Rafforza il sistema immunitario, previene le malattie, combatte la depressione e attiva il cervello. Non lo dice qualche guru New Age, ma una ricerca dell’università di San Francisco sul cromosoma
Forse non ci salverà l’anima, ma promette di allungarci la
vita e modificare i geni responsabili di molte malattie. La new age non
c’entra. A essere sotto esame oggi sono i benefici molto terreni che si possono
ottenere con l’antica pratica della meditazione. Lo dimostra, innanzitutto, uno
studio realizzato dall’Università di San Francisco. Che mette d’accordo scienza
e tradizione, visto che può contare sull’endorsement del Dalai Lama e di
Elisabeth Blackburn, premio Nobel per la medicina nel 2009 per i suoi studi sui
telomeri, i cappucci di materiale
genetico posti in cima ai cromosomi la cui lunghezza è collegata
all’invecchiamento.
Ed è proprio sui telomeri che agisce la meditazione: i
ricercatori hanno ingaggiato un maestro e gli hanno chiesto di insegnare la
pratica a dei volontari; il protocollo prevedeva due sessioni di gruppo e sei
ore di meditazione individuale al giorno per tre mesi. Alla fine, coloro che
avevano seguito le indicazioni del maestro avevano un livello di telomerasi
(l’enzima che ricostruisce i telomeri quando questi si accorciano) del 30 per
cento superiore a quello misurato in 30 volontari sani e simili per età, sesso
e condizioni di salute.
Come ricordano gli autori su “Psychoneuroendocrinology”, la
misurazione della telomerasi è un indice certo e assai preciso, e lo studio
mostra che l’antica pratica orientale rallenta di fatto il processo di
invecchiamento. E lo fa agendo sul cervello dove induce reazioni capaci di
aiutare a gestire lo stress e a capitalizzare le sensazioni di benessere. Tanto
che alcuni ricercatori sostengono che la meditazione attivi una naturale
tendenza del nostro organismo al rilassamento, insomma l’esatto opposto della
classica reazione alla base del meccanismo dello stress, che, invece, accorcia
la vita.
Una ulteriore conferma arriva da uno studio realizzato in
collaborazione dal Massachusetts General Hospital e dal centro di genomica del
Beth Israel Deaconess Medical Center, che mostra come la meditazione
modifichi l’attività di geni collegati con l’infiammazione, la morte cellulare
e il controllo dei radicali liberi responsabili di molti danni al Dna. E
quindi, ancora una volta a rallentare l’invecchiamento, e a farlo con una
rapidità insospettabile per una pratica così “soft”: due mesi di pratica
bastano a modificare circa 1.500 geni. “Abbiamo visto che agire sull’attività
della mente può alterare il modo in cui il nostro organismo attiva istruzioni
genetiche fondamentali”, spiega Herbert
Benson, uno dei responsabili della ricerca.
Neuroni di ricambio
Mentre genetisti e biologi molecolari indagano come è
possibile che la meditazione allunghi la vita, molte altre conoscenze si
accumulano su come, d’altro canto, possa modificare la struttura del nostro
cervello. “Abbiamo visto che diverse pratiche di meditazione attivano aree
diverse nel cervello”, spiega Antonino Raffone del dipartimento di Psicologia
dell’Università di Roma La Sapienza. Lo conferma uno studio da poco pubblicato
su “Brain Research Bulletin” e nato da una collaborazione tra Raffone e
Antonietta Manna, ricercatrice all’Itab di Chieti. Studi successivi, di cui
sono già disponibili i primi risultati, confermano gli effetti della
meditazione sulla plasticità del cervello. “Sappiamo che poche settimane di
meditazione bastano ad ottenere cambiamenti importanti”, spiega Raffone, “con
altrettanti importanti benefici: contribuisce a sviluppare aree della corteccia
cerebrale legate all’attenzione e all’elaborazione visiva e uditiva”.
Insomma ci aiuta a essere più attenti all’ambiente che ci circonda, rafforzando
la plasticità cerebrale e riducendo i danni legati all’età. E non c’è bisogno
di ritirarsi in un monastero: un recente studio dell’università di Wake Forest
a Winston-Salem mostra che quattro giorni di pratica meditativa possono essere
sufficienti a renderci più lucidi e attenti.
