate nella giusta
prosperità per i lunghi anni di sofferenze sostenute a causa della guerra.
Ripudiate questi falsi dei comunisti che pur sapendo di
essere in mala fede hanno promesso e continuano a promettervi senza alcuno
scrupolo il paradiso terrestre.
Nessun rancore nutro per voi o popolo di bassa plebe perché
comprendo benissimo il triste delirio della fame che vi ha fiaccato quella
speranza di benessere che tutti fiduciosi aspettiamo.
Sono perfettamente con voi nei vostri logici ragionamenti
indiscutibili che infliggete maledettamente a quella minoranza di ricchi, che
sono sempre lieti di vedervi inginocchiati ai loro piedi, elemosinare dietro le
loro porte, vedervi loro schiavi e schiacciarvi come le formiche sulla terra.
Ma non è il comunismo che può darvi quella agiatezza e quella libertà e
prosperità, perché le loro tendenze non si limitano a ciò che apparentemente vi
dimostrano e che vi fanno vedere. Se io avessi capito da lavoratore quale fui,
mentre ero libero, e quale sono oggi nei miei sentimenti, che la nostra
salvezza consistesse nel darci in grembo a coloro che pigliano ordini
direttamente da Mosca, statene certi che sarei stato io il primo a correre
nelle file comuniste a promettere a dare tutto il mio appoggio.
Ma siccome attraverso le mie esperienze mi son fatto un
convincimento preciso della loro sporca politica ed ho capito benissimo qual è
la nostra giusta via da seguire, ho lottato e lotterò i comunisti fin tanto che
scompariranno dalla faccia della terra.
Approfittando della vostra scarsa cultura sempre con il loro
modo beffardo vi hanno deluso e turlupinato facendovi apparire le cose più
sporche in modo [da sembrare] lusinghiero.
Altro marciume della società è la mafia argomento del quale
vogliono parlare i vostri capi comunisti come primo problema da risolvere [...]
accusandola di essere asservita ai ricchi feudatari per salvare i loro beni e
tenere voi sempre schiavi di essi. Quindi voi vi siete accaniti contro di loro
gridando maledettamente. Ma la verità non è questa e ve ne dò ampia
dimostrazione, chiarendovi [...] e sono certo che ve ne convincerete.
La mafia come tutti ben sapete è tutta gente che proviene
dalla malavita, e ha passato delle sofferenze, e per i suoi sconvolgimenti di
famiglia ha cer[cato] di aiutarsi, e per l’importanza del suo prestigio occupa
un po’ tutti i migliori posti che con più facilità possono raggiungere
risolvendo la situazione famigliare, non sapendo zoticamente che quei signori
che usano loro fanno il doppio gioco, che poi quando il mondo si rappacifica li
metteranno in galera per come glieli mandarono dopo l’entrata del fascismo.
Con tali prove evidenti non possiamo escludere la ridicola
meschinità di questi cosiddetti mafiosi.
Se i mafiosi fossero stati tali come i nostri capi li hanno
decantato, oggi non dovrebbero esistere più comunisti, non dovrebbero esistere
le ingiustizie di certi signori che sono ai posti di comando e non dovrebbero
esistere [vili].
Siccome sono dei perfetti miserabili lo hanno lasciato e lo
lasceranno sghignazzare dovunque e come vogliono ad eccezione di alcuni. Ecco
chi sono i mafiosi. Adesso vi sarete convinti che i mafiosi non mirano alle
ten[...] politiche ma a l’interesse finanziario personale, e quindi non sono
essi che possono impedire quella prosperità che tutti speriamo, siatene certi
che presto o tardi come il governo riprenderà le proprie forze, tutti questi
signori spariranno come i topi quando vedono il gatto.
Tali sono perché diverse volte miserabilmente lo hanno
dimostrato. Solo come vedete il mio giudizio non risparmia a trattare gli
argomenti che categoricamente mi riguardano.
Non lo dico allo scopo di richiamarvi con la polemizzazione
dei miei stessi [...] da coloro che sono nella mia stessa carriera nella
convinzione materiale e [politica].
Mi accingo in tutto ciò per farvi rilevare che mentre tutti
siamo peccatori, non tutti siamo degni di biasimo, i vostri capi comunisti vi
fanno credere che tra loro esistono i più benigni spiriti beatificati in viventia.
Il che assolutamente non possiamo credere.
Ecco dove sono i primi beffardi e maligni procedimenti che
ce da esaminare attentamente.
Come per esempio il vostro Dio Li Causi accusa me e tutta
quella gente chiamata mafia da criminalità commesse, escludendosi e non dicendo
le sue malefatte che dovette rispondere di fronte alla giustizia e che la sua
condotta di onesto cittadino è macchiata al pari dei tanti, che se è possibile per tragedia, sono stati processati e
condannati per tanti anni alla tomba del sepolto vivo.
