10 luglio 1809 “A Schio si è fondato la sede del loro
governo, il maggior numero vuole San Marco”.
L’insorgenza veneta del 1809 è sistematicamente
ignorata dalla storiografia “ufficiale”; nessuna sorpresa per la verità, visto
che i veneti sanno tutto sulle oche del Campidoglio, conoscono a memoria i nomi
dei sette re di Roma ma ben poco sanno di quanto straordinaria sia la loro
storia, la storia del popolo veneto.
Napoleone aveva portato la nostra Terra in condizioni
di miseria e disperazione come mai nella nostra storia, imponendo la
coscrizione obbligatoria e una serie di tasse pesantissime (pensiamo a quella
sul macinato, vera e propria tassa sulla fame).
Il nostro popolo reagì con particolare vigore, al suono
della campana a martello: i francesi, in nome della libertà,
dell’eguaglianza e della fraternità, riportarono l’ordine con centinaia e
centinaia di morti.
Particolarmente interessante è un passo del diario
della contessa Ottavia Negri Velo che ricorda come il 10 luglio 1809 “A Schio si è fondato la sede del loro
governo, il maggior numero vuole San Marco”: è evidente che fra le
venete e i veneti che scesero in piazza c’era una notevole dimensione culturale
e politica per arrivare a costituire un governo; la storiografia ufficiale ne
parla, invece, come un’accozzaglia di “briganti”, di sbandati.
Un’altra pagina emblematica di quelle rivolte è quella
riportata dal diario di Pietro Basso, sarto di Asolo, che sottolinea come il
giorno 8 luglio “Le done de Loria,
accordate con quele di Besega, le a desfà la municipalità”: siamo in
provincia di Treviso e sono le donne venete che insorgono contro la soldataglia
napoleonica; ma da Loria si potrebbe passare a Legnago, a Valdagno, ad Adria, a
Camposanpiero, a tante altre comunità che si ribellarono contro le orde
napoleoniche, come si erano ribellate nel 1797 (e penso alle Pasque Veronesi ma
anche ai 5 giovani fucilati dai francesi a Mussolente).
Una pagina, quella del 1809, che meriterebbe di essere
conosciuta dal popolo veneto; mancò una figura leggendaria come l’eroe
tirolese Andreas Hofer che guidasse il nostro popolo, e mancò anche chi, come
il grande pittore spagnolo Francisco Goya tramandasse ai posteri l’eroismo di
chi lottava per la propria libertà contro i crimini dell’occupante
napoleonico.
Fonte: da
L’indipendenza del 12 luglio 2013
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