Più forza al sistema immunitario
Diversi studi mostrano con chiarezza che la meditazione
riesce a modulare l’attività del sistema immunitario. Come spiega Francesco
Bottaccioli, presidente onorario della Società italiana di
Psiconeuroendocrinoimmunologia e autore di “Mente Inquieta”, manuale di
meditazione edito da Tecniche Nuove: “La meditazione mette l’organismo in
condizione di reagire con efficacia alle aggressioni, ma evitando pericolosi
eccessi di infiammazione”. Lo conferma uno studio su donne malate di tumore
al seno pubblicato dalla rivista “Brain Behaviour and Immunity”: si è visto che
le donne che avevano imparato a meditare avevano livelli di cortisolo
decisamente più bassi delle altre e riuscivano a recuperare in breve tempo un
profilo immunitario analogo a quello di una persona sana. Altri studi mostrano
che la meditazione aiuta i malati di cancro a tenere sotto controllo ansia e
stress. In particolare, un gruppo di ricercatori dell’università del Wisconsin
ha preso in esame 43 studi, arrivando alla conclusione che la meditazione può
aiutare a i malati di cancro a combattere l’insonnia ma anche la cosiddetta
“fatigue”, la spossatezza che è un effetto collaterale di molte terapie.
Io non ho paura
I risultati più rivoluzionari sono forse quelli ottenuti nel
controllo del dolore. Lo conferma uno studio recentissimo realizzato
dall’Università di Montreal e pubblicato dalla rivista “Pain”, secondo il quale
la meditazione Zen riduce la sensibilità al dolore. E lo fa in modo
particolarmente sofisticato: la risonanza magnetica mostra che la meditazione
interrompe le comunicazioni tra le aree del cervello deputate alla ricezione
del dolore e quelle legate alla percezione della sensazione dolorosa, come
l’amidgala, l’ippocampo e la corteccia prefrontale. “In pratica chi medita
mantiene, e persino aumenta, la capacità di percepire il dolore, ma è in grado
di escludere l’interpretazione del vissuto soggettivo, e quindi la sofferenza“,
spiega Bottaccioli. E sottolinea un dato che potrebbe avere implicazioni
importanti per chi soffre di dolore cronico. Un altro studio pubblicato sulla
stessa rivista indica che la pratica di una meditazione Yoga può contribuire ad
attenuare i sintomi della fibromialgia, un disturbo caratterizzato da dolore
muscolo scheletrico cronico.
Non solo Prozac
A confermare l’effetto della meditazione come
antidepressivo è uno studio pubblicato dall’autorevole “Archives of General
Psychiatry”: un gruppo di pazienti in cura per depressione è stato trattato con
farmaci fino alla scomparsa dei sintomi. A quel punto il gruppo è stato diviso
in tre: alcuni pazienti hanno cominciato a praticare una terapia cognitiva basata
sulla meditazione mindfulness, finalizzata al controllo delle emozioni, mentre
altri hanno continuato ad assumere il farmaco oppure un placebo. Dopo 18 mesi,
si è visto che meditazione e farmaci risultavano altrettanto efficaci nel
contenere le ricadute, limitate al 30 per cento dei pazienti rispetto al 70 di
chi aveva assunto il placebo. Grazie alla meditazione, insomma, sembra
possibile far durare nel tempo i risultati ottenuti con i farmaci, venendo
incontro alle esigenze dei molti che non vogliono prolungare la terapia, e
possono essere a rischio di ricadute. “Sappiamo che la meditazione consente di
regolare le emozioni, osservandole con un certo distacco senza esserne
sopraffatti”, spiega Raffone.
Altri studi mostrano che praticare aiuta a controllare gli
stati emozionali estremi, in particolare la paura, agendo sull’attività
dell’amigdala. E che ha un effetto non solo sui sintomi ansioso depressivi ma
anche sui livelli ormonali legati agli effetti fisiologici dello stress. “E’
quanto è emerso da uno studio organizzato in collaborazione con l’Università di
Ancona sugli operatori sanitari che partecipano ai nostri corsi”, racconta
Bottaccioli: “Abbiamo visto che con la pratica della meditazione i livelli di
cortisolo si sono praticamente dimezzati tra l’inizio e la fine del corso”.
MEDITAZIONE:
OSSERVAZIONE CONSAPEVOLE
Quanto é importante la meditazione? E soprattutto, come
si svolge? Ebbene credo che la meditazione sia sottovalutata in tutti i suoi
aspetti e non sappiamo cosa davvero significhi “meditare”. Mi ricordo di
aver letto in un libro di Osho che l’atto della meditazione può avvenire anche
mentre spazziamo il pavimento. Si, perché per meditare é sufficiente essere
consapevoli e presenti nell’atto che stiamo eseguendo, nel “qui-e-ora”. Ecco un
breve passo di Osho:
“La meditazione è solo una tecnica per raggiungere lo
stato dell’estasi, lo stato di ebbrezza divina. E’ una tecnica semplice,
ma la mente la rende molto complicata. La mente deve renderla molto
complicata e difficile, in quanto le due realtà non possono coesistere.