Egregio Li Causi, se mi ascolti, parlo proprio per te vile
traditore che non sei altro, parlo proprio per te, tu che per la sguaiatudine
che hai dimostrato considero come un sozzo ragazzaccio di strada, tu che
predichi nei balconi le mie colpe, perché non dici che li ho commessi per un
ideale e sotto il triste [...] delle maglie d’acciaio, sotto le fulminanti
palle di fuoco, sotto la superiorità di un governo, e non sotto la vile spoglia
come hai agito e agisci tu. Sono inutili le sporche contraddizioni che mi fai,
perché non crederò mai che anche la più ignorante gente dimentichi il mio
eroismo dimostrato per la causa siciliana. Siani certo vile traditore, che
tutte le accuse che mi fai non mancheranno a ritornare in te e infangarti la faccia
della più ripugnante materia. Non sono un vile come te, me ne sento orgoglioso
e me ne vanto, e per dimostrarti ancora una volta che non sono un miserabile
come te che ti profitti della gente che non comprende la politica e con quel
obbrobrioso metodo lusinghiero si affianca a te, ti dico a quattro occhi che se
Dio mi concederà la salute ti seguirò fino all’inferno, per darti
quell’immancabile punizione che meriti. Per ben due volte la fortuna ti ha
sorrisa, ma la terza volta non passerà di sicuro. Poi, brutto cane che sei, vai
facendo gridare ai poveri contadini il fatto delle terre. Ma vuoi dirmi a che
grado salivano le risorse dei contadini prima della guerra? Brutto traditore
con quale coscienza hai il coraggio di illudere tutta questa povera gente che
ignora i metodi delle risorse sociali, tu che sei in grado di comprendere la
situazione politica, proprio con la più pura coscienza, proprio da uomo onesto,
gli dici che le prime basi da costituire per la prosperità di domani sono
quelli della [riforma] e della suddivisione delle terre, Perché non gli metti
in evidenza per un momento la crisi dell’agricoltura di un decennio indietro
come si svolgeva.
Oggi che il frumento si è venduto al mercato nero tutti gli
agricoltori hanno preso respiro e si convincono che con la divisione delle
terre possono risolvere la situazione familiare. Ma perché non gli dirai che
una volta messa in funzione la legge comunista finisce il mercato nero, e tutta
la produzione della terra va a finire negli ammassi, e quei stessi che nei
tempi normali il pane lo hanno considerato come la più semplice cosa, domani
con il comunismo lo debbono avere razionato. Ma perché non gli dirai che con il
comunismo non sono neanche padroni i loro figli, che tutto è razionato per fino
i fiammiferi. Rimbambito uomo forse tieni paura che se i contadini sapranno
questo ti lasceranno nascere le [corna] più di quanto l’hai lunghi.
Miei cari contadini, stati attenti che questi traditori se
vinceranno ne faranno di noi la carne di macello ancora di più di come siete
stati.
Siate riflessivi miei cari poveri, son certo che se
arriverete a capire cosa è il comunismo vi convincerete a non farvi trascinare
ancora da questi falsi demagoghi.
Qualunque governo veramente democratico formato da uomini
sani animati dai migliori principi umani e civili può sistemare ogni cosa e
darvi quella agiatezza che tutti fiduciosi attendiamo..
Se il comunismo mira effettivamente a far risorgere le
classi meno abbienti come vi fa apparire, perché non avrebbe dato aiuto al
popolo Italiano che ha dato l’America, perché ha protestato contro il piano del
governo americano per gli aiuti all’Italia e a tutta l’Europa?
Voglio sperare che tutti i lavoratori comprendano questa
responsabilità e si decidano ad allontanare questi malvaggi che ancora li
illudono, questi [...] non sono per altro che per il bene di quegli uomini che
nel lavoro e nella correttezza credono come all’unica ancora di salvezza.
Gli uomini del governo italiano e degli Stati Uniti, con
molto ritardo hanno compreso la necessità di agire energicamente di fronte ad
una situazione [...] che adesso minaccia il mondo intero per il timore che i
Russi ripetano in Italia e altrove ciò che hanno fatto nei Balcani e adesso in
Cecoslovacchia. Ed anche hanno temuto di unirsi ad un bandito che da quattro
anni però ha dedicato ciò che loro soltanto adesso hanno compreso, e non sanno
che mentre loro hanno temuto di affiancarsi a me i comunisti per ordine del
Cremlino hanno tentato di corrompermi ai loro voleri offrendomi armi, munizioni
e denaro, per non più effettuare sequestri e tenermi nei limiti più bianchi
della mia condotta politica, fronteggiando così con più possibilità la
realizzazione del loro nefando e obbrobrioso sogno di carnefici umani
autorizzati.
Ma fiero del mio sano principio, amatore della democrazia e
della libertà ho preferito soccombere assieme al mio popolo monteleprino che
tanto ha sofferto i più incivili soprusi, affrontando come meglio ha potuto la
loro inesorabile ira di giustizia, e dovendo lottare anche coloro che per le
principali esigenze democratiche avrebbero dovuto essere miei amici per
sostenere quel principio sacro e vedere il mondo tutto governato da uomini sani
e preparati socialmente come emblema luminoso e fulgido di una
democrazia sentita e da tutti compresa.
Quindi o popolo, che ancora mantenete integro e sano il
sentimento puro e forte del nobile tradizionalismo evitate che un giorno non
tanto lontano non saprete nè conoscerete vostro fratello e i vostri congiunti.
Volete voi rinunciare al dolce sentimento di Mamma che tante
gioie e tante carezze ci donò danna nascita? E’ proprio vero che in voi si sono
spenti i più grandi affetti?
Sarebbe veramente penoso, tremendamente doloroso, il dovere
notare che oggi anche ciò che Dio ci diede come cose più sacre venissero derise
in funzione di una ideologia materialistica e negativa che tutto nega e tutto
annulla.
E tutto ciò è il triste retaggio del Comunismo”.
Quindi attenzione e tenete gli occhi bene aperti soprattutto
voi lavoratori illusi che ancora credete in quel comunismo sozzo e nefando che
ormai considero completamente sconfitto.
Rivolgo un caloroso e fraterno saluto agli uomini liberi di
tutto il mondo.
S. Giuliano
Fonte: da il BLOG DI
GIUSEPPE CASARRUBEA, del 21 febbraio 2012
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