La meditazione è la morte della mente; naturalmente, la mente si oppone ad ogni
sforzo teso verso la meditazione.
L’osservazione è la chiave della meditazione. Osserva
la tua mente. Non fare nulla. Limitati a osservare qualsiasi cosa faccia la
mente. Non disturbarla, non prevenirla, non reprimerla; non fare assolutamente
niente in prima persona. Limitati a essere un osservatore. E il
miracolo dell’osservare, è meditazione.
Allorché ti limiti a osservare, pian piano la mente si
svuota di pensieri. Ma non ti addormenti, al contrario divieni più sveglio, più
consapevole. E con lo svuotarsi della mente, la tua energia diviene una
fiamma di risveglio. Allorché la mente è assolutamente assente – se n’è andata
del tutto, e non la riesci più a trovare da nessuna parte – per la prima volta,
diventi consapevole di te stesso, perché la stessa energia che era assorbita
dalla mente, non trovandola più, si ribalta su se stessa.
Grazie all’osservazione, la mente e i pensieri scompaiono. E
il momento più estatico, si ha quando ti ritrovi pienamente all’erta, senza che
esista in te un singolo pensiero… ma solo il cielo silente del tuo essere
interiore.
Questo è il momento in cui l’energia si volge all’interno:
questa inversione è improvvisa, è repentina! E quando l’energia si volge
all’interno, porta con sé una gioia infinita. Quando la meditazione ritorna
alla propria sorgente, esplode in una gioia immensa. Questa gioia, nel suo
stadio supremo, è illuminazione. [OSHO]
UNA TECNICA MOLTO
SEMPLICE DI MEDITAZIONE
Lasciando da parte tutte le vostre preoccupazioni, le vostre
tensioni,
sedetevi sul pavimento a gambe incrociate, in posizione comoda,
cercando
tuttavia di mantenere la schiena ben eretta.
Oppure, se ciò vi è difficile, sedete su una semplice sedia,
sempre con la
spina dorsale ben eretta
Restate con gli occhi chiusi, il più possibile immobili, ma
rilassati.
Una volta che il corpo é sistemato al punto da non darvi più
disturbo,
potete iniziare fissando l’attenzione sui rumori che vi giungono da
lontano,
dall’esterno, rispetto alla stanza dove vi trovate.
Così, senza fretta… per qualche minuto.
Quindi restringete il campo di percezione della vostra coscienza
alla
dimensione della stanza.
Percepite le pareti, il soffitto, il pavimento, gli oggetti
presenti vicini
a voi.
Poi, percepite voi stessi seduti in meditazione, nella
posizione in cui vi
trovate… il vostro corpo, la vostra esistenza fisica.
Decontraetevi e lasciatevi pervadere dalla calma e dalla
serenità.
Noterete che appena avrete avuto successo in questo senso il
respiro si farà
più lento; ma, anche più evidente.
Allora, con dolcezza, convogliate tutta la vostra attenzione
su di esso. In
un certo senso monodirezionate la concentrazione.
Ora siete certi di essere con la vostra consapevolezza nel
presente. Nel
‘qui e ora’.
Quello che state sperimentando é uno stato di coscienza, uno
stato
dell’essere. Avete preso dimora nella vostra coscienza e vi rimanete,
con
naturalezza e piacere, fin che vi sarà possibile.
Se qualche pensiero si presenta, osservatelo pure; ma, non
lasciatevi
coinvolgere.
Allenatevi al distacco, rispetto alla attività
emotiva della vostra mente.
Devitalizzate i pensieri semplicemente spogliandoli
del loro aspetto
emotivo. In questo modo rimarranno utili nella vostra memoria
solo come una
esperienza; ma, non vi disturberanno più.
Quando deciderete di terminare dovrete farlo gradualmente,
compiendo il
percorso opposto rispetto all’inizio muovendo con calma la
concentrazione
dal centro del vostro essere alla periferia fino a che non
riprenderete
coscienza del vostro corpo fisico e dei rumori che vi giungono
dall’esterno.
Sciogliete la posizione lentamente.
Tenete presente che una meditazione prolungata porta il
battito cardiaco e
la pressione a livelli molto bassi e per conseguenza sarebbe
scioccante un
risveglio troppo repentino.
nb: Il
suono del telefono o qualsiasi altro rumore, durante la meditazione
profonda,
può procurarvi un tuffo al cuore. Per questo bisogna essere
attenti
nell’organizzare il luogo e le giuste condizioni per la pratica.
Nessun commento:
Posta un commento